lunedì 29 dicembre 2014

Litanie catastrofiste e picchiste. Un genere letterario.

Spesso si sente sostenere, anche da parte di valenti scienziati, che il problema ecologico creato dall’uomo ha radici antiche. Lo abbiamo detto spesso, l’uomo ha sviluppato un livello di opportunismo ecologico che gli ha permesso di colonizzare praticamente qualsiasi ambiente naturale dal deserto del Shara alle zone perennemente ghiacciate a nord del circolo polare artico.
Facendo questo ha sconvolto gli equilibri ecologici sia per quanto riguarda la fauna che la flora. Causando estinzioni di massa della macrofauna e sconvolgimenti botanici anche in epoco preistorica. Con l’avvento della pastorizia e ancor più dell’agricoltura ha iniziato a modificare i cicli biochimici e in particolare la chimica dell’atmosfera. Tutto vero, ma non si può fingere di ignorare che in assenza del flusso di energia abbondante e facilmente raggiungibile (e dunque economicamente a buon mercato) il tasso di crescita della popolazione sarebbe rimasto a livelli di raddoppio di diversi secoli. Questo significa che se sulla Terra non si fossero verificate le condizioni per la formazione dei combustibili fossili, estrapolando il tasso di crescita pre-fossili (0,1%), la stessa popolazione attuale si sarebbe raggiunta oltre il 4000 d.C. Va bene, le estrapolazioni non sono mai concesse. E infatti non ne facciamo una questione d’onore, vogliamo solo dire che, indicativamente, il tasso di crescita demografico umano prima della scoperta dell'uso dei combustibili fossili, cioè con la rivoluzione industriale, era sostenibile nell’ordine del millennio e oltre. Ovviamente è stato anche un bene trovare questa straordinaria risorsa perché è noto che la stragrande maggioranza degli uomini fino alla rivoluzione industriale vivevano in condizioni miserevoli. Il problema è che abbiamo trasformato questa risorsa in rifiuti di varia natura e popolazione. Invece di estendere un benessere ragionevole ad un numero ragionevole di uomini ci siamo comportati come una colonia di batteri in un disco di Petri.

Di fronte a questi fatti è evidente che gli elefanti nella stanza sono due: popolazione e consumi (di risorse). Non solo la popolazione, non solo i consumi. L'ho sempre sostenuto e continuerò a farlo.

Dispiace vedere che gli amici e compagni di Rientrodolce oggi classifichino chi si occupa delle risorse e dei loro consumi, e degli effetti che questi hanno sulla popolazione, in pratica ASPO, come facenti parte del "genere letterario catastrofista- picchista". Un simpatico colpetto molto radical chic portato nell'ultimo numero di Overshoot, bollettino periodico dell'associazione (che, peraltro ha fondato il sottoscritto quando era segretatio di Rientrodolce). 

Il passaggio che non mi è piaciuto è questo:

Qui non si vuole recitare le litanie delle rovinose catastrofi ecologiche conseguenze delle attività umane in ogni parte del globo. Esiste già un vero genere letterario chiamato catastrofista o picchista, declinato sia in qualità che in quantità.
 
A parte il colpetto inutile e un po' stupido il numero 7 di Overshoot è consigliabile e tutto da leggere.

Dispiace ancora di più il non aver ricevuto risposta dopo aver criticato il passaggio in questione nella mail list dell'associazione.

Su quale base si fonda questo disprezzo malcelato dietro il velo di ironia?

Sul fatto, credo, che esiste un argomento tabù, quello della sovrappopolazione, e un argomento ampiamente dibattuto, quello delle risorse e dei loro vari picchi. Argomento debole perché i due temi si rinforzano a vicenda. E' ovvio che esiste uno scotoma enorme di molti, quasi tutti, gli ambientalisti nei confronti del tema demografico, ciò non toglie che rispondere ad uno scotoma con un altro non aiuta in nessun modo. Serve solo a erigere muri dove si dovrebbe sviluppare il confronto. E il confronto, di solito, non si fa partire con il complesso di superiorità. E soprattutto non definendo il lavoro di chi si occupa di picco delle risorse un genere letterario che recita litanie sulle catastrofi ecologiche.

Un'uscita veramente infelice.

Luca Pardi.

giovedì 18 dicembre 2014

Crescisti contro decrescisti: e se avessero ragione entrambi?

di Jacopo Simonetta.

