sabato 5 novembre 2016

Migranti e migrazioni

Nell'odierna, immensa massa umana esiste una pattuglia di persone convinte che il sistema economico attuale stia entrando in un collasso globale e che ciò provocherà conseguenze terribili.   Anzi, che alcune di queste siano cominciate, mentre la grande maggioranza di noi si rifiuta di riconoscerle per quel che sono: avvisaglie.
C’è una buona ragione per questo: l’illusione più o meno cosciente che, ignorando o negando i fatti, ci si possa proteggere dalle conseguenze dei medesimi.   O, perlomeno, che questo sia un modo per scaricare ad altri la propria quota di responsabilità per qualcosa che, comunque vada, costerà molto caro a molta gente.
Tra i fatti che possiamo negare, ma non evitare, c’è che la Terra è pesantemente sovrappopolata in ogni suo più remoto anfratto.   Ma ammetterlo significherebbe dover poi parlare di politiche demografiche.   Cioè di nascite, morti e migrazioni.   Tutti argomenti che hanno implicazioni psicologiche e spirituali tanto importanti da risultare intrattabili.
Non è un caso se il controllo della natalità è l’unico fattore demografico che ha avuto e continua ad avere una certa attenzione, sia pure con difficoltà sempre maggiori.   Qui si tratta infatti di decidere se, eventualmente, impedire a qualcuno che ancora non esiste di venire al mondo.   Tranne che per i fanatici, non c’è niente di terribile in ciò.
Viceversa, parlare oggi di mortalità significherebbe chiedere a gente che esiste di andarsene cortesemente all'altro mondo per aiutare i suoi compatrioti terrestri a restare in questo.   Non sorprende che nessuno ne voglia parlare, non foss’altro per scaramanzia.
Delle migrazioni si parla invece tantissimo, perfino troppo, ma senza mai porsi domande imbarazzanti tipo: Quanta gente c’è?   Quale è la capacità di carico del territorio?   Quali sono gli effetti sulle zone di partenza e su quelle di arrivo?   Come stanno evolvendo le condizioni al contorno?

Pillole di storia


Le migrazioni sono un fenomeno antico quanto la nostra specie (anzi molto di più).   Quando in una zona si raggiungono limiti di sovrappopolazione, un certo numero di giovani parte per cercare fortuna altrove.   Se lungo la strada incontrano popoli più agguerriti di loro, vengono uccisi.    Se viceversa incontrano territori poco popolati o genti meno agguerrite, si fanno largo ammazzando o sottomettendo gli autoctoni.
E’ esattamente in questo modo che, per oltre 50.000 anni, ondate successive di uomini hanno popolato il mondo, accavallandosi e sostituendosi fra loro, costruendo e distruggendo civiltà.   La penultima crisi storica di questo genere è stata lo straripare della popolazione europea nel mondo intero.   L’ultima è appena cominciata, ma con un’inversione dei flussi.   Invece che dall’Europa, avviene verso l’Europa (compresa la Russia occidentale) ed il Nord America.
Per fare il caso italiano, durante tutti gli anni ’80, la popolazione italiana si era stabilizzata attorno ai cinquantasei milioni e mezzo.   Poi, dall’89 (collasso degli stati comunisti) ha ricominciato a crescere grazie ad un’immigrazione dapprima modesta, poi sempre più intensa.   Una brusca accelerazione avvenne nel 2002, anno di approvazione della leggendaria “legge Bossi-Fini” che, evidentemente, favorì il fenomeno.   Ad oggi siamo circa sessantadue milioni, con un tasso di incremento di circa 300.000 persone all’anno.
Per circa un quarto di secolo, le autorità pubbliche e le forze politiche dei vari paesi coinvolti non hanno trovato di meglio che altalenare fra posizioni opposte ed un pertinace far finta di niente, sperando che la faccenda si risolvesse da sola.   Ma negli ultimi due anni l’arrivo di milioni di persone ha fatto precipitare la situazione.
Potremmo, credo, distinguere fondamentalmente tre tipi di approccio al problema.
Due paesi, Italia e Grecia, hanno deciso di mantenere aperte le proprie frontiere; anzi l’Italia ha mobilitato mezzi imponenti per recuperare migranti in mare.   Altri paesi dell’UE coadiuvano questo sforzo, pur mancando un accordo sul destino successivo dei naufraghi.
Altri, come diversi paesi balcanici e l’Austria, hanno alzato barriere più o meno efficaci per ostacolare i flussi.
I paesi principali, Germania in testa, si sono accollati finora il grosso del flusso, ma questo ne sta oramai mettendo a repentaglio la stabilità politica.
Nel frattempo, il numero dei morti durante la traversata è diminuito in percentuale, ma aumentato in cifra assoluta poiché la certezza del soccorso porta molta più gente a tentare l’avventura in sempre più precarie condizioni.

