tag:blogger.com,1999:blog-2773016901502317522024-03-05T20:31:55.984+01:00Malthus non aveva poi tutti i torti!Blog di Luca Pardi e Jacopo Simonetta sui limiti di questo pianeta.Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.comBlogger180125tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-81043236875215072062016-12-02T11:55:00.001+01:002016-12-02T11:55:21.125+01:00ReferendumQui come ti muovi ti fulminano. Qualsiasi cosa dici può essere usata contro di te. Qualsiasi cosa decidi di fare sei sicuro di rischiare di aiutare il fronte avversario. Allora ve lo dico, io vado a votare anche se rispetto al cataclisma che aspetta questa nostra società industriale globalizzata a causa del suo evidente overshoot ecologico (che è il tema di questo blog), il voto di domenica ha lo stesso effetto del risultato (sempre di domenica) di Fiorentina- Palermo. Vado a votare e, anzi, sarò in uno dei seggi del mio comune a fare il segretario di mia moglie che ne è presidente. Così potrò dire ai miei nipoti, quando leggeranno sui libri di storia, anzi no, I Libri di Storia, dello scontro epocale fra il nuovo e il vecchio nell'Italia del 2016, io c'ero. Vado a votare e voto NO. Sono quasi sicuro che sopravviveremo a qualsiasi esito.Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-29445111730925058502016-12-01T17:46:00.002+01:002016-12-01T17:49:40.671+01:00REFERENDUM: OCCHIO CHE E' IMPORTANTE.<div style="color: #2b2b2b; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 24px;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2RAjluVJC0h2JyBTyQtRYBEw0O-jiI6w8WU6saA9BitaHMLO9Gly-XSUP3A5ZMVEkkf6hW4hTYDJ5UDLEfQ1hcsxRTQ7Ij-WBUmD5AUqX6Zhyl99Mlmxh2mRQCtW2082LZmbZtqIY7Oo/s1600/referendum-costituzionale-si-o-no.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="138" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2RAjluVJC0h2JyBTyQtRYBEw0O-jiI6w8WU6saA9BitaHMLO9Gly-XSUP3A5ZMVEkkf6hW4hTYDJ5UDLEfQ1hcsxRTQ7Ij-WBUmD5AUqX6Zhyl99Mlmxh2mRQCtW2082LZmbZtqIY7Oo/s320/referendum-costituzionale-si-o-no.jpg" width="320" /></a><br />
<a href="http://www.crisiswhatcrisis.it/2016/11/22/referendum-occhio-che-stavolta-e-diverso/"><i>Articolo già apparso su "Crisis, what Crisis?" del 22/11/2016.</i></a><br />
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A proposito del referendum, vorrei profittare di questa pagina per ricordare alcuni punti ed esprimere un'opinione.</div>
<div style="color: #2b2b2b; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 24px;">
Il primo punto da ricordare bene è: qui non si tratta di abrogare o modificare una norma specifica, bensì di modificare in maniera sostanziale la Costituzione. Ovvero la base stessa della legalità. Si può essere a favore o contro, ma non si può pensare che sia poco importante.</div>
<div style="color: #2b2b2b; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 24px;">
Il secondo punto è che questo non è un referendum abrogativo, bensì propositivo.<br />
Siamo abituati a delle consultazioni che intendono abrogare una norma già in vigore. Dunque chi non vuole quella norma vota si e chi la vuole vota no. <strong> Stavolta è il contrario!</strong> Le modifiche proposte da Renzi non sono in vigore. Chi le vuole deve votare SI e chi non le vuole deve votare NO. Sembra banale, ma è meglio dirlo una volta di troppo.</div>
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Il terzo punto è che stavolta NON c'è quorum. Facciano attenzione, tutti coloro che pensano che per boicottare un referendum basti non andare a votare. Stavolta, se voterà una sola persona, tutti dovranno poi fare quello che a deciso quel tale. Quindi, comunque la pensiate, dovete andare a votare. O, in alternativa, rinunciate a qualunque lamentela circa il risultato.</div>
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Il quarto punto è che la Costituzione dovrebbe essere il testo di base cui tutte le altre leggi si riferiscono. Il testo proposto da Renzi, al contrario, contiene paginate di riferimenti a leggi ordinarie, molte delle quali ancora da farsi. Il che significa che, se passasse, sarebbe poi possibile ulteriormente modificare il funzionamento della costituzione manipolando leggi ordinarie con procedure ordinarie.</div>
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Un quinto punto richiede un po' più di parole. La campagna per il si di Renzi è fuffa. Puro marketing che non ha niente a che vedere con i suoi piani per dopo. Lo sappiamo perché ha assunto per la modica cifra di 400.000 euro ad un tal Jim Messina che non è un esperto di politica, bensì un esperto di marketing e di campagne pubblicitarie. Quello che diresse la seconda campagna elettorale di Obama, per capirsi. Dunque uno che non sa niente della politica italiana ed europea e neanche gliene frega niente. Fa solo pubblicità e per farla ha visto nei sondaggi che l'Europa è poco popolare (senza peraltro preoccuparsi di sapere cosa sia, né come funzioni). Ed ecco che Matteo spara a zero sulle istituzioni comunitarie a casaccio, senza preoccuparsi delle conseguenze.<br />
Un esempio per capirsi. La legge di bilancio che sarebbe stata bocciata dalla Commissione perché contiene dei fondi in più per le scuole e la ricostruzione. Tanto che, per rappresaglia, il nostro sta rallentando e minaccia di bloccare l'approvazione del bilancio comunitario. Si da però il caso che i soldi per le emergenze (ad es. terremoto e migranti) siano fuori dai parametri di Maastricht per trattato. Anzi, nel bilancio che Matteo minaccia di bloccare ci sono anche i fondi speciali della Commissione Europea per ricostruire la cattedrale di Norcia. Oltre a buona parte dei soldi che sta promettendo in giro "contro tutto e contro tutti" e che, invece, sono fondi europei già stanziati.<br />
A Renzi ed a Mr. Messina tutto ciò non interessa. L'importante per loro è che il 4 dicembre la riforma passi. Poi cambieranno i toni, cambieranno le leggi di bilancio, cambierà tutto. E se nel frattempo l'Italia avrà perso una buona parte delle residue possibilità che aveva per discutere una modifica dei trattati europei, "chissenefrega"!</div>
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Questi alcuni fatti. Ora la mia opinione personale di individuo che non è né un giurista, né un costituzionalista. Da prendere quindi per quel che è: un'opinione, non un fatto. <br />
Chi volesse studiarsi i dettagli, può andare a leggersi questo: <a data-mce-href="https://drive.google.com/file/d/0BwEooTeqjfzwZHVPRnRvRGFldGc/view" href="https://drive.google.com/file/d/0BwEooTeqjfzwZHVPRnRvRGFldGc/view" style="color: #24890d; text-decoration: none;">Raffronto Proposta Costituzione.pdf </a>.</div>
<div style="color: #2b2b2b; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 24px;">
Tirando le somme, ciò che credo di aver capito è che si intende girare di 180° l'impostazione della costituzione vigente.<br />
Nel 1946, i Costituenti si erano posti un doppio problema. Uno, come impedire che il partito che avesse vinto le elezioni potesse avere il 100% del potere, mettendo alle corde tutti gli altri. Due, come impedire che un capo carismatico potesse prendere il controllo dello Stato grazie al suo fascino personale.<br />
Già con l'ordinamento vigente questo tipo di impostazione fu radicalmente modificato, nei fatti, da Berlusconi che, grazie appunto al suo carisma personale ed ai suoi mezzi economici, per 20 anni tenne la politica italiana ostaggio della sua persona, anche quando era all'opposizione. Adesso Renzi vuole sancire e rafforzare questa tendenza. <strong>Se ho capito bene, il nocciolo della sua riforma è che chi vince fa cappotto e per 5 anni fa e disfa senza che nessuno possa ostacolarlo.</strong><br />
Questo qualcuno potrebbe essere Renzi o chiunque altro. E non è nemmeno certo che, dopo 5 anni, questo tizio abbia tanta voglia di rifarle le elezioni. Oppure potrebbe farle con una legge elettorale su misura per se. Chi glielo impedirebbe?</div>
<div style="color: #2b2b2b; font-family: Lato, sans-serif; font-size: 16px; margin-bottom: 24px;">
<strong>Quando andrete a votare, pensateci bene per favore.</strong></div>
Jacopo Simonettahttp://www.blogger.com/profile/14268136236769367204noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-78737354895093799102016-11-11T12:09:00.002+01:002016-11-11T12:09:27.189+01:00A.A.AFFARONE: Capro espiatorio offresi<div style="color: #666666; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 14px; padding-bottom: 1em;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOLKwzEh4QdVcUtB4BrN_kfDDTbGJFQrr0mU0ND4eSs9FLgBoV9py3cMR87o4nuxg574OPiE6LBH1IHimWViH6rbmyxbrhyN76id7JQ7ADU0I1aTUXeqMaaE7rqbO8r3btVBr3YNvIJCA/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOLKwzEh4QdVcUtB4BrN_kfDDTbGJFQrr0mU0ND4eSs9FLgBoV9py3cMR87o4nuxg574OPiE6LBH1IHimWViH6rbmyxbrhyN76id7JQ7ADU0I1aTUXeqMaaE7rqbO8r3btVBr3YNvIJCA/s200/download.jpg" width="180" /></a></div>
<i>Articolo pubblicato in contemporanea anche su "Crisis, What Crisis?"</i><br />
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Una delle cose su cui sociologi e psicologi concordano è che quando i fatti entrano in conflitto con gli schemi mentali che usiamo per analizzarli, si genera sofferenza. Può essere passeggera, ma se il conflitto fra realtà e mitologia è duraturo e forte, la sofferenza cresce fino a sfociare in sentimenti potenzialmente molto distruttivi, come la rabbia ed il desiderio di vendetta.</div>
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Questo è un fenomeno antico quanto l’uomo, ma non per questo meno doloroso quando capita a noi. E quello che sta capitando gradualmente all'intera umanità è proprio questo: abituati da diverse generazioni a pensare che il destino dell’umanità fosse un graduale, faticoso, ma inarrestabile ascendere dalla caverne alle stelle, ci troviamo a gestire un processo ben diverso. Al netto degli appartenenti alle classi più privilegiate, oramai molti avvertono, anche solo a livello inconscio, che è ora di archiviare programmi di crescita e sogni di grandezza per imparare ad accontentarsi del sempre meno che c’è. Per molti nel mondo si tratta anzi di rinunciare alla speranza di uscire da quella miseria che, gli era stato assicurato, sarebbe stata del tutto provvisoria. Una speranza, si noti bene, che era diventata il cuore del nostro sistema di pensiero, sostituendo o marginalizzando tutto il resto. Perciò, oggi, tutto ciò crea uno stato di sorda sofferenza che, in occidente, si manifesta perlopiù in una forte sensazione di essere stati ingannati e defraudati. Un sentimento cui spesso<br />
porta un certo sollievo il dare la colpa a qualcuno.</div>
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A livello personale il meccanismo psicologico è abbastanza semplice: se posso individuare il responsabile della mia sgradevole situazione posso pensare di combatterlo e, almeno potenzialmente, posso recuperare i miei diritti o, perlomeno, vendicarmi. Comunque, potrò evitare di accollarmi una quota, sia pur minima, di co-responsabilità.<br />
A livello collettivo la dinamica fondamentale è la stessa, ma con in più il volano moltiplicatore delle retroazioni che si creano all'interno di comunità i cui membri si confermano a vicenda, alzando via via la posta ed i toni. Internet rappresenta un catalizzatore nuovo e formidabile di questi processi.</div>
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Molte società antiche conoscevano bene queste dinamiche e le gestivano tramite appositi rituali che avevano appunto lo scopo di offrire uno sfogo controllato all’ira popolare e mantenere la pace sociale. Altre volte, politici assetati di potere hanno usato- e tuttora usano - gli stessi meccanismi al contrario, per alzare la febbre sociale e far del torbido in cui pescare. Orwell ne ha fatto una descrizione letteraria perfetta, ma fu, credo, Anna Arendt che identificò questo tipo di manipolazione come uno degli elementi caratterizzanti i governi totalitari. O aspiranti tali.</div>
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<b>In qualità di cittadino europeo post-picco, credo che tutto ciò ci riguardi molto da vicino.</b></div>
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La ricerca di qualcuno a cui assegnare la colpa di qualunque calamità ci colpisca sta diventando frenetica. Se poi il soggetto identificato è anche effettivamente corresponsabile della crisi, tanto meglio. Se non lo è pazienza, l’essenziale è individuare un nemico, sconfitto il quale tutto tornerà come prima, anzi meglio. Il fatto che la storia e la cronaca dimostrino che tutto questo non porta mai niente di buono non può cambiare né i sentimenti delle persone, né le loro reazioni. Specialmente a livello collettivo.</div>
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Dunque la caccia al capro continua. Anzi è appena cominciata ed al momento c’è una vera folla di possibili canditati a tale catartico ruolo: le istituzioni comunitarie, i banchieri ed i politici sono fra i più gettonati. Ma non mancano soggetti più tradizionali come varie tipologie di stranieri e gli “evergreen” ebrei e zingari, fino a giungere ad un assoluto “loro”, passando per i Rettiliani e gli Illuminati.<br />
Veramente ce n’è per tutti i gusti cosicché la rabbia popolare si distribuisce ancora su troppi soggetti per poter essere efficacemente manipolata ed indirizzata dal prossimo “<b>Padre della Patria</b>”. Ma l’esperienza storica ci insegna che queste fasi caotiche non durano per sempre. Dapprima impercettibilmente, alcuni dei candidati “capri” cominciano a riscuotere più successo di altri ed il meccanismo della reciproca conferma li fa salire in classifica. Questo li rende più visibili, attivando retroazioni che, superata una soglia imprevedibile, possono creare molto rapidamente dei fenomeni di massa incontrollabili e cruenti.</div>
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Un altro aspetto importante da considerare è che alcuni di questi soggetti, ad esempio banchieri e politici, non solo sono in grado di difendersi, ma sono anche in grado di dirigere altrove l’ira che li minaccia. Non tanto dando una migliore immagine di sé, quanto agitando davanti agli occhi del “99%” il drappo rosso di altri soggetti, ben più facili da colpire. Ed è qui che interviene la comunità islamica europea (nei labili limiti in cui ha senso parlare di “comunità islamica”).</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw1eH63lIwCrlZtJQrvkGibm0qlSNcJfSlOT-oJpIjf4MbDWeYSY-ki8EjZzVJzIg2nCfVs1wflvoE-TZ5-1GmXycye2_gvPIf80VY_lBxYRQXdFswbgeA2Bw0VnTJMh26STY1tj-1lo0/s1600/Islam+in+Europe.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw1eH63lIwCrlZtJQrvkGibm0qlSNcJfSlOT-oJpIjf4MbDWeYSY-ki8EjZzVJzIg2nCfVs1wflvoE-TZ5-1GmXycye2_gvPIf80VY_lBxYRQXdFswbgeA2Bw0VnTJMh26STY1tj-1lo0/s400/Islam+in+Europe.png" width="400" /></a></div>
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A livello europeo i mussulmani sono circa il 3% della popolazione e rappresentano circa un terzo del flusso migratorio (dati Eurostat). Il paese dove sono più numerosi è la Francia con l’8%; il Italia sono il 4% e di questi una buona parte sono albanesi; dunque europei a tutti gli effetti. Tuttavia la percezione comune è assai diversa. Come si vede dalla cartina, gli italiani pensano che i mussulmani (spesso sommariamente assimilati ai magrebini) siano il 20%, mentre in Francia la gente pensa che oramai quasi un terzo della popolazione sia fedele al Profeta. In Ungheria, dove i mussulmani sono lo 0,1%, la risposta più gettonata è 7%! Come è possibile un simile fenomeno?</div>
<div style="color: #666666; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 14px; padding-bottom: 1em;">
Sicuramente c’è una parte di responsabilità nei politici e nella stampa che stanno cavalcando il malcontento. Ma in gran parte ciò è dovuto alla comunità mussulmana stessa. E non mi riferisco tanto agli attentati che certo hanno nuociuto molto ai mussulmani del mondo, ma che da soli non bastano. Negli anni ’70 bombe e sparatorie erano all’ordine del giorno, ma non vi furono crisi isteriche di massa come quelle odierne. Forse ancor più dei criminali e degli stragisti, contano i piccoli idioti che danno fastidio alle ragazze sull’autobus, spacciano sotto casa, vanno in giro vestiti in modo volutamente strano, fanno dei figli che non si possono permettere per poi pretendere che vangano presi in carico dalla comunità, ostacolano il traffico con la scusa di pregare, piantano grane per un crocifisso, ecc. Insomma, tutta quella serie di comportamenti che vanno dalla micro-criminalità, fino alla semplice maleducazione che, complessivamente, rendono gli islamici molto più malvisti degli altri.<br />
<br />
Per fare un esempio pratico, prendiamo il caso della Germania. Dopo un’iniziale schermirsi, il governo ha aperto le frontiere ai profughi siriani, fra il plauso di gran parte della popolazione. Come previsto, mescolati ai fuggiaschi sono giunti in Europa anche alcuni miliziani dell’ISIL ed altri soggetti molto pericolosi. Ma ciò che ha fatto virare di colpo l’opinione pubblica tedesca dalla propensione all'accoglienza a quella opposta è stato un altro fatto. Nella notte del capodanno scorso, alcune decine di cialtroni su quasi un milione di profughi complessivi, hanno pensato bene di andare in giro a mettere la mani addosso alle donne che uscivano per festeggiare. Lo shock sui tedeschi è stato tremendo e la parziale chiusura delle frontiere che è seguita non ha salvato il governo da un severo castigo elettorale.</div>
<div style="color: #666666; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 14px; padding-bottom: 1em;">
Questo fatto è molto interessante, non per minimizzare il fatto, ma per capire come l’entità del flusso abbia creato una situazione di estrema instabilità in cui basta pochissimo per scatenare reazioni significative. E l’incapacità delle autorità a prevenire e/o reprimere efficacemente questo genere di comportamenti peggiora di molto la situazione. Se il flusso crescerà, le reazioni diverranno necessariamente violente, qualunque cosa ognuno di noi pensi.</div>
<div style="color: #666666; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 14px; padding-bottom: 1em;">
Naturalmente, la maggior parte dei mussulmani, sia europei che immigrati, sono gente che aspira semplicemente a campare tranquilla, ma alcune decine di migliaia di idioti strafottenti sono più che sufficienti a bollare un’intera comunità. Se ne rendono conto benissimo parte degli interessati. Personalmente ho più volte udito imam e notabili mussulmani disperarsi di questa situazione, senza peraltro arrivare ad arginarla. Ma altrettanto numerosi e ben più visibili sono quelli che, al contrario, si ingegnano a fare della provocazione, o peggio.</div>
<div style="color: #666666; font-family: "Open Sans", Arial, sans-serif; font-size: 14px; padding-bottom: 1em;">
Il punto cui voglio arrivare è che, in un contesto di crisi economica cronica e crescente tensione sociale, costituire una minoranza identificabile è sempre rischioso. La cosa più savia da fare è tenere il profilo basso e mimetizzarsi, cosa che altri stanno infatti facendo. <br />
Una parte minoritaria, ma consistente, della comunità islamica ha invece optato per l’atteggiamento opposto semplicemente perché gli ha funzionato nei decenni in cui un diffuso “buonismo” politicamente corretto ha dominato l’opinione pubblica. Una situazione che sta cambiando e l’effetto moltiplicatore di internet può accelerare il cambiamento in modo sorprendente.<br />
In estrema sintesi, le frange più ostili ed ineducate della popolazione islamica stanno facendo di tutto per offrire la loro gente al ruolo di capro espiatorio, nonappena ce ne sarà davvero bisogno. Tutte le altre minoranze ringraziano.<br />
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Jacopo Simonettahttp://www.blogger.com/profile/14268136236769367204noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-69667704097202866482016-11-05T10:39:00.000+01:002016-11-05T10:39:53.750+01:00Migranti e migrazioniNell'odierna, immensa massa umana esiste una pattuglia di persone convinte che il sistema economico attuale stia entrando in un collasso globale e che ciò provocherà conseguenze terribili. Anzi, che alcune di queste siano cominciate, mentre la grande maggioranza di noi si rifiuta di riconoscerle per quel che sono: avvisaglie.<br />
C’è una buona ragione per questo: l’illusione più o meno cosciente che, ignorando o negando i fatti, ci si possa proteggere dalle conseguenze dei medesimi. O, perlomeno, che questo sia un modo per scaricare ad altri la propria quota di responsabilità per qualcosa che, comunque vada, costerà molto caro a molta gente.<br />
Tra i fatti che possiamo negare, ma non evitare, c’è che la Terra è pesantemente sovrappopolata in ogni suo più remoto anfratto. Ma ammetterlo significherebbe dover poi parlare di politiche demografiche. Cioè di nascite, morti e migrazioni. Tutti argomenti che hanno implicazioni psicologiche e spirituali tanto importanti da risultare intrattabili.<br />
