Provavo una certa irritazione di fronte allo slogan di Giannino & C: "fare per fermare il declino" e cercavo di capire perché. Marianella Sclavi nel suo libro "Arte di ascoltare e mondi possibili" suggerisce sette regole del buon ascoltatore, in questo contesto la regola numero 6 mi è sembrata la più rilevante:
I segnali più importanti sono quelli che si presentano (alla coscienza)
come trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti al tempo stesso,
perché non in linea con le proprie certezze.
Dunque cosa mi irritava del gianninismo? Quali sono le mie certezze che mette in crisi?
E' vero che l'ecologismo politico appare, o è apparso, spesso come opposizione al tipo di fare della nostra politica e, mi voglio allargare, perfino della nostra civiltà occidentale industrializzata che ha ormai conquistato, con la sua ideologia economica, il mondo intero. No al nucleare, no agli inceneritori, no ai rigassificatori, no al consumo di suolo e di territorio, no agli ogm, no all'alta velocità, no ai progetti di grandi infrastrutture siano essere del trasporto o di altro tipo, no alle devastazioni imposte dai grandi eventi, le olimpiadi invernali, l'Expo, i mondiali di calcio, no alle trivellazioni petrolifere in mare (e magari anche in terra), una serie infinita di no! Su questa immagine si è formata una vera e propria retorica del fare di cui avete una splendida galleria nella raccolta di articoli dell'osservatorio Costi del Non Fare (CNF) (sottotitolo: quanto costano al paese gli ostacoli che bloccano impianti e infrastrutture). Allora tutto diventa più semplice. Irritante è la retorica stessa che assume che NON FARE QUELLO CHE LORO RITENGONO INDISPENSABILE, corrisponda al NON FARE IN ASSOLUTO. Non è così. Se non da sempre l'ecologismo politico ha anche indicato altrettanti "si" contrapposti ai "no".
No al nucleare e ad un ulteriore sviluppo delle fossili. Si alle rinnovabili e al risparmio.
No agli inceneritori. Si all'applicazione generalizzata della politica Rifiuti Zero.
No agli ogm. Si ad un'agricoltura ecosostenibile produttrice di cibo salubre.
No al consumo di territorio. Si alla manutenzione del territorio.
No all'alta velocità. Si alla manutenzione e allo sviluppo del trasporto sostenibile.
Ciascun si ha un suo bilancio economico fatto di lavoro, reddito, benessere (non solo umano).
Sono due diversi modi di "fare", contrapposti e al momento inconciliabili. Da una parte c'è la continuazione di un fare che ha ormai raggiunto e superato ogni limite possibile causando danni irreparabili agli ecosistemi terrestri: non solo i cambiamenti climatici dovuti all'interferenza del metabolismo sociale ed economico con il ciclo del carbonio, ma anche all'avvicinamento e (in alcuni casi) al superamento dei confini di sicurezza degli altri cicli biogeochimici: quelli dell'azoto, del fosforo e dell'acqua, la distruzione della parte vivente del suolo diventato con l'agricoltura industriale un mero substrato su cui far crescere esclusivamente le piante ritenute utili all'uomo, la costrizione tendenziale di ogni altra specie vivente ad un ruolo marginale o la sua riduzione in schiavitù al servizio dei bisogni umani. Dall'altra c'è il tentativo di sviluppare un metabolismo rispettoso dei cicli naturali necessari per lo stesso benessere umani.
Può darsi che il secondo "fare", il nostro, sia in conflitto con il potere straripante delle forze trainanti attuali del sistema economico globalizzato: il finanzcapitalismo. Ma questo non ci dovrebbe preoccupare più di tanto. Nel secolo XIV gli interessi delle classi artigianali e commerciali cittadine erano certamente in conflitto con i poteri del feudalesimo e da quel conflitto è nata la modernità. Ora si deve di nuovo girar pagina e quelli che si attardano nell'industrialismo distruttivo si atteggiano a grandi innovatori semplicemente perché vogliono applicare una ricetta che è stata applicata per qualche secolo portandoci alla catastrofe attuale.
Noi, come quelli che vissero la crisi del trecento, non sappiamo cosa verrà dopo (e sinceramente sospetto di faciloneria quelli che hanno visioni troppo dettagliate su cosa avverrà dopo richiamandosi, magari, a famosi pensatori di due secoli fa). Ma quello che sappiamo è che questo pianeta non sopporterà un'altro secolo di aumento della popolazione e dei suoi consumi materiali umani. Il nostro "fare" tende a sviluppare le condizioni affinhé la transizione non sia un bagno di sangue. Nessuno è ancora riuscito a smontare questa certezza e questo perché, temo, è una certezza con solidi fondamenti. Sempre pronto ad ascoltare controdeduzioni. Ma per favore non le solite sparate retoriche.
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RispondiEliminaIn pratica Giannino ragiona come John Turturro,in quel film,di cui non ricordo il nome,in cui diceva:
RispondiElimina"Ci sono solo due modi di fare le cose, quello giusto e il mio... e sono la stessa cosa!"
Si :-) esatto. Ma non è solo Giannino sono in tanti.
EliminaBeh... se non altro si è autoeliminato in modo clamoroso e dubito che lo vedremo presto in giro
EliminaSe tutti noi esseri umani alla fine dei conti intendiamo continuare,non per viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza, allora la distruzione che ancora prosegue di questo mondo dev'essere quella che estirpa le radici di questa stessa distruzione.
RispondiEliminaOrmai è da quattro generazioni che abbiamo le armi termonucleari, e siamo riusciti a resistere alla tentazione di Sansone nel tempio dei Filistei.
Questo fatto ci lascia una ragionevole speranza che saremo capaci di rimediare agli errori fatti e ancora perpetuati.
Il prezzo da pagare è però sempre più alto, per attuare i rimedi.
E come, per un debito a tasso usurario, oltre una certa entità di tasso e inversa di introiti, si arriva al fallimento.
Se vogliamo evitare il fallimento della civiltà filosofica, cioè della civiltà di umani che vivono per amore della conoscenza, dobbiamo fare le cose giuste.
Di giorno ho la constatazione che non le stiamo facendo , ma di notte ho la visione che le faremo.
Calcolo e ricalcolo tutto nella penombra, per fare quello che posso perchè non mi rassegno all'annientamento della nostra genìa.
Oggi, anche ci fossero state le nubi all'alba, dietro avrei saputo che splendeva il Sole.
Marco Sclarandis
Caro Marco, anche io penso che alla fine ce la faremo (intendo come specie).
RispondiEliminaIl problema è cosa passeremo e quanto patiremo prima di uscire dal tunnel e ricominciare a vivere in equilibrio con la natura.
Ho la sensazione che molti, dal tunnel, non ci usciranno neppure.
Caro Lumen, credo che il momento attuale sia ciò che in fisica viene chiamato "singolarità" ed è affine a quello che è anche detto "rottura della simmetria".In tali circostanze qualunque previsione diventa difficile, e estrapolare dal passato o dal conosciuto può anche essere pericoloso.
EliminaE'abbastanza evidente che seppure si riuscisse a raggiungere un altro raddoppio della nostra genìa, mantenere a lungo una popolazione stabile di più di dieci miliardi di umani,su di un pianeta di cinquantuni miliardi d'ettari du superficie questo implicherebbe una modifica profonda dell'etologia umana.
Dovremmo controllarci in tutto, quindi diventerebbe una società ecototalitaria.
Se invece ritornassimo ad un quinto o ad un decimo di quanti siamo ora, avremmo un margine di azione e di errore abbastanza ampio.
La psiche arcaica ci porta al fatidico raddoppio e anche alla quadruplicazione.
La psiche recente ci porta a scegliere almeno la stasi demografica se non il ridimensionamento.
Qualunque delle tre scelte implica di dover affrontare l'inerzia dei comportamenti umani.
E con l'inerzia o si frena in tempo, o si sbatte ma non si scherza.
Chi e quanti sbatteranno e chi riuscirà a fermarsi?
Credo ancora che ben pochi vorrebbero rinunciare ai vantaggi di quattro secoli di scienza moderna.
Ne abbiamo abusato di questa scienza, ma basterebbe riconoscerlo per non darsi alla peggiore stregoneria.
