Nel numero del 17 dicembre della
rubrica di Geopolitica
condotta da Lorenzo Rendi su Radio Radicale, il giornalista ha
meritoriamente riportato i risultati di un corposo studio della
rivista di scienze mediche The
Lancet sulla salute umana globale intitolato: “Global
Burden of Disease Study 2010” (Studio sul carico globale
della malattia 2010). Lo studio conferma, allarga e approfondisce
quanto indicano i dati Eurostat
pubblicati sul suo blog
da Ugo Bardi nel febbraio del 2011 e ripresi da varie voci sui media
(si veda qui
e qui).
Consiglio di ascoltare l'intera
trasmissione di Rendi che è scaricabile nel formato mp3 dal sito
della radio riportato sopra.
Il lavoro del Lancet è molto esteso ed
è impossibile darne anche una semplice visione d'insieme. Mi limito
a tradurre quello che si può leggere a proposito sul sito internet
della rivista.
Lo
studio riporta le nuove stime
della speranza di vita per le ultimi quattro decadi (1970-2010) in
187 diversi paesi. A livello globale, nel 2010 l'aspettativa di vita
media di un uomo è aumentata di 11,1 anni (19,7%) da 56,4 anni nel
1970, a 67,5 anni nel 2010. Per le donne, l'aspettativa di vita è
aumentata di 12,1 anni (19,8%) nello stesso periodo, da 61,2 anni nel
1970, a 73,3 anni nel 2010. Le morti di bambini sotto i 5 anni di età
sono diminuite di quasi il 60%, da 16.4 a 6.8 milioni di morti.
Mentre l'aspettativa di vita in generale è in aumento a livello
globale, il divario tra i paesi con tasso più alte e quelli con
tasso più basso è rimasto simile dal 1970, intorno ai 32-47 anni,
anche quando si scontano le crisi di mortalità significative, come
il genocidio del 1994 il Ruanda.
I
risultati mostrano che le malattie infettive, le malattie della
maternità e infantili e la malnutrizione, fanno oggi meno morti
rispetto a vent'anni fa. Di conseguenza, meno bambini muoiono ogni
anno, ma
è aumentata la mortalità
degli adulti più giovani e di mezza età che soffrono di malattie e
lesioni, come le malattie non trasmissibili. Il cancro e le malattie
cardiache diventano nel mondo le cause dominanti di morte e
disabilità. Dal 1970, gli uomini e le donne in tutto il mondo hanno
guadagnato poco più di dieci anni di speranza di vita, ma convivon
più anni della loro vita con lesioni e malattie.
Appare
inoltre chiaro che tale aumento della mortalità e della malattia,
nelle fasce di età centrali della popolazione, abbia come origine
fattori ambientali e nutrizionali.
Più
chiaro di così ... si muore!
Per
riflessioni più ponderate ci sarà tempo e modo di approfondire lo
studio con l'aiuto di specialisti del settore medico.
<>
RispondiEliminaProbabilmente è perchè c'è ancora molto da lavorare sul "comune sentire". Proprio ieri mi è capitato di fare un bonario rimbrotto a una persona, laureata in medicina, che si era accesa una sigaretta e la sua risposta è stata: "Vivere da malati per morire sani ?"
Leo
Purtroppo i fattori ambientali e nutrizionali hanno un effetto lungo nel tempo e non suscitano l'allarme che meritano. Potrebbero essere un buon motivo per migliorare spontaneamente il nostro stile di vita, ma, come dicevo, manca la percezione immediata del rapporto causa-effetto. Peccato.
RispondiEliminaOT
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/cultura/tecnica-terzo-genitore-dei-figli-doggi-870316.html
Roberto Volpi, Il sesso spuntato (Lindau, pagg. 200, euro 16). Sottotitolo: «Il crepuscolo della riproduzione sessuale in Occidente».
P.S. Non ho capito dove voglia andare a parare l'autore. Mi sembra che desideri anche lui un incremento demografico.
Credo che l'autore del saggio sia uno dei classici demografi tutto numeri e statistiche, che siccome sino ad oggi è sempre andata così, anche in futuro, necessariamente, continuerà ad andare così.
RispondiEliminaPersonaggi che non vengono assolutamente sfiorati dal pensiero che la terra è un sistema chiuso (CHIUSO !) e che aumentando la popolazione il bengodi prima o poi finisce.
Se ne accorgeranno (ce ne accorgeremo...).