Non è un caso se il controllo della natalità è l’unico fattore demografico che ha avuto e continua ad avere una certa attenzione, sia pure con difficoltà sempre maggiori. Qui si tratta infatti di decidere se, eventualmente, impedire a qualcuno che ancora non esiste di venire al mondo. Tranne che per i fanatici, non c’è niente di terribile in ciò.<br />
Viceversa, parlare oggi di mortalità significherebbe chiedere a gente che esiste di andarsene cortesemente all'altro mondo per aiutare i suoi compatrioti terrestri a restare in questo. Non sorprende che nessuno ne voglia parlare, non foss’altro per scaramanzia.<br />
Delle migrazioni si parla invece tantissimo, perfino troppo, ma senza mai porsi domande imbarazzanti tipo: Quanta gente c’è? Quale è la capacità di carico del territorio? Quali sono gli effetti sulle zone di partenza e su quelle di arrivo? Come stanno evolvendo le condizioni al contorno?<br />
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<h3>
Pillole di storia</h3>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUKc3NPzWiCi7apbwg-x8dUruFisV6hlmLFV-MT1UbiBfP2Ipmu-JSNQk6V4IEySEHMvNqod2cneg2xY0BqIUzetCQrWc1pEC9kmFd1U99w15jPqbXDO4kp5SIWt3C9wBmpvIvDAYSKqM/s1600/Spreading_homo_sapiens_la.svg.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUKc3NPzWiCi7apbwg-x8dUruFisV6hlmLFV-MT1UbiBfP2Ipmu-JSNQk6V4IEySEHMvNqod2cneg2xY0BqIUzetCQrWc1pEC9kmFd1U99w15jPqbXDO4kp5SIWt3C9wBmpvIvDAYSKqM/s640/Spreading_homo_sapiens_la.svg.png" width="640" /></a></div>
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Le migrazioni sono un fenomeno antico quanto la nostra specie (anzi molto di più). Quando in una zona si raggiungono limiti di sovrappopolazione, un certo numero di giovani parte per cercare fortuna altrove. Se lungo la strada incontrano popoli più agguerriti di loro, vengono uccisi. Se viceversa incontrano territori poco popolati o genti meno agguerrite, si fanno largo ammazzando o sottomettendo gli autoctoni.<br />
E’ esattamente in questo modo che, per oltre 50.000 anni, ondate successive di uomini hanno popolato il mondo, accavallandosi e sostituendosi fra loro, costruendo e distruggendo civiltà. La penultima crisi storica di questo genere è stata lo straripare della popolazione europea nel mondo intero. L’ultima è appena cominciata, ma con un’inversione dei flussi. Invece che dall’Europa, avviene verso l’Europa (compresa la Russia occidentale) ed il Nord America.<br />
Per fare il caso italiano, durante tutti gli anni ’80, la popolazione italiana si era stabilizzata attorno ai cinquantasei milioni e mezzo. Poi, dall’89 (collasso degli stati comunisti) ha ricominciato a crescere grazie ad un’immigrazione dapprima modesta, poi sempre più intensa. Una brusca accelerazione avvenne nel 2002, anno di approvazione della leggendaria “legge Bossi-Fini” che, evidentemente, favorì il fenomeno. Ad oggi siamo circa sessantadue milioni, con un tasso di incremento di circa 300.000 persone all’anno.<br />
Per circa un quarto di secolo, le autorità pubbliche e le forze politiche dei vari paesi coinvolti non hanno trovato di meglio che altalenare fra posizioni opposte ed un pertinace far finta di niente, sperando che la faccenda si risolvesse da sola. Ma negli ultimi due anni l’arrivo di milioni di persone ha fatto precipitare la situazione. <br />
Potremmo, credo, distinguere fondamentalmente tre tipi di approccio al problema. <br />
Due paesi, Italia e Grecia, hanno deciso di mantenere aperte le proprie frontiere; anzi l’Italia ha mobilitato mezzi imponenti per recuperare migranti in mare. Altri paesi dell’UE coadiuvano questo sforzo, pur mancando un accordo sul destino successivo dei naufraghi. <br />
Altri, come diversi paesi balcanici e l’Austria, hanno alzato barriere più o meno efficaci per ostacolare i flussi. <br />
I paesi principali, Germania in testa, si sono accollati finora il grosso del flusso, ma questo ne sta oramai mettendo a repentaglio la stabilità politica.<br />
Nel frattempo, il numero dei morti durante la traversata è diminuito in percentuale, ma aumentato in cifra assoluta poiché la certezza del soccorso porta molta più gente a tentare l’avventura in sempre più precarie condizioni.<br />
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Premesse</h3>
L’accoglienza è un bene od un male? Esiste un limite sotto il quale va bene ed oltre il quale no? A mio avviso, una simile discussione potrebbe essere utile solo partendo dai pochi, ma importanti capisaldi:<br />
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1 – Non sempre chi lascia il suo paese è spinto dalla miseria, o peggio, ma molto spesso si. Perciò non bisogna nascondersi dietro un dito ed essere ben coscienti del fatto che negare l’ingresso a qualcuno significa danneggiarlo, spesso in modo grave.<br />
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2 – Esiste una differenza fondamentale tra “migranti” e“rifugiati”. I primi sono tutti coloro che vanno ad abitare in un paese diverso da quello dove sono nati. Talvolta fuggono da situazioni terribili, altre cercano semplicemente un lavoro migliore. I rifugiati sono invece persone che in patria sono attivamente perseguitate per ragioni politiche, religiose, razziali od altro. Lo status di "rifugiato" viene concesso dai governi in base ad una serie di convenzioni internazionali, perlopiù risalenti agli anni '50 (<span style="background-color: white; color: #252525; font-family: sans-serif; font-size: 14px;"><a href="http://www.echr.coe.int/Documents/Convention_ITA.pdf">Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali</a>).</span><br />
Anche i numeri sono diversi. Per capirsi, solo nel 2014 gli immigrati in Europa sono stati quasi <a href="http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Migration_and_migrant_population_statistics/it#Flussi_migratori" target="_blank">2 milioni</a> (dati EUROSTAT ) portando il totale degli stranieri a quasi 35 milioni, circa il 7% della popolazione europea. Nel 2015 e nel 2016 i numeri sono stati sensibilmente maggiori, ma mancano dati ufficiali. Coloro che ottengono asilo politico normalmente sono invece poche decine di migliaia l’anno, ma c’è stato un brusco incremento negli ultimi due anni: circa <a href="http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Asylum_statistics" target="_blank">300.000 nel 2014 e circa 600.000 nel 2015</a> (dati ERUOSTAT). Un incremento che dipende in parte dall’aggravarsi della crisi siriana, in parte da scelte politiche dei singoli governi nazionali. Tuttavia, continuano ad essere una netta minoranza del flusso complessivo di gente.<br />
<br />
3 – Le migrazioni di massa sono appena cominciate, nei prossimi anni e decenni non potranno che aumentare. Non bisogna illudersi che il fenomeno si esaurisca da solo; ben al contrario si aggraverà. Ogni anno ci sono circa 80 milioni di persone in più sul pianeta ed i focolai di instabilità ambientale, economica e/o politica non potranno che moltiplicarsi. A livello europeo, i flussi sono passati da un ordine di grandezza di migliaia ad uno di milioni di persone all'anno. E la tendenza è verso un ulteriore, consistente incremento.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEist0prAYzumA6j2cWOoR7_HaBLYQ-e3Ml9-hflrXhSPnLzCXGrQynSN_oRfIhMVj-tcMUFArja7ieshMZBTgvaTFQUhS87gQS80eCn1xNeuVwqjQgvIrDgvPpBNcSBplES46mv7t9sHNo/s1600/Boat+people+arrivals+in+Europe+2006+to+2015+line+graph.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEist0prAYzumA6j2cWOoR7_HaBLYQ-e3Ml9-hflrXhSPnLzCXGrQynSN_oRfIhMVj-tcMUFArja7ieshMZBTgvaTFQUhS87gQS80eCn1xNeuVwqjQgvIrDgvPpBNcSBplES46mv7t9sHNo/s400/Boat+people+arrivals+in+Europe+2006+to+2015+line+graph.png" width="400" /></a></div>
3 – L’Italia, come tutta l’Europa, gode tuttora di un alto tenore di vita grazie ad una serie di vicende storiche e meccanismi di mercato che finora ci hanno permesso di appropriarci di risorse estere e ridistribuire globalmente parte dei nostri rifiuti. Ma il sistema economico sta rapidamente cambiando ed almeno in parte implodendo. La crisi economica peggiorerà ed il ridimensionamento del nostro tenore di vita è appena cominciato. Disoccupazione e povertà aumenteranno certamente,<br />
anche se non possiamo sapere quanto e come. E lo faranno comunque, con o senza immigrazione.<br />
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4 – Una grande quantità di immigrati non arriva fortunosamente in barca, bensì tranquillamente in aereo. L’enfasi sugli sbarchi è quindi in parte una strategia di marketing politico, sia da parte di coloro che sono favorevoli, sia di coloro che sono contrari all'accoglienza.<br />
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A mio avviso, chiunque ignori e/o neghi uno o più di questi semplici fatti, o è male informato, o è male intenzionato.<br />
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<h3>
Conseguenze.</h3>
C’è molto dibattito sulle conseguenze economiche delle migrazioni, con esperti che delineano un quadro idilliaco o disastroso a seconda dei casi. Personalmente, trovo più interessanti le conseguenze ecologiche e politiche.<br />
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Le conseguenze ecologiche sono inevitabili e facilissime da capire. A livello locale, un aumento della popolazione significa un aumento dei consumi e degli impatti: più alloggi, più acqua, più rifiuti ecc. Proprio i fattori che secondo alcuni sono favorevoli all'economia, sono certamente deleteri per quello che resta degli ecosistemi. Anche a livello globale l’emigrazione fa lievitare consumi ed emissioni. Infatti, benché la maggioranza degli immigrati vada a far parte della fascia più povera dei paesi di accoglienza, i consumi di un una persona che vive in Europa occidentale sono almeno di un ordine di grandezza superiore di quelli di chi abita in molti paesi africani ed asiatici. Vi sono poi buone ragioni per ritenere che l’emigrazione contribuisca a mantenere elevato il tasso di natalità nei paesi di partenza, ma si tratta di dinamiche poco studiate.<br />
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Le conseguenze politiche sono più complesse perché non dipendono tanto da ciò che effettivamente accade, quanto da come questo viene percepito. Man mano che la densità di popolazione cresce e la percentuale di stranieri aumenta, la gente si inquieta. Può avere torto o ragione, il punto importante qui è che ha paura. E quando la gente a paura guarda ai suoi leader per essere rassicurata.<br />
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Per decenni, la classe politica dominante ha scelto di ripetere che il problema non esisteva, che la crescita economica avrebbe risolto tutto, che la pace avrebbe trionfato, che i flussi si sarebbero esauriti grazie ad interventi nei paesi di partenza, eccetera. Soprattutto, ha evitato molto accuratamente di nominare la causa principale di questa tragedia: <b>la sovrappopolazione sia nei paesi di arrivo che in quelli di partenza.</b> Ma ha anche cercato di nascondere le conseguenze, cioè la competizione per il lavoro, il degrado dell’ambiente naturale ed urbano, le difficoltà di integrazione ecc.<br />
Beninteso, gli stranieri in Europa sono meno del 10%, quindi ha ragione chi dice che non solo loro <b>IL problema.</b> IL problema è infatti il collasso della nostra civiltà e dei nostri ecosistemi. Le migrazioni sono solo un pezzo di questo complesso mosaico, ma un pezzo importante perché, in condizioni precarie, anche spostamenti lievi di fattori chiave possono avere conseguenze importanti.<br />
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQi6aapw8hJXzmMimJN_W6Dn3YnbaowWKE3KKAV4nnoHO5rwwY2L0srLZqv203U8DNtHxoZqbh4zgJecrr4XfmOAcpaUfvvoccovznbzkmEn5ym0_r6fyNwbX3_zrVXuZTWAXRYPP0p00/s1600/Islam+in+Europe.png" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQi6aapw8hJXzmMimJN_W6Dn3YnbaowWKE3KKAV4nnoHO5rwwY2L0srLZqv203U8DNtHxoZqbh4zgJecrr4XfmOAcpaUfvvoccovznbzkmEn5ym0_r6fyNwbX3_zrVXuZTWAXRYPP0p00/s400/Islam+in+Europe.png" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px; text-align: center;"></td><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px;"></td><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px;"><span style="font-size: 12.8px;">L’Islam in EU. Si noti come la percezione comune è di una presenza<br />almeno 4-5 volte superiore al reale.</span></td></tr>
</tbody></table>
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Comunque, il dato politico è che la vasellina ufficiale tranquillizza sempre meno gente. Ecco allora che sorge una nuova classe di politicanti professionisti che adottano una strategia altrettanto menzognera, ma opposta. Anziché negare il problema, lo gonfiano e lo stravolgono facendo immaginare alla gente fenomeni del tutto inesistenti come l’invasione islamica (i due terzi circa degli immigrati sono cristiani), la guerra delle culle (la natalità degli immigrati si livella a quella degli autoctoni in una generazione) ed il complotto sostituzionista (questa poi non merita nemmeno commento). Bufale che diventano però credibili quando dall’altra parte si insiste a ripetere che tutto si aggiusterà da solo. Meglio ancora se se una frangia minoritaria, ma consistente, di immigrati si adopera per apparire regolarmente in cronaca nera.</div>
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<h3>
C’è una via d’uscita?</h3>
In estrema sintesi, siamo prigionieri di una doppia menzogna. E’ falso che l’Europa possa continuare ad importare gente dall'estero per la semplice ragione che ci sono già troppi europei.<br />
E‘ falso anche che se buttassimo fuori tutti gli stranieri i nostri problemi svanirebbero, perché comunque continueremo ad essere troppi, la qualità delle risorse energetiche continuerebbe a tracollare, il clima a peggiorare, ecc.<br />
In mezzo a tanta disinformazione cresce l'estrema destra, ma non credo che ciò dipenda tanto da un aumento dei neo-fascisti, quanto da un crescente numero di persone che hanno paura. Se qualcuno volesse evitare che queste formazioni prendano il potere, avrà interesse a pensare ad una gestione delle migrazioni efficace e credibile.<br />
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A mio avviso ciò significa principalmente due cose:<br />
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1- Una politica demografica unitaria che cerchi di ridurre la popolazione europea nel modo più indolore e tranquillo possibile. Fra l’altro, stabilendo quanta gente può entrare ed a quali condizioni. (Fra “tutti” e “nessuno” ci è parecchio spazio).<br />
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2 – Un effettivo controllo sulle frontiere esterne e sul rispetto delle regole da parte degli ospiti. Due cose più facili a dirsi che a farsi, viste le frontiere che abbiamo. Per questo, ritengo che solo un’organizzazione europea potrebbe svolgere il compito. Nessuno stato nazionale ha più la forza per controllare da solo la situazione.<br />
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Proprio su quest’ultimo punto c’è un barlume di speranza. La catastrofe delle politiche messe in atto dagli stati negli ultimi due anni ha finalmente permesso la nascita di un corpo di polizia di frontiera comunitario. <a href="http://it.euronews.com/2016/10/05/parte-dalla-bulgaria-il-lancio-ufficiale-della-guardia-costiera-e-di-frontiera" target="_blank">Il primo reparto</a> ha preso servizio pochi giorni fa in Bulgaria. Vedremo come va e quali stati saranno disposti a collaborare.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0AEGu0N8A5fZWLl9yRu9lbWnoIj_MvUrU_fOz_vx1jg4nbqi5_1fnebpC0_bJ4GUIcEU2KqLmZMXCiWn8r363pZFZDzGP5IpHCfW7XB-0QrW5ADxkqL66KpZXvw0Kq8p0clrcZnY3lAY/s1600/c3574d14555f2d02213170769c99b246.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0AEGu0N8A5fZWLl9yRu9lbWnoIj_MvUrU_fOz_vx1jg4nbqi5_1fnebpC0_bJ4GUIcEU2KqLmZMXCiWn8r363pZFZDzGP5IpHCfW7XB-0QrW5ADxkqL66KpZXvw0Kq8p0clrcZnY3lAY/s400/c3574d14555f2d02213170769c99b246.jpg" width="400" /></a></div>
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Jacopo Simonettahttp://www.blogger.com/profile/14268136236769367204noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-6006765537847684322016-11-03T14:24:00.001+01:002016-11-03T14:24:28.730+01:00L'Italia paese d'avanguardia.Ho passato gli ultimi 15 anni della mia vita ad arrovellarmi sul tema del collasso della società industriale globale. Un evento che adesso considero inevitabile, ma i cui tempi, nel breve, saranno scanditi non dal raggiungimento dei famosi<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_sui_limiti_dello_sviluppo"> Limiti dello Sviluppo</a> (picco del petrolio, dei minerali ecc), ne dal superamento dei <a href="http://www.stockholmresilience.org/research/planetary-boundaries.html">confini ecologici del pianeta</a> (clima, perdita di biodiversità, inquinamenti vari), ma, più prosaicamente, dalla questione finanziaria. Non che quest'ultima sia slegata dagli altri problemi, anzi, si presenta proprio come problema perché abbiamo raggiunto il punto in cui (qualcuno lo chiama <a href="http://ugobardi.blogspot.it/">era dei rendimenti decrescenti</a>) in media il sistema globale non può più crescere e quindi crescono solo quelli che hanno accumulato un vantaggio tecnologico o sociale o politico, mentre gli altri stentano, decrescono o collassano. Per ora l'Italia sembra nella schiera di quelli che stentano. Secondo alcuni la resa dei conti per noi italiani non è lontana e l'ora X scoccherà con il fallimento del sistema bancario (che ci hanno continuato a descrivere come il più solido del mondo) tenuto artificialmente in vita dalla BCE di Draghi. A me sembrano analisi abbastanza credibili, ma sarebbe necessario approfondire e molto l'argomento. Tuttavia c'è un grafico che evidenzia in modo molto chiaro la specificità del caso italiano ed è quello in fondo a questo post (pubblicato da Stefano Bassi sul suo <a href="http://www.ilgrandebluff.info/2016/11/il-grave-dilemma-dellitalopiteco-e.html">blog</a>).<br />
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C'è qualcosa al lavoro nel nostro paese a partire dal 2011 che non è presente o è meno importante negli altri paesi del G7. Una volta tanto siamo all'avanguardia. Facciamo da apripista nel collasso del sistema economico globale. Forse è arrivato il momento di dire "organizziamoci" a prescindere da quello che succede il 4 dicembre.<br />
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<img alt="" class="spotlight" src="https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/14955995_10155579800167281_2763955775012409993_n.jpg?oh=a57c5a2c9065d230ebdc9f87300b48ac&oe=589941AC" />Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-28322930251252331862016-10-25T12:15:00.003+02:002016-10-25T12:15:34.841+02:00Il tabù che non muore mai.Nel 2013 avevo commentato con un <a href="http://malthusday.blogspot.it/2013/07/inferno-ma-non-troppo.html">post</a> il romanzo di Dan Brown "Inferno". Un romanzo strano che, come dice il mio amico Jacopo Simonetta era forse buttato là tanto per vedere l'effetto che fa. Ora ho visto il film. Molti fiorentini sono andati a vederlo per vedere Firenze. Anche questa si può considerare un forma di patologia. Ma lasciamo perdere non è di questo che voglio parlare. Voglio parlare del finale del film che differisce in modo sostanziale dal libro. PARLO DEL FINALE QUINDI CHI VUOLE VEDERE IL FILM PUÒ TORNARE A LEGGERE QUESTO POST DOPO. Mi hanno consigliato di inserire questo avvertimento, e ho appreso che si chiama Spoiler, onde evitare che a qualcuno girino le palle. Siete avvertiti.<br />
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Nel romanzo, alla fine, il genio (pazzo) del biotecnologo ha successo, aiutato post-mortem dalla sua affascinante compagna Sienna, nel diffondere un virus che non è, come l'autore ci ha fatto pensare e temere per tutto il romanzo, una versione moderna dell'Ersinia pestis, ma un virus demografico che sterilizza il 30% della popolazione mondiale in modo casuale (quindi più democratico e meno classista) assicurando quel rientro dolce della popolazione che il biotecnologo (e anche il sottoscritto) ritiene necessario per non creare il vero inferno in terra. L'inferno delle guerre per le risorse residue, quello per l'accaparramento delle terre rimaste meno colpite dal cambiamento climatico, dalla grande guerra civile globalizzata determinata dall'inevitabile collasso della società contemporanea sotto il peso di una popolazione eccessiva rispetto alle risorse disponibili. La cosa riesce all'ultimo tuffo. E sicuramente la popolazione comincerà a decrescere prima che si verifichi quel passaggio tranquillo, solo nella testa dei demografi usciti dalle scuola di studi sociali ed economici, della transizione demografica, magari condita di sviluppo sostenibile ed altri ossimori ecologico- economici in voga fra i benpensanti di tutto il pianeta. Il virus è sostanzialmente una buona cosa. O no?<br />