Una tristissima decrescita è già in atto.
Ci sarà una frenata violentissima, una stridente inchiodata.
Qualche morto, molti feriti e innumerevoli contusi.
Ma dobbiamo togliere dai volanti questi autisti ubriachi.
Ma se la comitiva continua a brindare con questi, chi lo può fare?.
Anonimo, ( ammiro il tuo lapsus, "giornalita" )il "giornalita", appunto, forse intendeva proprio quello: "Fare per fermare il FUTURO".
Se il futuro si prospetta funereo............
Marco Sclarandis
Un giornalita proprio nelle ore delle votazioni si confuse e presentò Giannino come leader di "Fare per fermare il FUTURO".
RispondiEliminaIo ho un po' l'impressione che come nelle ere giologiche dobbiamo passare da una "glaciazione" per assistere ad un reale cambiamento. Forse nella glaciazione ci siamo....
....purtroppo io vedo un solo modo per tornare ad essere 1/5 di quelli che siamo adesso. Il modo che veniva usato in passato per far dimenticare alla povera gente la condizione disastrosa in cui viveva: LA GUERRA!
RispondiEliminaio sinceramente non auspico, come credo nessuno, una soluzione come questa. Quindi possiamo cercare di fermare la crescita ma non possiamo più tornare indietro.
Temo che Anonimo abbia terribilmente ragione.
RispondiEliminaD'altra parte la Natura non ha bisogno di suggerimenti per ritrovare le condizioni di equilibrio: ci pensa sa sè.
bellissimo post, intressanti commenti ...
RispondiEliminaOggi tornando dalla spesa pensavo che non c'è niente da fare: non si può fermare l'espansione (della nostra triste specie) e la crescita, la voglia di consumi e benessere. È inevitabile, una fatalità: è ingenuo credere che la gente sia disposta a rinunciare a quello che ha o che sogna di poter possedere (bombardata com'è da una pubblicità che vende sogni di una effimera felicità).
RispondiEliminaE allora? Niente, ci fermeremo nella nostra assurda corsa ai consumi solo se forze contrarie ci obbligheranno a fermarci, volenti o nolenti. Basterebbe poco, un sostanziale rincaro del petrolio per esempio (ma sembra che ce ne sia ancora abbastanza per i prossimi cinquant'anni o almeno qualche decennio). Après nous le déluge, ma finché dura perché rinunciare a qualcosa?
Sono molto meno ottimista di Lumen che pensa: "io speriamo che me la cavo". Anzi: ce la caveremo, su col morale.
Una domanda all'esperto (Luca Pardi). Ma aver bruciato in un paio di secoli il petrolio accumulatosi in milioni di anni non avrà anche alterato l'equilibrio geochimico? Chissà, forse è ormai troppo tardi per rimediare. Forse siamo già condannati.
Caro Sergio, non sono un esperto in assoluto, ma sono fermamente convinto che i cambiamenti climatici in atto siano l'effetto principale dell'interferenza umana con il ciclo del carbonio. Ma quello del carbonio non è l'unico ciclo biogeochimico che l'umanità ha profondamente alterato. Nel 2009 uscì un lavoro su Nature (eccolo http://www.nature.com/news/specials/planetaryboundaries/index.html) in cui si tentava una stima quantitativa di queste interferenze. Particolarmente preoccupante, al di là dei limiti di sicurezza è l'interferenza con il ciclo dell'azoto. Ora come probabilmente sai, e se non lo sai te lo dico io, gran parte di questo azoto viene sparato nel suolo come fertilizzante in forma di sali di ammonio (che diventano nitrati) o direttamente nitrati. L'ammonio viene dall'ammoniaca che a sua volta viene prodotta da gas naturale e idrogeno. Quindi anche questo confine, fra quelli superati, è un effetto della disponibilità di combustibili fossili. Magari ci faccio un post dedicato sul blog di ASPO.
EliminaPer quanto riguarda le visioni più pessimiste si deve sempre pensare che Homo sapiens ha una notevole duttilità comportamentale. Certamente ci sarà un ridimensionamento demografico che, temo, sarà guidato da un forte aumento della mortalità invece che da una controllata riduzione della natalità (ora si li sento già quelli che dicono che la natalità è già diminuita: si ma la popolazione continua ad aumentare di 1 Germania/annum). Sarà dura, ma non impossibile. Se leggete in spagnolo c'è un bel post di Ferran sul tema della sostenibilità e quello che dovremmo consigliare ai nostri giovani. http://ustednoselocree.com/2013/03/17/visiones-de-la-sostenibilidad/
RispondiEliminaL'era arcaica ed antica è stata quella della materia.
RispondiEliminaQuella moderna è ancora quella dell'energia.
Quella contemporanea e futura potrebbe essere quella dell'informazione.
A che cosa serve un computer con terabyte di memoria se poi l'unità di calcolo funziona a poche migliaia di operazioni al secondo?
Il calcolatore universale di Alan Turing, è splendidamente semplice ed è la quintessenza delle macchine algoritmiche, e può essere fatto anche con un infinito lastricato di pietre dove uno scalpellino incide casella per casella i dati dei calcoli.Dovrebbe essere però uno scalpellino dalla mente soprannaturale, per alloggiare gl'innumerevoli algoritmi, o chiamiamoli anche applicazioni, per fare il suo lavoro.
E viceversa, un computer fulmineo con una memoria da etilista, che non si ricordasse quanti addendi ha sommato da un'operazione all'altra a che cosa servirebbe?
Noi, umani siamo uno stupefacente equilibrio tra materia energia e informazione.
Cento watt di potenza muscolare cardiaca e cerebrale che sono in grado di ricreare nel microcosmo delle proprie sembianze animali,
l'immensa vastità dell'universo.
Non conosciamo nessuna macchina capace di avere un IIOIR ( Informazione Impiegata Ottenente Informazione Restituita ) simile.
Ma.
C'è un ma.
Se i neuroni di qualunque organismo diventassero degli anarcoidi paranoici, sulla Terra non sopravviverebbero nemmeno gl'insetti.
Noi sopravviveremo se sapremo armonizzare i mille miliardi miliardi di neuroni che farneticano nelle nostre teste.
Senza contare i miliardi di miliardi di neuroni d'avi che ci hanno preceduto, e che hanno lasciato le tracce nelle nostre menti.
Sembra un compito trascendente.
Lo è infatti.
Ma se vogliamo avere discendenza dobbiamo svolgerlo.
Marco Sclarandis
Notevole considerazione Marco. Aggiungerei che non basta armonizzare i miliardi di miliardi di neuroni che farneticano nelle nostre teste, ma anche armonizzare i 7 miliardi di teste che li contengono. Il che non so se sia il processo più semplice.
RispondiEliminaMarco, una domanda, ma sei tu l'autore di questo?
RispondiEliminahttp://www.inmondadori.it/Mai-ci-parlera-l-aragosta-Marco-Sclarandis/eai978888830238/
Nei mille miliardi di miliardi ci sono proprio e abbondantemente quelli dei sette miliardi di teste che siamo.
RispondiEliminaSi, Luca.sono io.
Ciao!
E naturalmente bisogna conteggiare anche la neuroneria della biosfera.
RispondiEliminaNon è che le altre creature sono solo delle macchine come semplificava un po' troppo ingenuamente Cartesio.
Marco Sclarandis
Si si certo, ma il problema siamo noi in overshoot.
RispondiEliminaComplimenti.
"Scrivere in versi mi ha salvato letteralmente la vita. Se è servito a me, potrebbe essere utile a qualcun altro. Paragono queste poesie a farmaci omeopatici, che sebbene sia forse impossibile sapere come e perché funzionino, molti ne traggono giovamento. Le chiamerei "carmeopatici". Se subentra la noia, sospenderne immediatamente la lettura." Mario Sclarandis.
(non Mario, Marco)
EliminaTu chiamalo overshoot, io preferisco dilagamento, esagerazione, delirio bulimico; ma conoscere meglio la neuroneria non umana ci aiuterebbe a trovare rimedi al disastro in atto.Quindi, meno bestie ci accompagnano, più ci ritroveremo soli,impauriti e pressati dagli eventi.Amiche bestie che potrebbero suggerirci qualcosa, le stiamo soffocando con ogni mezzo, dai sacchetti di plastica, agli assordamenti con i sonar stordimenti con inutili illuminazioni e mille altri ordigni infernali.