Mentre l’uscita dalla crisi sfuma in un futuro sempre più leggendario, ribolle lo scontro ideologico e verbale fra coloro che perseguono un rapido ritorno alla “crescita” e coloro che, viceversa , predicano una qualche forma di  “decrescita”.
Due campi quanto mai vari, spesso con posizioni nettamente diversificate al loro interno.   Tuttavia vi sono alcuni punti condivisi dalla maggior parte di coloro che perseguono l’una o l’altra di queste strategie.
Ben inteso, lo scopo qui non è quello di tentare una critica a tali posizioni, bensì quello di far rilevare che alcune delle conclusioni sostenute nei campi avversi sono in realtà perfettamente compatibili fra loro.   Guarda caso le più sgradevoli da udire e pensare, ma anche quelle che meglio descrivono lo scenario più probabile nel prossimo futuro.   In ogni caso, la direzione verso cui le classi dirigenti di tutto il mondo stanno dirigendo il pianeta.

Schematizzando all'estremo,  alcune delle posizioni sostenute dai fautori della crescita  si possono così riassumere:

1 - La crescita economica è l’unica medicina efficace contro la crisi economica, l’esplosione del debito e la miseria.
2 - La decrescita comporta necessariamente una riduzione nella produzione di beni e servizi che ridurrebbe  il benessere,  generando una spirale deflattiva potenzialmente devastante.   Come la crescita è un sistema a retroazione positiva, lo è anche la decrescita; il rischio di uno sprofondamento esponenziale delle attività economiche è quindi molto concreto.
3 – L’attuale economia riesce a mantenere oltre 7 miliardi di persone, la maggioranza delle quali neanche troppo male ed un miliardo circa decisamente bene.   Un’economia globale in decrescita non potrebbe fare altrettanto.
4 - Un paese che optasse per decrescere si porrebbe alla mercé dei suoi vicini:   potere economico, politico e militare dipendono direttamente dalla crescita.
5 - La crescita economica indefinita o, perlomeno ancora per molto tempo, è possibile perché il progresso tecnologico aumenta costantemente l’efficienza con cui possiamo sfruttare le risorse.   Inoltre, l’aumento dell’efficienza produttiva ed il progresso consentono di ridurre gli impatti ambientali.   Anzi, solo una robusta crescita economica può rendere disponibili i finanziamenti necessari per gli interventi di tutela ambientale (riduzione delle emissioni clima-alteranti, bonifica di siti contaminati, parchi e riserve naturali, ecc.).
6 – L’economia globalizzata è l’unica che può fornire beni e servizi del tipo attualmente corrente e da molti ritenuti un diritto.   Ad esempio cure oncologiche, assistenza pensionistica, ricerca e sviluppo, prodotti tecnologici, internet, soccorsi internazionali in caso di calamità e molti altri.

Sull'altro lato della barricata, le posizioni sono ancor più variegate, ma vi è un largo consenso su alcuni punti:

A - La crescita economica è la causa della crescita demografica e dei consumi che hanno portato l’umanità oltre la capacità di carico del pianeta.
B - La decrescita è l’unica strategia possibile in un mondo sovrappopolato e sovra sfruttato.   Ogni ulteriore crescita economica e demografica sarebbe catastrofica, ma anche il mantenimento dei livelli attuali non è sostenibile.
C – Gli attuali livelli di produzione agricola ed industriale sono possibili solo grazie alla disponibilità di quantità pressoché illimitate di energia altamente concentrata e molto a buon mercato.   Una situazione storicamente anomala destinata a scomparire con il peggioramento qualitativo delle risorse sfruttate.
D - Un paese che optasse per la decrescita si troverebbe avvantaggiato rispetto agli altri in quanto pre-adattato all'inevitabile periodo di scarsezza prossimo venturo.   Anzi, probabilmente già iniziato.
E - Il progresso tecnologico è una concausa della nostra situazione.   Aumentando l’efficienza con cui le risorse vengono sfruttate, ne provoca un maggiore e non un minore depauperamento.
F - L’aumento sia della produzione di beni e servizi che dell’accumulo e conservazione di informazione comportano inevitabilmente una crescente dissipazione di energia e dunque di entropia.   In ultima analisi, la Terra non sta morendo per carenza di risorse, ma per eccesso di entropia (Global Warming, Mass extinction, epidemic riots, ecc. ne sono solo alcuni degli effetti).
G – L’economia globalizzata si disintegrerà man mano che si ridurrà il  flusso di energia che la ha generata, organizzare economie locali saldamente radicate sul territorio è l’unica risposta possibile.