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A Hollywood, luogo geometrico del lieto fine benpensante, non devono aver pensato così dato che nel pubblicizzatissimo film il finale è totalmente stravolto. Il virus viene "contenuto" dai tecnici dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e lo spettatore rimane convinto che il genio biotecnologo avesse effettivamente creato un virus mortifero invece di un virus anticoncezionale. Capito?<br />
Resta un leggero senso di nausea per questo trionfo del più stucchevole policamente corretto e per lo stesso autore che l'ha autorizzato (si presume).<br />
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Il tabù è confermato. Ed è un tabù talmente radicato che ci saranno pochissime persone che condivideranno il contenuto di questo post anche fra gli amici, fra quelli preoccupati della sorte del pianeta e dell'umanità, fra gli ecologisti in prima linea, fra i fautori dei limiti dello sviluppo. Tutto, ma mai ammettere che il problema primo è una popolazione umana strabordante. Si deve sempre trovare i distinguo per fare comunella tutti insieme, liberali e socialisti, cristiani e mussulmani, credenti e non credenti, mercatisti e collettivisti. Purché non si tocchi l'argomento tabù del controllo delle nascite.<br />
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A presto.<br />
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<br />Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-72827159927358475772016-01-18T22:17:00.000+01:002016-02-06T09:58:02.491+01:00Omaggio a Jonathan Swift<i>di Jacopo Simonetta</i><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilFa3oOQwtlMwE-wcjgZPfASOXLinobwitBt5D9KQcS0Sssq2chsXr1uiSN6ZB6PZMRL_Y_1CWE4sm4cnn6RrQ4svQJElAgFi15TbpUJCFAJ9628zLXMxKQpqxCv0B-NNPRqYzqSpeMOc/s1600/Malthus.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilFa3oOQwtlMwE-wcjgZPfASOXLinobwitBt5D9KQcS0Sssq2chsXr1uiSN6ZB6PZMRL_Y_1CWE4sm4cnn6RrQ4svQJElAgFi15TbpUJCFAJ9628zLXMxKQpqxCv0B-NNPRqYzqSpeMOc/s200/Malthus.jpg" width="157" /></a>Questo blog è dedicato alla memoria del reverendo Thomas Robert Malthus. Grande amico personale di David Ricardo, <br />
Fra una tazza di the ed bicchierino di sherry i due avevano capito molto di come funzionavano i rapporti fra economia e popolazione. Come tutti i pionieri, si erano sbagliati su molte cose, e d’altronde il mondo è cambiato non poco da allora. <br />
Tuttavia alcuni punti dei loro ragionamenti rimangono validi a distanza di quasi due secoli.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiR75v9_RCKvC2m4uGPI6or8qw1NiDelFFiiPF1Zin56bnWA63S0j-dtHFSke9o6jEn_ACvAofGG_JXbb4U6j8_N9L5bT8SsOd5AoSVaJZ5U_2NnfdeICMSKhZdSSz0pgglU62WtqhFLi0/s1600/Ricardo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiR75v9_RCKvC2m4uGPI6or8qw1NiDelFFiiPF1Zin56bnWA63S0j-dtHFSke9o6jEn_ACvAofGG_JXbb4U6j8_N9L5bT8SsOd5AoSVaJZ5U_2NnfdeICMSKhZdSSz0pgglU62WtqhFLi0/s200/Ricardo.jpg" width="155" /></a></div>
Il primo è che, se non si interviene per limitare volontariamente la natalità, la crescita demografica sarà più rapida delle crescita economica, condannando la maggior parte della popolazione ad una miseria sempre più nera.<br />
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Il secondo è che la crescita demografica aumenta l’offerta di mano d’opera minando il potere contrattuale delle classi lavoratrici. In pratica, sostenevano che, in assenza di adeguate misure, un aumento dei salari avrebbe causato un aumento della popolazione, il che avrebbe portato ad una nuova riduzione dei salari. In pratica, i salari erano per natura nell'ordine di grandezza della mera sopravvivenza del lavoratore con la sua famiglia. Un miglioramento, quando possibile, sarebbe stato temporaneo. <br />
Il terzo punto era che, aumentando la popolazione di un paese, l’unica alternativa al disastro del medesimo era la massiccia emigrazione del surplus, il che non faceva che trasferire il disastro sulla pelle di altri popoli incapaci di difendersi. La storia non ha fatto che confermare tragicamente questa previsione. La marea montante in Europa è dilagata verso est e verso ovest travolgendo tutto ciò che poteva ostacolarla.<br />
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Tutti questi punti sono stati negati e ridicolizzati negli anni ruggenti della petrolizzazione dell’economia. Per una trentina d’anni, infatti, la crescita economica è stata più rapida della pur esplosiva crescita demografica ed il povero Malthus fu postumo oggetto di ogni dileggio. Trascorso qualche decennio ancora, dagli armadi in cui erano state relegate, queste osservazioni sono però tornate a tormentare le nostre coscienze. Diamo un’occhiata all'andamento dei salari ed alle offerte di impiego per i giovani da una decina d’anni a questa parte. Si tratta di una crisi passeggera, come molti asseriscono, o di un ritorno alla normalità?<br />
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Vedremo, ma cosa c’entra Swift in tutto ciò? <br />
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C’entra molto perché il punto fondamentale di tutto ciò è che <b>LA CRESCITA DEMOGRAFICA CONDANNA IL POPOLO ALLA MISERIA</b>. Una cosa che l’Irlandese aveva capito bene cent’anni prima di Malthus e del suo ancor più illustre amico.<br />
Anch'egli pastore anglicano, Swift è famoso come romanziere, ma da grande scrittore qual’era, osservava la realtà con una rara perspicacia. E la descriveva con lucidità.<br />
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Nel 1729 pubblicò un libello dal titolo <a href="http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaS/SWIFT_%20UNA%20MODESTA%20PROPOSTA.htm">“Una modesta proposta: per impedire che i bambini irlandesi siano a carico dei loro genitori o del loro Paese e per renderli utili alla comunità</a>”. <br />
Una lettura che consiglio a tutti coloro che non sono deboli di stomaco. Immediatamente stroncato dal pubblico e dalla critica che forse non capì il disperato sarcasmo dell’opera, o forse perché lo capì anche troppo bene, ad oggi rimane una lettura volutamente disturbante. E per una buona ragione. Niente è più tragico del destino di un popolo che si scontra brutalmente con il limite di capacità di carico del proprio territorio.<br />
In poche pagine Swift realizza uno dei primi (forse il primo) capolavoro dell’humour noir della letteratura europea, descrive con spietato realismo le condizioni di vita dei poveri d’Irlanda ed indica senza mezzi termini le cause di tutto ciò: l’avidità dei ricchi e la stupidità dei poveri. In particolare, con il suo inconfondibile stile, dice chiaramente che la riproduzione forsennata condanna senza remissione possibile i poveri alla miseria. Qualunque cosa accada.<br />
Swift morì senza figli e lasciò il cospicuo patrimonio che aveva accumulato come scrittore alla città di Dublino, ma non per nutrire i poveri, bensì per costruire il primo manicomio d’Irlanda (una realizzazione di assoluta avanguardia a quell'epoca). Spiegò nel testamento che un manicomio era l’istituzione più necessaria in un paese di pazzi.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkvu8o_cJIuRqsXrGISwug_nfIAxywZlMxQKnA8vCg1k1esNjDE5FvaQlEdCowUmq4TMv2I3VI3sUv5UU2hhGiUjH7ck32u_O1r4hGG5l83rwxYuCt21tGlOlE8_xbJJsw6FXGrEuYyKs/s1600/Swift.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkvu8o_cJIuRqsXrGISwug_nfIAxywZlMxQKnA8vCg1k1esNjDE5FvaQlEdCowUmq4TMv2I3VI3sUv5UU2hhGiUjH7ck32u_O1r4hGG5l83rwxYuCt21tGlOlE8_xbJJsw6FXGrEuYyKs/s1600/Swift.jpg" /></a></div>
<br />
<br />Jacopo Simonettahttp://www.blogger.com/profile/14268136236769367204noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-12883874827882806632016-01-16T14:57:00.000+01:002016-01-16T14:57:04.523+01:00Demografia e migrazioni.<i>di Jacopo Simonetta</i><br />
<br />
<div class="MsoNormal">
Esiste una ristretta nicchia di persone che ritengono che il
sistema economico globale attuale stia entrando in collasso e che questo
provocherà conseguenze terribili sul piano sociale e politico. Non sono molti, ma il loro numero sale, ma
mano che l’evidenza dei fatti smentisce le promesse e le previsioni di chi,
viceversa, sostiene che la crescita economica tornerà presto a risolvere tutti
i nostri problemi.</div>
<div class="MsoNormal">
Ma se c’è una cosa difficile per i “picchisti” è applicare
le proprie idee non solo a scenari globali relativamente astratti, ma anche
alle singole situazioni che si pongono “qui ed ora”. Specialmente quando queste esigono risposte
pratiche con conseguenze reali che coinvolgono direttamente le persone. </div>
<div class="MsoNormal">
Per fare un esempio, un conto è analizzare i dati globali
per dire che la Terra è pesantemente sovrappopolata in ogni suo più remoto
anfratto. Un altro è decidere della
vita propria ed altrui. Perché di
questo si tratta quando si parla di politiche demografiche. </div>
<div class="MsoNormal">
Queste si articolano infatti su tre
livelli: controllo della natalità, controllo della mortalità, controllo dei
flussi migratori.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Non è un caso se solo il primo livello (la natalità) ha
avuto e continua ad avere un minimo di attenzione, sia pure con difficoltà. Si tratta infatti di
decidere se eventualmente impedire a qualcuno che ancora non esiste di venire
al mondo. Non si chiede a nessuno di andarsene all'altro mondo per aiutare i suoi
compatrioti terrestri a restare in questo. </div>
<div class="MsoNormal">
Gli altri due aspetti, la mortalità e le migrazioni, sono invece
assolutamente tabù per la buona ragione che, anche solo a parlarne, evocano
sofferenza e morte. Due fatti che
sappiamo (o dovremmo sapere) imprescindibili dalla vita, ma che la nostra
cultura e la nostra paura ci portano ad ignorare. Eppure, nel mondo contemporaneo, un eventuale
controllo delle nascite sarebbe certamente utile in alcuni paesi, ma in
moltissimi casi sarebbe invece secondario o addirittura trascurabile, rispetto
al ruolo determinante che oramai rivestono la mortalità e le migrazioni.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ben sapendo di rischiare di offendere qualcuno, vorrei qui
cercare di parlare del più appariscente dei due fattori demografici sopra
citati: le migrazioni.</div>
<div class="MsoNormal">
Sono queste un fenomeno antico quanto la nostra specie. Quando in una zona si raggiungono limiti di
sovrappopolazione, un certo numero di giovani parte a cercare una migliore
fortuna altrove. Se lungo la strada
incontra popoli più agguerriti di loro, vengono uccisi. Se viceversa incontrano territori poco
popolati o genti meno agguerrite, si fanno largo ammazzando o sottomettendo gli
autoctoni. E’ esattamente in questo
modo che l'umanità ha popolato l'intero Pianeta. Ed è in questo modo che, durante tutto il XIX secolo, la traboccante popolazione europea è
dilagata nel mondo intero.</div>
<div class="MsoNormal">
Verso la fine del XX secolo, la situazione si è però
rovesciata, con un crescente flusso migratorio verso l’Europa. Il caso italiano è quello che ci riguarda
più da vicino.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Durante gli anni ’80, la popolazione italiana si era
stabilizzata attorno ai cinquantasei milioni e mezzo. Poi, dall’89 (collasso degli stati
comunisti) ha ricominciato a crescere grazie ad un’immigrazione dapprima
modesta, poi sempre più intensa. Una
brusca accelerazione avvenne nel 2002, anno di approvazione della leggendaria “legge Bossi-Fini” che, evidentemente, ha favorito e non ostacolato il
fenomeno. Solo nell'ultimo paio d’anni
si è verificato un rallentamento, dovuto alla crisi economica che rende il
nostro paese meno attraente. Ma il precipitare delle situazioni ambientali e politiche in molti paesi ha portato proprio nel 2015 ad un nuovo picco di arrivi.<br />
I dati aggiornati non sono molto chiari, ma siamo all'incirca sessantadue milioni, con un tasso di incremento di circa
300.000 persone all'anno (senza calcolare i clandestini che non figurano in
alcuna statistica).<br />
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvTa8ZDylDPru2zg8OFzxWy2gruavd7Rw7CSkebTaIq1AuLtGXQKC7LSHYp_BwGCFjOBtZTjqSGC63-Sc_sdPlqyt9-ZpGJV8MwTlFCauvJiDRF_yOwrfOelX3pH3zhrL8gGzSGtavaKc/s1600/popolazione+grafico.gif" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvTa8ZDylDPru2zg8OFzxWy2gruavd7Rw7CSkebTaIq1AuLtGXQKC7LSHYp_BwGCFjOBtZTjqSGC63-Sc_sdPlqyt9-ZpGJV8MwTlFCauvJiDRF_yOwrfOelX3pH3zhrL8gGzSGtavaKc/s640/popolazione+grafico.gif" width="476" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
E’ un bene od un male?
</div>
<div class="MsoNormal">
A mio avviso, una simile discussione può avere senso solo partendo da pochi, ma importanti capisaldi:</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
1 – Chi lascia il suo paese, normalmente, lo fa perché
costretto dalla miseria, o peggio.
Perciò non bisogna nascondersi dietro un dito ed essere ben coscienti
del fatto che negare l’ingresso a qualcuno significa danneggiarlo, spesso in
modo molto grave.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
2 – Le migrazioni di massa sono appena cominciate, nei
prossimi anni e decenni non potranno che aumentare. Non bisogna illudersi<br />
che il fenomeno si
esaurisca da solo; ben al contrario si aggraverà.</div>
<div class="MsoNormal">
3 – L’Italia, come tutta l’Europa, gode di un alto tenore di
vita grazie ad una serie di vicende storiche e meccanismi di mercato che finora
ci hanno permesso di appropriarci di risorse estere e distribuire globalmente i
nostri rifiuti. Ma il sistema
economico sta rapidamente cambiando ed almeno in parte implodendo. La crisi economica in Italia peggiorerà ed
il nostro tenore di vita subirà una drastico ridimensionamento. Disoccupazione e povertà stanno diventando la nuova normalità per un numero di persone che non potrà che crescere, anche se non possiamo sapere quanto e quando.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
4 - Al contrario di quanto avvenuto in passato, questo flusso migratorio avviene in maniera del tutto disorganizzata ed inerme. Almeno per il momento, non esiste quindi il rischio di un'invasione, bensì quello di un rapido incremento di popolazione in territori già ampiamente sovrappopolati con conseguente aumento degli stress sociali ed ambientali relativi. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
5 – La stragrande maggioranza degli immigrati non arriva
fortunosamente in barca, bensì tranquillamente in aereo. L’enfasi sugli sbarchi è quindi in buona
parte una strategia di marketing politico.
Sia da parte di coloro che sono favorevoli, sia di coloro che sono
contrari all'accoglienza.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Di fronte ad un fenomeno di questa portata e durata, le
autorità pubbliche e le forze politiche non hanno trovato di meglio che
applicare la ben nota “San Gennaro Help Me Procedure”. Che consiste nel far entrare quasi tutti e lasciare che poi si arrangino senza dare troppo
nell'occhio. <br />
Nel caso di persone
giunte con mezzi di fortuna, come i famigerati “barconi”, per decenni chi riusciva ad approdare da qualche parte veniva parcheggiato da qualche parte.
Quindi si aspettava che si stufasse di aspettare non si sa che e si desse alla
macchia, togliendo l’incomodo. Fine del
problema.</div>
<div class="MsoNormal">
Non è polemica. A livello accademico internazionale,
si parla apertamente di un “modello Mediterraneo” descritto esattamente in
questi termini.</div>
<div class="MsoNormal">
Poco dopo che Francesco è asceso al Soglio Pontificio (combinazione?) la prima parte di questa procedura è stata però modificata. Le autorità non si limitano più ad aspettare
la gente per parcheggiarla da qualche parte, bensì la vanno a cercare per mare, mobilitando
a tal fine imponenti mezzi, fra cui i rimasugli della Marina Militare. Ovviamente, ciò ha contribuito a favorire un brusco aumento delle partenze e, quindi, anche dei naufragi.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ora mi domando: Visto che il governo ha deciso di facilitare in ogni modo
possibile l’arrivo di migranti, per quale motivo continuare a finanziare la
malavita organizzata ed attivare un costoso sistema di soccorso in alto
mare? Un sistema che, fra l’altro,
riduce, ma certo non elimina i naufragi?</div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Molto più semplice, economico ed efficace sarebbe istituire
linee regolari di traghetti. Per i
migranti rappresenterebbe una vera sicurezza ed un risparmio; per noi un
considerevole risparmio di denaro pubblico ed un incremento di lavoro. Per la malavita organizzata la fine di
un’attività redditizia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Why not? </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Jacopo Simonettahttp://www.blogger.com/profile/14268136236769367204noreply@blogger.com30tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-17946838336575073262016-01-10T13:05:00.001+01:002016-01-10T20:30:55.492+01:00Un tabù che ha bisogno di continue conferme.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNNv2vrMU_n62TeIKmycXjQ90JcP9BsWns9TVEBqGR7b-aiLDrQ-4teIhKMXnjSFUY-uBm_xaR9VzWHPeeogqj0ofpBWRiwmZ_eJI8qQhisdUCnpwEnvIY2tG10_hS7G2bktu89kYFFew/s1600/Picture1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNNv2vrMU_n62TeIKmycXjQ90JcP9BsWns9TVEBqGR7b-aiLDrQ-4teIhKMXnjSFUY-uBm_xaR9VzWHPeeogqj0ofpBWRiwmZ_eJI8qQhisdUCnpwEnvIY2tG10_hS7G2bktu89kYFFew/s400/Picture1.png" width="400" /></a></div>
<br />
Il fatto che la popolazione umana su questo pianeta sia ingombrante è un fatto che a me sembra evidente. Si possono fare tutti i distinguo e le raffinate analisi sociologiche ed economiche che si vuole. Resta il fatto che Homo sapiens e le sue specie alleate, animali e vegetali, stanno imponendo all'intera biosfera un'estinzione che ha già le caratteristiche delle altre cinque accertate nel passato. Se si crede nel messaggio che ci da la misura dell'<a href="http://www.footprintnetwork.org/en/index.php/GFN/">impronta ecologica</a> si può affiancare al numero di umani i loro consumi pro-capite e, argomentare (correttamente) sul fatto che il 90% della popolazione è meno influente del 10% più ricco. Se ne può trarre conclusioni politiche importante e, spesso, condivisibili, sulla necessità della redistribuzione. Benissimo. Ma questo non toglie che il tema della sovrappopolazione non possa essere messo in un angolo e dimenticato. Nemmeno se a farlo cerca di convincerci la rivista scientifica Nature con un <a href="http://www.nature.com/news/the-science-myths-that-will-not-die-1.19022">articolo</a> in cui mette fra i miti scientifici anche quello della sovrappopolazione. Bisogna far ricorso a tutte le doti di pazienza disponibili per non sbottare di fronte alla caterva di banalità con cui la giornalista scientifica Megan Scudellari affronta il tema della popolazione. Il principale argomento è che in realtà la crescita demografica non è più esponenziale. Come se notare questo dato di fatto fosse una prova che il problema della popolazione non esiste più. Come se, inoltre, ci fosse qualcuno di serio che lo nega. Una crescita esponenziale, come quella demografica della prima parte del secolo scorso, non può reggere in eterno e il fatto che ad un certo punto inizi a rallentare è un segno che qualcosa la sta ostacolando. Noi abbiamo qualche idea su cosa sia questo qualcosa: il raggiungimento dei limiti fisici del pianeta. Insomma l'articolo di Scudellari non è altro che un poutpourrì di quanto orecchiato dalla demografia ufficiale, quella accademica che aveva dato già prova di se anni fa sull'altra rivista scientifica di massimo grido: <a href="http://malthusday.blogspot.it/2012/04/demografia-accademica.html">Science</a>.<br />
<br />
Questo eterno ritorno dello "sfatamento del mito della sovrappopolazione" è sempre ben accolto in almeno tre ambienti culturali e politici: l'insieme dei religiosi (da noi prevalentemente i cattolici di destra e di sinistra quasi senza distinzione), gli economicisti delle due scuole principali, keynesiani e liberisti, perché l'invecchiamento della popolazione è il loro incubo peggiore, e i social- comunisti che pensano che potremmo anche essere 10-20 miliardi purché fossimo tutti santi nella società liberata dalle classi e, finalmente, diventata il paradiso in terra. Una bella alleanza non c'è che dire per combattere la quale ci vuole tanta più cocciutaggine in quanto ci si scontra con un avversario molto più potente. Per questo, ritornando al vecchio nome che evocava il rev. Robert Thomas Malthus, ripartiamo con questo blog un po' provocatorio, ma altrettanto sentito da chi lo scrive. Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-55765450394577805332015-02-14T08:17:00.002+01:002015-02-14T08:17:42.278+01:00Egoisti!Apprendo che parlando in Piazza San Pietro, non so quando ne me ne frega più di tanto, Papa Francesco ha detto che chi non fa figli è egoista.<br />
<br />
Le cose tornano a posto, questi leader religiosi sono incurabili.