A proposito di omeopatia, credo che il suo principio di base sia affine a quello che in radiotecnica viene chiamato sintonia.
Credo che per ora non siamo riusciti a fare esperimenti che portino ad una teoria consistente e ordinariamente verificabile.
Per quanto ne so io, potrebbe esistere un "principio d'indeterminazione" che impedisce di scoprire certi fenomeni oltre una data complessità.
Forse nell'omeopatia, come nelle reazioni nucleari a bassa energia, ci sono complessità irriducibili che rendono qualsiasi esperimento irriproducibile se non con un margine troppo ampio di variabilità, per essere utile come previsione.
Detto ciò si può e si deve continuare a cercare, ma non si può pretendere che tutti si buttino a capofitto nella ricerca, sopratutto quando quello che già abbiamo trovato viene impiegato male.Per essere concreti, cito l'abuso di farmaci d'ogni genere, in primis gli antibiotici.
Marco Sclarandis
seguire i propri istinti per essere felici è un atto di superbia e si vede cosa ha prodotto: continuiamo e finiamo di distruggere tutto. L'unica strada percorribile è quella dell'umiltà, indicata dai grandi pensatori dell'antichità, come Platone, Seneca e da Gesù, che aveva la strada spianata in questo, essendo parte integrante della Trinità, oltre che uomo. Mi sembra che nei vangeli ci sia pure la frase:" Chi non è con me, distrugge". Una frase emblematica per l'oggi, pronunciata 2000 anni fa. L'umiltà porterebbe il risparmio, causato da un cambiamento radicale dell'atteggiamento umano, nei confronti delle risorse del pianeta, ma si sta parlando di mutazioni a livello del super io e spirituali, quindi molto rare da accadere.
RispondiEliminaNon vorrei finire off topic, ma sul fatto che Gesù sia tra i grandi pensatori dell'antichità avrei qualche dubbio.
RispondiEliminaCi sono talmente tante frasi di significato opposto, nei vangeli, che si può far dire a Gesù quasi qualsiasi cosa.
Perchè un conto è il Gesù dei vangeli (per non parlare di quello storico) e un conto è il Gesù dell'immaginario collettivo, buono, umile e perdonista. Non sono sempre la stessa persona.
Se vogliamo dare una guida ideale all'umanità del futuro, possiamo scegliere di meglio.
Mi riscuso per l'off topic.
pensa che fu accusato di essere indemoniato dalla lobby giudaica, i farisei- Quindi non sei il solo ad essere in difficoltà e come non si potrebbe noi che siamo umani di fronte a una persona della Santissima Trinità. Ma se tutti lo accettassero, sarebbe risolto anche il problema ambientale, ma come detto prima, se non è stato accolto in 2000 anni, sarà difficile che lo sia per il futuro che rimane.
EliminaCaro mago (mago? ma che nome è? mi viene in mente Simon Mago!)
Eliminanon ho commentato il tuo messaggio delle 17:38, ma visto che insisti mi chiedo (ti chiedo): ma stai scherzando? Sei così ingenuo? Naturalmente sei una brava, anzi ottima persona, ma Gesù non serve visto che né tu né altri sa se è mai davvero esistito (più sì che no). E se è mai esistito non è certo il "personaggio letterario" (cioè più o meno inventato) dei Vangeli, che sono l'unica fonte (chiamiamola così) dei "fatti" forse avvenuti. Cioè un racconto di parte pieno di stranezze e contraddizioni che naturalmente non è possibile enumerare qui. Non è nemmeno possibile ricavare una morale compiuta dalle parole del Cristo. Esempio: è lecito o no "rimandare" la propria moglie? Gesù risponde: no, eccetto in caso di adulterio. Eccetera eccetera.
Come dice Lumen qui sopra penso anch'io che ci sia meglio in giro del leggendario Gesù. Che a me sta pure antipatico. Pensa che minaccia una settantina di volte l'inferno nel vangelo di Matteo. Minaccia l'inferno a chi darà dello scemo al suo prossimo (addirittura l'inferno per una parola!), ma poi copre d'insulti gli uomini del potere (razza di vipere, sepolcri imbiancati ecc.). Gli uomini del potere non erano anche loro il suo prossimo? E i mercanti del tempio non erano verosimilmente dei poveracci che campavano vendendo pecore e agnelli per i sacrifici e non biechi capitalisti?
No, guarda, leggi i vangeli con un po' di senso critico.
Scusa il linguaggio crudo, ma mi hai proprio provocato!
la prima volta che ho letto il Vangelo l'ho criticato, quando l'ho letto per la settima volta ho cominciato a capire qualcosa del messaggio di Gesù, ma poco, perchè ciò che è detto da una persona della Santissima Trinità cioè da Dio, non può essere compreso tanto facilmente da una intelligenza umana, anche se di buon livello. Dicono che ci vorrebbe la conversione del cuore??? Per questo però, penso, ci vorrebbe un miracolo. Invece noi siamo quasi tutti al livello di quel furbone di Simon Mago, che mi pare volesse comprare lo Spirito Santo dagli apostoli. Il nostro cuore, inteso come penso lo intendessero una volta, come la sede dei migliori sentimenti e virtù (S.Paolo lo chiama lo spirito dell'uomo e fa il paio col super-io di Freud) è troppo intriso di mentalità mondana e superbia umana per penetrare anche il più piccolo dei misteri evangelici. Ci vorrebbe una bella scrematura, ma chissà come si fa. Bisognerebbe chiedere a qualche asceta o mistico. Speriamo che prima di ringrullire del tutto, mi riesca di leggere qualcosa dei grandi mistici del passato, dei quali la storia della Chiesa è piena. Troppi, secondo me, per essere stati tutti dei plagiati o dei grulli. Ammesso che anche nei loro scritti mi riesca capirci qualcosa.
EliminaNo, non possiamo intenderci e quindi chiudo il discorso (ma - ripeto - pur non conoscendoti - posso benissimo immaginare che sei - senza ironia - una brava persona con cui si può fare un tratto di strada insieme).
EliminaLo stesso vorrei chiederti perché frequenti questo sito di "neomalthusiani", cioè di misantropi, odiatori del genere umano, nazistoidi ecc. Così ci descrivono i cristianisti, gli economisti, i politici, gli spensierati, la gente perbene.
Forse perché ci facciamo dei pensieri sulle sorti del mondo, sul nostro futuro?
curiosità, altruismo. Il destino del mondo è segnato: troppa avidità e superbia. Non porteranno nulla di buono. Il nostro futuro? Sento che non può essere solo il cimitero. Spero sia il Paradiso, ma è necessario cominciare a trovarlo quaggiù. E' troppo egoistico sperare di fare come il buon ladrone, anche se non dipende da noi, ma dalla misericordia di Dio.
EliminaLa retorica del Fare (secondo il sottoscritto) più nociva è quella che invita a (continuare ciecamente a) FARE ... FIGLI quando le risorse economico-sociali e ambientali, al di là dell'effettiva esigenza di un calo dei consumi & di effettive diseguaglianze (peraltro MAI completamente eliminabili) nella distribuzione delle risorse stesse, risultano già drammaticamente insufficienti per gli individui già venuti al mondo! E il bello/il brutto di tale retorica è che general.te viene espressa da chi, con fiammeggianti toni idealistico-romantici, afferma la necessità di 'tutelare la vita' e/o 'lottare contro ogni forma di povertà' :(
RispondiElimina...già una volta ho commentato e lo ribadisco anche ora che per ridurre il numero dei figli che vengono messi al mondo andrebbe cambiato il modo di pensare di una parte della popolazione maschile che ritiene di poter disporre della propria donna sempre quando vuole senza osservare nessuna forma di precauzione; molte donne dovrebbero capire (forse lo hanno anche capito, ma subiscono le peggiori violenze a seguito di un loro rifiuto) che non sono merce a disposizione dell' uomo. Da questo punto di vista però di strana ne dobbiamo fare ancora molta, moltissima.