Due posizioni razionali e coerenti, ma inconciliabili.   Così almeno pare, ma se entrambi avessero ragione al 50%?   Osservando bene, vedremo che alcune delle proposizioni sopra riportate sono reciprocamente incompatibili, ma altre no.   Facciamo dunque l’esperimento di sceglierne 3 per ogni elenco e metterle insieme:

A - La crescita economica è la causa della crescita demografica e dei consumi che hanno portato l’umanità oltre la capacità di carico del pianeta.
2 - La decrescita comporta necessariamente una riduzione nella produzione di beni e servizi che ridurrebbe  il benessere,  generando una spirale deflattiva potenzialmente devastante.   Come la crescita è un sistema a retroazione positiva, lo è anche la decrescita; il rischio di uno sprofondamento esponenziale delle attività economiche è quindi molto concreto.
C – Gli attuali livelli di produzione agricola ed industriale sono possibili solo grazie alla disponibilità di quantità pressoché illimitate di energia altamente concentrata e molto a buon mercato.   Una situazione storicamente anomala destinata a scomparire con il peggioramento qualitativo delle risorse sfruttate.
4 - Un paese che optasse per decrescere si porrebbe alla mercé dei suoi vicini:   potere economico, politico e militare dipendono direttamente dalla crescita.
F - L’aumento sia della produzione di beni e servizi che dell’accumulo e conservazione di informazione comportano inevitabilmente una crescente dissipazione di energia e dunque di entropia.   In ultima analisi, la Terra non sta morendo per carenza di risorse, ma per eccesso di entropia (Global Warming, Mass extinction, epidemic riots, ecc. ne sono solo alcuni degli effetti).
6 – L’economia globalizzata è l’unica che può fornire beni e servizi del tipo attualmente corrente e da molti ritenuti un diritto.   Ad esempio cure oncologiche, assistenza pensionistica, ricerca e sviluppo, prodotti tecnologici, internet, soccorsi internazionali in caso di calamità e molti altri.
G – L’economia globalizzata si disintegrerà man mano che si ridurrà il  flusso di energia che la ha generata, organizzare economie locali saldamente radicate sul territorio è l’unica risposta possibile.

OK, è solo un esercizio a tavolino, nulla di più.   Ma direi  che basti eliminare l’idea che ci debba necessariamente essere un modo per salvare la nostra pelle ed il nostro benessere perché il quadro diventi  molto più chiaro e coerente da entrambe le prospettive.

“Meditate gente, meditate”.


giovedì 4 dicembre 2014

Proiezioni ONU per il 2100. 11 miliardi di persone?

Di Paul Chefurka

L'ONU ha prodotto e pubblicato recentemente un nuovo rapporto sulla popolazione. In esso viene fornita una nuova stima della popolazione umana alla fine del secolo: 11 miliardi.




11 miliardi di persone.
Undici miliardi di persone
11,000,000,000 persone.

Indipendentemente da come lo scrivi si tratta di un numero esorbitante di piedi, mani e bocche. Ma naturalmente la storia non si finisce li, vero? Questo numero scandaloso non rappresenta semplicemente corpi umani che occupano ogni possibile nicchia ecologica sul pianeta. Nascosto dietro di esso c'è l'impatto che stiamo avendo sulla geochimica e la biosfera del pianeta e come questo impatto continua ad accellerare man mano che diventiamo più numerosi e più ricchi.

Questa nota considera due aspetti di questa crescita: il nostro impatto sulla fauna selvatica del pianeta e sul nostro effetto sulla sua atmosfera.

Fauna selvatica.

Abbiamo già un impatto devastante sulla fauna selvatica del pianeta. Secondo un recente rapporto del WWF dal 1970 abbiamo letteralmente estirpato il 40% dei vertebrati terrestri selvatici. E. secondo lo studio di Vaclav Smil intitolato: “Harvesting the biosphere” (mietere la biosfera), l'insieme della biomassa umana e di quella degli animali domestici è cresciuta e quella dei vertebrati selvatici è diminuita.

Ho usato la stima di Smil delle biomasse nel 1900 e nel 2000 insieme ai nuovi numeri dell'ONU per stimare l'ammontare globale delle biomasse umana e degli animali domestici e selvatici nell'anno 10.000 aC (diecimila avanti Cristo) e nel 2100. Questo grafico mi ha perfino stupito la prima volta che l'ho prodotto.