Tornando dalle Filippine (paese in grave crisi da sovrappopolazione)
aveva detto qualche parola ragionevole. Ora fa due passi indietro.<br />
<br />
La
stupidità di accusare di egoismo chi non fa o fa pochi figli è pari solo
alla stupidità di chi ci crede (non in Dio per carità quella è una cosa
privata degna di ogni rispetto, e io la rispetto) ma nel fatto che sia
egoista chi non fa figli e altruista chi li fa.<br />
<br />
Queste posizioni possono
nascere solo da una mente prescientifica che affonda le radici
nell'ignoranza di come funziona il mondo. E' infatti vero il contrario, fare figli risponde alla più egoistica delle pulsioni: tramandare i propri geni (egoisti). L'altruismo è il sesso ricreativo e socializzante, possibilmente promiscuo e libero da condizionamenti etici che non siano il rispetto degli altri.<br />
<br />
I veri altruisti, anzi benefattori, sono i gay o i single che sono disposti all'adozione. Sono i benefattori perché per puro amore si prendono carico della natalità altrui per semplice amore o bisogno di amore. Roba che nemmeno nel medioevo. E invece gli è impedita perché: SIA MAI UN BAMBINO HA BISOGNO DI UNA MAMMA E UN BABBO.<br />
<br />
Per la stessa ragione sono altruisti uomini e donne sterili che adottano piuttosto che sottoporsi alla stupidissima tortura tecno-farmacologica chiamata fecondazione medicalmente assistita. Pratica che, in nome delle libertà individuali, ho difeso di fronte al fondamentalismo cattolico, ma che continuo a considerare una forma patologica di accanimento procreativo.<br />
<br />
Ma poi che siano ancora i preti a parlare di sesso.<br />
<br />
Evidentemente anche le
religioni non aiuteranno mai ad affrontare la crisi ecologica se non
attraverso la retorica della povertà che va benissimo a chi povero non
è. Caro Francesco di tutto cuore vai ... a spigare.Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-70299560219726672962015-01-20T08:55:00.002+01:002015-01-20T08:55:41.647+01:00I cattolici non sono conigli.Finalmente un <a href="http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2015/01/19/papapaternita-responsabile-non-conigli_952dd5d0-f52f-44a5-9177-f7db018ea018.html">papa dice qualcosa di ragionevole sulla riproduzione</a>. Essere cattolici non significa fare come conigli. Intendiamoci moltissimi cattolici, la stragrande maggioranza, era già su questa linea da tempo. Ma ci sono minoranze agguerrite e influenti che predicano il contrario (vedi Neocatecumenali, Associazioni famiglie numerose ecc..)<br />
<br />
Sarà interessante vedere come reagiranno a questa presa di posizione di Papa Francesco.<br />
<br />
Va bene affidarsi alla divina provvidenza, ma a tutto c'è un limite.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRnHvVgfaL39WI4QpNooApLw1NWqAQbQpg8UjtwzvmftsMqN5mK5v8SHQU_3bLHvEgyZkGYB7Gby-0qaIgH4xQ7bqDwnoY-NhAIZhNlXjFH04sodpS_-GyktCHQxDuZsARXEgS-nzWYR4/s1600/th.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRnHvVgfaL39WI4QpNooApLw1NWqAQbQpg8UjtwzvmftsMqN5mK5v8SHQU_3bLHvEgyZkGYB7Gby-0qaIgH4xQ7bqDwnoY-NhAIZhNlXjFH04sodpS_-GyktCHQxDuZsARXEgS-nzWYR4/s1600/th.jpg" height="262" width="400" /></a></div>
<br />Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-53245411234910105912014-12-29T19:48:00.001+01:002014-12-29T21:00:53.165+01:00Litanie catastrofiste e picchiste. Un genere letterario.<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Spesso si sente sostenere, anche da parte di valenti scienziati, che il problema ecologico creato dall’uomo ha radici antiche. Lo abbiamo detto spesso, l’uomo ha sviluppato un livello di opportunismo ecologico che gli ha permesso di colonizzare praticamente qualsiasi ambiente naturale dal deserto del Shara alle zone perennemente ghiacciate a nord del circolo polare artico.</span><br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Facendo questo ha sconvolto gli equilibri ecologici sia per quanto riguarda la fauna che la flora. Causando estinzioni di massa della macrofauna e sconvolgimenti botanici anche in epoco preistorica. Con l’avvento della pastorizia e ancor più dell’agricoltura ha iniziato a modificare i cicli biochimici e in particolare la chimica dell’atmosfera. Tutto vero, ma non si può fingere di ignorare che in assenza del flusso di energia abbondante e facilmente raggiungibile (e dunque economicamente a buon mercato) il tasso di crescita della popolazione sarebbe rimasto a livelli di raddoppio di diversi secoli. Questo significa che se sulla Terra non si fossero verificate le condizioni per la formazione dei combustibili fossili, estrapolando il tasso di crescita pre-fossili (0,1%), la stessa popolazione attuale si sarebbe raggiunta oltre il 4000 d.C. Va bene, le estrapolazioni non sono mai concesse. E infatti non ne facciamo una questione d’onore, vogliamo solo dire che, indicativamente, il tasso di crescita demografico umano prima della scoperta dell'uso dei combustibili fossili, cioè con la rivoluzione industriale, era sostenibile nell’ordine del millennio e oltre. Ovviamente è stato anche un bene trovare questa straordinaria risorsa perché è noto che la stragrande maggioranza degli uomini fino alla rivoluzione industriale vivevano in condizioni miserevoli. Il problema è che abbiamo trasformato questa risorsa in rifiuti di varia natura e popolazione. Invece di estendere un benessere ragionevole ad un numero ragionevole di uomini ci siamo comportati come una colonia di batteri in un disco di Petri.</span><br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><br /></span>
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Di fronte a questi fatti è evidente che gli elefanti nella stanza sono due: popolazione e consumi (di risorse). Non solo la popolazione, non solo i consumi. L'ho sempre sostenuto e continuerò a farlo.</span><br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><br /></span>
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Dispiace vedere che gli amici e compagni di Rientrodolce oggi classifichino chi si occupa delle risorse e dei loro consumi, e degli effetti che questi hanno sulla popolazione, in pratica ASPO, come facenti parte del "genere letterario catastrofista- picchista". Un simpatico colpetto molto radical chic portato nell'ultimo numero di <a href="http://www.rientrodolce.org/images/stories/media/oveshoot/overshoot_7.pdf">Overshoot</a>, bollettino periodico dell'associazione (che, peraltro ha fondato il sottoscritto quando era segretatio di Rientrodolce). </span><br />
<br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Il passaggio che non mi è piaciuto è questo:</span><br />
<br />
Qui non si vuole recitare le litanie delle rovinose catastrofi ecologiche conseguenze delle attività umane in ogni parte del globo. Esiste già un vero genere letterario chiamato catastrofista o picchista, declinato sia in qualità che in quantità.<br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"> </span><br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">A parte il colpetto inutile e un po' stupido il numero 7 di Overshoot è consigliabile e tutto da leggere.</span><br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><br /></span>
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Dispiace ancora di più il non aver ricevuto risposta dopo aver criticato il passaggio in questione nella mail list dell'associazione.</span><br />
<br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Su quale base si fonda questo disprezzo malcelato dietro il velo di ironia?</span><br />
<br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Sul fatto, credo, che esiste un argomento tabù, quello della sovrappopolazione, e un argomento ampiamente dibattuto, quello delle risorse e dei loro vari picchi. Argomento debole perché i due temi si rinforzano a vicenda. E' ovvio che esiste uno scotoma enorme di molti, quasi tutti, gli ambientalisti nei confronti del tema demografico, ciò non toglie che rispondere ad uno scotoma con un altro non aiuta in nessun modo. Serve solo a erigere muri dove si dovrebbe sviluppare il confronto. E il confronto, di solito, non si fa partire con il complesso di superiorità. E soprattutto non definendo il lavoro di chi si occupa di picco delle risorse un genere letterario che recita litanie sulle catastrofi ecologiche.</span><br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><br /></span>
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Un'uscita veramente infelice.</span><br />
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"><br /></span>
<span id="docs-internal-guid-dee15e3a-9724-dd7d-5f96-bc4b73d10838" style="background-color: white; color: #3f3f3f; font-family: Verdana; font-size: 13px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; vertical-align: baseline;">Luca Pardi.</span>Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-12599694383138881032014-12-18T17:29:00.000+01:002014-12-18T17:29:43.923+01:00Crescisti contro decrescisti: e se avessero ragione entrambi?<i>di Jacopo Simonetta.</i><br />
<b><br /></b>
Mentre l’uscita dalla crisi sfuma in un futuro sempre più leggendario, ribolle lo scontro ideologico e verbale fra coloro che perseguono un rapido ritorno alla “crescita” e coloro che, viceversa , predicano una qualche forma di “decrescita”.<br />
Due campi quanto mai vari, spesso con posizioni nettamente diversificate al loro interno. Tuttavia vi sono alcuni punti condivisi dalla maggior parte di coloro che perseguono l’una o l’altra di queste strategie. <br />
Ben inteso, lo scopo qui non è quello di tentare una critica a tali posizioni, bensì quello di far rilevare che alcune delle conclusioni sostenute nei campi avversi sono in realtà perfettamente compatibili fra loro. Guarda caso le più sgradevoli da udire e pensare, ma anche quelle che meglio descrivono lo scenario più probabile nel prossimo futuro. In ogni caso, la direzione verso cui le classi dirigenti di tutto il mondo stanno dirigendo il pianeta.<br />
<br />
Schematizzando all'estremo, alcune delle posizioni sostenute dai fautori della crescita si possono così riassumere:<br />
<br />
1 - La crescita economica è l’unica medicina efficace contro la crisi economica, l’esplosione del debito e la miseria.<br />
2 - La decrescita comporta necessariamente una riduzione nella produzione di beni e servizi che ridurrebbe il benessere, generando una spirale deflattiva potenzialmente devastante. Come la crescita è un sistema a retroazione positiva, lo è anche la decrescita; il rischio di uno sprofondamento esponenziale delle attività economiche è quindi molto concreto.<br />
3 – L’attuale economia riesce a mantenere oltre 7 miliardi di persone, la maggioranza delle quali neanche troppo male ed un miliardo circa decisamente bene. Un’economia globale in decrescita non potrebbe fare altrettanto.<br />
4 - Un paese che optasse per decrescere si porrebbe alla mercé dei suoi vicini: potere economico, politico e militare dipendono direttamente dalla crescita.<br />
5 - La crescita economica indefinita o, perlomeno ancora per molto tempo, è possibile perché il progresso tecnologico aumenta costantemente l’efficienza con cui possiamo sfruttare le risorse. Inoltre, l’aumento dell’efficienza produttiva ed il progresso consentono di ridurre gli impatti ambientali. Anzi, solo una robusta crescita economica può rendere disponibili i finanziamenti necessari per gli interventi di tutela ambientale (riduzione delle emissioni clima-alteranti, bonifica di siti contaminati, parchi e riserve naturali, ecc.).<br />
6 – L’economia globalizzata è l’unica che può fornire beni e servizi del tipo attualmente corrente e da molti ritenuti un diritto. Ad esempio cure oncologiche, assistenza pensionistica, ricerca e sviluppo, prodotti tecnologici, internet, soccorsi internazionali in caso di calamità e molti altri.<br />
<br />
Sull'altro lato della barricata, le posizioni sono ancor più variegate, ma vi è un largo consenso su alcuni punti:<br />
<br />
A - La crescita economica è la causa della crescita demografica e dei consumi che hanno portato l’umanità oltre la capacità di carico del pianeta.<br />
B - La decrescita è l’unica strategia possibile in un mondo sovrappopolato e sovra sfruttato. Ogni ulteriore crescita economica e demografica sarebbe catastrofica, ma anche il mantenimento dei livelli attuali non è sostenibile.<br />
C – Gli attuali livelli di produzione agricola ed industriale sono possibili solo grazie alla disponibilità di quantità pressoché illimitate di energia altamente concentrata e molto a buon mercato. Una situazione storicamente anomala destinata a scomparire con il peggioramento qualitativo delle risorse sfruttate.<br />
D - Un paese che optasse per la decrescita si troverebbe avvantaggiato rispetto agli altri in quanto pre-adattato all'inevitabile periodo di scarsezza prossimo venturo. Anzi, probabilmente già iniziato.<br />
E - Il progresso tecnologico è una concausa della nostra situazione. Aumentando l’efficienza con cui le risorse vengono sfruttate, ne provoca un maggiore e non un minore depauperamento.<br />
F - L’aumento sia della produzione di beni e servizi che dell’accumulo e conservazione di informazione comportano inevitabilmente una crescente dissipazione di energia e dunque di entropia. In ultima analisi, la Terra non sta morendo per carenza di risorse, ma per eccesso di entropia (Global Warming, Mass extinction, epidemic riots, ecc. ne sono solo alcuni degli effetti).<br />
G – L’economia globalizzata si disintegrerà man mano che si ridurrà il flusso di energia che la ha generata, organizzare economie locali saldamente radicate sul territorio è l’unica risposta possibile.<br />
<br />
Due posizioni razionali e coerenti, ma inconciliabili. Così almeno pare, ma se entrambi avessero ragione al 50%? Osservando bene, vedremo che alcune delle proposizioni sopra riportate sono reciprocamente incompatibili, ma altre no. Facciamo dunque l’esperimento di sceglierne 3 per ogni elenco e metterle insieme:<br />
<br />
A - La crescita economica è la causa della crescita demografica e dei consumi che hanno portato l’umanità oltre la capacità di carico del pianeta.<br />
2 - La decrescita comporta necessariamente una riduzione nella produzione di beni e servizi che ridurrebbe il benessere, generando una spirale deflattiva potenzialmente devastante. Come la crescita è un sistema a retroazione positiva, lo è anche la decrescita; il rischio di uno sprofondamento esponenziale delle attività economiche è quindi molto concreto.<br />
C – Gli attuali livelli di produzione agricola ed industriale sono possibili solo grazie alla disponibilità di quantità pressoché illimitate di energia altamente concentrata e molto a buon mercato. Una situazione storicamente anomala destinata a scomparire con il peggioramento qualitativo delle risorse sfruttate.<br />
4 - Un paese che optasse per decrescere si porrebbe alla mercé dei suoi vicini: potere economico, politico e militare dipendono direttamente dalla crescita.<br />
F - L’aumento sia della produzione di beni e servizi che dell’accumulo e conservazione di informazione comportano inevitabilmente una crescente dissipazione di energia e dunque di entropia. In ultima analisi, la Terra non sta morendo per carenza di risorse, ma per eccesso di entropia (Global Warming, Mass extinction, epidemic riots, ecc. ne sono solo alcuni degli effetti).<br />
6 – L’economia globalizzata è l’unica che può fornire beni e servizi del tipo attualmente corrente e da molti ritenuti un diritto. Ad esempio cure oncologiche, assistenza pensionistica, ricerca e sviluppo, prodotti tecnologici, internet, soccorsi internazionali in caso di calamità e molti altri.<br />
G – L’economia globalizzata si disintegrerà man mano che si ridurrà il flusso di energia che la ha generata, organizzare economie locali saldamente radicate sul territorio è l’unica risposta possibile.<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgarEocgv06pBERwgc2ZRjvKvXMqognvlFidN22CyuOQDjxuVNOoGG6cTLMB8sL7ROf1wTX2WoGf2Sl8kU-ugSanbtvhQ-B6UFAtf6xqvsvafyaHexjCsT49h5W22jgGRG42uRpTIlWRw/s1600/images+(4).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgarEocgv06pBERwgc2ZRjvKvXMqognvlFidN22CyuOQDjxuVNOoGG6cTLMB8sL7ROf1wTX2WoGf2Sl8kU-ugSanbtvhQ-B6UFAtf6xqvsvafyaHexjCsT49h5W22jgGRG42uRpTIlWRw/s1600/images+(4).jpg" /></a>OK, è solo un esercizio a tavolino, nulla di più. Ma direi che basti eliminare l’idea che ci debba necessariamente essere un modo per salvare la nostra pelle ed il nostro benessere perché il quadro diventi molto più chiaro e coerente da entrambe le prospettive.<br />
<br />
“Meditate gente, meditate”.<br />
<br />
<br />Jacopo Simonettahttp://www.blogger.com/profile/14268136236769367204noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-41116312388318161722014-12-04T12:36:00.001+01:002014-12-04T12:36:38.363+01:00Proiezioni ONU per il 2100. 11 miliardi di persone?
Di <a href="http://www.paulchefurka.ca/">Paul Chefurka</a><br />
<br />
L'ONU ha <a href="http://www.scientificamerican.com/article/world-population-will-soar-higher-than-predicted/">prodotto e pubblicato</a> recentemente un nuovo rapporto
sulla popolazione. In esso viene fornita una nuova stima della
popolazione umana alla fine del secolo: 11 miliardi.<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhauXEKilwcpy7-92KrOd86hBjOQSQR2cNS_jmALDodTG_K0BTqqcxW0maNIdhV6kf78_sITsHcVvJRTGSaIpw5xWUl5Mbdd_ky3YCcmjDw6OAOHKuckFUuWm2zCKop85qy8U8D4M0EDhw/s1600/Proiezione+ONU+2100.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhauXEKilwcpy7-92KrOd86hBjOQSQR2cNS_jmALDodTG_K0BTqqcxW0maNIdhV6kf78_sITsHcVvJRTGSaIpw5xWUl5Mbdd_ky3YCcmjDw6OAOHKuckFUuWm2zCKop85qy8U8D4M0EDhw/s1600/Proiezione+ONU+2100.jpg" height="640" width="616" /></a></div>
<br />
<br />
<strong>11 miliardi di persone.</strong><br />
<strong>Undici miliardi di persone</strong><br />
<strong>11,000,000,000 persone.</strong><br />
<br />
Indipendentemente da come lo scrivi si tratta di un numero
esorbitante di piedi, mani e bocche. Ma naturalmente la storia non si finisce li, vero? Questo numero scandaloso non rappresenta
semplicemente corpi umani che occupano ogni possibile nicchia
ecologica sul pianeta. Nascosto dietro di esso c'è l'impatto che
stiamo avendo sulla geochimica e la biosfera del pianeta e come
questo impatto continua ad accellerare man mano che diventiamo più
numerosi e più ricchi.<br />
<br />
Questa nota considera due aspetti di questa crescita: il nostro
impatto sulla fauna selvatica del pianeta
e sul nostro effetto sulla sua atmosfera.<br />
<br />
<strong>Fauna selvatica.</strong><br />
<br />
Abbiamo già un impatto devastante sulla fauna selvatica del
pianeta. Secondo un recente <a href="http://wwf.panda.org/about_our_earth/all_publications/living_planet_report/living_planet_index2/">rapporto del WWF</a> dal 1970 abbiamo letteralmente estirpato il 40% dei vertebrati
terrestri selvatici. E. secondo lo studio di Vaclav Smil intitolato:
<a href="http://www.vaclavsmil.com/wp-content/uploads/PDR37-4.Smil_.pgs613-636.pdf">“Harvesting the biosphere”</a> (mietere la biosfera), l'insieme della
biomassa umana e di quella degli animali domestici è cresciuta e
quella dei vertebrati selvatici è diminuita.<br />
<br />
Ho usato la stima di Smil delle biomasse nel 1900 e nel 2000
insieme ai nuovi numeri dell'ONU per stimare l'ammontare globale
delle biomasse umana e degli animali domestici e selvatici nell'anno
10.000 aC (diecimila avanti Cristo) e nel 2100. Questo grafico mi ha
perfino stupito la prima volta che l'ho prodotto.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLYu5e5R9gBeBeY4BNWhJOMjVbyennDaxAMHmAZ1tV5KcjNAtnYxMS0LSrVaSyhGdXJAWg-6Sd0vsMFuqnsjfc7mEvUU9JO-KlKxwL0Yb3hPZEXNgozYk1h7kBm1QC6T6Y-sQJq77dBhc/s1600/Biomasse+Chefurka.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLYu5e5R9gBeBeY4BNWhJOMjVbyennDaxAMHmAZ1tV5KcjNAtnYxMS0LSrVaSyhGdXJAWg-6Sd0vsMFuqnsjfc7mEvUU9JO-KlKxwL0Yb3hPZEXNgozYk1h7kBm1QC6T6Y-sQJq77dBhc/s1600/Biomasse+Chefurka.jpg" height="640" width="504" /></a></div>
<br />
<br />
Date questo insieme di assunzioni nel 2100 la sola vita animale
sul pianeta (qui si parla solo di vertebrati. NdT) saranno gli uomini
e gli animali che gli forniscono il cibo (bovini, ovini, suini,
equini, pollame) e compagnia (cani, gatti ecc).<br />
<br />
Sono necessarie due parole di spiegazione riguardanti la linea
indicata come Capacità di Carico nel grafico.<br />
<br />
Per prima cosa la linea è fissata al valore della biomassa dei
vertebrati terrestri nel 10.000 aC. Ho scelto così perché a quel
punto la Terra supportava tutti i possibili tipi di vita animale
prima dell'intervento dell'attività umana. La crescita della
biomassa oltre quel limite di 200 milioni di tonnellate è stato
determinato dall'uomo. Abbiamo usato tecnologie di molti tipi e una
quantità di energia continuamente crescente per trasformare la
superficie del pianeta in un habita per gli uomini e gli animali
domestici. E la fauna selvatica è stata progressivamente espulsa
dagli ecosistemi così trasformati.<br />
<br />
In secondo luogo ho indicato la Capacità di Carico come una linea
orizzontale per semplice convenienza. In realtà essa declina nel
tempo. Questo perchè la nostra presenza ha gradualmente ridotto la
Capacità di Carico del pianetà attraverso le attività di distruzione degli habitat,
l'esaurimento del suolo e delle acque sotterranee, l'inquinamento e
il cambiamento climatico. Non possiamo dire quale sia oggi la Capacità di Carico, ma
si può scommettere con certezza che se tutti gli umani e gli animali
domestici si volatilizzassero domani, a causa dei danni subiti la
biosfera non potrebbe supportare i 200 milioni di tonnellate di
biomassa selvatica di 12.000 anni fa. E ci vorrebbero probabilmente
millenni per rigenerare la Capacità di Carico precedente<br />
<br />
<strong>Il cambiamento climatico</strong><br />
<br />
L'altra preoccupazione per un tale aumento della popolazione è,
ovviamente, il cambiamento climatico. Le persone usano energia. Le
persone che vivono nelle società avanza usano molta energia. Ad una
prima approssimazione, i poveri, che vogliono diventare ricchi lo
fanno aumentando il loro consumo energetico. I combustibili fossili
forniscono l'87% dell'energia globale, una proporzione che non è
migliorata negli ultimi 20 anni. Presi insieme questi fatti implicano
che le emissioni future di CO2 resteranno almeno le stesse di quelle
attuali. Realisticamente queste invece aumenteranno man mano che le
persone più povere del mondo lotteranno per innalzare il loro
reddito oltre i 2 $ al giorno.<br />
<br />
<br />
Il probabile effetto di 11 miliardi di persone sarà un raddoppio
delle emissioni attuali:<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjKPJ3r62fL6AzRI9Wjb_DvGalHwGVSJD2k2aNYx7Dslvs_nvvuieDlqwux7MC_JF4JW5pPaBlJshIqhjtIwaKd3qxH_ON_OnqGSQ0sWFKYobru_DLHTOxxp2JFspt2lqOumsbUI9Q_QE/s1600/CO2+emissioni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjKPJ3r62fL6AzRI9Wjb_DvGalHwGVSJD2k2aNYx7Dslvs_nvvuieDlqwux7MC_JF4JW5pPaBlJshIqhjtIwaKd3qxH_ON_OnqGSQ0sWFKYobru_DLHTOxxp2JFspt2lqOumsbUI9Q_QE/s1600/CO2+emissioni.jpg" height="305" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Mentre le emissioni di CO2 aumentano, aumenta la concentrazione