RispondiEliminaRiccolegandomi all'ultimo commento di anonimo...
RispondiEliminaIo mi spingo oltre: dovremmo propagandare un modello di famiglia diverso,e cioè quello delle coppie senza figli.
Proprio l'arrivo dei figli rendoe instabile l'unione di molte coppie che poi saltano.
Questo non lo si dice per non apparire bacchettoni al contrario,ma è quello che osserviamo ogni giorno nella nostra società.
Tante donne e uomini subiscono pressioni sociali enormi sul mettere al mondo figli,quando invece non li desiderano.
E le conseguenze sono divorzi (conquista o no,è una piaga) e battaglie nelle aule dei tribunali per la custodia dei bambini.
La scelta senza figli o childfree,da più risultati di qualsiasi campagna anti-sovrappopolazione.
Certo la pressione sociale era un tempo fortissima ed era anche comprensibile: una società senza figli si spegne. Questa pressione esiste tuttora, ma meno forte di un tempo. È certamente vero che i figli possono creare non pochi problemi, non sono sempre un fattore di stabilità, il cemento della coppia.
EliminaMa considerato che l'Italia ha il tasso di natalità più basso del mondo (se non sbaglio) si può dire che le coppie italiane resistono molto bene alle pressioni del parentado e della società.
Oggi poi una coppia senza figli non è considerata strana o anormale, nemmeno fra i cattolici. Anche però perché coppie di questo genere non sono molto frequenti. Il problema si pone quando le coppie senza figli si diffondono sempre più minacciando la sopravvivenza della società (Cesare Ottaviano tassava le coppie con solo tre figli).
L'attuale "normalizzazione" dell'omosessualità potrebbe essere considerata con favore considerando l'esplosione demografica.. Purtroppo però anche le coppie omosessuali desiderano figli!
No,l'italia non è il paese con il più basso tasso di fecondità al mondo.
EliminaE' taiwan 0.90 circa.
L'italia non è ultima,anzi...il total fertility rate (da ora TFR per comodità) è a 1.42,in europa,peggio di noi fanno,spagna,germania,romania,austria,grecia,croazia,Ucraina,lettonia,estonia,lituania,che hanno TFR inferiori,o che in alcuni casi si avvicinano di molto al singolo figlio per donna in età fertile
.
Tornando al TFR italiano è in rialzo per via della maggiore prolificità delle immigrate,ma anche delle italiane,senza considerare il contributo apportato alla natalità dalla fecondazione assistita.
La nostra fecondità è in ripresa,purtroppo! infatti ogni figlio nato qui pesa a livello ambientale molto di più che 3 nati in africa (che poi lì ne nascano 5 questo è un altro discorso)
Non ci sono pressioni socia li su chi non ha figli? la pensi cosi perchè non hai letto i commenti delle donne senza figli.
E i cattolici sono i maggiori troll nei forum o i social grupp che si dichirano child-free.Lo dico perchè li frequento abitualmente.
Senza contare l'attivismo,proprio su internet,degli stessi cattolici che fanno mobbing per scongiurare aborti di ragazzine rimaste incinta per sbaglio,o le discussioni che scaturiscono quando qualche ignaro utente si lasci sfuggire il desiderio di formarsi una famiglia senza figli.
Sono discussioni presenti nei forum che parlano di vita di coppia...basta un pò di pazienza nella ricerca e avere la pazienza di leggere.
Considerato che la nostra economia è strutturata come un grande schema ponzi,ci credo che la diffusione di coppie senza figli sia una minaccia.Hai bisogno eternamente di crescere e per farlo servono +bocche e +braccia = maggiori consumi.
Esagerato oltre ogni modo poi dire che tali coppie minacciano la sopravvivenza della società;come mi piace sempre ricordare in italia dopo l'unificazione avevamo 20-22 milioni di abitanti.
150 anni dopo,ne abbiamo 56 scarsi contando solo gli italiani (ma 61 in totale),che si riproducono da 35 anni a questa parte con tassi sotto la soglia di rimpiazzo. (1977 ultimo anno in cui il nostro TFR è stato pari al 2.1)
Non ci stiamo estinguendo,siamo nella fase avanza di transizione demografica,aumentano cioè le fasce di età over 65.
Non stiamo diminuendo,stiamo aumentando.
Grazie per queste interessanti puntualizzazioni. Dunque l'Italia non è il fanalino di coda (bella consolazione!). Effettivamente frequento poco i cattolici e perciò le mie impressioni sono molto soggettive. Mi era parso che anche da parte loro - o di alcuni di loro - la scelta di non aver figli fosse accettata o tollerata. Ma certo non lo sarebbe più se il "costume" di non aver figli si diffondesse, e ciò mi sembra logico (vedi il problema in Russia afflitta da un calo demografico problematico: sono appena 143 mln, nemmeno il doppio della Germania!).
EliminaIn Italia siamo comunque sotto il tasso di sostituzione e se questa situazione perdurasse è chiaro che Chiesa, politici ed economisti avrebbero motivo di preoccuparsi (anzi preoccupati lo sono già). Certo parlare di calo demografico è assurdo quando in realtà il numero assoluto degli abitanti del pianeta è in costante e vertiginoso aumento.
Pensare che la Francia di Napoleone aveva appena 9 mln di abitanti! Quanti spazi non ancora infestati dalle cavallette ... umane (adesso diranno che io odio l'umanità).
@Sergio
Eliminaciao!
Concordo con Kio: ebbene sì, chi non vuole figli (specie se donna) si sente dire varie cose.....
E non solo i cattolici!
A\me le hanno dette anche donne che si vantano di essere il simbolo dell'emancipazione femminile!
Esempi?
Tra le virgolette parla una donna che non vuole figli; senza virgolette chi si interessa del suo utero (che tristezza)
- poi sei troppo vecchia. "sì,ma non ne voglio..." . Anche io ero come te, ma poi ne ho fatti 3.....
- poi resti sola. "come puoi rimanere solo con tutta la gente che c'è?" e,ma.........
- Così lavori meglio.
- così fai carriera.
- Tizio ha avuto un figlio...Caio pure......
- Cosa aspetti a fare un figlio? Sei fidanzata da un pò.....
"è obbligatorio?" Eh....ma poi cosa fai? Ti annoi in coppia....
- Non ti piacciono i bambini? (A- cosa ci sarebbe di male. B- il figlio non è bambino per sempre C- cosa caspita c'entra?? Non lo voglio per altri motivi,magari...)
- "c'è la sovrappopolazione" : eh ma uno in più cosa cambia....
- "non ho condizioni economiche solide nemmeno per pensare di farne 1,anche se lo volessi..." : eh ma c'è gente che sta peggio e li fa lo stesso!
"e quelli dovrebbero essere il mio modello di vita?"
Beh, ma tu stai meglio di loro......
- "oltretutto tra il lavoro e il resto ,anche se volessi 1 figlio, non avrei tempo di curarlo":
eh ma tu lo dai a me.........
Pressioni a non finire,anche da non credenti.
:-(
@Sergio
Eliminascusa,dimenticavo l'ultima: c'è anche chi avanza la teoria biologico-naturalista-darwiniana secondo la quale una donna è stata creata dalla testa ai piedi per procreare.....
Se non ne vuole ha traumi o altre patologie fisiche/psichiche....
Quindi fai figli e zitta.
:-(
Solo un commento:
RispondiEliminala nascita di un figlio non rende instabile la coppia di per sé. La rende instabile perché le coppie attuali non sono pronte a riorganizzarsi in funzione del figlio. Non dico che sia colpa solo degli uomini/mariti/padri, ma anche delle donne/mogli/madri e della società in generale. Gli uomini non hanno capito che il loro ruolo nella società non è più quello di una volta e che non è importante solo il loro lavoro (guarda che schifo di momento stiamo vivendo grazie alle scelte di molti "grandi" uomini). Le donne invece finalmente un po' più libere che in passato e per loro natura più pronte e adattabili al cambiamento non sono più disposte ad aspettare i tempi lenti con cui si adatterà l'uomo (se mai si adatterà, ma bisognerebbe provare a saper aspettare almeno un po'). La società non aiuta né gli uomini né le donne in questo percorso.