Premesse

L’accoglienza è un bene od un male?   Esiste un limite sotto il quale va bene ed oltre il quale no?   A mio avviso, una simile discussione potrebbe essere utile solo partendo dai pochi, ma importanti capisaldi:

1 – Non sempre chi lascia il suo paese è spinto dalla miseria, o peggio, ma molto spesso si.   Perciò non bisogna nascondersi dietro un dito ed essere ben coscienti del fatto che negare l’ingresso a qualcuno significa danneggiarlo, spesso in modo grave.

2 – Esiste una differenza fondamentale tra “migranti” e“rifugiati”.   I primi sono tutti coloro che vanno ad abitare in un paese diverso da quello dove sono nati.   Talvolta fuggono da situazioni terribili, altre cercano semplicemente un lavoro migliore.   I rifugiati sono invece persone che in patria sono attivamente perseguitate per ragioni politiche, religiose, razziali od altro.  Lo status di "rifugiato" viene concesso dai governi in base ad una serie di convenzioni internazionali, perlopiù risalenti agli anni '50 (Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali).
 Anche i numeri sono diversi.   Per capirsi, solo nel 2014 gli immigrati in Europa sono stati quasi 2 milioni (dati EUROSTAT ) portando il totale degli stranieri a quasi 35 milioni, circa il 7% della popolazione europea.  Nel 2015 e nel 2016 i numeri sono stati sensibilmente maggiori, ma mancano dati ufficiali.  Coloro che ottengono asilo politico normalmente sono invece poche decine di migliaia l’anno, ma c’è stato un brusco incremento negli ultimi due anni: circa 300.000 nel 2014 e circa 600.000 nel 2015 (dati ERUOSTAT).    Un incremento che dipende in parte dall’aggravarsi della crisi siriana, in parte da scelte politiche dei singoli governi nazionali.   Tuttavia, continuano ad essere una netta minoranza del flusso complessivo di gente.

3 – Le migrazioni di massa sono appena cominciate, nei prossimi anni e decenni non potranno che aumentare.   Non bisogna illudersi che il fenomeno si esaurisca da solo; ben al contrario si aggraverà. Ogni anno ci sono circa 80 milioni di persone in più sul pianeta ed i focolai di instabilità ambientale, economica e/o politica non potranno che moltiplicarsi.   A livello europeo, i flussi sono passati da un ordine di grandezza di migliaia ad uno di milioni di persone all'anno.   E la tendenza è verso un ulteriore, consistente incremento.

3 – L’Italia, come tutta l’Europa, gode tuttora di un alto tenore di vita grazie ad una serie di vicende storiche e meccanismi di mercato che finora ci hanno permesso di appropriarci di risorse estere e ridistribuire globalmente parte dei nostri rifiuti.    Ma il sistema economico sta rapidamente cambiando ed almeno in parte implodendo.   La crisi economica peggiorerà ed il ridimensionamento del nostro tenore di vita è appena cominciato.   Disoccupazione e povertà aumenteranno certamente,
anche se non possiamo sapere quanto e come.   E lo faranno comunque, con o senza immigrazione.

4 – Una grande quantità di immigrati non arriva fortunosamente in barca, bensì tranquillamente in aereo.   L’enfasi sugli sbarchi è quindi in parte una strategia di marketing politico, sia da parte di coloro che sono favorevoli, sia di coloro che sono contrari all'accoglienza.

A mio avviso, chiunque ignori e/o neghi uno o più di questi semplici fatti, o è male informato, o è male intenzionato.

Conseguenze.

C’è molto dibattito sulle conseguenze economiche delle migrazioni, con esperti che delineano un quadro idilliaco o disastroso a seconda dei casi.   Personalmente, trovo più interessanti le conseguenze ecologiche e politiche.

