Blog di Luca Pardi e Jacopo Simonetta sui limiti di questo pianeta.
venerdì 1 febbraio 2013
La sfera di cristallo. Chi fa previsioni si sbaglia. Chi non ne fa si abbaglia.
In questi giorni un post di previsioni per il 2013 scritto da Antonio Turiel sul suo blog e tradotto sul blog di Ugo Bardi, mi ha indotto a riflettere un po' sugli ultimi dieci anni. Nel 2003 infatti fui svegliato da Ugo sulla questione del Picco del Petrolio e sulle sue conseguenze. Ho già parlato di questo "risveglio". Da quel momento ho indubbiamente fatto parte della schiera delle Cassandre e dei catastrofisti. Reazione normale in un mondo pieno di Pangloss e, militando in un partito, quello radicale, nel quale i Pangloss mercatolatri (il mercato è sempre bello e risolve sempre tutto e comunque lo risolve meglio dello Stato) sono particolarmente attivi (se non necessariamente maggioritari) la malattia si è aggravata.
Non ho sbagliato a essere catastrofista perché se si combinano le informazioni che vengono dal campo di quelli che si occupano di limiti delle risorse con quelli di coloro che si occupano di limiti della popolazione, impronta ecologica, e capacità di carico è chiaro che la catastrofe è in atto.
Ho sbagliato a volte nei toni e sicuramente nei tempi. Sono in buona compagnia, ma non mi consola. Il problema dei toni lo lascio da parte perché è essenzialmente un argomento legato alla capacità retorica di cui sono particolarmente sprovvisto.
(Qui retorica è usato in termini positivi come "arte del convincere" con parole adeguate. A volte oggi sconfina nella demagogia, ma non è questo il significato che voglio dargli).
Personalmente non mi aspettavo che il sistema nel suo insieme fosse abbastanza robusto da incassare i colpi ricevuti da un lutro di crescita ininterrotta del costo dell'energia sfociata in una crisi finanziaria globale nella quale siamo ancora impantanati.
Non mi aspettavo neppure che il diniego del problema sistemico del superamento della capacità di carico del pianeta, determinato da consumi insensati di risorse da parte di una cospiqua minoranza (20%) e da una popolazione strabordante, fosse una caratteristica sociale e culturale così resistente. Perfino fra noi picchisti, limitisti, aspisti, rientrodolcini, descrescenti ecc molti argomentano con raffinatezze intellettuali su come il problema dell'impronta ecologica non sia il numero di persone (cioè la popolazione) ma i consumi di quel 20%. Belle parole: terzomondiste, politicamente corrette, redistributiviste, buoniste, cattocomuniste, clerico-conservatrici, liberiste e luogocomuniste. Tutti insieme a dire la natalità non è un problema il problema sono i cattivi che sono anche consumisti. Sarebbe interessante vedere cosa succederebbe se i consumisti nord-occidentali e giapponesi decidessero di smettere di consumare. Di botto. Lasciamo perdere, questo potrebbe essere l'argomento per altri 217 post.
Quello che mi interessa in questo post è iniziare a parlare dei miei (nostri?) errori invece di provare, come fa Turiel (per altro studioso di grande valore) a farne di nuovi.
L'errore principale è stato determinato dall'ignoranza e dalla paura. Ignoranza in campo storico ed economico e la paura di quello che poteva succedere. Intendiamoci, come ho detto, penso che si sia in fase di catastrofe conclamata, ma sono i tempi che ho (abbiamo?) sbagliato. Non è che quelli che mi dicono che siamo ancora in configurazione BAU (Business as Usual) come dieci anni fa risultino molto convincenti: lo vadano a chiedere al numero crescente di disoccupati, e di quelli che muoiono di fame, e di quelli che non respirano a Pechino, ecc ecc
Nel 2003 ero convinto che nel giro di 5-10 anni la mia vita sarebbe cambiata in modo radicale. Non sapevo bene cosa immaginarmi, ma l'idea era che il mondo sarebbe cambiato talmente velocemente che ci sarebbero state probabilità molto alte di perdere il lavoro per il fallimento dello Stato (a tutti i mercatolatri faccio presente che io con il mio stipendio pago dei privati per i loro beni e servizi, non è che pago altri impiegati pubblici perché stiano seduti a grattarsi), e che mi sarei trovato a difendere un pezzo di terra per crescere una parte del cibo per la mia famiglia e per me. Si sa, il catastrofista oscilla fra l'impegno e il survivalismo.