La vita si è poi allungata molto quindi è ovvio che sia aumentata anche la fascia over 65.
Cari amici, fare figli non è soltanto un problema culturale o sociale.
RispondiEliminaPrima di tutto, viene il fatto che noi siamo dei fenotipi costruiti dal nostro DNA il quale, per definizione, è una efficiente macchina replicatrice.
Quindi la base della spinta demografica, essendo genetica, è fortissima. La sovrastruttura culturale può essere a favore o contro (dipende dai periodo storici) ma da sola può fare ben poco.
Come dice Dawkins il quinzaglio può essere anche molto lungo, ma è il gene che lo tiene in mano e la cultura può allontanarsi solo fino a un certo punto.
Scusa Lumen,
Eliminanon capisco: se è come dici tu (possibile) allora è tutto inutile. Se "la sovrastruttura culturale ... da sola può fare ben poco" tanto vale rassegnarsi e ... godersela finché è possibile (après nous le déluge). Mi sembra un attitudine fatalista.
Io invece - sarò pure ingenuo - almeno una vaga speranza in un cambiamento di rotta ce l'ho ancora. La propensione a moltiplicarsi ci sarà pure, ma io non sottovaluterei la cultura. Io e te per es. non ci siamo riprodotti, penso anche per averci pensato su (o per ragioni che nemmeno sappiamo). Come mai tu e io abbiamo messo il gene sotto scacco? Dunque un'inversione di tendenza non si può escludere, è anzi possibile.
O forse con quel "da sola" alludi a qualcosa di preciso?
Caro Sergio, ti confesso che, su questo punto, mi sento davvero un po' pessimista.
RispondiEliminaE' vero, io e te, e così molti altri, abbiamo deciso di non riprodurci. Si potrebbe dire che con noi la cultura della scelta consapevole ha avuto il sopravvento.
Ma dalla prossima generazione i nostri geni, che sono stati così gentili da lasciar comandare la cultura, non ci saranno più, e al posto dei nostri mancati figli ci sarano i figli di quelli che ne vogliono tanti.
Sui tempi lunghi della storia umana noi siamo un soffio e loro sono la maggioranza, per definizione.
Io penso che, se vogliamo avere una possibilità di far prevalere le nostre scelte razionali, dobbiamo aumentare il senso di consapevolezza: solo quando la gente, tutta la gente, si renderà finalmente conto di essere figlia dei propri geni replicatori (e la scienza evoluzionistica ce lo ha spiagato con chiarezza), ecco, allora forse sarà possibile smettere di subirli e provare a fare le nostre scelte.
Caro Lumen,
Eliminatrovo la tua risposta un po' contraddittoria. Ammetti di essere un po' (soltanto un po' ?) pessimista, ma poi non disperi di far crescere la consapevolezza di essere manovrati (e fregati) dal gene. Però io se devo essere sincero non ho avuto figli per questa consapevolezza. È stato un po' per caso. Non so Pardi.
Dici anche: "solo quando la gente, tutta la gente, si renderà finalmente conto ecc.". Be' questo non è certamente possibile "in tempo utile" (forse resta solo qualche decennio o magari un secolo per evitare l'ecatombe o la dittatura).
In questo caso mettiamoci il cuore in pace declamando: "Lasciate ogni speranza, [voi che pensate].
Ma se pensi all'evoluzione del dopoguerra - il tasso di natalità degli Italiani è crollato ai minimi storici - vedi che la "cultura" è in grado d'imbrigliare il gene. L'accresciuto benessere e poi anche la pillola hanno dato scacco matto al gene. La gente ha compreso, senza nemmeno pensarci su troppo, che tutti sti figli non erano poi il massimo, che la vita offriva altre soddisfazioni. Questa è stata l'evoluzione da noi. In Cina hanno usato altri metodi (non esportabili). Comunque qualcosa è avvenuto che ha frenato un po' la naturale propensione a riprodursi il più possibile.
Non per niente si dice che il più potente contraccettivo per i paesi sottosviluppati è il benessere economico: più stanno meglio, meno voglia di tanti figli avranno anche loro. Purtroppo siamo in ritardo, è una corsa contro il tempo.
Viceversa l'economicismo, l'ossessione del PIL, vorrebbe far ricredere Italiani e occidentali che i figli sono assolutamente necessari per la crescita (come produttori e consumatori).
In conclusione: per forza andremo a sbattere. Pazienza. Peccato però.
Caro Sergio, credo che il cuore del problema sia propio il motivo in forza del quale si decide di fare meno figli.
RispondiEliminaFinchè si viaggia con le motivazioni attuali, legate principalmente al benessere economico, alla disponibilità di contraccettivi, allo stile di vita, si possono fare solo alcuni passi nella giusta direzione (della riduzione demografica), ma non tutti quelli che servono.
Per questo io parlavo di una consapevolezza profonda e diffusa della nostra dipendenza genetica: perchè solo questa consapevolezza può fare da presupposto ad una decrescita della natalità voluta per scelta esplicita.
Forse, come dici tu, non arriveremo in tempo utile e quindi il rientro sarà più amaro che dolce.
Ma non credo che vi siano strade diverse.
Io sono ancora più pessimista di Lumen e Sergio, e provo a spiegare il perché rifacendomi ai vostri discorsi.
RispondiEliminaLa strada del benessere come migliore dei contraccettivi non esiste -l'unico appunto che mi sentirei di fare a Sergio- o meglio, è un rimedio peggiore del male. Poiché la tragedia vera, quella che ci spazzerà via, non è il carico demografico tout-court, ma l'overshoot determinato da questo carico, che aumenterebbe in modo spaventoso se il benessere di poco più di 1 mld di essere umani diventasse quello dei 7 attuali o dei 9/10 del 2050. L'ecosistema cederebbe in modo molto più rapido e catastrofico di quanto non stia già facendo adesso.
Allora non è che siamo in ritardo su questa strada (benessere para todos), è che siamo proprio fuori strada. Vogliamo sbrigarci a favorire lo sviluppo dei paesi poveri per sospingerli alla sospirata ZPG? Magari ci riusciamo (ovviamente ipotesi puramente teorica), arriviamo al punto in cui tutto il pianeta smette di crescere demograficamente ma con un degrado ambientale ormai irreversibile su scala globale. La cultura ha imbrigliato sì il gene, ma solo in una parte del mondo; per il resto, lo ha addirittura assecondato (sia su scala familiare, per la convenienza economico-sociale ad avere tanti figli; sia su scala politica, con tanti stati che hanno perseguito la crescita demografica come arma di ricatto sui ricchi del pianeta e perché il numero è potenza).
La strada è la regola (figlio unico, per tutti, da Berlusconi all'ultimo dei vattelapesca), quindi la coercizione. Va da sé che una stupida democrazia (US, UE e tutte altre ridicole del nostro tempo), non può e non vuole saperne. Ci vorrebbe una dittatura, al fosforo. Di quelle che rimettono a posto l'arroganza dell'ometto qualunque e che non mandano gli scimuniti con 10 figli in televisione nei talk show. E fino ad ora non esportabile, come diceva Sergio. E se anche un giorno venisse esportata e si andasse finalmente su questa strada, sarebbe, questa sì, presa troppo tardi.
Ooops, poiché "Anonimo" mi piace poco: in fede, Francesco, aka Roy, il "magdiallamiano" frequentatore di Commenti dalla collina;)
RispondiElimina<< La strada del benessere come migliore dei contraccettivi (...) è un rimedio peggiore del male. Poiché la tragedia vera, quella che ci spazzerà via, non è il carico demografico tout-court, ma l'overshoot determinato da questo carico, che aumenterebbe in modo spaventoso se il benessere di poco più di 1 mld di essere umani diventasse quello dei 7 attuali o dei 9/10 del 2050 >>
RispondiEliminaSono costretto a quotare. Molto triste ma molto giusto.
Be', il miglioramento delle condizioni di vita di tutti è non solo auspicabile, ma è nostro dovere morale contribuirvi in qualche modo (già si fa, ma non è sufficiente). Il miglioramento induce - direi automaticamente, vedi l'Italia e l'Europa occidentale del secondo dopoguerra - un calo del tasso di natalità. Ricordiamoci che nei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo i figli sono un investimento per la vecchiaia.
