Un post molto controcorrente e molto profondo; complimenti a Debora che l'ha scritto ed a Luca che l'ha linkato. Non per narcisismo, ma vorrei citare una piccola riflessione che ho pubblicato nel mio blog proprio la settimana scorsa: << Tra i tanti sentimenti che angustiano l’uomo, il più sicuro da praticare per trascorrere una vita infelice, è senz’altro l’INVIDIA >>.
L'invidia è uno dei sette peccati capitali, mi sembra (dunque peccato mortale). Però bisogna ammettere che è un sentimento naturale e diffuso. Quante volte ci è capitato di dire: ma perché quello ha successo e soldi, io non sono affatto da meno di lui. E forse questa invidia può essere di stimolo ad ricercare quello che l'altro già ha, senza apparente giustificazione o meriti dal nostro punto di vista. Se questo sentimento si limita a denigrare chi ha successo s'immiserisce e può effettivamente rendere infelice. Se però m'invoglia a ricercare a mia volta il successo si eleva a spirito di emulazione che mi sembra anche una cosa altrettanto naturale e positiva. Direi dunque che l'invidia è inizialmente una reazione affatto naturale e normale. Poi può degenerare in invidia meschina e sterile (peccato!) oppure ispirare "egregie cose".
"Se a ciascun l'interno affanno, si vedesse in fronte scritto, quanti mai che invidia fanno ci farebbero pietà."
Francamente non so cosa pensare di questo outsider: non provo né ammirazione né sentimenti negativi. Mi sorprendono però le tante, troppe reazioni ostili e di condanna alla scelta di questo ragazzo. Certo è che viviamo in società, volenti o nolenti, e i nostri comportamenti sono giudicati da chi vive con noi o dalla società. Alcuni o tanti si sentono minacciati dal comportamento di questo ragazzo che si sottrae agli obblighi sociali (questi obblighi esistono). In tempi difficili o di crisi come i nostri chi "sgarra" è guardato male. Mi chiedo anche se sia possibile che chi ha mangiato la mela (ovvero abbia un'istruzione) possa rinunciare completamente ai benefici della società moderna (che indubbiamente esistono, basti pensare anche all'allungamento della vita dalle nostre parti - che poi lunga vita non significhi necessariamente vita felice lo so). Prendo atto di questa scelta, non giudico, non condanno, ma sono perplesso.
In effetti la nostra società occidentale è ricca di cose buone ed anche ottime e non è onesto demonizzarla in toto. Ma un conto è viverla e goderla con misura, essendo consci della propria fortuna generazionale, è un conto è cavalcarla ottusamente verso i limiti, vivendola come una pretesa, un "atto dovuto" a cui si ha diritto "a prescindere".
Si Sergio tenuto conto che le classi dirigenti sono queste: http://www.ilgiornale.it/interni/pagliaro_richiama_studenti_realta_meglio_bravo_barista_che_avvocato_svogliato_follia_non_lavorare_domenica/27-03-2012/articolo-id=579576-page=0-comments=1
Un post molto controcorrente e molto profondo; complimenti a Debora che l'ha scritto ed a Luca che l'ha linkato.
RispondiEliminaNon per narcisismo, ma vorrei citare una piccola riflessione che ho pubblicato nel mio blog proprio la settimana scorsa: << Tra i tanti sentimenti che angustiano l’uomo, il più sicuro da praticare per trascorrere una vita infelice, è senz’altro l’INVIDIA >>.
L'invidia è uno dei sette peccati capitali, mi sembra (dunque peccato mortale). Però bisogna ammettere che è un sentimento naturale e diffuso. Quante volte ci è capitato di dire: ma perché quello ha successo e soldi, io non sono affatto da meno di lui. E forse questa invidia può essere di stimolo ad ricercare quello che l'altro già ha, senza apparente giustificazione o meriti dal nostro punto di vista. Se questo sentimento si limita a denigrare chi ha successo s'immiserisce e può effettivamente rendere infelice. Se però m'invoglia a ricercare a mia volta il successo si eleva a spirito di emulazione che mi sembra anche una cosa altrettanto naturale e positiva.
EliminaDirei dunque che l'invidia è inizialmente una reazione affatto naturale e normale. Poi può degenerare in invidia meschina e sterile (peccato!) oppure ispirare "egregie cose".
"Se a ciascun l'interno affanno,
si vedesse in fronte scritto,
quanti mai che invidia fanno
ci farebbero pietà."
Pietro Metastasio
Francamente non so cosa pensare di questo outsider: non provo né ammirazione né sentimenti negativi. Mi sorprendono però le tante, troppe reazioni ostili e di condanna alla scelta di questo ragazzo.
RispondiEliminaCerto è che viviamo in società, volenti o nolenti, e i nostri comportamenti sono giudicati da chi vive con noi o dalla società. Alcuni o tanti si sentono minacciati dal comportamento di questo ragazzo che si sottrae agli obblighi sociali (questi obblighi esistono). In tempi difficili o di crisi come i nostri chi "sgarra" è guardato male.
Mi chiedo anche se sia possibile che chi ha mangiato la mela (ovvero abbia un'istruzione) possa rinunciare completamente ai benefici della società moderna (che indubbiamente esistono, basti pensare anche all'allungamento della vita dalle nostre parti - che poi lunga vita non significhi necessariamente vita felice lo so).
Prendo atto di questa scelta, non giudico, non condanno, ma sono perplesso.
Poscritto
RispondiEliminaMi viene in mente una canzone di Georges Brassens:
"Non, les gens n'aiment pas que
l'on suive une autre route qu'eux."
Cioè: La gente non ama che altri seguano strade diverse da quelle che pratica lei.
In effetti la nostra società occidentale è ricca di cose buone ed anche ottime e non è onesto demonizzarla in toto.
RispondiEliminaMa un conto è viverla e goderla con misura, essendo consci della propria fortuna generazionale, è un conto è cavalcarla ottusamente verso i limiti, vivendola come una pretesa, un "atto dovuto" a cui si ha diritto "a prescindere".
Si Sergio tenuto conto che le classi dirigenti sono queste:
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/interni/pagliaro_richiama_studenti_realta_meglio_bravo_barista_che_avvocato_svogliato_follia_non_lavorare_domenica/27-03-2012/articolo-id=579576-page=0-comments=1