Troppi fra noi cercavano ogni giorno le notizie che confermavano il collasso imminente. Alcuni aspettavano a breve la fine dell'egemonia USA (crf GEAB), e la fine della UE (Nicole Foss), altri il collasso del capitalismo (tutti i comunisti), altri ancora la catastrofe climatica accellerata. In campo economico, energetico ed ecologico ogni notizia era presa a pretesto per confermare una visione di rapido deterioramento del sistema.
Invece? Invece la situazione è brutta, ma s'ha da patì con lentezza. E' solo una questione di tempi. Credo di aver sbagliato di un fattore 5 nella previsione dei tempi in cui l'accelerazione del deterioramento sistemico sarà tale da modificare tanto la vita della maggior parte degli abitanti del primo mondo da determinare qualche rivolgimento socio-economico che ci permetterà di dire che veramente tutto è cambiato.
Quindi invece, di 5-10 anni a partire dal 2003 avrei dovuto pensare ad un intervallo di 25 anni nel caso peggiore, mentre nel caso migliore (maggiore resilienza del sistema) 50. Nel mezzo va sempre bene. Così me la sono cavata e ho spiegato come mai non sono capace di fare una previsione e non sono lo strologo di Brozzi.
Certo che le notizie sono tutte brutte.
0) La popolazione umana continua a crescere alla velocità di 70 milioni di individui all'anno, cioè 192mila persone al giorno, 7990 all'ora, 2 al secondo. E di fronte a questo chiunque parli di diritti delle donne, di contraccezione et similia viene rintuzzato in un angolo da destra e da sinistra, e anche dal centro, perché viola qualcosa o non tiene conto di qualcos'altro. Lasciamo perdere ... per ora.
1) La fertilità dei suoli è in regresso mentre l'erosione avanza. Il sembra sia dovuto al fatto che stiamo pagando vari fattori: i cambiamenti climatici, l'ipersfruttamento dei suoli da parte dell'agricoltura industriale e la cattiva qualità agricola dei suoli di più recente dissodamento che, al contrario di quelli delle zone temperate, sono meno ricchi di nutrienti e, una volta denudati dalla protezione vegetale, si erodono rapidamente.
2) Un numero crescente di popolazioni animali è in regresso. Essenzialmente tutte tranne quelle che servono agli uomini o quelle che direttamente o indirettamente l'uomo favorisce. Esempio eclatante il collasso delle popolazioni ittiche che dopo decenni di pesca industriale rischiano l'estinzione.
3) La produzione di petrolio è ufficialmente sostenuta da nuovi tipi di petrolio che hanno minor contenuto energetico (per unità di volume, cioè per barile) e maggiore impatto ambientale (consumo di risorse e inquinamento). Il petrolio sta facendo da trasmettitore dalla crisi ecologica a quella economica.
4) La crisi petrolifera non ha modificato il tasso di emissioni globale in una situazione in cui ogni anno diventa sempre più chiaro che il trend climatico segue le previsioni più fosche e non quelle più ottimistiche.
5) ...................................................................................................................................
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N) Ieri a Milano dei ragazzi si sono scontrati con la polizia per qualche ragione legata all'arrivo di Mario Ballotelli.
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...con il tuo stipendio paghi privati per i loro beni e servizi, ma con le tue tasse? Forse con quelle qualche dipendente pubblico stà su una sedia a grattarsi, oppure lavora per rendere difficoltoso il tuo di lavoro.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il tasso di emissioni globale, mi spieghi come fa a diminuire se la popolazione che consuma cresce, se l'industrializzazione di alcuni "paesi emergenti" cresce considerevolemente e velocemente? Io l'ho visitata Pechino nell 92 e l'aria era assai peggio a Milano....adesso invece? L'aria che i milanesi respirano non è molto pigliorata e quella di Pechino molto peggiorata. E poi lo dici te: vengono usati nuovi tipi di petrolio più impattanti (perchè estratti con tecniche diverse e perchè meno energetici e quindi se ne deve consumare di più bruciandoli).
Come si fa a sensibilizzare le coscienze anche dei giovani su questi temi se si picchiano per uno che avuto solo la fortuna di avere dei gran piedi (e un gran fisico, questo va riconosciuto)?
Anonimo, non dico che non ci siano persone che nella pubblica amministrazione sono del tutto inutili e non ci sia spesa pubblica clientelare. Dico che la demonizzazione della spesa pubblica è un'emerita cazzata.
RispondiEliminaIo credo che sia necessario ridurre la popolazione in modo dolce, quindi lentamente. Altrimenti non sarei di un'associazione che si chiama Rientrodolce (tutto attaccato) e che fa del rientro dolce il proprio slogan. Non c'è solo la popolazione ovviamente questo lo dicono tutti, ma lo dicono per poi concludere che la popolazione non importa, e che si deve parlare di altro. Questo è, ad esempio, quanto hanno fatto i movimenti ambientalisti praticamente ovunque.