RispondiEliminaNaturalmente se gli attuali sette miliardi e i prossimi dieci miliardi aspirassero al livello di vita degli Americani o anche solo degli Italiani (l'Italia è malgrado tutto la settima o ottava potenza economica del pianeta) sarebbe la fine.
Comunque una modesta crescita è necessaria perché oggi 7-800 milioni non hanno abbastanza da mangiare e alcuni miliardi vivono con meno di due dollari al giorno (anche se il potere di acquisto di questi due dollari fosse molto più elevato che da noi sono lo stesso una miseria).
Noi non dobbiamo più crescere, anzi potremmo rinunciare a non poche cose che sono superflue e nocive. Ma agli altri va riconosciuto il diritto di migliorare le proprie condizioni senza l'ambizione però di volerci imitare.
Ma ci sono varie incognite, a cominciare dall'effettiva entità dei giacimenti petroliferi, apparentemente un segreto di stato.
Manco per niente, questo miglioramento non è proprio auspicabile, per i motivi di cui sopra, né riconosco il dovere morale che senti di avere. Abbiamo già discusso in merito e so come la pensi. Ti garantisco, ricordo bene che i paesi sottosviluppati investono per la loro vecchiaia in figli, e lo trovo disgustoso, criminale oltre che di una immane stupidità. Tu dedichi al fatto un riferimento "asettico", però, caro Sergio, io un giudizio lo do anche se è un comportamento di massa (uno per me è diecimila, se è il migliore). Già oggi usiamo un pianeta e mezzo, fra alcuni anni saranno due, ma sempre uno ne abbiamo, e sempre meno efficiente, munifico e "gentile" con noi che abbiamo bisogno sempre di più e invece avremo sempre di meno (e di peggio, in termini di calamità e di regolarità climatica perduta). Tutte queste nascite in Africa, Asia o America latina non sono state ineluttabili; non gliel'ha portati la cicogna. Hanno ridotto le donne a fattrici, hanno fabbricato miliardate di esseri umani per stare meglio, riducendo la fetta pro-capite di ciascuno in termini ideali (ossia quanto spetterebbe a te se tutti avessimo lo stesso, con questo fattore "tutti" in crescita perenne). Virtualmente è finita già ora. Un rapporto del Worldwatch Institute diceva che la "fetta" media pro-capite della Thailandia, o della Giordania, è già troppo grande: se al mondo consumassimo tutti quanto consuma in media un cittadino di questi paesi, il mondo andrebbe comunque in rosso. Altro che livello di vita di Americani o Italiani. Te la senti di dire a un thailandese medio che deve ridurre i suoi consumi? La verità è che il thailandese medio consuma poco, ma questo poco è già troppo perché la crescita demografica lo fa diventare troppo, riducendo la capacità ecologica pro capite del pianeta, ossia quello che l'ecosistema può dare a ognuno di noi senza generare overshoot.
RispondiEliminaE' ovvio che queste centinaia di milioni di persone non hanno da mangiare, è perfettamente ovvio. Il pianeta -se mi passi l'espressione- non è stato fatto per tutta questa gente e non c é una via surrettizia per tenerceli comunque, alla lunga e in condizioni di equilibrio (a meno di qualche improbabile e mirabolante rivoluzione tecnologica). Certo che noi non dobbiamo più crescere; ma non vorremo rinunciare a niente. Fra qualche giorno la U17 femminile di Norvegia (calcio, ovviamente!:) verrà in Italia per giocare due amichevoli. Non so se è chiaro, queste affumicheranno un po' l'atmosfera per giocare qui due partitelle; poi quelli più grandicelli per giocare la finale di Champions o quello che é, poi la nazionale di hockey su prato della Repubblica delle Banane farà altrettanto e poi magari sarà il turno di quel panzone del mio vicino che ha deciso di portare al mare in Andalusia la moglie e quel figlio troglodita che si ritrova.
Miglioramento vuol dire, in questo contesto, appesantimento dell'impronta; e già ora è troppo pesante, affondiamo. E' la Terra, in fin dei conti, che riconosce o nega diritti. E questo diritto sappiamo che lo ha già negato. Basta solo aspettare qualche decennio e stare a guardare.
Ho già insistito più volte che per "miglioramento" (o sviluppo) non intendo crescita (e la differenza tra crescita quantitativa e qualitativa non è molto rilevante, sempre crescita è alla fine). Sarebbe, almeno in teoria, concepibile un miglioramento delle condizioni di vita di tutta la popolazione mondiale senza aggravare la situazione generale (ma mentre scrivo questo sono subito assalito da dubbi).
EliminaComunque nel mio intervento precedente ho detto che potremmo (e probabilmente dovremo) rinunciare a parecchie cose che in fondo non sono veramente necessarie, anzi inquinano. È proprio necessario creare montagne di rifiuti di difficile smaltimento? Prendi il mito della mobilità (saprai che l'Italia è uno dei paesi più motorizzati del mondo, 56 auto su 100 persone). Ma già, la mobilità è un altro fattore di crescita ...
Scrivi: "La verità è che il thailandese medio consuma poco, ma questo poco è già troppo perché ..." Probabilmente è così. Ma che fare allora? Ridurre l'impronta ecologica di tutti? E come mettersi d'accordo, di quanto la riduciamo?
L'impronta ecologica non è un criterio da tutti accettato (certi cattolici dicono che è una barzelletta). Zichichi, cattolico, sogna di una Sicilia piena di centrali nucleari (non una o due!) con cui si risolverebbero tutti i problemi (perché nella centrali metti uno e escono mille). Un altro cattolico su Petrolio diceva che l'acqua pulita dai rubinetti per tutta l'umanità può venire solo dalle centrali nucleari.
P.S. Ma tu sei il Francesco delle Ultimissime UAAR?
E' che il tuo modo di intendere il miglioramento delle condizioni di vita non riesco a trovarlo convincente, e forse neanche tu, mi permetto di dire, visti i dubbi che hai con sincerità ammesso. Queste perplessità volevo significare quando dicevo, alla fine del precedente commento, "in questo contesto". In teoria sarà anche possibile quello che dici tu, ma a conti fatti mi sembra pressoché inattuabile. Chi esce dal sottosviluppo, oggi, aggrava il peso che l'umanità esercita sulle risorse del pianeta.
RispondiEliminaNoi sappiamo che l'impronta ecologica è un criterio corrispondente alla realtà, semmai sono quei cattolici ad essere una barzelletta. Non ci fosse il secondo principio della termodinamica, magari. Ma c è, e bisogna farci i conti.
"che fare allora? Ridurre l'impronta ecologica di tutti? E come mettersi d'accordo, di quanto la riduciamo?" Per quello che ne capisco io (anche zero, probabilmente): ridurre l'impronta ecologica di tutti non caso per caso, ma ridurla riducendo questi "tutti". E' l'unica, sia come fattibilità del rimedio (puoi anche convincere una buona fetta della nostra opinione pubblica a differenziare i rifiuti, o a compiere tante altre buone azioni, ma non a rinunciare a quella affluenza che genera il grosso dell'impatto del nostro modo di vivere) sia come convenienza del rimedio stesso (meglio, molto meglio essere 700 mln di benestanti che 7000 di straccioni che non possono permettersi niente se no cominciano, o ricominciano, a distruggere l'ambiente).
No Sergio, non sono io. Ho frequentato sì, ma anni fà, trovando l' ambiente insopportabilmente sinistrorso per i miei gusti.
Se la metti così allora solo una drastica riduzione del "numero dei commensali invitati al tavolo della vita" (sono le belle parole di Paolo VI) apporterà sollievo al pianeta e ai restanti suoi abitatori. Il cui numero ideale ovvero ecocompatibile oscillerebbe secondo alcuni tra 1,5 e 3 mld (e 1,5 è la cifra che indica il teologo cattolico Eugen Drewermann - che evidentemente non è ben visto in Vaticano - del resto ha lasciato la Chiesa cattolica).