Le conseguenze ecologiche sono inevitabili e facilissime da capire.   A livello locale, un aumento della popolazione significa un aumento dei consumi e degli impatti: più alloggi, più acqua, più rifiuti ecc.   Proprio i fattori che secondo alcuni sono favorevoli all'economia, sono certamente deleteri per quello che resta degli ecosistemi.   Anche a livello globale l’emigrazione fa lievitare consumi ed emissioni.   Infatti, benché la maggioranza degli immigrati vada a far parte della fascia più povera dei paesi di accoglienza, i consumi di un una persona che vive in Europa occidentale sono almeno di un ordine di grandezza superiore di quelli di chi abita in molti paesi africani ed asiatici.   Vi sono poi buone ragioni per ritenere che l’emigrazione contribuisca a mantenere elevato il tasso di natalità nei paesi di partenza, ma si tratta di dinamiche poco studiate.

Le conseguenze politiche sono più complesse perché non dipendono tanto da ciò che effettivamente accade, quanto da come questo viene percepito.   Man mano che la densità di popolazione cresce e la percentuale di stranieri aumenta, la gente si inquieta.   Può avere torto o ragione, il punto importante qui è che ha paura.   E quando la gente a paura guarda ai suoi leader per essere rassicurata.

Per decenni, la classe politica dominante ha scelto di ripetere che il problema non esisteva, che la crescita economica avrebbe risolto tutto, che la pace avrebbe trionfato, che i flussi si sarebbero esauriti grazie ad interventi nei paesi di partenza, eccetera.   Soprattutto, ha evitato molto accuratamente di nominare la causa principale di questa tragedia: la sovrappopolazione sia nei paesi di arrivo che in quelli di partenza.   Ma ha anche cercato di nascondere le conseguenze, cioè la competizione per il lavoro, il degrado dell’ambiente naturale ed urbano, le difficoltà di integrazione ecc.
Beninteso, gli stranieri in Europa sono meno del 10%, quindi ha ragione chi dice che non solo loro IL problema.   IL problema è infatti il collasso della nostra civiltà e dei nostri ecosistemi.   Le migrazioni sono solo un pezzo di questo complesso mosaico, ma un pezzo importante perché, in condizioni precarie, anche spostamenti lievi di fattori chiave possono avere conseguenze importanti.

L’Islam in EU. Si noti come la percezione comune è di una presenza
almeno 4-5 volte superiore al reale.
Comunque, il dato politico è che la vasellina ufficiale tranquillizza sempre meno gente.   Ecco allora che sorge una nuova classe di politicanti professionisti che adottano una strategia altrettanto menzognera, ma opposta.   Anziché negare il problema, lo gonfiano e lo stravolgono facendo immaginare alla gente fenomeni del tutto inesistenti come l’invasione islamica (i due terzi circa degli immigrati sono cristiani), la guerra delle culle (la natalità degli immigrati si livella a quella degli autoctoni in una generazione) ed il complotto sostituzionista (questa poi non merita nemmeno commento).   Bufale che diventano però credibili quando dall’altra parte si insiste a ripetere che tutto si aggiusterà da solo.   Meglio ancora se se una frangia minoritaria, ma consistente, di immigrati si adopera per apparire regolarmente in cronaca nera.

C’è una via d’uscita?

In estrema sintesi, siamo prigionieri di una doppia menzogna.   E’ falso che l’Europa possa continuare ad importare gente dall'estero per la semplice ragione che ci sono già troppi europei.
E‘ falso anche che se buttassimo fuori tutti gli stranieri i nostri problemi svanirebbero, perché comunque continueremo ad essere troppi, la qualità delle risorse energetiche continuerebbe a tracollare, il clima a peggiorare, ecc.
In mezzo a tanta disinformazione cresce l'estrema destra, ma non credo che ciò dipenda tanto da un aumento dei neo-fascisti, quanto da un crescente numero di persone che hanno paura.   Se qualcuno volesse evitare che queste formazioni prendano il potere, avrà interesse a pensare ad una gestione delle migrazioni efficace e credibile.

A mio avviso ciò significa principalmente due cose:

1- Una politica demografica unitaria che cerchi di ridurre la popolazione europea nel modo più indolore e tranquillo possibile.   Fra l’altro, stabilendo quanta gente può entrare ed a quali condizioni. (Fra “tutti” e “nessuno” ci è parecchio spazio).