Date questo insieme di assunzioni nel 2100 la sola vita animale sul pianeta (qui si parla solo di vertebrati. NdT) saranno gli uomini e gli animali che gli forniscono il cibo (bovini, ovini, suini, equini, pollame) e compagnia (cani, gatti ecc).

Sono necessarie due parole di spiegazione riguardanti la linea indicata come Capacità di Carico nel grafico.

Per prima cosa la linea è fissata al valore della biomassa dei vertebrati terrestri nel 10.000 aC. Ho scelto così perché a quel punto la Terra supportava tutti i possibili tipi di vita animale prima dell'intervento dell'attività umana. La crescita della biomassa oltre quel limite di 200 milioni di tonnellate è stato determinato dall'uomo. Abbiamo usato tecnologie di molti tipi e una quantità di energia continuamente crescente per trasformare la superficie del pianeta in un habita per gli uomini e gli animali domestici. E la fauna selvatica è stata progressivamente espulsa dagli ecosistemi così trasformati.

In secondo luogo ho indicato la Capacità di Carico come una linea orizzontale per semplice convenienza. In realtà essa declina nel tempo. Questo perchè la nostra presenza ha gradualmente ridotto la Capacità di Carico del pianetà attraverso le attività di distruzione degli habitat, l'esaurimento del suolo e delle acque sotterranee, l'inquinamento e il cambiamento climatico. Non possiamo dire quale sia oggi la Capacità di Carico, ma si può scommettere con certezza che se tutti gli umani e gli animali domestici si volatilizzassero domani, a causa dei danni subiti la biosfera non potrebbe supportare i 200 milioni di tonnellate di biomassa selvatica di 12.000 anni fa. E ci vorrebbero probabilmente millenni per rigenerare la Capacità di Carico precedente

Il cambiamento climatico

L'altra preoccupazione per un tale aumento della popolazione è, ovviamente, il cambiamento climatico. Le persone usano energia. Le persone che vivono nelle società avanza usano molta energia. Ad una prima approssimazione, i poveri, che vogliono diventare ricchi lo fanno aumentando il loro consumo energetico. I combustibili fossili forniscono l'87% dell'energia globale, una proporzione che non è migliorata negli ultimi 20 anni. Presi insieme questi fatti implicano che le emissioni future di CO2 resteranno almeno le stesse di quelle attuali. Realisticamente queste invece aumenteranno man mano che le persone più povere del mondo lotteranno per innalzare il loro reddito oltre i 2 $ al giorno.


Il probabile effetto di 11 miliardi di persone sarà un raddoppio delle emissioni attuali:



Mentre le emissioni di CO2 aumentano, aumenta la concentrazione atmosferica di gas serra, oltre le 400 parti per milione attuali fino a 650 ppm alla fine del secolo.



Cosa significa tale concentrazione di gas serra per il clima globale? Secondo un recente seminario del Dott. David Wasdell, il risultato sarebbe una temperatura di equilibrio fino a 10 gradi Celsius più alta di quella che era appena duecento anni fa. Oggi l'aumento è stato di appena 0,8 C e abbiamo alterato il Jet Stream Polare. L'effetto di un aumento di 10 C sarebbe inimmaginabile. Si tratterebbe inequivocabilmente un aumento di temperatura tale da determinare un'estinzione di massa globale.

Conclusioni

Dunque, vi sento dire, se qualcosa è impossibile- come questo scenario sembrerebbe- non si verificherà. Qualcosa interverrà inevitabilmente ad arrestare questa traiettoria BAU (Business As Usual). Sono d'accordo con voi.

Una delle principali caratteristiche di un grande e complesso sistema come la nostra civilizzazione planetaria è la imprevedibilità delle sue modalità di collasso. In parole povere, noi sappiamo che qualcosa si romperà, ma non possiamo dire cosa, dove e quando. Al momento i nostri soldi sono in una fase di collasso economico innescato dal collasso del sistema finanziario.

Una cosa sembra chiara. Lo stato finale che ho descritto NON si verificherà. Al momento in cui il 21simo secolo esalerà l'ultimo respiro, il mondo non conterrà 11 miliardi di persone; non emetteremo 70 miliardi di tonnellate di CO2 per anno; e i livelli di CO2 non saranno di 650 ppm. In qualche momento fra adesso ed allora o le forze della natura o quelle dell'uomo interromperanno la musica e Homo sapiens si troverà a cercare una sedia ancora libera.