Perchè la soluzione che proponi del rientro dolce possa funzionare dovrebbe essere un processo più veloce però dei tempi (25-50 anni che stimi adesso) per il collasso del sistema che dovrebbe portare al cambiamento radicale di vita di ciascuno di noi. Che energia di attivazione prevedi?
RispondiEliminaCaro Luca,
RispondiEliminatu dici << Io credo che sia necessario ridurre la popolazione in modo dolce, quindi lentamente. >>
Certamente, questa è l'unica via sensata e ragionevole di procedere, ma presuppone la consapevolezza di tutti, perchè si tratta di andare in modo CULTURALE contro alle spinte GENETICHE alla riproduzione, che sono fortissime.
Noi oggi, purtroppo, siamo molto lontani da una consapevolezza almeno diffusa. E questo è il primo grande problema.
Inoltre, un rientro dolce richiede dei tempi che potrebbero essere incompatibili con il degrado ambientale.
Quindi che fare ?
Non resta che continuare a lottare per il rientro dolce, pur sapendo che sarà invece amaro, in quanto verrà determinato dagli eventi esterni, non sarà guidato e sarà probabilmente violento e crudele.
Speriamo solo che la curva di Seneca (come la chiama Ugo bardi) su cui stiamo lentamente scivolando, ritardi il suo picco negativo per più tempo possibile.
Sul rientro dolce. Non ho molte illusioni: a un certo punto scattera' il rientro amaro. Potra' essere come e' successo nell'URSS quando ha smesso di diventare URSS, nell'interregno non c'era cibo, riscaldamento, ecc, e un sacco di anziani è morta prima del previsto. Oppure essere molto più amaro, alla "mad max". Dipende tra l'altro da quanto "rientro dolce" abbiamo praticato in precedenza. Quindi QUALSIASI sforzo per una soluzione dolce attenuera' quella amara, non è buttato via solo perché ormai è troppo tardi. E magari ci si sbaglia, la resistenza del sistema ci darà più tempo.
RispondiEliminaCerto è che se non si fa nulla, il rientro sarà necessariamente amaro, quando (non SE) arriverà.
Il rientro dolce e' un ottima idea. Pero' se non funzionera' ci saranno degli scossoni che renderanno il rientro un po' meno dolce. In pratica e' come se stessimo planando con un aereo. Se va tutto bene e troviamo una radura senza troppi alberi, e il pilota e bravo e se il serbatoio non prende fuoco e se la fusoliera non si spezza potremmo salvarci quasi tutti.
RispondiEliminaAltrimenti no.
Si mic, la metafora dell'aereo è buona, io preferisco quella del Titanic perché rispecchia di più il processo ineluttabile, ma più lento.
RispondiEliminaCaro Luca, ma il Titanic affonda e non c'è modo di salvarlo! La metafora dell'aereo lascia un po' più di possibilità positive. E' vero che dici di essere un catastrofista, ma ti adoperi per evitare la catastrofe. Vogliamo avere un po' di speranza che qualcosa di positivo accada o venga fatto?
RispondiEliminaDiciamo che sul Titanic avrebbero potuto fare meglio. Alla fine c'erano delle scialuppe semivuote.
RispondiEliminaSono d'accordo con Lumen e Gianni Comoretto. L'URSS alla fine se l'è cavata e il rientro c'è, ora la popoazione russa diminuisce di circa un milione di persone all'anno. La grave crisi è stata però solo politica ed economica, certo, ma alla fine e con grandi difficoltà "l'orso russo" ha ripreso a respirare più o meno normalmente, aiutato anche dalla "abbondanza" di risorse naturali, rinnovabili e non. Ma per il mondo intero non ci sarà un caso simile all'Urss, il rientro sarà molto peggiore, per le cause che conosciamo bene. lo afferma anche Dmitri Orlov che ha vissuto il collasso dell'Urss
RispondiEliminapetrolio non convenzionale, rinnovabili, energia nucleare, gas e carbone sono solo palliativi per far durare qualche decennio in più il BAU della civiltà industriale come è strutturata ora. Ovvio che il rimedio è peggiore della malattia, ma questo poco importa a BP, MS, JM, Rothscild ecc...Ammesso che il genere umano ci sia ancora tra 50 o 60 anni, cioè il pianeta sia ancora vivibile, sarà abitato da minuscole comunità di umani autosufficenti. Unica alternativa possibile è diventare subito tutti esseri in cui la parte spirituale prende il sopravvento sulla componente conscia e inconscia. Il che è impossibile sia per Freud che per le religioni che conosco.
