Ho
assistito al primo di un ciclo di tre incontri intitolato: "Per una
economia buona". Gli organizzatori sono AGESCI, ACLI, Azione Cattolica
ecc... Interessante. Ha parlato il biblista don Carlo Bazzi e
l'economista della London School of Economics
Emanuele Campiglio autore di un libro proprio intitolato "L'Economia Buona". Introdotto dal prof Tani e da una troppo lunga
prolusione del sindaco di Pontassieve Mairaghi l'incontro ha vissuto sugli interventi (fortunatamente abbastanza sobri dei due ospiti) e sulle domande del pubblico. Non ho quasi nulla da dire sull'intervento di
don Bazzi perché sul tema del Nuovo e Vecchio Testamento sono
sostanzialmente incompetente. Ho apprezzato l'impostazione non
convenzionale e sistemica dell'economista che, evidentemente, non è un
rappresentante dei filoni mainstream dell'economia accademica. Assente come sempre il tema
dell'ecologia umana e delle sue conseguenze. Non ho avuto il tempo di
intervenire perché dovevo andare via e poi perché avrei disturbato
l'atmosfera idilliaca dell'incontro.
Quello che avrei potuto e voluto dire è
all'incirca quello che segue.
Nei prossimi decenni ci troveremo, come specie, a dover mettere a tavola fra gli 8 e i 9 miliardi di persone. Questo in una condizione di prezzi crescenti dell'energia, di progressiva rarefazione delle risorse minerali, di fertilità decrescente dei suoli, dovuta sia allo sfruttamento intensivo sia ai cambiamenti climatici, di riduzione dell'acqua dolce disponibile, di collasso di molte specie vitali: dalle popolazioni ittiche a quelle degli impollinatori, di crescenti problemi dovuti alla progressiva diffusione di inquinanti di varia origine negli ecosistemi e di sempre più consistente manifestazione dei fenomeni legati al cambiamento climatico indotto dall'uomo.
In
questa situazione la retorica del declino demografico, declino
inesistente (quello che declina è il tasso di crescita della
popolazione: ogni anno 70 milioni di individui si aggiungono alla
popolazione esistente), porta a trascurare sia il livello di intervento
macro, con l'ONU che dopo le promesse degli anni 90', balbetta di diritto alla salute sessuale e riproduttiva come se si
trattasse di una bestemmia. Sia il livello di crescita della coscienza
riproduttiva a livello locale. Il sindaco Mairaghi presenta come azione
socialmente positiva quella del comune di Pontassieve che ha concordato
con i commercianti locali una carta sconto per le famiglie numerose.
Questo, secondo Mairaghi (PD) si inserisce fra le iniziative che
aumentano la coesione sociale.
Ho i miei dubbi che incoraggiare
l'irresponsabilità riproduttiva porti ad un aumento della coesione
sociale. La riduzione della natalità nei paesi sviluppati è, osservando lo stato degli ecosistemi terrestri, una delle poche buone notizie
disponibili. Farla passare come un vizio è irresponsabile. Le persone
che riflettono sui vantaggi di avere nuclei familiari più piccoli non
sono "odiatori di bambini" sono persone educate e in grado di
controllare i propri istinti. E sono, da ogni punto di vista, un esempio
da imitare. Dovremmo piuttosto accellerare il processo di convergenza
della natalità reale sulla natalità desiderata. Se è vero, come è vero,
che secondo dati della Banca Mondiale nel mondo ci sono ogni anno 70
milioni di gravidanze indesiderate non dovrebbe neppure essere
difficile, ma qui si torna alla timidezza ONU che non è una sorpresa.
La
mia personale opinione è che la retorica natalista, intorno alla quale
ormai convergono tutte le ideologie, abbia portato al passaggio dalla
produzione di "carne da cannone" di un secolo fà, alla produzione di
"carne da centro commerciale" di oggi. Il messaggio della santa alleanza
natalista è: "fate tanti consumatori". L'unica consolazione è che da queste parti sono veramente pochi ad ascoltare, ma la propaganda alla fine rischia di dare i suoi frutti. Marci.