2 – Un effettivo controllo sulle frontiere esterne e sul rispetto delle regole da parte degli ospiti.   Due cose più facili a dirsi che a farsi, viste le frontiere che abbiamo.    Per questo, ritengo che solo un’organizzazione europea potrebbe svolgere il compito.    Nessuno stato nazionale ha più la forza per controllare da solo la situazione.

Proprio su quest’ultimo punto c’è un barlume di speranza.   La catastrofe delle politiche messe in atto dagli stati negli ultimi due anni ha finalmente permesso la nascita di un corpo di polizia di frontiera comunitario.   Il primo reparto ha preso servizio pochi giorni fa in Bulgaria.   Vedremo come va e quali stati saranno disposti a collaborare.

10 commenti:

  1. Leggo:
    1 – Non sempre chi lascia il suo paese è spinto dalla miseria, o peggio, ma molto spesso si. Perciò non bisogna nascondersi dietro un dito ed essere ben coscienti del fatto che negare l’ingresso a qualcuno significa danneggiarlo, spesso in modo grave.
    Dissento da questo approccio.
    Un mio cuGGino (Alberto) e'ricco, mentre (Barack) un altro mio cuGGino, suo fratello e' povero. Casi della vita. Ognuno a casa sua, fino a che mio cuggino (Barack) ha deciso di insediarsi a casa di Alberto senza chiedergli il permesso e pretendendo mari e monti e peggio ancora di convertirlo alla sua setta.
    In questo quadro ha senso descrivere un eventuale tentativo di Alberto di sfuggire alla sitauazione di vessazione e scrocco illegittima ed ingiusta secondo tutte le leggi valide da sempre pensando di rimandare Barack o almeno di non far venire altri suoi familiari con due paroline estremamente unilaterali come DANNEGGIARE GRAVEMENTE Barack?
    Il bello e' che Barack e' povero soprattutto perche avendo trovato oro nero in cantina si e' messo in testa di essere un protetto dal suo dio e si e' messo a litigare per futili motivi ed ad accoltellarsi con altri cugini impoverendosi.

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    1. Il problema e' che se si e' legati al cappio della necessita' di far crescere continuamente il PIl altrimenti l'economia del debito ad interesse collassa, non e' possibile fare altro che giocare la partita scommettendo sempre al rialzo. L'alternativa e' il fallimento e la vendita all'incanto di quanto resta al migliore offerente, che cerchera' a sua volta di fare di meglio riprendendo la partita da dove era rimasta. Vale sia per il paese nel suo insieme, che per i singoli suoi abitanti. Questa e' la triste realta'. Indietro non si torna se non con un collasso e un reset generale, la retromarcia nelle economie moderne non e' contemplata (e se crescono tanto e' proprio e solo per questo: chi non cresce finisce male, molto male, bisogna correre e correre sempre di piu', in ogni campo, anche l'ecologia stessa e la crescita sostenibile o decrescita felice che dir si voglia, sono possibili solo a patto di correre sempre di piu')

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  2. << Una politica demografica unitaria che cerchi di ridurre la popolazione europea nel modo più indolore e tranquillo possibile.
    Fra l’altro, stabilendo quanta gente può entrare ed a quali condizioni. (Fra “tutti” e “nessuno” ci è parecchio spazio). >>

    Caro Jacopo, se l'obbiettivo è (giustamente) quello indicato nella prima frase, allora l'unica risposta possibile alla seconda frase è: nessuno.
    Non vedo proprio come, ad oggi, ci possa essere lo spazio per una qualsiasi ulteriore accoglienza.

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    1. Io credo invece di si, per esempio penso che qualche migliaio di autentici perseguitati politici e d'altro genere, a livello comunitario, ce li potremmo permettere. ma ovviamente non ho dati per poterlo giudicare, è solo un'idea. l problema è che chi ha i dati, non ha molte idee, invece.

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    2. "chi ha i dati"

      Non e' detto che qualcuno li abbia. E' un classico della storia che a chi deve decidere arrivano solo i dati che gli fa piacere ricevere a conferma dei suoi pregiudizi, dati inventati di solito, mentre quelli veri non li sa nessuno, se non a posteriori.