atmosferica di gas serra, oltre le 400 parti per milione attuali fino
a 650 ppm alla fine del secolo.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPP5cgpmDxVQerx4TSYi521lHPhe9Gl0wH2QzV_PSpqD1rQ58C4c6qieq4iz0ZPlS7iXagMubwS7UYUIWAAYds_yg_Wn2032XzZM3WQMpuVDU4qds53KJal7x7xWRf8iG4qUJQRQXqqmo/s1600/Co2+concentrazione.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPP5cgpmDxVQerx4TSYi521lHPhe9Gl0wH2QzV_PSpqD1rQ58C4c6qieq4iz0ZPlS7iXagMubwS7UYUIWAAYds_yg_Wn2032XzZM3WQMpuVDU4qds53KJal7x7xWRf8iG4qUJQRQXqqmo/s1600/Co2+concentrazione.jpg" height="305" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Cosa significa tale concentrazione di gas serra per il clima
globale? Secondo un recente <a href="http://www.apollo-gaia.org/CoR%20Keynote.pdf">seminario del Dott. David Wasdell</a>, il
risultato sarebbe una temperatura di equilibrio fino a 10 gradi
Celsius più alta di quella che era appena duecento anni fa. Oggi
l'aumento è stato di appena 0,8 C e abbiamo alterato il Jet Stream
Polare. L'effetto di un aumento di 10 C sarebbe inimmaginabile. Si
tratterebbe inequivocabilmente un aumento di temperatura tale da
determinare un'estinzione di massa globale.<br />
<br />
<strong>Conclusioni</strong><br />
<br />
Dunque, vi sento dire, se qualcosa è impossibile- come questo
scenario sembrerebbe- non si verificherà. Qualcosa interverrà
inevitabilmente ad arrestare questa traiettoria BAU (Business As
Usual). Sono d'accordo con voi.<br />
<br />
Una delle principali caratteristiche di un grande e complesso
sistema come la nostra civilizzazione planetaria è la
imprevedibilità delle sue modalità di collasso. In parole povere,
noi sappiamo che qualcosa si romperà, ma non possiamo dire cosa,
dove e quando. Al momento i nostri soldi sono in una fase di collasso
economico innescato dal collasso del sistema finanziario.<br />
<br />
Una cosa sembra chiara. Lo stato finale che ho descritto NON si
verificherà. Al momento in cui il 21simo secolo esalerà l'ultimo
respiro, il mondo <b>non</b> conterrà 11 miliardi di persone; <b>non</b>
emetteremo 70 miliardi di tonnellate di CO2 per anno; e i livelli di
CO2 <b>non</b> saranno di 650 ppm. In qualche momento fra adesso ed allora o
le forze della natura o quelle dell'uomo interromperanno la musica e
<i>Homo sapiens</i> si troverà a cercare una sedia ancora libera.<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-19345721673946255202014-10-19T12:04:00.003+02:002014-10-19T12:04:30.056+02:00KRUGMAN: I Limiti della Crescita erano tutta fuffa, la prova è che i fatti gli danno ragione!<i>Di Jacopo Simonetta</i><br />
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb1-yEjWKKwvMUDwtyceDGW2iKIZGRR4c_t1hGJQBr0UXfTNWXTcSsMSK7c1z1P1z3Vm27Xa7jr_JAirqa_jDgWDxRPvRW2s-Zr03i51JvoU0g437yOwDAosy637idxfrZkULpLNeYoMA/s1600/Immagine1.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb1-yEjWKKwvMUDwtyceDGW2iKIZGRR4c_t1hGJQBr0UXfTNWXTcSsMSK7c1z1P1z3Vm27Xa7jr_JAirqa_jDgWDxRPvRW2s-Zr03i51JvoU0g437yOwDAosy637idxfrZkULpLNeYoMA/s1600/Immagine1.png" height="200" width="200" /></a> Sull'assegnazione dei premi Nobel spesso sorgono polemiche. Quelli per la pace sono sicuramente i più contestati, ma subito dopo vengono quelli per l’economia, spesso attribuiti a persone sicuramente colte e molto intelligenti, eppure capaci di scrivere cose a dir poco strane.<br />
Per spiegarmi meglio, porterò ad esempio due fra i molti articoli che nientepopodimenoché Paul Krugman scrive per le maggiori testate del mondo (nella fattispecie The New Youk Times).<br />
Nel primo, “<a href="http://krugman.blogs.nytimes.com/2008/04/22/limits-to-growth-and-related-stuff/?_php=true&_type=blogs&_r=0">Limiti della crescita e roba simile</a>” (22 Aprile 2008) l’illustre accademico afferma che il celeberrimo studio del gruppo dei Meadows è notoriamente carta straccia, ma anziché argomentare la sua affermazione, parla di un precedente modello che sarebbe risultato “spazzatura in ingresso e spazzatura in uscita” ; anche in questo caso senza spiegazione o esemplificazione alcuna, ma semplicemente perché l’autore di tale articolo era un ingegnere e non un economista. In sintesi: ognuno coltivi il suo orto senza ficcanasare in quello del vicino che fa brutta figura.<br />
Ma il livore fra colleghi fa parte dell’etologia accademica da sempre; nessun problema.<br />
La cosa sorprendente viene nel seguito dove, a titolo di esempio di un lavoro viceversa molto serio, cita un ponderoso studio di Nordhaus sui costi delle energie alternative al petrolio (rinnovabili e non), concludendo che, nei decenni, tutte le previsioni tanto economiche che tecnologiche si sono rivelate largamente sbagliate per eccesso di ottimismo. Tant'è che gli anni 2000 si stanno dimostrando molto diversi da come ce li eravamo immaginati 20 o 30 anni fa. Il progresso non si è fermato, dice Krugman, ma ha subito un brusco rallentamento che risulta evidente confrontando quanto avvenuto nel periodo 1908 – 1958 e quanto avvenuto, invece, fra il 1958 ed il 2008.<br />
Ma, mi domando, questa non è la prova provata che la legge dei ritorni decrescenti si applica all'economia globale, esattamente come hanno sempre sostenuto i Meadows, il loro precursori ed i loro continuatori?<br />
Non pago di tale paradosso, Krugman conclude con una frase a dir poco stupefacente:<br />
“Insomma, anche se la i Limiti della Crescita e roba simile degli anni ’70 erano un pasticcio, la storia dell’energia e della tecnologia non supporta davvero un grande ottimismo.”<br />
Che a me pare come dire: “Malgrado Tizio avesse torto su tutto, i fatti gli danno ragione”. O no?<br />
Poiché potrebbe anche trattarsi di un malinteso, ho letto un secondo articolo, molto più recente, sullo stesso argomento: “<a href="http://krugman.blogs.nytimes.com/2014/10/07/slow-steaming-and-the-supposed-limits-to-growth/?_php=true&_type=blogs&_r=0">Navigare lentamente ed i presunti Limiti della Crescita</a>” (7 Ottobre 2014) in cui Krugman spiega che negli Stati Uniti si sta formando una stravagante coalizione politica fra tre soggetti molti diversi: - Destra repubblicana, ostile per principio a qualunque azione in favore del clima; - Sinistra storica, ostile per principio al sistema capitalista; - “Scienziati duri” che pensano di essere più furbi degli economisti. Per inciso, non una parola sul fatto che ci sono anche degli economisti (pochi) che la pensano come gli “scienziati duri”. <br />
Questa eterogenea accozzaglia avrebbe, pare, lo scopo comune di convincere il mondo che la crescita del PIL e quella delle emissioni clima-alteranti sono necessariamente accoppiate.<br />
A dimostrazione di quanto costoro si sbaglino, il Nobel cita l’esempio delle petroliere che, per ridurre i costi, hanno trovato una facile parata: rallentare le navi. Di sicuro non lo avreste mai immaginato, ma diminuendo la velocità i consumi diminuiscono in modo più che lineare! Guarda caso l’argomento usato dai perfidi “hard scientists” che hanno sempre detto di non accelerare troppo perché i consumi salgono in misura più che lineare. Insomma, qualcosa del tipo “Tizio sbaglia a dire che non bisogna accelerare, in realtà bisogna rallentare”. O capisco molto male l’eccellente prosa di Krugman?<br />
Non pago di ciò, il nostro prosegue ammettendo che in questo modo la quantità di petrolio trasportata diminuisce e con essa il PIL, ma niente paura. Basta costruire delle navi in più da mettere a navigare pian piano sulle stesse rotte et voilà: abbiamo ridotto i consumi e le emissioni, facendo nel contempo crescere il PIL. (?!?) Alla faccia dei sofisticati pensatori che non conoscono i processi produttivi reali, l’energia non è che un input fra i tanti ed è quindi sostituibile; in questo caso da più capitale e più lavoro a fronte di meno nafta. <br />
Qualche “hard scientist” potrebbe forse porre domande tipo: Per costruire e manutenzionare le navi non si consuma energia? Più navi in mare non consumeranno più nafta? A chi dovrebbero portare più petrolio, visto che tutti ne stanno comprando meno, tanto che i petrolieri devono rallentare le navi che fino a ieri avevano voluto più veloci? Ma questioni di tanta futilità non vengono nemmeno prese in considerazione e si conclude che questo semplice esempio dimostra incontrovertibilmente come la crescita economica possa benissimo andare a braccetto con la riduzione dei consumi. E, anziché spiegarci come mai questo, almeno finora, non sia mai accaduto, Krugman conclude con la seguente frase: “ Se pensate di aver trovato un argomento profondo che dimostra che questo è impossibile, significa che vi siete intrappolati da soli con le vostre parole”. Cioè: “Chi la pensa diverso da me sbaglia perché io ho ragione.”<br />
A questo punto mi sorge una riflessione. In quattro righe su di un quotidiano costui liquida decenni di lavoro di teste del calibro di Jevons, Georgescu-Roentgen, i coniugi Meadows, Odum, Nash, Daly, Roddier e tantissimi altri; per la maggior parte “hard scientists” (chissà perché?), ma anche economisti. <br />
Ma anche io che sono un pinco pallino qualunque mi permetto di irridere le opinioni di un premio Nobel su di un piccolo blog. Chi di noi due pecca maggiormente di orgoglio?<br />
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<br /></div>
Jacopo Simonettahttp://www.blogger.com/profile/14268136236769367204noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-22900704722630035572014-10-14T15:24:00.002+02:002014-10-15T09:19:34.463+02:00Genova per noi ....... che stiamo in mezzo alla campagna<br />
e abbiamo il sole in piazza pochi giorni<br />
e il resto è pioggia che ci bagna.<br />
<br />
Queste le parole di una canzone di Paolo Conte resa popolare da Bruno Lauzi negli anni '70. Evocativa. C'è Genova, c'è la pioggia che bagna noi, ma porta via loro. Con questo motivo in testa in questi giorni mi chiedevo come sia possibile il ripetersi di queste catastrofi e al tempo stesso il perdurare di un modo di affrontarle totalmente inadeguato. Da parte di tutti, non solo dei politici e dei tecnici, ma anche da parte dell'uomo qualunque. Quello con cui si discute al bar o in treno.<br />
<br />
Cosa rappresenta Genova oggi?<br />
<br />
Quello che rappresentano tutte le altre catastrofi climatiche che avvengono con frequenza sempre maggiore da diversi anni a questa parte. Genova ci ricorda oggi che prima ci sono stati nubifragi seguiti da inondazioni a Imola e nel Gargano (2 morti) in settembre, Refrontolo in provincia di Treviso il 2 agosto (4 morti), in privinvia di Ancona (3 morti) in maggio, in provincia di Pisa e a Modena (1 morto) a gennaio. In Sardegna con 18 morti nel novembre del 2013. Nel 2012 c'era stata la bassa Maremma toscana (6 morti) e nello stesso periodo altre alluvioni in provincia di Massa Carrara (1 morto) e Orvieto.Nel 2011 nella provincia di Messina (3 morti) e sempre quell'anno, in novembre, di nuovo Genova (6 morti). Il 25 ottobre del 2011 nelle Cinque Terre, Val di Vara e Lunigiana (13 morti). In Piemonte nel 2009 ci furono 23 morti e 11 dispersi molte migliaia di sfollati. Fino a Sarno nel 1998 con 159 morti. Si potrebbe continuare il conteggio. Gli eventi sono presi da una lista impressionante che ho trovato su <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_alluvioni_e_inondazioni_in_Italia">una lista delle inondazioni in Italia</a> su Wikipedia. E magari non è completa.<br />
<br />
Si dovrebbe continuare riportando le catastrofi climatiche nel Mondo, spesso molto più mortifere di quelle che abbiamo sofferto in Italia. Ne vengono riportate in tutto il mondo: Australia nel 2012 e nel 2013, in Europa con lo straripamento di grandi fiumi grandi e piccoli, negli Stati Uniti, in Cina e nel subcontinente indiano.<br />
<br />
Cosa hanno in comune tutte queste catastrofi?<br />
1) L'aggravarsi degli effetti del riscaldamento climatico causato dall'uomo, con i fenomeni estremi che aumentano di intensità e frequenza <br />
2) Il fatto che questi fenomeni colpiscono in territorio profondamente modificato dall'urbanizzazione e dalla trasformazione dei biomi naturali per scopi dettati dalle necessità umane, agricoltura, pascolo, industrializzazione, canalizzazioni ecc.<br />
3) In alcune parti del mondo (e in particolare da noi in Italia) l'incuria nella gestione del territorio.<br />
4) La lentezza ad intervenire degli Stati e degli Enti preposti a causa di una crescente complessificazione istituzionale.<br />
<br />
Per quanto riguarda quest'ultimo punto il caso di Genova è tipico. La complessità dei meccanismi necessari per far partire i lavori di riassetto è tale che ci vogliono anni per prendere una decisione che alla fine non viene presa. Tutti i passaggi che hanno finito per rendere il sistema ingestibile sono stati probabilmente introdotti a fin di bene per garantire la libertà di impresa, la trasparenza degli appalti, l'efficienza degli interventi, il controllo sui flussi di denaro ecc, ecc ma alla fine bloccano tutto. E' una legge dei sistemi complessi l'aumento di complessità è un modo di risolvere i problemi, fino ad un certo punto. Superata una certa soglia l'effetto di ulteriore complessificazione è controproducente, ma a quel punto il sistema non può più tornare indietro e, generalmente, si ha una rapida semplificazione involontaria, cioè un collasso. Il Joseph Tainter ha formulato questa legge dei ritorni decrescenti della complessità e l'ha applicata in diversi contesti, dalla caduta dell'Impero Romano all'incidente della Deep Water Horizon nel Golfo del Messico. E' una legge che sia applica sia alle tecnologie, che alle istituzioni.<br />
<br />
Detto questo non ci dobbiamo fossilizzare solo osulle cause prossime, quelle indicate nel punti 3) e 4), ma riflettere informati sulle cause più remote la 1) e la 2) che insieme sono a loro volta l'effetto di un overshoot della nostra specie data da esplosione demografica e consumismo. Generalmente nel dibattito politico ci si ferma alle cause prossime ed è tutto un proliferare di accuse incrociate senza grossi risultati.<br />
<br />
Sarebbe invece il momento di fermarsi a riflettere sul destino della nostra società nel suo complesso, sulla sua sostenibilità ecologica, energetica e sociale.<br />
Certo è più facile prendersela con Renzi perché non ha fatto qualcosa in tempo, con Burlando perché si è parato il culo piuttosto che prendersi delle responsabilità, con le lungaggini della giustizia, con il bizantismo delle procedure, con il sistema delle gare di appalto. Tutte cose dove i più dotati potranno sfoggiare una conoscenza tecnica tanto approfondita quanto inutile. Alla fine ci ritroveremo di nuovo a guardare sbigottiti altre strade trasformate in fiumi di fango, altri mucchi di automobili, altri funerali. Ognuno con le proprie certezze.<br />
<br />
Cosa potrebbe succedere se invece nell'opinione pubblica si cominciasse a considerare altro? E' possibile vivere su un territorio con una popolazione continuamente crescente? Non vi fate ingannare la popolazione italiana non è in calo e se lo è (perché poi nessuno ha realmente i numeri esatti) lo è in misura irrilevante rispetto all'impatto ambientale che essa ha sul territorio. E' possibile continuare a consumare materia ed energia nel modo in cui siamo abituati? Ed è possibile fare questo mentre altri popoli che contano miliardi di altri umani vogliono entrare a far parte del banchetto? Possono gli ecosistemi terrestri sopportare altri decenni di crescita materiale di una singola specie? Ha senso continuare con il mantra della crescita economica quando è chiaro quanto il sole che il problema è la crescita dei consumi e della popolazione, cioè la crescita?<br />
<br />
Ponendosi queste domande si potrebbe anche arrivare a farsi un idea delle cose che ciascuno di noi sia esso sindaco o presidente del consiglio, potrebbe e dovrebbe fare per evitare altri sbigottimenti funerei.<br />
<br />Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-59488172489540174182014-10-12T07:04:00.001+02:002014-10-12T07:04:06.604+02:00La vera causa e il capro espiatorio.Quando si parla di crisi, sia di quella economica che di quella ecologica, ognuno ha una causa preferita. C'è la finanza predatoria, l'euro, le banche, la fed, i cinesi, gli immigranti (i nuovi barbari), i fondamentalisti islamici, le religioni monoteiste in genere, il capitalismo, il libero mercato, il mercato <i>tout court</i>, l'esplosione demografica, la decrescita demografica, l'anidride carbonica, i nitrati, i fosfati, il petrolio, il cambiamento climatico, l'allentamento dei vincoli morali nella società, l'educazione carente, le nuove tecnologie, la mancanza di innovazione, l'eccesso di tecnologia e la sua mancanza, i vincoli alla ricerca, la troppa libertà di ricerca, le disfunzioni dell'amministrazione, quelle del sistema giudiziario, l'eccesso di centralizzazione, l'eccesso di decentralizzazione. Una situazione che ricorda un po' l'enumerazione delle "cause storiche della caduta dell'Impero Romano d'occidente" che si contano a centinaia.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEtOdZH6VyVvjIuI2I2GU1Z2VHli2bgoOLTVa8VFrRGJm9NYRkmyPjIi6dcO1gk_-tAPq8oROEOHP0TSogITbtJuTeT2-NgiO1osBIyuFP4C4GkX1CadgC6QVjmcufWDi6-gZLskcYzzU/s1600/RTR2A6DO_181356.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEtOdZH6VyVvjIuI2I2GU1Z2VHli2bgoOLTVa8VFrRGJm9NYRkmyPjIi6dcO1gk_-tAPq8oROEOHP0TSogITbtJuTeT2-NgiO1osBIyuFP4C4GkX1CadgC6QVjmcufWDi6-gZLskcYzzU/s1600/RTR2A6DO_181356.jpg" height="400" width="281" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La scimmia e la capra.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
In un mondo complesso non potrebbe essere diversamente. Ma il fatto che ciascuno insista su un aspetto particolare rivela la natura monodimensionale e lineare del nostro modo di vedere la realtà. Ogni scelta che facciamo di una particolare causa è una semplificazione tranquillizzante. E' il classico capro espiatorio. Il domidio economico, la scienza, la religione e tutte le altre cause elencate e molte altre, tutte brutte e cattive. Se solo potessimo liberarci di queste catene saremmo tutti bravi e buoni (e probabilmente anche belli) e collaboreremmo, liberi da ogni egoismo, per costruire finalmente il paradiso in terra (senza precluderci la possibilità di entrare poi in quello in cielo, il più tardi possibile).<br />
<br />
Purtroppo non funziona e non ha mai funzionato. C'è qualcosa a monte, nell'hardware, di Homo sapiens. Lo ha evidenziato qualche giorno fa su facebook una mia amica musicista, ma con una solida formazione naturalistica (è possibile), riportando una citazione dell'etologo e primatologo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Frans_de_Waal">Frans de Waal</a> e attualizzandola.<br />
<br />
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}">
“<i>Being both more systematically brutal than chimps and more empathetic than<br />
bonobos, we are by far the most bipolar ape. Our societies are never
completely peaceful, never completely competitive, never ruled by sheer
selfishness, and never perfectly moral.</i>”<br /> ― Frans de Waa.<br />
(Essendo più sistematicamente brutale degli scimpanzé, e più empatici dei bonobo, siamo la scimmia maggiormente bipolare. Le nostre società non sono mai completamente pacifiche ne mai completamente competitive, mai guidate dal puro egoismo e mai perfettamente morali).<br />
<br />
E Flavia Barbacetto commentava. <br />
<br />
"Mentre centinaia di operatori sanitari rischiano la propria vita per
salvarne altre in Africa, un ragazzino di 14 anni giace sul letto di in
un ospedale di Napoli dopo essere stato brutalmente seviziato da altri
esseri umani. L'insolubile dicotomia che grava sulla nostra specie
continua ogni giorno di più a lasciarmi attonita."<br />
<br />
Ecco ora anche io ho la mia causa preferita. So dove sia, ma non so esattamente cosa sia. </div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-82928618954423149052014-10-04T11:04:00.000+02:002014-10-04T11:04:07.420+02:00Divergenza.Mi sembra che ci sia una tendenza in atto alla divergenza delle opinioni e perciò alla radicalizzazione delle posizioni. Da una parte c'è chi vede lo svolgersi di tutte le catastrofi prevedibili e previste: il clima, la sesta estinzione di massa, altre catastrofi ambientali e socio-economiche tutte riconducibili ad un evento: il raggiungimento dei limiti biofisici della crescita umana, cioè l'overshoot, il superamento della capacità di carico, la tracimazione ecologica. Dall'altra parte ci sono coloro che perseguono la e credono nella ripresa del cammino plurisecolare di progresso e sviluppo della nostra specie, considerano la crisi attuale come una delle tante fasi di stasi cui seguirà, grazie all'innovazione tecnologica e politica, una nuova fase di crescita e sviluppo.<br />
<br />
Pessimisti contro Ottimisti.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZ7mTa7s_rf93QYSW3uSW7JqYA4St1tOLNqHn8ENwRfHM2v88N-FSYaJB4lJjZRLYZ2rw4lvhJ3WLbT4yeY6Sh8kD5FyRIRSb0Nq2wALdQ1j_-PXG9Uh1OjWqVakL_4r5LuhWzLR6RLlE/s1600/2013062110pessimismo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZ7mTa7s_rf93QYSW3uSW7JqYA4St1tOLNqHn8ENwRfHM2v88N-FSYaJB4lJjZRLYZ2rw4lvhJ3WLbT4yeY6Sh8kD5FyRIRSb0Nq2wALdQ1j_-PXG9Uh1OjWqVakL_4r5LuhWzLR6RLlE/s1600/2013062110pessimismo.jpg" height="258" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
Nel mezzo vedo, in occidente una massa semiaddormentata di persone che affogano le loro angosce nelle residuali orge del consumismo (cfr IPOD6), nel mondo in via di sviluppo: una massa ancora più grande di formichine idealmente proiettate verso l'impossibile orgia consumista, nei paesi poveri una corsa al si salvi chi può, fra epidemie di Ebola, malnutrizione, miseria, e tentativi di migrazione, che spesso finiscono in fondo al mare, verso i paesi ancora ricchi.<br />
<br />
I Pessimisti vedono il <a href="http://ugobardi.blogspot.it/2014/10/caos.html">caos e la catastrofe</a> avvicinarsi. Gli Ottimisti ribattono con il consueto sorrisino condiscendente che: si ci sono dei problemi, ma è sempre stato così, ed è una presunzione di ciascuna generazione lidea di vivere in un periodo eccezionale. Oltre a credere nell'esistenza della Terra Piatta e Infinita, un luogo nel quale quando si è sfruttato un'area ci si sposta e si comincia a sfruttarne un'altra, credono anche nella Storia Piatta. La realtà storica darebbe ragione alla presunzione di "tutte le generazioni" solo nel secolo scorso l'umanità ha vissuto un paio di catastrofi maggiori: la prima e la seconda guerra mondiale, e solo i nati dopo il 1945 in occidente possono dirsi indenni.<br />
Il Pessimista elenca i segnali negativi, molti, l'Ottimista si butta sui tecnicismi. Il Pessimista parla di proiezioni e l'Ottimista ribatte con i dati attuali, l'unica cosa che conosce insieme a quelli del passato, e per lui il futuro è l'estrapolazione del passato dato che la Storia è piatta.<br />
