Ecco com'era il Borgo di Pontassieve stanotte.
Danni e lacrime. Per fortuna in questo caso nessun morto. L'abbiamo visto migliaia di volte nel nostro paese. Ancora qui in Toscana negli scorsi anni, in Liguria, in Sicilia, in Sardegna praticamente ovunque, anche nel resto d'Europa e nel mondo.
L'acqua che invade un antico Borgo del 1300 è la rappresentazione plastica di quello che sta accadendo al clima di questo pianeta. Ma il cambiamento climatico, che è il prezzo che paghiamo all'uso entusiastico dei combustibili fossili per alimentare la crescita economica e demografica, non può essere una scusa. Abbiamo costruito ed ostruito; costruito dove nessuno dei nostri avi l'avrebbe mai fatto e ostruito fossi e torrenti che un tempo garantivano il deflusso dell'acqua.
Riprendendo il titolo di una pagina facebook che giorni fa ha avuto un successo straordinario: "Sei pontassievese se...." ai molti ricordi pubblicati si potrebbe aggiungere che sei pontassievese se ricordi che nel punto in cui è avvenuto l'allagamento di stanotte c'era un tempo un fognone che i ragazzi d'estate andavano ad esplorare, con le candele mi ha detto un signore di una certa età, e che quindi doveva essere presumibilmente ad altezza di bambino. Dove è finito? Sarà stato sostituito da qualche fognatura dimensionata, nel migliore dei casi, sull'ipotesi che la statistica delle precipitazione rimanesse costante. Ma non è successo. Negli ultimi anni i fenomeni estremi si moltiplicano e quello che era appena sufficiente per un mondo che non esiste più è gravemente insufficiente.
Sempre la solita storia che si ripete all'infinito. La saggezza dei vecchi consisteva nel creare strutture ridondanti. Il fognone sarà stato magari anche di dimensioni eccessive, ma era il segreto della resilienza di una società che non esiste più. Sostituita da una in cui il danno, e le lacrime di chi l'ha subito, diventano immediatamente opportunità di crescita, per qualcun'altro.
Questi fatti, questi danni, sono la manifestazione di una crisi ecologica che non può non avere conseguenze economiche, sociali e politiche. Dobbiamo prendere atto che i problemi che abbiamo non possono essere risolti con i mezzi che li hanno creati. E questa non l'ho detta io, ma Albert Einstein.