EliminaMeglio 700 mln (o 1,5 mld) di esseri umani che vivono decentemente o persino bene (penso all'organizzatissima ma comunistoide "Città del sole" di Campanella) che 7000 mln di straccioni. Come non essere d'accordo? Comunque siamo ora a quota 7000 mln e si va avanti allegramente (ma non troppo). Si calcola che saremo 9 mld nel 2050 (ma se saremo già 8 fra dieci anni?). Poi ci sarebbe un rallentamento o forse persino un'inversione di tendenza. Ma mi son sempre chiesto se quei 9 o 10 mld prossimi venturi sono il "plateau" che poi bisognerà mantenere. Se ci si organizza per convivere in 9 o 10 mld è chiaro che un decremento demografico sarà malvisto da economisti, politici e Chiesa (chi ci pagherà le pensioni? Chi svolgerà certe mansioni? ecc.).
Ma l'amico Lumen si dice malgrado tutto ottimista! E ottimisti sono pure politici economisti e Chiesa: l'uomo ha sempre saputo escogitare qualcosa per tirarsi fuori dai guai.
Tu invece mi sempre molto meno ottimista: in prospettiva c'è l'ecatombe o la miseria generalizzata.
Una delle priorità dell'azione politica dovrebbe essere quella di favorire la transizione da un modello di sviluppo incentrato sul consumo vorace di beni privati sempre più spesso importati, ad uno orientato alla fruizione di beni comuni, più sostenibile da un punto di vista economico, sociale ed ambientale.
RispondiEliminaBeni comuni come: la cultura, la tradizione, la socialità, il volontariato, la salvaguardia dell'ambiente naturale, la qualità del tessuto urbano, le strutture pubbliche come parchi, impianti sportivi, biblioteche, ...
Non si tratta "solo" di una questione ambientale, ma anche di una priorità sociale ed economica:
- permettere alle persone di sviluppare la propria umanità anche al di fuori dei circuiti del consumo dei beni privati (sempre meno accessibili);
- orientare la domanda interna verso beni (quelli comuni) caratterizzati da un minore contenuto di importazioni.
Un cordiale saluto.
http://marionetteallariscossa.blogspot.it/
<< Non si tratta "solo" di una questione ambientale, ma anche di una priorità sociale ed economica:
RispondiElimina- permettere alle persone di sviluppare la propria umanità anche al di fuori dei circuiti del consumo dei beni privati (sempre meno accessibili);
- orientare la domanda interna verso beni (quelli comuni) caratterizzati da un minore contenuto di importazioni. >>
Quoto. Sono obbiettivi più che condivisibili, direi obbligatori.
Ma al momento, purtroppo, non ne parla quasi nessuno, salvo quei mezzi matti sognatori della Decrescita Felice.
Il mantra dei nostri politici (e dei sindacati, e della confindustria, ecc.ecc.) è ancora quello del più crescita, più consumi, più Europa.
Non conoscevo Drewermann e ti ringrazio per il riferimento, non mi dispiacerebbe approfondire, è un appunto per l'agenda.
RispondiEliminaIn effetti quella cifra anche a me pare molto ragionevole; quota 1,5 è la soglia prenovecentesca, una specie di paradiso perduto prima di tutta questa follia moltiplicazionista. Si poteva impiegare il margine di sviluppo ancora molto ampio che la natura ci dava per migliorare le condizioni di vita dello "stock" in essere, e invece si è pensato (o meglio, non si è pensato) a incrementare tutto, consumi e numero dei consumatori, senza che adesso si possa continuare a fare altrettanto nel secolo attuale, come concludeva Luca. A quella cifra sì, si poteva e doveva pensare a condivere il benessere con tutti i commensali. Ora è troppo tardi. Non credo ci si possa organizzare per i 9-10 mld, perlomeno, io attribuisco al termine organizzazione una regolarità che in questo manicomio globale non so come si possa avere. Dio per tutti e ognuno per sé, guerre fra stati e guerre fra vicini di casa. Gente che finirà a cavarsi gli occhi in mezzo alla strada per l'ultimo mezzo chilo di pane. Finita l'acqua, cibo ed energia insufficienti e a prezzi da fantascienza, le masse sterminate di umani famelici andranno incontro all'ecatombe. Vorrei veramente che qualcuno mi convincesse di qualche altra possibilità, ma quando ci provano, si scende al livello dei vari Gaspari&Cascioli e roba simile e allora buonanotte. A guardarsi attorno c è da sentirsi male. Qui in Italia, dopo l'allucinante governo Monti, ci siamo già beccati la Boldrini alla presidenza della Camera e questo ministro dell'integrazione che vuol fare italiano chiunque nasca in Italia. Una donna gravida con visto turistico, e un nuovo "cittadino" per la magia dello iure soli. Magari anche senza visto, in barcone direttamente. Proprio come nello spaventoso calderone statunitense, fermate tutto perché voglio scendere.
Quanto all'ottimismo di Lumen mi sembra molto relativo, la sopravvivenza della specie, se ho ben capito. Può darsi, naturalmente, bisogna vedere in che condizioni, come lui notava. Non mi trova invece d'accordo Marco Sclarandis quando accenna al mancato utilizzo delle armi nucleari dopo il '45 per poggiarvi una speranza di risolvere anche il problemone della distruzione dell'ecosistema (mi riferisco ad esso perché da lì prendeva le mosse Lumen): abbiamo avuto un saggio, anzi due, del potenziale distruttivo di queste armi, e l'impressione è stata abbastanza. Qui invece il male è più subdolo, non c é nulla che assomigli ad un fungo atomico per impressionarci allo stesso modo, e i mafiosi che avvelenano e annientano la vita su un intero tratto di mare affermano sicuri che il mare possono fruirlo da un'altra parte. E' l'umanità tutta che ragiona con la stessa altera deficienza, danno da una parte, danno all'altra, tanto ognuno vede o intravvede appena appena solo i propri, di danni. In pratica, la tragedia dei beni comuni. E finché restano comuni, cioé di libero accesso, non se ne esce, si continua ad andare a tavoletta dentro al tunnel con sbocco sull'abisso.
Drewermann è stato (e continua ad essere) per me un punto di riferimento, ma come psicologo, poeta, scrittore. È stato ed è psicoterapeuta, freudiano. È chiaro che uno così - e con un'intelligenza fuori del comune - non poteva rimanere cattolico.
EliminaÈ stato infatti sospeso dall'insegnamento. Non si è arrivati alla scomunica perché la scomunica è oggi uno strumento ridicolo (ma il vescovo Lefèbvre fu scomunicato da Giovanni Paolo II - perché reo di disubbidenza). Comunque un paio di anni fa Drewermann ha abbandonato la Chiesa cattolica - come la collega Uta Ranke-Heinemann, la prima teologa cattolica ufficiale.
Drewermann è ferratissimo nelle scienze, non è solo un bello spirito. Tuttavia è sempre teologo: pubblica libri di almeno 800 pagine su cose che io considero irrilevanti (per es. adesso un commento di questa mole agli Atti degli apostoli - dopo aver scritto commenti, sempre di questa mole, ad ogni singolo vangelo!).
Si era comunque posta anche lui la questione del numero di esseri umani che la terra può sopportare giungendo appunto a quella cifra (1,5 mld) in un suo libro pubblicato nel 1984 (Der Krieg und das Christentum - La guerra e il cristianesimo) e in cui sostiene che il cristianesimo ha effettivamente fomentato le guerre. Di Drewermann sono state pubblicate alcune opere in italiano, ma niente di specifico in merito alla sovrappopolazione.
È comunque un teologo con cui un ateo come me si trova perfettamente a suo agio (perché Drewermann sa ascoltare - è psicoterapeuta - e ragionare pur credendo sempre in Dio - ma a modo suo).
Per il resto concordo interamente (o quasi) su quanto dici.
Non perdiamoci di vista (serg.pas@bluewin.ch). Ciao.
Poscritto
RispondiEliminaEugen Drewermann è vegetariano e ama gli animali. Deplora che l'iperbolica espansione dell'homo sapiens
distrugga l'habitat di tante specie animali "che hanno anch'esse il diritto di vivere". Un bel pensiero. Mentre gli Zichichi sognano di costruire migliaia di centrali nucleari per dissalare il mare e fornire anche a 100 miliardi di esseri umani abbastanza acqua da bere e per i servizi igienici Drewermann si rammarica che tanti splendidi animali siano ormai in via di estinzione. Come sarà un mondo senza tigri leoni leopardi elefanti balene delfini acquile scriccioli scimmie panda ecc. ? Probabilmente un mondo artificiale da cui sarà scomparsa la bellezza. Cioran: "Dove una volta galoppavano splendidi cavalli selvaggi ora non vedi che uomini!"