<br />
Non credo che ci sia un possibile punto d'incontro, una mediazione, possiamo fare tutti gli sforzi, ma le posizioni sono inconciliabili anche quando, e a me capita, si mantiene un livello di dibattito civile.<br />
<br />
Gli Ottimisti hanno, nei confronti della massa, dormiente o freneticamente impegnata, un grande vantaggio: sono ottimisti. Hanno una narrativa vincente perché narcotizzante. <br />
<br />
Purtroppo la capacità di reazione alla crisi che verrà (ah io mi colloco fra i pessimisti quindi do per scontato che si sia in una fase immediatamente precedente al collasso) dipende in gran parte dalla conoscenza dei problemi che la determinano, quelli che i Pessimisti continuano a ripetere da decenni. Non dipende, o dipende in minima parte, da una nuova esplosione di innovazione tecnologica che ci porterà a sostituire il petrolio con il sole e il vento, dipende da quanto sappiamo sul funzionamento degli ecosistemi terrestri e sugli effetti che su questi ha il metabolismo sociale ed economico umano.<br />
<br />
Ma come fare per rendere questo sapere operativo? Come svegliare la massa narcotizzata? Io non ho una risposta perché vedo che anche i tentativi di coinvolgere le persone comuni in un processo virtuoso di transizione verso la sostenibilità, non mobilita che minoranze infime, e non modifica che in modo impercettibile la rotta del Titanic.<br />
<br />
La risposta degli iper-pessimisti la conosco, è facile: "siamo fregati, aspettiamo il collasso", quindi me la potete risparmiare.Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-22030448081247495742014-09-26T07:49:00.001+02:002014-09-26T07:49:35.705+02:00La missione impossibileArchiviata la marcia per il Clima del 21 settembre cosa si può dire?<br />
Chi l'ha organizzata ed è sceso per le strade la considera comprensibilmente un successo. A me 1 milione, o poco meno o poco più, a livello mondiale mi sembra sempre il solito "qualcosa per mille" che sono in grado di mobilitare le cosiddette battaglie ambientaliste a meno che non siano manifestazioni NIMBY (tutti sapete cosa vuol dire).<br />
<br />
Evidentemente l'uomo continua ad essere quello descritto all'inizio de "I limiti dello sviluppo". La maggior parte di noi si occupa di cose che sono vicine nel tempo e nello spazio. Ciò che viene percepito lontano spazialmente o temporalmente ha un "tasso di sconto" molto penalizzante tanto da non avere valore qui ed ora.<br />
<br />
<span data-ft="{"tn":"K"}" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body"><span class="UFICommentBody" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0"><span data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0.$end:0:$0:0">Si
fanno le marce per spingere i governi a spingere l'ONU a stringere un
trattato fra centinaia di nazioni per limitare le emissioni di gas
serra. Una missione impossibile. Ma non si fa nulla per spingere i
governi a riflettere sulla possibilità di adottare un'agenda demografica
in relazione alle risorse disponibili. Nessuno che chieda ai governi e
ai parlamenti di riflettere sulla capacità di carico dei propri
territori. O, se vogliamo, sulle possibili diverse capacità di carico che si possono prevedere in funzione di uno sviluppo tecnologico possibile e l'inevitabile progressivo declino della qualità di molte risorse essenziali.
Dell'impronta ecologica rimane sempre e solo il Consumo e la Tecnologia.
Quest'ultima spesso in posizione ambivalente, perché in quanto motore
di efficienza riduce l'impatto, anche se ha storicamente aumentato i
consumi. Mentre sul consumo la maggior parte degli ambientalisti ha una atteggiamento moralista riassunto nella definizione stessa della società consumista. </span></span></span><br />
<br />
<span data-ft="{"tn":"K"}" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body"><span class="UFICommentBody" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0"><span data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0.$end:0:$0:0">La popolazione è, direbbero le persone uscite dalle scuole di studi sociali ed economici, un dato esogeno. Non
modificabile. </span></span></span><br />
<br />
<span data-ft="{"tn":"K"}" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body"><span class="UFICommentBody" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0"><span data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0.$end:0:$0:0">Si tratta di uno scotoma culturale che, quando viene
evidenziato, provoca reazioni irritate o elucubrazioni giustificative da
parte di persone con diversa ideologia, religione ed etnia. </span></span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiV5UJYkwLPo-9lVKZrLDrnd2sp5SnKqUzvbsA90P_mW4Ulxi-DTFwEr6Bm6PP0yrMW-Onjs09ZvwHWbFOCrH6xcPbPj0m9yEu9L_zVBKLaSod4lSxK0Yq2RCf9_f0OAWY3ezYa1TH2Y9w/s1600/double-womb.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiV5UJYkwLPo-9lVKZrLDrnd2sp5SnKqUzvbsA90P_mW4Ulxi-DTFwEr6Bm6PP0yrMW-Onjs09ZvwHWbFOCrH6xcPbPj0m9yEu9L_zVBKLaSod4lSxK0Yq2RCf9_f0OAWY3ezYa1TH2Y9w/s1600/double-womb.gif" height="333" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<span data-ft="{"tn":"K"}" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body"><span class="UFICommentBody" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0"><span data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0.$end:0:$0:0">La natalità
non si tocca. Per i cattolici c'è sicuramente il fatto che si va a
sfruculiare il tabù del sesso. Per i liberali c'è il tabù
dell'intromissione nelle libertà individuali, per i comunisti il mito
della massa buona, intelligente e operosa, e in tempi recenti anche
eco-sostenibile, che si genera dalla liberazione dall'odiato
capitalismo. Per gli islamici estremisti c'è il bisogno, in mancanza di
tecnologie adeguate, di combattere la jihad con la population womb (Cit.
Arafat, che non era islamico, ma il concetto è chiaro). I mussulmani
non estremisti, ed evoluti, sono, forse, i meno peggio perché non hanno
il tabù cristiano della separazione fra piacere sessuale e procreazione.
E poi ci sono i paesi di cultura confuciana che sono assai meglio su
questo tema. Almeno lo hanno affrontato. Per qualche motivo, a me non
del tutto chiaro, ho incontrato resistenze perfino da parte degli Atei
Agnostici Razionalisti quando gli ho proposto un Malthus day. Malthus è
anatemizzato per sempre da tutti.</span></span></span><br />
<br />
<span data-ft="{"tn":"K"}" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body"><span class="UFICommentBody" data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0"><span data-reactid=".3f.1:3:1:$comment10204932173130043_10204954849616941:0.0.$right.0.$left.0.0.1:$comment-body.0.$end:0:$0:0">Ma non dimentichiamoci che Malthus deve essere ricordato non perché le sue previsioni a breve sono risultate sbagliate, ma perché ha evocato la possibilità di un overshoot ecologico che, puntualmente, superata l'ubriacatura da combustibili fossili si sta ripresentando con gli interessi, sotto forma della stessa combinazione proposta da Malthus, popolazione vs risorse disponibili. </span></span></span>Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-38343395976499709172014-09-16T21:50:00.001+02:002014-09-16T21:50:57.693+02:00Ucraina e dintorni.<i>Jacopo Simonetta</i><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMywYddsFWMDZ0nk-oISAXC_kR2BVvOobuAP8-Dd5QRk00P7d-PZJwRO01Smmfs8ZYuIu4JF78_HUNurkMGnaMCUJB9KtcfGV_ijk5vfPIGLcgpzVZzNYXHnphtkN98FQvAZgxbYpbZws/s1600/151_Ukraine.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMywYddsFWMDZ0nk-oISAXC_kR2BVvOobuAP8-Dd5QRk00P7d-PZJwRO01Smmfs8ZYuIu4JF78_HUNurkMGnaMCUJB9KtcfGV_ijk5vfPIGLcgpzVZzNYXHnphtkN98FQvAZgxbYpbZws/s1600/151_Ukraine.jpg" height="200" width="160" /></a>La guerra provoca forti e spesso insane reazioni e quella in corso in Ucraina non fa eccezione. Così, invece di sostenere le ragioni degli uni o degli altri, vorrei qui attirare l’attenzione su di una serie di aspetti ed implicazioni che la stampa tende a trascurare. L’elenco non sarà certamente esaustivo, né si pretende di conoscere come davvero stiano le cose; tanto meno come si evolveranno. Semplicemente, l’intento è di proporre degli argomenti di riflessione.<br />
Premessa ad ogni ragionamento dovrebbe essere un dato fondamentale e totalmente ignoto: Come andranno a finire le cose sul campo? <br />
Personalmente, credo che sia realistico ipotizzare che questa fase acuta si concluderà su di una linea del “cessate il fuoco” che diventerà una frontiera di fatto, anche se mai formalmente riconosciuta. Gli impatti di una tale situazione sul resto del mondo dipenderanno poi molto da quanto i vari governi coinvolti risulteranno dipendenti dai rispettivi partiti nazionalisti. Potrebbe infatti risultare una situazione alla “georgiana” in cui, superata la fase acuta, si ristabiliscono relazioni quasi normali, perlomeno fra i paesi non direttamente coinvolti; oppure “alla coreana”, con un vero e proprio fronte di guerra, sia pure congelato a tempo indeterminato.<br />
Molti altri sono gli scenari possibili, ma credo che qualcosa di questo tipo sia molto probabile e su questa ipotesi si basano le speculazioni che seguono.<br />
<br />
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Si può discutere all'infinito sul perché questo non sia accaduto e su chi ne abbia la responsabilità maggiore, ma il fatto per me saliente è che una soluzione condivisa da quasi tutti (probabilmente anche in Ucraina) è definitivamente tramontata non tanto per la cosa in sé, quanto per i mezzi utilizzati per raggiungere tale scopo. Mezzi che stanno ingabbiando tutti in un gioco delle parti sempre più vincolante. Una situazione estremamente pericolosa perché facilmente può condurre i governi ad azioni molto più drammatiche di quelle inizialmente pianificate.<br />
Un secondo gruppo di questioni è rappresentato da come questa crisi stia ridisegnando le mappe geopolitiche del mondo.<br />
Da un lato abbiamo l’Europa che, fedelissima alla sua tradizione, si presenta all'ennesimo appuntamento con la storia divisa e sbandata. In prima, grossolana approssimazione possiamo individuare quattro partiti: Il primo comprende soprattutto i paesi baltici, la Polonia, gli scandinavi e l’Inghilterra che propongono un intervento deciso, foss'anche militare. Il secondo ha il suo vessillifero nella Germania, che vorrebbe in tutti i modi salvare i suoi ottimi rapporti commerciali con la Russia. Il terzo comprende invece l’Ungheria (oltre a parte dell’opinione pubblica euro-occidentale) che tifa apertamente per Putin, sperando in una sua vittoria come prodromo di rischieramento dei paesi europei sotto l’egida del Cremlino. Infine il quarto partito comprende paesi che, come l’Italia, vorrebbero dare la priorità agli interessi commerciali, ma non osano dirlo. <br />
Tutto ciò influenza, ovviamente, i rapporti fra i governi UE. Negli anni scorsi la Germania, forte del suo prestigio politico e della sua forza economica, ha assunto una sorta di leadership informale in seno all’Eurogruppo, ma il degenerare delle situazione alle frontiere orientali dell’Unione ne stanno erodendo il prestigio e rinforzano i ranghi di coloro che sono insofferenti di tale primato e delle politiche che ne derivano. Si giungerà ad un isolamento del governo Merkel,. ad un cambio di leadership e, dunque, di indirizzo politico dell’EU? Possibile, ma comunque di limitata rilevanza globale poiché l’Europa ha perduto negli anni ’90 l’occasione per costruirsi una politica autonoma. Man mano che le crisi (politiche e militari all'estero, economiche e sociali all'interno) si aggravano, gli spazi di manovra si restringono e la posta si alza. Ne consegue che la cronica divisione degli europei e la loro completa dipendenza militare dagli USA ci stanno rapidamente riportando ad una situazione di totale sudditanza da una potenza straniera che, però, non è più l’America vincente della seconda metà del XX° secolo, bensì la potenza in declino della prima metà del XXI. Di qui il desiderio di alcuni di abbandonare una barca che fa evidentemente acqua per saltare su di una che, affondata 30 anni fa, sta oggi cercando di recuperare parte dell’impero perduto con una politica di potenza finanziata perlopiù cedendo la più strategica delle sue risorse (l’energia) a paesi che ostacolano tale intento, pur non esitendo a finanziarlo. <br />
Sul piano economico, conosciamo la melma “postpicco” in cui si dibatte l’Europa e certamente il peggioramento delle relazioni con la Russia non può che aggravare la situazione nel breve termine, ma sulla tanto temuta eventualità di un taglio delle forniture energetiche pesa il semplice fatto che l’economia russa dipende da quella europea ancor più di quanto quella europea non dipenda da quella russa. Un fatto questo molto positivo perché, indubbiamente, rappresenta un freno per tutti gli attori coinvolti. <br />
Un fatto curioso a questo proposito è che, mentre ha avuto molta eco l’offerta del tutto immaginaria degli USA di fornire all'Europa il gas attualmente comprato in Russia, pochissima eco ha ricevuto l’analoga proposta avanzata dall'Iran. Una proposta questa difficile, ma certamente meno fantastica di quella americana. Ma, soprattutto, una proposta che, incrociandosi con le trattative sul nucleare e con le vicende belliche in Medio Oriente, potrebbe contribuire a modificare molti degli equilibri-chiave storicamente consolidati.<br />
Veniamo quindi agli USA che hanno sempre lavorato per indebolire la costruzione europea e che, in questi ultimi anni, hanno attaccato massicciamente la nostra moneta per sostenere la loro. Di fronte al degradarsi della situazione in uno scacchiere che si credeva stabile, si trovano improvvisamente nella situazione di avere di nuovo bisogno degli europei. Politici abili potrebbero sfruttare quest’opportunità, ma dubito che ce ne siano. Indipendentemente da ciò, gli USA si trovano di fronte al fatto che non potranno affrontare gli enormi costi connessi con il mantenimento dello status di “unica iper-potenza mondiale” conquistato nel 1989 ancora per molto. Naturalmente lo negano, ma lo sanno benissimo. Solo che la loro scelta di un’alleanza strategica con la Cina si è rivelata un boomerang ed il colosso asiatico, adesso che si sente abbastanza sicuro del fatto suo e che a sua volta è messo alle strette dagli effetti globali del “picco di tutto”, non nasconde più le sue mire imperialistiche. Mire che, necessariamente, potranno essere soddisfatte solamente sottraendo “province” al fatiscente impero americano.<br />
Di qui la strategia di Obama, tesa a spostare il fulcro dell’azione politico-militare americana in Asia; strategia messa a dura prova dall'esplodere contemporaneo della duplice crisi in Ucraina ed in Medio - Oriente (collegate fra loro tramite il possibile ruolo dell’Iran in entrambe)<br />
E veniamo alla Russia. Se da un lato l’opposizione filo-occidentale è stata praticamente silenziata dagli arresti degli anni scorsi e dall'attuale ondata di popolarità di Putin, dall'altro il presidente si trova oramai legato alle fazioni più fortemente nazionaliste dell’opinione pubblica. Una situazione che al momento gli conferisce grande forza, ma che ne vincola moltissimo le possibilità di manovra. <br />
Un altro fatto interessante è che, mentre smantella le organizzazioni filo-occidentali sul suo territorio, Putin sta attivamente cercando di ricreare una rete di gruppi politici a lui favorevoli in Europa. Niente di nuovo, né di diverso da quello che fanno i paesi occidentali in Russia; la novità è semmai che, mentre tradizionalmente i sostenitori del Cremlino in occidente erano i partiti di matrice marxista, oggi il governo russo sta stringendo alleanze con partiti come lo Yobbik, Forza Nuova, Front National, Alba Dorata ecc., unici ospiti occidentali all'importante convegno promosso dal governo russo, guarda caso a Yalta.<br />
Un altro dato su cui riflettere è che l’attuale crisi ucraina è nata dalla politica idiota di Yanukovich in merito all'adesione all'Unione Euroasiatica; progetto geopolitico su cui Putin aveva fondato tutta la sua strategia di lungo termine. Ma all'Unione Euroasiatica per adesso hanno aderito solo due paesi: la Bielorussia ed il Kazakistan, i quali hanno però posto una serie di condizioni che il governo russo non deve aver gradito: in particolare la piena libertà di intrattenere qualsiasi rapporto commerciale con qualsiasi altro partner e possibilità di uscire dall'accordo; ma soprattutto l’esclusione dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud dal trattato (paesi che peraltro nessuna delle repubbliche ex-sovietiche ha riconosciuto, come del resto nessuna ha per ora riconosciuto l’annessione della Crimea). Mentre la Bielorussia gioca il ruolo del mediatore politico e, soprattutto commerciale, fra Nour Sultan e Putin sono già volate reciproche minacce, neanche troppo velate. Un fatto importante perché mentre la Bielorussia è un paese sfinito, come l’Ucraina, il Kazakistan sta cavalcando l’onda del suo petrolio scadente e costoso, ma pur sempre relativamente abbondante.<br />
Un aspetto del puzzle che ci porta a considerare gli aspetti energetici della crisi. Oltre alla citata questione delle forniture di gas all'Europa, si è data molta enfasi all'accordo di fornitura di gas siberiano alla Cina. In realtà, dietro la fumata propagandistica per il momento c’è ben poco arrosto: i quantitativi sono minimi rispetto a quelli venduti in Europa e provengono da giacimenti comunque troppo lontani per raggiungere l’EU. In effetti, era una trattativa già avviata e la crisi ucraina ha permesso ai cinesi di spuntare un prezzo migliore, mentre hai russi ha dato un buon argomento per la loro propaganda interna ed estera.<br />
Rimane però vero che, in una prospettiva di medio periodo, la Cina potrebbe davvero diventare il mercato principale dell’energia russa, lasciando “al buio ed al freddo” un Europa sempre più avvitata fra crisi socio-economica, incapacità politica e risorgere di nazionalismi. <br />
Sarebbe un’impresa lunga e costosa, ma probabilmente possibile, soprattutto perché potrebbe fornire alla Cina la possibilità di giocare il ruolo di “terzo che gode fra i due litiganti”. Infatti, una simile evenienza lascerebbe la Russia totalmente dipendente da un vicino che anziché un “un nano politico e gigante economico” in via di ridimensionamento, sarebbe una potenza imperiale emergente con concrete possibilità egemoniche sul buona parte del pianeta. E’ vero che la crisi “postpicco” globale ha già segnato anche la Cina e che tale situazione non potrà che peggiorare, ma è anche vero che altri stanno facendo di tutto per accelerare il proprio declino, cosicché la posizione cinese potrebbe anche migliorare in rapporto alle altre potenze, almeno per un certo periodo. E certamente satellitizzare la Russia potrebbe essere un’ottima carta per la Cina. A questo proposito, viene da ricordare il fatto che poco più di un secolo fa la Cina fu facilmente soverchiata perché, certa della sua grande potenza storica, sottovalutò grossolanamente le capacità delle potenze allora emergenti. Oggi alcuni fra i vincitori di allora stanno probabilmente facendo l’errore eguale e contrario ed i russi sono probabilmente fra questi.<br />
In conclusione, è presto per dire se tornerà una sorta di “Guerra Fredda, n.2”, ma di sicuro la frattura fra occidente e Russia c’è stata e probabilmente non sarà sanata presto; è anzi possibile che col tempo tenda ad allargarsi ancora. Ciò cambierà gli equilibri e le alleanze a livello mondiale. In occidente, probabilmente favorirà la crescita dei partiti di estrema destra e nazionalisti, ma potrebbe anche ricompattare buona parte dell’opinione pubblica moderata attorno ad un Patto Atlantico oggi quanto mai sbiadito. In fondo, la paura di un nemico esterno (prima nazista e poi comunista) ha avuto un ruolo fondamentale nel compattare e far funzionare le democrazie occidentali per buona parte del XX secolo. Un ottimista potrebbe anche spingersi a pensare che tale situazione potrebbe indurre europei ed americani ad abbracciare finalmente una decisa politica di riduzione dei consumi energetici e di sviluppo di energie rinnovabili effettivamente funzionali. Un pessimista potrebbe invece pensare che la situazione indurrà i governi a lanciare anche in Europa avventure suicide come il fracking e simili, ma in ogni caso i progetti di sfruttamento commerciale dell’Artico subirebbero una brusca fermata ed almeno questa potrebbe essere una buona notizia.<br />
Inoltre, sarebbe la fine della globalizzazione, col il ridisegnarsi delle rotte commerciali e migratorie su basi principalmente politiche anziché esclusivamente commerciali. Un terremoto che travolgerebbe molte imprese, ma che potrebbe anche aprire delle nicchie per attività economiche meno ciecamente distruttive di quelle oggi di moda. <br />
In sintesi, questa crisi sta indebolendo contemporaneamente l’Europa e la Russia a vantaggio di USA e Cina. Se la situazione non si alleggerirà rapidamente, l’effetto principale sarà infatti che entrambi vedranno crescere la loro dipendenza da potenze “tutelari” sempre più disperatamente alla ricerca di risorse e di spazi politici da sfruttare per rallentare il proprio declino (USA) o per rilanciare la propria scalata all'egemonia globale (Cina). Entrambi hanno già ampiamente dimostrato di essere dei validi alleati contro minacce provenienti da altri “imperi”, ma anche di non esitare a sacrificare le proprie provincie quando questo gli sia utile. In altre parole, questa crisi indebolisce tutti a vantaggio del dipolo USA-Cina, due potenze divise su tutto, eppure visceralmente interdipendenti.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHj_RKqES3ZYcG8JvAPt72EVwBtV_-pa9uhgN_pd6nWmUSoYIPt6ezppE74tfxdukedAwnEJsih6sLHHRyMe4jLXn3BBmv_QBjQprI6S-gV4_RRClkGVQdfs_oEBQsxg_38WeJwE6mgho/s1600/Kal-econ-cartoon-11-12-09-web-e1354856833420.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHj_RKqES3ZYcG8JvAPt72EVwBtV_-pa9uhgN_pd6nWmUSoYIPt6ezppE74tfxdukedAwnEJsih6sLHHRyMe4jLXn3BBmv_QBjQprI6S-gV4_RRClkGVQdfs_oEBQsxg_38WeJwE6mgho/s1600/Kal-econ-cartoon-11-12-09-web-e1354856833420.jpg" height="202" width="320" /></a></div>
Chi vivrà vedrà.<br />
<br />Jacopo Simonettahttp://www.blogger.com/profile/14268136236769367204noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-67134391862768244802014-09-07T10:55:00.000+02:002014-09-07T10:55:10.993+02:00Pensierino della domenica.<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}">Sentire
la rassegna stampa ogni mattina conferma la mia opinione secondo cui le
classi dirigenti politiche, imprenditoriali, sindacali, accademiche,
culturali, etniche e religiose non hanno ancora capito in quale genere
di crisi siamo. </span><br />
<br />
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}">Mi rendo conto anche che la mia opinione non è né
modesta né, tantomeno, umile. "Proprio te hai capito?". E' un problema
che mi pongo ogni giorno davanti allo specc<span class="text_exposed_show">hio.