      Forse vale anche per le istanze ecologiche cosi' di moda, oggi come oggi, en passant.

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  3. "Una brusca accelerazione avvenne nel 2002, anno di approvazione della leggendaria “legge Bossi-Fini” che, evidentemente, favorì il fenomeno."

    Siamo sicuri che la legge non abbia solo fatto emergere in chiaro una situazione che prima era fuori dalle statistiche in quanto fuorilegge e ignota? Se non erro quando fu approvata la legge ci fu l'assalto ad esempio dell'esercito del milione di badanti alle questure per la regolarizzazione (gli stati dell'est non erano ancora nell'europa della libera circolazione), e ricordiamo inoltre che gli industriali e i costruttori fecero forti pressioni sul governo per poter disporre di abbondante manodopera concorrenziale (per non parlare della necessita' di riempire in qualche modo gli abbondanti alloggi periferici sfitti, anche solo per riuscire a pagare le vessatorie tasse comunali - se non fosse arrivata la massa degli immigrati molte zone sarebbero ora disabitate, e se per noi sarebbe bello, per le amministrazioni pubbliche che devono pagare gli stipendi con cio' che ricavano dalla tassazione locale ogni fine mese, e rendono edificabili i suoli a questo solo scopo, sarebbe un disastro - e lo sanno!).

    In italia il grosso dell'alluvione immigratoria proviene soprattutto dai paesi dell'est europa, albania e romania in testa se non erro, che scelgono preferibilmente il nostro paese probabimente per affinita' linguistica, e secondo me, ad essere onesti, ci sono pochi dubbi che sia legata al disfacimento economico-sociale provocato dai decenni di comunismo sotto il tallone sovietico (altro che bossi-fini...), dato che l'europa dell'est, rispetto all'italia, e' praticamente disabitata, pur avendo piu' risorse.

    Quindi, la definizione di capacita' di carico e' evidentemente relativa si' alla capacita' tecnologica di sfruttare le risorse ma anche di organizzarsi e ammucchiarsi in modo tale da far bastare quelle che si riesce a reperire.

    Suggerire la "decrescita felice" all'africa, come viene fatto attualmente dagli ecologisti nostrani, credo sia il modo migliore per finire travolti dai miliardi di profughi e migranti dei prossimi decenni.

    Un esempio pratico cui di solito nessuno pensa: se alla Cina non fosse stato concesso di svilupparsi e commerciare liberamente diventando la potenza manifatturiera che e' diventata, con la fine dell'esperienza comunista il miliardo e passa di cinesi in essa cresciuto e altrimenti alla fame, dove sarebbe migrato?

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    1. Per la Bossi-Fini, può anche darsi che sia un effetto contabile, ma non credo perché la tendenza si è mantenuta. Se fosse stato solo l'effetto della regolarizzazione sarebbe durato un anno, per poi ridimensionarsi. ma ci sono anche altri fattori in gioco, per esempio una crescente pressione politica per facilitare comunque gli arrivi, ecc.
      Quanto alla provenienza dei gli immigrati, in effetti la percentuale maggiore viene dalla Romania, seguita dall'Albania. Solo che hanno passaporto europeo (i romeni), quindi non sono più immigrati di quanto non lo sia io in Francia. Comunque, sono tanti quelli che conosco che sono tornati a casa perché le condizioni cominciano ad invertirsi: in Romania le cose sono un poco migliorate, mentre qui sono molto peggiorate, quindi il gradiente è minore, forse addirittura invertito.
      Che sarebbe successo ai cinesi senza globalizzazione? Boh? Un bel soggetto per un romanzo ucronico.

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    2. Cinesi: non credo che ci siano troppi dubbi, se la loro societa' fosse collassata, sarebbe necessariamente iniziata una diaspora tremenda. Invece delle merci prodotte da loro, sarebbero arrivati loro, in quantita' molto superiore di quanto comunque accaduto.
      Questo per dire che anche quando, per i casi della storia, accade il male minore, non ce ne rendiamo nemmeno conto, e tendiamo a vedere solo gli aspetti negativi (l'invasione delle merci, nella fattispecie). Vorremmo avere sempre e solo il meglio, dell'esistenza.
      Ma come dice il proverbio non si puo' avere la botte piena...