Francesco, in settan'tanni le ragioni per adoperare le armi atomiche sono cambiate.
RispondiEliminaOra sarebbe ancora più folle adoperarle, e ciò ne aumenta l'attrattiva per alcuni, ma anche l'intenzione di moltissimi di scongiurarne l'uso.
Ricollegandomi al titolo del post,in un secolo ci siamo quadruplicati, ma abbiamo ancor più moltiplicato le nostre attività.
Comprese quelle che ci illuminano sulla reale natura dei limiti della biosfera, nella quale siamo copmresi pure noi.
Quello che faremo è di scegliere qualsiasi mezzo per proseguire la nostra vita sul pianeta, se davvero siamo una specie saggia.
Se siamo solo una specie intelligente, il nostro destino è funestamente segnato.
Questa volta, e forse è un'occasione unica, abbiamo il privilegio di manovrare la biosfera verso una ulteriore estinzione.O di sventarla
Salvare capre, cavoli, lupi, bastoni, barche e contadini senza fatica e sacrificio non è possibile.
Ma questa salvezza a buon mercato è la menzogna che propagandano molti facinorosi.
Ho scelto da tempo di non illudermi con questa menzogna.
A volte impreco contro questa mia scelta, ma non la ripudio.
Marco Sclarandis
In uno dei miei commenti precedenti accennavo alle difficoltà che ha la cultura - in generale - a liberarsi dal guinzaglio del gene.
RispondiEliminaSe però parliamo di spinta demografica abbiamo, ahimè una ulteriore difficoltà: che la spinta culturale non è opposta a quella genetica, ma anzi si trova spesso (per una somma di motivi) a suo favore.
Quindi non abbiamo, come avviene in molti campi, una semplice lotta tra cultura e gene, ma una lotta (quasi impossibile) tra una cultura minoritaria ed il gene replicatore, aiutato dalla cultura dominante.
Come si fa a vincere in queste condizioni ?
@Sergio: grazie ancora, ho salvato il tuo contatto. Personalità affascinante, questo teologo tedesco. E bellissimo il passo di Cioran.
RispondiElimina@Marco: non discuto sul cambiamento di ragioni per usare queste armi, ma sulla speranza di evitare lo spolpamento finale del pianeta poiché finora i grandi signori del mondo hanno resistito alla tentazione di Sansone coi Filistei. In fondo queste valutazioni ricadono nell'opinabilità più totale, per cui, niente di strano se questa constatazione dà a te una certa speranza e a me no. Anche un bonobo come Kennedy poteva rappresentarsi le conseguenze di una guerra nucleare, mentre quelle delle sovrappopolazione, pur ugualmente devastanti, sembrano più difficili da vedersi... eppure si vedono già, per chi vuole vederle.
@Lumen: il dito nella piaga! Secondo me il problemone sta lì, nella cultura; machista, prolificista, snaturatamente matrigna nel terzo mondo; e vile all'inverosimile qui, nel mondo ricco. Non si vince in queste condizioni, non è possibile. O esse cambiano, oppure per il gene replicatore è fin troppo facile.
Francesco, l'epoca nella quale stiamo vivendo, fa di noi dei privilegiati, seppure si debba pagare un onere enorme per tale privilegio.
RispondiEliminaPer chi vuole e riesce a d accorgergene è chiaro che stiamo vivendo il trentunesimo giorno del giacinto acquatico.
E' sempre più evidente che un ulteriore raddoppio della nostra genìa sulla Terra, per quanto possibile, ci porterebbe ad una vita che per la maggior parte di noi sarebbe indesiderabile.
Pochissimi vogliono e sarebbero capaci di vivere per decenni e decenni come monaci di una fede totalizzante.
Per come siamo fatti, già mille volte meno quelli che siamo, sarebbero troppi, e lo sappiamo perchè già nel profondo passato abbiamo sterminato molte altre specie viventi.Una interessante lettura a proposito è "La colpa originale" di Guido Chelazzi.
Per come siamo fatti, occorrerebbe un pianeta come la Terra pro-capite.
Se scoprissimo il modo per allungare la vita di mille volte, questa affermazione
non sarebbe poi tanto iperbolica.
Che si stia impazzendo in massa, non è dovuto forse a strani complotti di qualche manipolo di paranoici, ma la logica e ineluttabile conseguenza di questo confine etologico invalicabile.
Ci comportiamo come facevamo diecimila anni fa quando era possibile illudersi che la Terra fosse sconfinata.
Ora , per quanto possiamo ingegnarci, lo spazio fisico utilizzabile a prezzo d'acquisto e non da favola, è esaurito.
Non che una mutazione comportamentale non sia in linea di principio possibile, ma non può essere imposta, e trovarla quale ago nell'immenso pagliaio delle mutazioni inutili è un'impresa trascendente.
Dovremmo considerarci un'unica famiglia, dall'ominide Lucy fino all'ultima Eva, magari rimasta vedova.
Solo un pensiero come questo mi permrtte di affrontare la catastrofe in corso senza abbandonarmi al desiderio d'autodistruzione.
Marco Sclarandis
TESTIMONIANZA
RispondiEliminaCiao il mio nome è Gabriel Anderson dal Regno Unito, non ho mai credo in incantesimi d'amore fino a quando provo il dottor Samuel Oduduwa tempio, e dopo che ha lanciato un incantesimo d'amore per me, il mio ex mi ha chiamato per scusarsi del dolore che mi ha causato, e fino oggi stiamo vivendo una famiglia felice, se avete bisogno di un posto giusto per risolvere i vostri problemi di contatto DR Oduduwa SAMUEL è la scelta giusta. lui è un grande uomo che sono stati lanciare incantesimi con anni di esperienza, e il suo incantesimo è assolutamente male gratuito. egli lanciare incantesimi per scopi diversi, come:
(1) Se volete che il vostro ex indietro.
(2) se avete sempre brutti sogni.
(3) Si vuole essere promosso nel vostro ufficio.
(4) Si vuole donne / uomini a correre dopo di te.
(5) Se si desidera un bambino.
(6) [Vuoi essere ricchi.
(7) Si vuole legare il vostro marito / moglie di essere tua per sempre.
(8) Se avete bisogno di assistenza finanziaria.
(9) la cura a base di erbe
Contattare lui oggi su: dr.oduduwasamuelhightemple@gmail.com
dr.ododuwasamuel@yahoo.com
Cordiali saluti,
Gabriel Anderson.
Hello
RispondiEliminaMy name is Marie Scott from united states, i am married with two kids. Life has been a misery for me and my kids for over six years when my husband dumped me for his new mistress due to some minor misunderstanding that we had. So he engage in a fight with me and throw me out of the house, so all through these sorrowful period of my life, i have been in pain. So one day, as i was browsing through the internet, i came across many post about spell casters testifying how they were helped by them so i decided to seek help and advice. but naturally i didn't believe in spells or magic powers but due to the fact that i was deeply in love with my husband, i decided to go for a try, So i came in contact with Dr.iayaryi of driayaryi2012@hotmail.com but before i contact Dr.iayaryi, i was scammed by a lot of spell casters who makes me believe that they can help me. So because of all these, i almost lost hope that i can't get my husband back anymore so when i contacted this Dr.iayaryi, he assure me that he will help me to reunite my marriage, so without demanding any single cent from me, he did a spell for me and he advice me to wait for just 24 hours. I actually waited as he said, so when it was 24 hours after he did the spell, my husband actually called me on my mobile phone and started apologizing for everything that he had caused me and the kids. This was how my marriage was reunited again and Starting from this point till date, i and my husband has been living peacefully and happily. Anybody viewing this testimony should please stop by and read and if you are so interested in contacting Dr. iayaryi for any help, simply do that via his email id (driayaryi2012@hotmail.com) and remain happy. Thanks.