Il fatto lo spiega molto bene il passaggio di un libro che ho letto
recentemente: "<a href="http://www.edizioniambiente.it/libri/1032/natura-in-bancarotta/">Natura in bancarotta</a>" scritto da Wijkman e Rocktroem. Il
secondo autore è un accademico svedese che da decenni si occupa di
sostenibilità e ha fondato lo <a href="http://www.stockholmresilience.org/">Stockholm Resilience Center</a>, una
istituzione interdisciplinare e transdisciplinare in cui si elabora
strategie e visioni per un mondo sostenibile. </span></span><br />
<br />
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show">Bene, Rockstroem ad un
certo punto parla della difficoltà di trovare sia naturalisti che
umanisti che abbiano una visione sistemica. Questa è, testualmente, il passaggio:</span></span><br />
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show"><br /></span></span>
<pre wrap="">Da direttore di due organizzazioni che si occupano di sostenibilità e resilienza
afferma: "devo faticare per trovare e assumere scienziati che comprendano appieno
le dimensioni sociali del loro lavoro, o economisti, politologi, antropologi, filosofi che capiscano appieno le dinamiche complesse del sistema biochimico del nostro pianeta.
Siamo ad un passaggio cruciale della storia dell'umanità: è ora di ammettere che la scienza, in base alla quale vengono prese molte delle decisioni che cambieranno il corso dello sviluppo umano, non si basa su soluzioni sistemiche."
</pre>
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show"><br /></span></span>
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show">La nostra società ha
selezionato in funzione del grado di specializzazione. Negli anni
cinquanta in un testo ormai dimenticato di futurologia ecologica e socioeconomica: "il
futuro è già cominciato", Robert Jungk (L'autore anche del più noto "Lo stato Atomico")
diceva che c'era bisogno di generalisti più che di specialisti. <b>Da
allora ad oggi solo lo specialismo è stato premiato</b>. Forse non è colpa
di nessuno, il sistema funziona bene finché i flussi di energia e materia
dalla natura alla società sono facili e abbondanti e la natura è in
grado di accogliere e metabolizzare senza grosse perturbazioni i rifiuti
delle nostre attività. </span></span><br />
<br />
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show">In un simile ambiente l'innovazione e lo sviluppo tecnologico incrementano efficacemente l'efficienza del sistema e i problemi, quando ci sono (e spesso ci sono) passano inosservati o possono essere trascurati. </span></span><br />
<br />
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show">Quando invece, come sta succedendo in questo
inizio secolo, il flusso di energia e materia diventa viscoso e i
cascami si accumulano nell'ambiente; come accade con la CO2 in
atmosfera, i nitrati e i fosfati nel suolo e nei bacini idrici, la
plastica nei giri oceanici, gli inquinanti tossici di origine sintetica
nei suoli e negli organismi ecc, cresce il bisogno di una visione
sistemica che è invece totalmente assente. Al tempo stesso la rincorsa tecnologica diventa sempre più inefficace a causa del noto (ma in certe circostanze ingnorato) principio dei rendimenti marginali decrescenti. Man mano che il sistema diventa più complesso trovare vie di uscita tecnologiche diventa più difficile e costoso. Il principio ha riscontri in ecologia, economia e termodinamica, ma nessuno ha il coraggio di tirare le somme: la tecnologia può ancora vincere qualche battaglia, ma ha perso la guerra.</span></span><br />
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show"><br /></span></span>
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show">La tecnologia si applica a migliorare l'efficienza dei sistemi, ma se il sistema è sbagliato aumentarne l'efficienza è inutile.</span></span><br />
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show"> </span></span><br />
<span class="userContent" data-ft="{"tn":"K"}"><span class="text_exposed_show">C'è un aggravante che riguarda le classi dirigenti, coloro che per
ragioni di capacità e/o fortuna hanno ottenuto risultati eccelenti
nell'ambiente culturale iperspecialistico che si è solidificato nei
secoli scorsi, vengono chiamati a risolvere problemi di cui sono tanto
all'oscuro quanto l'uomo della strada, con l'aggravante di
essere dotati di un'autostima debordante che li rende ciechi rispetto a
qualsiasi limite culturale possano avere. Un affare serio.</span></span>Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-12589947142701981292014-09-06T17:51:00.000+02:002014-09-06T17:51:08.406+02:00Il paese degli elefanti.Ho scritto questo libro per due motivi, il primo motivo, quello scatenante è la reazione nei confronti di coloro che vorrebbero far passare un interesse privato e circoscritto per un interesse generale. Qui parlo ovviamente dei vari agenti di <i>public relations</i> delle compagnie petrolifere a cominciare dall'ex presidente del consiglio Romano Prodi che in diversi interventi ha sostenuto che procedere ad estrarre (cioè a far estrarre dai suoi amici petrolieri) le ultime gocce di petrolio e le ultime bolle di gas nel nostro sottosuolo è di grande importanza strategica per l'economia del paese. La seconda ragione per cui ho scritto è che ad un certo punto, dopo un po' di anni che uno studia, o cerca di comunicare quello che ha studiato o si sente inutile. Quindi la <i>querelle</i> sulle riserve italiane è stata in fondo per me una scusa per parlare dei limiti delle risorse petrolifere e rinnovare il dibattito sulla base energetica della nostra società affermando che, come ha detto qualcuno, è meglio abbandonare il petrolio prima che lui abbandoni noi.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNYNgWJGw1Ij98ewBoqX63O6N9FMf11mAWCGftI-CFWSbUiyvdURsFRPEUIorVmQwzLf7V279OeWwL792m_IT1ZsGjdDzR2WIZeT5L3rfS3E-si2rCxCRn_94tWMiutPSq6FmanC0WFzE/s1600/Il_paese_degli_e_540a0ce07f534.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNYNgWJGw1Ij98ewBoqX63O6N9FMf11mAWCGftI-CFWSbUiyvdURsFRPEUIorVmQwzLf7V279OeWwL792m_IT1ZsGjdDzR2WIZeT5L3rfS3E-si2rCxCRn_94tWMiutPSq6FmanC0WFzE/s1600/Il_paese_degli_e_540a0ce07f534.png" height="320" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><em>…dire che in Italia abbiamo quantità ingenti di idrocarburi, è come
dire che l’Italia è il paese degli elefanti perché ci sono due elefanti
allo zoo di Pistoia e altri 4 o 5 sparsi nei circhi. Non è così! E’ una
frottola.</em></td></tr>
</tbody></table>
<br />Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-34223824911478498812014-07-20T00:27:00.000+02:002014-07-20T21:36:48.713+02:00Un film già visto tante volte, ma come andrà a finire?<!--[if gte mso 9]><xml>
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<br />
<div class="MsoNormal">
Di Jacopo Simonetta. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
Mentre fra Israele e Palestina si replica un tragico film
già visto chissà quante volte, sempre uguale, anche sulla stampa nostrana si
rilancia la polemica fra chi tifa per gli uni e chi per gli altri; su chi sia
più colpevole o su chi sia l’aggredito e chi l’aggressore, ecc.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Tutti argomenti che penso sia del tutto
inutile discutere in quanto ognuno ha già le sue idee ben radicate </div>
<div class="MsoNormal">
Piuttosto, credo che potrebbe essere interessante fare
qualche illazione su come andrà a finire.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Non questa puntata, ché probabilmente finirà come tutte le precedenti;
bensì su come finirà la serie.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Voglio
dire: continuerà così in eterno?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Oppure
ad un certo punto cambierà qualcosa e sarà trovato un accordo vero? <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Oppure uno dei due contendenti riuscirà ad
annientare l’altro?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ed in questo caso,
presumibilmente chi dei due?</div>
<div class="MsoNormal">
Come sempre quando si cerca di sbirciare attraverso le
nebbie del futuro la probabilità di azzeccarci è minimale; queste righe
vogliono quindi essere solamente uno spunto per riflettere su alcuni aspetti
della questione normalmente trascurati.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Non un pronostico.</div>
<div class="MsoNormal">
Gli elementi in gioco sono tantissimi, ma forse i principali
sono: forza militare, forza politica, forza economica.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Allo stato attuale sappiamo quali sono, ma sarebbe
interessante capire come l’evoluzione in corso nel sistema globale modificherà
lo scenario in questione.</div>
<div class="MsoNormal">
Per prima cosa diamo dunque un’occhiata all’attuale forza relativa
dei due contendenti.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal">
Sul piano militare, Israele dispone di uno dei migliori
eserciti del mondo, mentre dall’altra parte si schierano alcune migliaia di
miliziani, perlopiù combattenti altamente motivati ed ottimamente addestrati,
ma niente di neppur lontanamente comparabile con le forze cui si oppongono.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Teoricamente la guerra dovrebbe risolversi
nel giro di pochi giorni ed invece va avanti da decenni.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Come è possibile?</div>
<div class="MsoNormal">
Un primo tassello di questo puzzle è rappresentato dal tipo
di forze che si contrappongono.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Nel
tempo, Israele si è dotata di una forza militare studiata e strutturata per
combattere e vincere una guerra convenzionale con i paesi confinanti.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma si trova a combattere una guerra non
convenzionale in cui la componente politica è predominante su quella
militare.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Semplicemente non possono utilizzare
che una parte minimale del loro potenziale bellico perché in un ambiente urbano
compatto come Gaza questo significherebbe migliaia e non diecine di morti al
giorno; quasi tutti civili.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Se anche
volessero (e non è detto che lo vogliano), non possono farlo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>I loro stessi alleati glielo impedirebbero.</div>
<div class="MsoNormal">
Dall’altra parte, Hamas (come nel recente passato e forse in
futuro Hezbollah) non ha alcun bisogno di centrare qualche obbiettivo
minimamente rilevante.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Solo il fatto di
continuare a sparare dei razzi contro un avversario smisuratamente più potente
gli assicura la vittoria politica e morale.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Anche se i loro razzi fanno dei buchi per terra o poco più.</div>
<div class="MsoNormal">
Altra asimmetria importante è il rapporto con i civili,
propri ed altrui.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Da parte israeliana
vige la necessità di garantire la completa sicurezza dei propri cittadini.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non era così ai tempi in cui i Kibbuzin
andavano nei campi con il fucile ad armacollo, ma oggi l’uccisione di un solo
israeliano è giudicata un fatto inammissibile e vincola il <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>governo a reazioni anche spropositate.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>D’altronde, se l’uccisione di civili
palestinesi è entro certi limiti tollerata dalla comunità internazionale, non
c’è dubbio che ogni singolo caduto da parte palestinese favorisce Hamas a tutti
i livelli, sia interni che internazionali.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Paradossalmente, mentre per il governo israeliano ogni singolo civile
ucciso (proprio od altrui) è un colpo politico, per i suoi avversari più gente
muore (propri a ed altrui) e maggiore è il vantaggio politico e di immagine che
ne ricavano.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Molti commentatori
sostengono anzi che le milizie palestinesi usino scientemente i propri civili
come ostaggi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Di fatto funziona così ed
è una cosa vista anche in altri contesti, ma non darei per certo che sia un
fatto voluto. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Del resto, durante gli
scontri fra Hamas e Al Fatah (2006-2007) la percentuale di civili uccisi fu
ugualmente molto alta, malgrado non vi fosse alcun interesse politico in tali
morti.</div>
<div class="MsoNormal">
Comunque sia, sul piano militare Israele <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non ha la minima possibilità di soperchiare
una volta per sempre il nemico; mentre le milizie islamiste non possono neppure
ingaggiare seriamente il nemico.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Dunque
una situazione di sostanziale stallo, malgrado l’enorme disparità di forze in
campo.</div>
<div class="MsoNormal">
Sul piano politico, ho la netta impressione che siano
lontani i giorni in cui i governi Rabin e Peres davano l’impressione di cercare
davvero un ragionevole compromesso.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La
tecnica arafattiana di trattare fino alla soglia di un accordo per poi mandare
tutto a monte e ricominciare daccapo è stata efficace nel portare a Gerusalemme
governi più o meno legati all’estrema destra religiosa ebraica, cosa che a sua
volta ha molto favorito la popolarità delle fazioni estremiste in campo
avverso.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non so se sia stato voluto, ma
di fatto l’effetto è stato quello di consegnare entrambi i popoli a delle
classi dirigenti che hanno tutto l’interesse a mantenere uno stato di
belligeranza cronico che assicura ad entrambi il mantenimento del rispettivo
potere.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In sintesi, il migliore alleato
politico di Netanyahu è Haniyeh e viceversa. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Una situazione comune anche in altri
contesti.</div>
<div class="MsoNormal">
Sul piano internazionale, entrambi i contendenti godono di
protezioni potenti, ma molto più intricate di quanto non lasci credere la
stampa corrente in quanto molti soggetti (governi e non) sostengono contemporaneamente
più d’una tra le fazioni in causa e su entrambi i fronti.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma soprattutto le potenze che sostengono i
contendenti ne vincolano anche, in una certa misura, l’operato. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Dunque, anche su questo piano, nessuna delle
due parti ha la minima possibilità di rovesciare l’altra.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non può Hamas perché non ne ha la forza; non
può Israele perché i suoi alleati più vitali non glielo permetterebbero.</div>
<div class="MsoNormal">
Esiste però un altro piano rilevante: quello economico.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Anche in questo caso a prima vista non c’è
confronto possibile fra uno stato dotato di un’economia pienamente
industrializzata ed un’organizzazione politico-militare che tira avanti con le
rimesse degli emigrati, le tasse che riesce ad esigere da una popolazione perlopiù
poverissima ed aiuti da paesi terzi che perseguono comunque scopi diversi da
quelli che si pongono i principali contendenti in campo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Eppure, proprio su questo piano è Hamas ad
avere in mano le carte di migliori.<span style="mso-spacerun: yes;"> Anche se oggi dei missili di media gittata hanno sostituito (o integrati) </span>i
razzi Qassam, ordigni rudimentali
estremamente imprecisi, con cui Hamas ha bersagliato il territorio nemico per anni, il fuoco proveniente da Gaza è ancora molto più economico ed efficace nel provocare una
reazione che si manifesta invece con sistemi d’arma spaventosamente costosi sia
d’acquisto, che di uso.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Un solo missile
del sistema “iron dome” costa probabilmente molto di più di tutti i razzi
sparati da Hamas nella sua storia, per non parlare dell’oltre 1 miliardo di
dollari che ne è costato il suo sviluppo.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>E lo stesso dicasi per i costi relativi al far volare un F-16, il costo
del munizionamento impiegato, ecc.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Tutto ciò è importante perché porta un notevole contributo al debito
pubblico dello stato ebraico (circa il 75% del PIL).</div>
<div class="MsoNormal">
Questo ci porta alle prospettive.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Senza entrare qui in dettagli, lo scenario
globale in cui questo conflitto si inserisce è quello “postpicco” cui è
dedicata una vasta letteratura cui si rimanda.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>In estrema sintesi: riduzione quali/quantitativa delle risorse
energetiche con conseguente peggioramento delle condizioni economiche a livello
globale, ma in modo non uniforme per i vari paesi e per le diverse classi
sociali, con conseguente crescita delle tensioni politiche, sociali e
militari.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Contemporaneamente,
peggioramento complessivo delle condizioni ecologiche del Pianeta, con
particolare riguardo al clima, alla produzione di cibo, alla disponibilità di
acqua ed alla pescosità degli oceani.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Un
quadro di questo tipo che influenza potrebbe avere sul conflitto
israelo-palestinese?</div>
<div class="MsoNormal">
Israele è uno fra gli stati a più alta densità di
popolazione del mondo (365 ab/kmq nel 2012), oltre che uno fra quelli a più
alto input tecnologico ed energetico; per sopravvivere dipende totalmente dal
commercio con l’estero e largamente da aiuti economici da paesi (principalmente
dagli USA) che versano a loro volta in situazioni economiche certamente non
floride, con tendenza al peggioramento.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Anche senza la guerra, è molto probabile che subirà danni
particolarmente gravi dall’insieme dei fenomeni connessi con il procedere della
recessione globale e del picco energetico. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In questo senso, può essere efficace la
strategia di Hamas di indurre Israele a spese crescenti che non possono sortire
l’effetto di annientare il nemico, ma che possono viceversa aumentare la
fragilità economica e politica dello stato ebraico.</div>
<div class="MsoNormal">
D’altronde, la situazione dei territori palestinesi ed in
particolare a Gaza è già ampiamente drammatica anche senza la guerra, che non
può che peggiorarla.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Anche in questo
caso abbiamo di fronte un “quasi stato” che vive sostanzialmente di aiuti
dall’estero, in un contesto in cui tutti i suoi principali sponsor <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>stanno affrontando problemi economici e
politici crescenti, sia in ambito interno che estero.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>A cominciare dalle petrocrazie, anch’esse
strette fra crescita demografica, riduzione o stagnazione delle produzioni,
crescenti tensioni interne ed internazionali.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Non è difficile prevedere un progressivo inaridimento di molte delle
principali fonti di finanziamento attuali.</div>
<div class="MsoNormal">
Sul piano politico internazionale, già attualmente il
conflitto in questione è slittato molto indietro nella lista delle priorità
delle potenze straniere a vario titolo coinvolte: l’espansionismo cinese, il
revanscismo russo, lo sgretolamento americano, la possibile dissoluzione
dell’Europa e dell’India, il sempre più serio pericolo di una guerra aperta fra
Arabia Saudita ed Iran sono solo alcune delle preoccupazioni che stanno catalizzando
l’attenzione delle cancellerie mondiali.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>E’ probabile che negli anni a venire la guerra israelo-palestinese perda
ulteriormente d’interesse per i governi e le opinioni pubbliche mondiali, se
non come pedina nel quadro del “grande gioco” attorno alle residue riserve di
greggio di buona qualità.</div>
<div class="MsoNormal">
E dunque, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>quali
potrebbero essere degli scenari realistici?<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Nel breve termine, credo che semplicemente non cambierà nulla, anche se
è bene ricordare che spesso eventi storici importanti prendono le mosse da
eventi comuni.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Quello di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mohamed_Bouazizi" title="Mohamed Bouazizi"><span style="background: white; color: #0b0080; font-family: "Arial","sans-serif"; font-size: 10.5pt; line-height: 115%;">Mohamed Bouazizi</span></a> non è stato né il
primo, né l’unico suicidio di protesta col fuoco, ma fu la scintilla che
scatenò una serie di rivolte destinate a cambiare il quadro geo-politico
mondiale (anche se non nel senso sperato, come spesso accade).<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><br />
Inoltre, il prossimo gradino discendente nelle economie dei principali paesi impegnati
in questo scacchiere (USA, EU e petrocrazie) avrà probabilmente conseguenze
molto gravi sull’economia israeliana e devastanti su quella palestinese.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal">
Ed allora?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Puramente
a titolo di congettura, avanzerei tre scenari forse possibili, ma non
ugualmente probabili.</div>
<div class="MsoNormal">
1 – Cambiamento radicale delle politiche israeliana e
palestinese.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In teoria, potrebbero
entrambi capire che collaborare è l’unica strada per mitigare (anche se certo
non evitare) la durezza dei tempi a venire.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Ma la dose di odio e timore reciproci sapientemente coltivata nei
decenni su entrambi i fronti rende una tale prospettiva quanto mai
improbabile.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal">
2 – Guerra totale.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>A
Cylon la guerra fra Cingalesi e “Tigri Tamil” è durata oltre 25 anni e per molti