RispondiEliminaa meno che di diventare tutti santi, ovviamente.
Elimina...io ho difficoltà a capire. Parlate di catastrofi più o meno annunciate, più o meno previste. Parlate di tutti gli errori che i mercati, gli economisti, i magnati hanno fatto in questi anni, del collasso immaginabile e non evitabile. Poi però fate l'esempio dell'URSS, dite che sul Titanic c'erano delle scialuppe mezze vuote che potevano essere utilizzate meglio, che si potrebbe trovare una radura su cui far planare il nostro aereo. Quindi intravedete una possibile via di uscita. Nello stesso tempo si continua, per esempio, a utilizzare internet (anche in questo momento scrivendo o leggendo questo blog), a comprare l'ultimo modello di cellulare per poter interagire con il mondo in ogni momento della nostra giornata, etc. Non mi pare che nessuno di noi abbia intenzione di cominciare a far parte da subito di una minuscola enclave di persone autosufficienti. O mi sbaglio?
RispondiEliminaSi ipotizza una catastrofe in quanto stanno convergendo nello stesso periodo,diverse crisi:
Elimina-ambientale [a meno che non si voglia negare il global warming]
-di picco del petrolio che un geologo inglese di origine polacca stima nel 2015 (mi trovo d'accordo),ma secondo Colin Campbell c'è già stato nel 2006.
Più in generale non si tratta solo del picco del petrolio,ma anche di scarsità di altre risorse fondamentali,minerali o elementi chimici come per esempio il fosforo.
-economica e finanziaria
-della produzione del cibo,legata e alla perdita di suoli coltivabili e al possibile picco del petrolio.
-di una probabile pandemia,visto che l'uso sconsiderato di antibiotici ha praticamente fatto una cernita dei batteri che presto o tardi ci faranno la festa :)
-sovrappopolazione
Quindi,almeno per me,la domanda non è se il sistema collasserà ma quando ciò avverrà.
ah
Scrivo su internet è vero,tuttavia
-non ho figli
-non sono assolutamente un consumista
(cambio pc ogni 10 anni,le distro linux aiutano in questo senso - anche le robe mi durano parecchio - non parliamo dell'auto)
-evito gli sprechi,di cibo in particolare.
Non parliamo di casa...me la sono sistemata in maniera da essere semi-autosufficiente: pompa di calore,pochissime dispersioni dalle porte e gli infissi che comunicano con l'esterno. non so cosa sia il riscaldamento)
E' un pò ipocrita scrivere del disastro e contribuirvici,seppur in maniera minore,ma meglio di non fare nulla o far finta che questo non avverrà solo perchè tanto ci penseranno i tecnici e gli scienziati a tirarci fuori dai guai.
I politici quelli contano anche loro su questi,visto che di soluzioni non ne hanno ...e del resto quando vuoi salvare capre e cavoli ...ovvero BaU ed ecosistema.
La scimmia umana è così...per capire di doversi contenere un po' (nei consumi etc etc) ci deve battere il capo di brutto.
RispondiEliminaFiguriamoci poi chi inizia ora a "consumare" (CIndia e non solo).
Chissà, magari esiste una "setta" di "illuminati" che ha deciso che era necessaria una crisi sistemica per salvare più gente possibile...siamo sicuri di escluderlo?
:-)
Va bene Anonimo, sarà ipocrita, ma questo mi sembra che attenga alla sfera etica che 1) è abbastanza complessa da affrontare 2) non è centrale in questo blog.
RispondiEliminaok nienti più intrusioni etiche. Continuerò a leggere con interesse, comunque, perchè le mie non volevano essere critiche distruttive e neanche costruttive. Voleva essere una semplice discussione.
RispondiEliminaUn mistero la tempistica degli eventi: ci vorrebbe davvero la sfera di cristallo. Certe volte mi viene da pensare che dalle mie parti (Modena) stiamo vivendo il primo disastro naturale davanti al quale saremo lasciati soli: può essere che nella Bassa il rientro amaro sia iniziato a maggio 2012, o almeno questo par di vedere....
RispondiEliminaI disastri naturali ci sono sempre stati e - salvo forse quelli climatici - non credo che siano collegati alla crisi ecologica in atto.
RispondiEliminaPerò l'alto livello tecnologico che abbiamo raggiunto può cambiare il loro impatto sulla popolazione e sulla società.
In positivo, in quanto la tecnologia è più pronta d aiutare la ricostruzione.
In negativo, in quanto i danni al tessuto produttivo sono molto più ingenti e quindi i costi per l'economia (una economia che già si regge su delicati equilibri) molto maggiori..