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  4. "Una politica demografica unitaria che cerchi di ridurre la popolazione europea nel modo più indolore e tranquillo possibile"

    I dati della demografia italiana sono che sta precipitando, non riducendosi.
    Se si tolgono i nati dei non autoctoni, se non erro siamo a poco piu' di un nato per donna, da anni se non decenni.
    Per molti altri paesi europei la situazione e' simile, se non peggiore (vedi germania, se non erro).
    Nell'ospedale della mia citta', reparto maternita', quando nasce un autoctono e' un'eccezione, un avvenimento, mentre gli immigrati quasi mai si fermano al secondo figlio.
    Se la situazione e' questa, che senso ha la frase citata sopra?
    Cio' che dice Lumen sarebbe il minimo sindacale, se lo scopo fosse "ridurre la popolazione europea nel modo più indolore e tranquillo possibile".
    Ma la realta' e' che "la natura aborre il vuoto", e se ci si sacrifica per lasciare spazi liberi rispetto al tasso di occupazione del passato, il sacrificio e' totalmente inutile, perche' tali spazi vengono immediatamente occupati da qualcun altro, con l'aggravante di un tasso riproduttivo maggiore.
    Inoltre, quando c'e' scarsita' di risorse, il primo provvedimento che viene preso da qualsiasi governo e' la tassazione degli spazi inutilizzati o sottoutilizzati: ad esempio la tassazione e' punitiva, e lo e' molto, per le abitazioni non usate continuativamente. QUindi, di cosa stiamo parlando? Per la terra non passera' molto tempo che accadra' lo stesso, che aumentera' la tassazione per costringere chi la possiede a metterla a profitto al massimo possibile, in ogni modo possibile.
    Questa e' la realta'.
    Dire che nell'arco di qualche generazione il tasso riproduttivo si ridurra' adeguandosi a quello degli autoctoni, e' privo di senso pratico se lo scopo e' diminuire la densita' della popolazione in un arco di tempo sensato. Programmare a 100, 200 anni non ha nessun senso, nel frattempo puo' succedere, e succedera', di tutto, e cambiera' completamente la percezione delle priorita' in un modo che per noi e' oggettivamente impossibile da prevedere (se sembra difficile da credere, basta pensare a cosa pensiamo noi adesso delle priorita' che avevano non dico 100 ma anche solo 50 anni fa).
    L'unica cosa per adesso certa e' che il tenore di vita e di consumi italiano e' mantenuto a suon di patrimoniali, cioe' di intaccamento dei risparmi del passato, in un gioco a somma chiaramente e nettamente negativa, anche dal punto di vista del calcolo economico classico, visto che il calo della produzione industriale del 25 per cento degli ultimi anni si e' assommato ad un aumento della popolazione del 7 o piu' per cento. Se il dato del PIL complessivo sembra meno pessimo, e' per l'intaccamento del patrimonio accoppiato al fatto che, per definizione contabile, tutta la spesa pubblica viene contata come PIL, per quanto inutile e dannosa, e quella non cala mai, come non cala mai il parassitismo dei "servizi" burocratici pubblici e privati, gli unici sempre in crescita esplosiva. Numeri da catastrofe, non da recessione, imbellettati da illusionismi di economia politica truffaldina. IMHO.

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  5. Articolo serio, sufficientemente equilibrato e certamente utile! Premesso che i fenomeni migratori di massa hanno evidentemente dimensioni inter/transnazionali e come tali dovrebbero essere affrontati (= ci vuole PIU' Europa anziché MENO), limitandosi al caso italiano sottolineo quella parte dell'articolo in cui correttamente si evidenzia la costante CRESCITA della popolazione residente in Italia mostrando così (indirettamente) la totale INCONSISTENZA delle tesi di tutti coloro i quali (sfortunamtamente davvero numerosi e di varia estrazione politico-culturale) si lamentano per le "culle (autoctone) vuote" e, intravvedendo dietro l'angolo la rapida "desertificazione" demografica di un territorio viceversa già ampiamente sovrappopolato, ecologicamente stressato, economico-socialmente problematico e sottoposto a crescenti ondate migratorie (non soltanto) dal Medio Oriente e dall'Africa centro-settentrionale, invoca a gran voce misure nataliste di evidente stampo clerico-nazionalista...

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