aspetti è stata simile a quella fra israeliani e palestinesi, con forze
governative soverchianti impossibilitate ad usare pienamente il loro potenziale
per la costante presenza di civili in prima linea.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma nel 2009 l’esercito cingalese attaccò i
territori controllati dai ribelli sparando con tutto quello che aveva su chiunque
indiscriminatamente: miliziani, ostaggi e civili; tamil e cingalesi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il numero dei morti non è mai stato
accertato, ma sicuramente fu di parecchie diecine di migliaia di persone; la
struttura militare delle Tigri fu spazzata via e la popolazione tamil supersite
fu in gran parte internata in campi di concentramento dove molti morirono poi
di stenti. <a href="http://www.ilpost.it/2013/10/03/foto-tamil-sri-lanka-andrea-kunkl/">http://www.ilpost.it/2013/10/03/foto-tamil-sri-lanka-andrea-kunkl/</a></div>
<div class="MsoNormal">
Potrebbe una cosa simile ripetersi in Palestina?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Per adesso sicuramente no.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non lo vorrebbero la maggior parte degli
israeliani e non lo permetterebbero gli USA, ma cambiando il quadro
internazionale e peggiorando le condizioni di vita su entrambi i fronti, non è
da escludersi un’escalation di violenza al momento senza precedenti in zona.</div>
<div class="MsoNormal">
3 – Recrudescenza progressiva.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Una terza possibilità è che con il tempo gli
israeliani si vedano costretti a ridurre il loro budget della difesa, con
conseguente abbassamento dello standard tecnologico e dunque del divario fra le
forze in campo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Un simile scenario
aumenterebbe considerevolmente le possibilità operative di Hamas e forse è
questa la loro strategia.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma non credo
che sarebbe favorevole per la popolazione civile su entrambi i fronti.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Infatti, se i soldati con la Stella di
Davide si trovassero costretti a combattere casa per casa, con tecniche ed armi
non molto diverse da quelle del nemico, è probabile che su entrambi i fronti il
numero di atrocità gratuite aumenterebbe, generando una spirale di vendette al
cui confronto quella attuale potrebbe sembrare una situazione pacifica.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La guerra attuale potrebbe insomma diventare
simile alla guerra civile siriana.</div>
<div class="MsoNormal">
E le armi nucleari?<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>L’arsenale israeliano è stimato fra gli 80 ed i 200 ordigni, ma in
realtà tutto si basa su indiscrezioni e stime che il governo non ha mai né
confermato, né smentito proprio per disporre di una deterrenza nucleare senza
però assumersi gli impegni internazionali solitamente connessi con lo status di
“potenza nucleare” e (forse) senza neppure accollarsi le spese iperboliche
connesse con la realizzazione e la manutenzione di queste armi.</div>
<div class="MsoNormal">
Dunque non si sa se questo arsenale davvero esista ed,
eventualmente, in quale misura sia operativo; ma se esistesse, in tempi di progressivo
collasso economico Israele si troverebbe, come altri stati, nell'imbarazzante
situazione di disporre di armi che non si potrebbero più permettere di
mantenere, ma che non potrebbero neppure smantellare (sempre per i costi
eccessivi) e nemmeno abbandonare (per i rischio che qualcun altro le
trovi).<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E neppure utilizzare perché si
tratta di armi destinate unicamente alla deterrenza nei confronti di potenze
militarmente preponderanti; attualmente solo l’Iran potrebbe forse rivestire
questo ruolo, ma personalmente ritengo molto più possibile una guerra fra Iran
ed Arabia Saudita per il controllo del petrolio iracheno, piuttosto che un
attacco ad Israele che ho l’impressione interessi sempre meno all'opinione
pubblica araba.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non per un sopravvenuto
desiderio di pace od altro, ma semplicemente perché pressata da problemi molto
più contingenti e direttamente sulla propria pelle (fame, disoccupazione,
abnormi disparità economiche, razionamento dell’acqua, ecc.).<br />
In definitiva, se il governo israeliano spera di spingere la popolazione palestinese a ribellarsi ad Hamas ed accettare un trattato molto peggiore di quello a suo tempo rifiutato da Arafat, credo che si sbagli di grosso. L'isolamento, l'eccesso nelle rappresaglie e la progressiva usurpazione di territorio con sempre nuovi insediamenti ebraici stanno sortendo, mi pare, l'effetto esattamente contrario. Gli israeliani dovrebbero riflettere bene sul fatto che la loro enorme superiorità militare tenderà a ridursi; che faranno quando non saranno più in grado di mantenere la macchina bellica attuale?<br />
Quanto ai dirigenti palestinesi, dovrebbero aver capito da un pezzo che l'unica cosa che possono ottenere con i loro attacchi sono delle rappresaglie. E se il loro scopo è quello di riportare la loro battaglia sulle prime pagine dei giornali internazionali, dovrebbero considerare che il numero di morti palestinesi necessario per raggiungere tale scopo sarà sempre più alto. Ne vale pena? Per ottenere cosa? Se il loro scopo è vedere la dissoluzione di Israele è probabile che basti aspettare: tutti gli stati attuali finiranno col dissolversi e le società con il riorganizzarsi diversamente. Se il loro scopo fosse invece quello di vedere sorgere uno stato palestinese, ogni giorno che passa ed ogni razzo che parte allontana, anziché avvicinare tale prospettiva.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-21004876575079359502014-07-07T11:24:00.000+02:002014-07-07T11:24:08.896+02:00Storia del XX secolo in (pochi) numeri.Più volte ho sottolineato la situazione di overshoot ecologico della nostra specie. Nel farlo ho spesso usato i dati di <a href="http://malthusday.blogspot.it/2013/03/repetita-iuvant.html">Vaclav Smil</a> sulle biomasse dei vertebrati di terra, e utilizzando altri <a href="http://oceanworld.tamu.edu/resources/oceanography-book/anthropocene.htm">dati</a> anche di quelli marini. Ho sempre detto che non mi era riuscito bene di capire la fonte da cui Smil traeva le sue stime, ma le divulgavo per l'autorevolezza del grande studioso di energetica ed ecologia. Nel 2011 Smil ha pubblicato un articolo, <a href="http://www.vaclavsmil.com/wp-content/uploads/PDR37-4.Smil_.pgs613-636.pdf">disponibile in rete per il download gratuito</a>, che conferma i dati e ne cita la fonte. Inoltre l'articolo opera una ricostruzione storica dell'evoluzione delle biomasse su cui vale la pena di riflettere, perché ci permette di porre in prospettiva storica l'espansione umana nel XX secolo. Le percentuali stimate variano poco rispetto a quanto avevo riportato in passato.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdSmlAZybPw_TEINu0UTib1IxlYI7lnni0lmnBdy_DFvDlK74Q9KPQTPD2I8Gwt3r4kYjl61lBWkX9lE434ghhKf9DDl7VN_n2QXfPTZsgI9ee7tbtZHV5HIxODf9hAspTlQYHzQyHQE0/s1600/xx.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdSmlAZybPw_TEINu0UTib1IxlYI7lnni0lmnBdy_DFvDlK74Q9KPQTPD2I8Gwt3r4kYjl61lBWkX9lE434ghhKf9DDl7VN_n2QXfPTZsgI9ee7tbtZHV5HIxODf9hAspTlQYHzQyHQE0/s1600/xx.png" height="451" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Biomassa delle popolazioni di vertebrati presenti sulle terre emerse in miliardi di tonnellate di carbonio (Gt C).</td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
La storia umana è dunque una storia di straordinario e repentino successo ecologico giocato a scapito degli animali selvatici la cui quantità è diminuita in termini relativi e assoluti. Ma anche a scapito di una moltitudine di animali domestici (bovini, ovini e suini) ridotti peggio degli schiavi, fatti vivere spesso in condizioni inaccettabili da qualsiasi punto di vista, le cui vite miserande sono tenute nascoste negli allevamenti industriali e terminate con metodi osceni nei mattatoi.<br />
A scapito anche della vegetazione come si vede dai dati riportati nella tabella che segue (adattata dal solito articolo di Smil) nella quale si riporta anche la crescita della popolazione umana e, quella parallela, dell'energia pro-capite a partire da 5000 anni fa.<br />
<br />
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<tbody>
<tr style="height: 28.5pt; mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;">
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 28.5pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 3.0cm;" width="113">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">Anno</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 28.5pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 120.5pt;" width="161">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">Popolazione<br />
(milioni)</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 28.5pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">Energia<br />
(GJ/capite)</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 28.5pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">Speranza di vita (anni)</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 28.5pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.1pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">Fitomassa globale (Gt C)</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 14.25pt; mso-yfti-irow: 1;">
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 3.0cm;" width="113">
<div class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">5000
anni fa</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 120.5pt;" width="161">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">20</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">< 3</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">20</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.1pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoListParagraph" style="mso-hyphenate: auto; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other; text-indent: -18.0pt;">
<span style="color: black; font-family: Wingdings; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: Wingdings; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Wingdings; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;"><span style="mso-list: Ignore;">> </span></span><span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">1000</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 14.25pt; mso-yfti-irow: 2;">
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 3.0cm;" width="113">
<div align="right" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: right; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">0</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 120.5pt;" width="161">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">200</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">< 5</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">< 25</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.1pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">1000</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 14.25pt; mso-yfti-irow: 3;">
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 3.0cm;" width="113">
<div align="right" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: right; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">1000</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 120.5pt;" width="161">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">300</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">< 10</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">< 30</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.1pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">900</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 14.25pt; mso-yfti-irow: 4;">
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 3.0cm;" width="113">
<div align="right" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: right; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">1800</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 120.5pt;" width="161">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">900</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">23</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">35</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.1pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">750</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 14.25pt; mso-yfti-irow: 5;">
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 3.0cm;" width="113">
<div align="right" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: right; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">1900</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 120.5pt;" width="161">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">1600</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">27</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">40</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.1pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">660</span></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 14.25pt; mso-yfti-irow: 6; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 3.0cm;" width="113">
<div align="right" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: right; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">2000</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 120.5pt;" width="161">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">6100</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">75</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.15pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">67</span></div>
</td>
<td style="border: solid black 1.0pt; height: 14.25pt; mso-border-alt: solid black .75pt; padding: .75pt .75pt .75pt .75pt; width: 92.1pt;" width="123">
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: auto; mso-pagination: widow-orphan; mso-vertical-align-alt: auto; text-align: center; text-autospace: ideograph-numeric ideograph-other;">
<span style="color: black; font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT; mso-font-kerning: 0pt;">550</span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
Come si vede la progressiva distruzione della massa vegetale ha un'accelerazione a partire dal XIX secolo: in due secoli e mezzo la fitomassa è stata ridotta di una quantità pari a quella distrutta nel millennio precedente. L'era delle fonti energetiche fossili (che sono essenzialmente fitomassa prodotta dalla fotosintesi centinaia di milioni di anni fa) non ha portato bene né agli animali né alle piante, ma ha favorito l'espansione incontrollata di un'unica specie, la nostra, che ancora non ha individualmente, socialmente e culturalmente capito che non può vivere senza le altre specie.Luca Pardihttp://www.blogger.com/profile/06202676367484051319noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-277301690150231752.post-68593244391080953452014-06-25T12:13:00.000+02:002014-06-25T20:51:26.275+02:00Dialoghi fra sordi.<i>di Jacopo Simonetta</i><br />
<i><br /></i>
Per molti anni mi sono dedicato a parlare di problemi ambientali e correlati con una varietà di persone: dai bimbi dell’asilo fino agli amministratori ed ai politici che credono di essere grandi, dai cacciatori agli ambientalisti, dai contadini agli operai, dagli imprenditori agli universitari. Alcune volte è stato utile perché ho avuto modo di vedere le cose da punti di vista diversi dal mio. Molto più spesso è invece stato inutile perché ognuno voleva portare a casa un risultato preciso. Ancora più spesso è stato inutile per la presenza nel discorso di modi di pensare che definirei “autobloccanti”. Quelli che, nella mia esperienza, ho trovato più frequenti ed esiziali sono questi:<br />
<br />
1 – “<i>O è così, oppure è cosà”</i>. capita che una determinata domanda od una situazione abbia solo due risposte possibili, ma è raro. Di solito, le possibilità sono molto più numerose, tranne quando non ci sono alternative del tutto. I computers elaborano i dati sulla base di una logica binaria che, entro certi limiti, può simulare la realtà, ma non mi risulta che nessuno abbia mai dimostrato che la realtà sia binaria . Personalmente, quando mi viene posto un aut aut comincio subito a chiedermi dove sia la fregatura.<br />
<br />
2 – “<i>Se “A” è cattivo, allora “B” (che è contro “A”) è buono”</i>. E perché mai? Assai spesso si verifica che entrambi hanno delle buone ragioni dal loro punto di vista, oppure che sono entrambi cattivi ed hanno interessi contrastanti. Per fare un esempio limite, Stalin e Hitler hanno combattuto l’un contro l’altro letteralmente fino all’ultimo dei loro soldati. Chi dei due avrebbe dovuto essere il buono?<br />
Niente dimostra a priori che se uno a torto (oppure mente), i suoi oppositori debbano aver ragione (oppure essere veritieri) Ci sono infiniti modi di sbagliare e di mentire e, talvolta, anche svariati modi di aver ragione od esser veritieri. <br />
<br />
3 – “<i>Questo problema si risolve in questo modo”</i>. Se anche fosse vero, che succederebbe intanto con tutti gli altri fattori correlati? Spostando un peso si spostano tutti gli altri e se non se ne tiene conto si commettono necessariamente errori madornali. Un esempio drammatico è stata la diffusione dei pesticidi agricoli. Visto che gli insetti e le erbacce provocavano perdite sensibili di raccolto, abbiamo utilizzato la chimica per distruggerli. Il risultato, certificato dalla FAO, è che in 50 anni il quantitativo di pesticidi utilizzato in agricoltura è decuplicato, mentre le perdite percentuali di raccolto sono raddoppiate. E nel frattempo abbiamo reso tossiche falde acquifere e fiumi, abbiamo sterminato miriadi di organismi utilissimi, abbiamo contribuito ad elevare i costi sanitari che sono divenuti una delle più pesanti pregiudiziali sul futuro delle società.<br />
<br />
4 – “<i>Se questa cosa non risolve il problema, allora è inutile</i>”. Magari è invece utile o perfino necessaria, anche se magari non è sufficiente. Ad esempio, sviluppare l’eolico ed il fotovoltaico non potrà mai compensare la drastica riduzione di combustibili fossili (perlomeno non con le tecnologie attuali). Ma non per questo sono inutili, anzi! Proprio perché in futuro avremo gravi problemi di carenza energetica, installare oggi apparecchi in grado di funzionare per 30 o 40 anni, sia pure con efficienza ridotta, potrebbe essere di vitale importanza. La differenza fra avere poco ed avere niente è abissale, come ben sa chiunque lo abbia sperimentato di persona.<br />
<br />
5 – “<i>Se c’è un problema ci deve essere una soluzione”</i>. Forse è vero, ma allora dovremmo smettere di chiamare “problemi” tutte quelle situazioni che semplicemente sono così e così restano, ci piaccia o meno. E sono tante. Per esempio, il peggioramento del clima o la rarefazione delle risorse, l’incremento dei cancri, la sovrappopolazione e tante altre ancora.<br />
<br />
6 – “<i>Se non si può ottenere questa cosa, allora tutto è inutile”. </i> Perché? Magari si può ottenere qualcos’altro che è comunque meglio di niente. Ad es. sulla Concordia sventrata si possono fare tantissime cose: dal calare le scialuppe in mare, all’arenare la nave su di basso fondale, al buttarsi tutti in acqua gridando qualcosa e tantissime altre opzioni, alcune delle quali certamente utili proprio perché non è possibile tenere a galla la nave.<br />
<br />
7 - <i>“Questa volta è differente”.</i> Un motto particolarmente caro a chi si sta cacciando in un guaio che ha già tritato altra gente prima di lui. In effetti, analizzando le condizioni in dettaglio, non è difficile trovare innumeri differenze rispetto ai casi precedenti, ma se la struttura fondamentale ed il funzionamento sono gli stessi, è molto probabile che anche gli esiti siano analoghi. A questo proposito, forse l’esempio più facile è il meccanismo di formazione e scoppio delle bolle speculative. Perlomeno dal XVII° secolo funziona sempre esattamente alla stessa maniera ed ogni volta fior di professionisti ci ricascano.<br />
<br />
8 – <i>“E’ sempre successo così, non cambia mai niente.”</i> Rappresenta l’errore eguale e contrario al precedente. I risultati di un’azione o di un’inazione dipendono infatti dal contesto in cui l’evento si verifica.<br />
<br />
9 – <i>“ Vedi il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?”</i> Per cominciare, io mi chiederei che l’acqua sta aumentando o diminuendo. Perché se il livello sale, anche se c’è poca acqua, il dato tendenziale è rassicurante; viceversa, se il livello scende occorre allertarsi subito, anche se abbiamo ancora riserve consistenti.<br />
<br />
10 – <i>“Pensa positivo”. </i> Essere paranoici non è utile, d’accordo, ma neppure sforzarsi di immaginare un lieto fine ad ogni situazione è di aiuto. Con la differenza che il paranoico, perlomeno, sarà più prudente e, forse, alla fine avrà maggiori probabilità di cavarsela.<br />
<br />
11 –<i> “I problemi siamo noi a crearceli”. </i> Questo è sicuramente vero in moltissimi casi e cambiare atteggiamento nei confronti di una situazione può sbloccare soluzioni efficaci. Ma chi pensa che sia necessariamente sempre così non ha mai avuto un problema vero, di quelli che viceversa sono la realtà quotidiana di un sacco di gente che trova il modo di sopravvivere fra la miseria, le malattie e la violenza gratuita.<br />
<br />
12 – <i>“La scienza troverà la soluzione”. </i> Chi dice così, di solito, vuole a tutti i costi fare qualcosa che la scienza ha già ampiamente dimostrato che non si può fare. Oppure che sarebbe molto intelligente evitare di fare.<br />
<br />
Sono naturalmente molte altre le frasi tipo che caratterizzano le conversazioni inutili, ma queste sono quelle in cui mi sono imbattuto più di frequente.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjA81zVqoaR0ULwYV5pMop4GDugVvegR8lFkNOrK6fGm0biWxG20WJbfhCkduOb_hLGfJWc5ZQ232edd34Jz268_K5kWmbo_BvrMklqunhrWfeS757O9clcbsm8YXYdiQZxV_T67vSbaIo/s1600/images+(3).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjA81zVqoaR0ULwYV5pMop4GDugVvegR8lFkNOrK6fGm0biWxG20WJbfhCkduOb_hLGfJWc5ZQ232edd34Jz268_K5kWmbo_BvrMklqunhrWfeS757O9clcbsm8YXYdiQZxV_T67vSbaIo/s1600/images+(3).jpg" /></a></div>
<br />Jacopo Simonettahttp://www.blogger.com/profile/14268136236769367204noreply@blogger.com12