venerdì 21 gennaio 2011

La fuori qualcosa si muove!

 Sergio, un lettore di questo blog, ha inserito il testo che trovate di seguito come commento, ma io credo che debba stare in prima pagina. Come titolo di questo post uso quello usato recentemente da Mirco Rossi sulla mail list di ASPO-Italia a proposito di un documento sindacale che conteneva tutte le tesi "aspiste" sulla natura e gli effetti del picco del petrolio. Qui invece si tratta di un sacerdote che dice delle verità scomode per la Chiesa in tema di contraccezione e crescita della popolazione.

L'articolo è pubblicato sul sito di MicroMega.

SIATE FECONDI E MOLTIPLICATEVI. L’ASTRATTA DOTTRINA DI BENEDETTO XVI.
di Raffaele Garofalo, prete.

Nell'articolo don Garofalo cita anche il caso della procedura di beatificazione di una coppia che ebbe 21 figli. Sono andato a controllare: è vero!!


martedì 18 gennaio 2011

Gravidanze non desiderate nel mondo. Un po' di numeri.



Bill Ryerson del Population Media Center ha condiviso con noi un lavoro pubblicato nel dicembre scorso sulla rivista scientifica Studies in Family Planning. L'articolo ha come titolo Unintended Pregnancy: Worldwide Levels, Trends, and Outcomes di Susheela Singh, Gilda Sedgh, e Rubina Hussain (Gravidanza indesiderata nel mondo: livelli, tendenze ed esiti).

Al nostro congresso parlammo di questo argomento grazie soprattutto al contributo di Marco Cappato e Carmen Sorrentino (cfr Overshoot N.1). I dati riportati nel loro intervento e nella sezione dati del N.1 del nostro bollettino avevano come origine la Banca Mondiale (BM), ma mi era sempre rimasto il problema della metodologia di stima dei dati in questione. Il lavoro che qui presento conferma le dimensioni del problema, le gravidanze indesiderate erano stimate dalla BM in 75 milioni nel 2006 e sono stimate in 83 milioni nel 2008 dall'articolo di cui parlo, e spiega anche le modalità con cui questi numeri vengono stimati attraverso sondaggi mirati da parte della Population Division dell'ONU in tutto il mondo. Non vi voglio tediare con il metodo, mi piace però avere conferma del fatto che ve ne sia uno :-). E soprattutto farvelo sapere!

I risultati sono forse ciò che interessa di più.

Anno 2008 (Gravidanze in milioni)
Numero totale gravidanze: 208
Paesi in via di sviluppo: 185
Asia: 119
Africa: 49
America Latina: 17
Europa: 13
America Settentrionale 7
Gravidanze non desiderate: 86
di queste gravidanze non desiderate l'esito è stato il seguente:
Nascite non programmate: 33
Aborti: 41
Aborti spontanei: 11.

(N.B. Le discrepanze nelle somme dipendono dagli arrotondamenti.)

Le gravidanze indesiderate sono dunque il 41% del totale, ma quello che colpisce e sorprende di più è che la percentuale di gravidanze non desiderate è maggiore nei paesi sviluppati 47% rispetto a quelli in via di sviluppo 40%. Questi dati sono motivo di riflessione per tutti, credo.

sabato 15 gennaio 2011

7 miliardi. Seconda puntata.


National Geographic (NG) entra in scena nel dibattito demografico con un numero dal titolo di copertina: 7 miliardi, il futuro in un mondo affollato. Il numero di NG inizia a parlare di popolazione con uno dei tipici voli di fantasia che mi fa andare su tutte le furie. Una pagina grafica è dedicata ad un esperimento ideale in cui si pensa di convocare una festa danzante per tutti i 7 miliardi di abitanti della Terra concedendo ad ogni individuo una certa area per ballare si conclude che per accogliere tutti basterebbe la provincia di Siena. Lo dico subito; questo tipo di esempi, usati già in passato da Lomborg e altri, non danno alcuna indicazione riguardante la sostenibilità ecologica di una popolazione. Sono semplicemente un trucco per far sentire tranquilli coloro che non hanno voglia di mettere in discussione il paradigma della crescita infinita.

Nel seguito del numero si rimanda all'articolo dell'editor ed esperto per le questioni ambientali Robert Kunzig. Questi non esprime testualmente l'opinione riportata recentemente da Joe Bish sul gruppo facebook del Global Population Speak Out e citata da me ieri su questo blog:

 "Siamo intelligenti. Possiamo fare ancora meglio, e non credo che nemmeno con una popolazione umana di nove miliardi saremo prossimi ai limiti biologici per sopravvivere sulla Terra. Non è questo il problema, secondo me."

Questa frase virgolettata è stata detta, secondo Bish, ai microfoni di National Public Radio nel programma Talk to the Nation il 6 gennaio scorso. Non vogliamo impiccare il senior editor di NG alle parole da lui usate in una trasmissione radiofonica. Quindi andiamo ad analizzare il suo articolo nell'edizione italiana di NG.
Nel seguito le parti di testo riportate in corsivo sono citazioni letterali dalla rivista.


L'articolo debutta descrivendo il coito interrotto del mercante di Delft (Paesi Bassi) Antoni van Leeuwenhoek che nel 1677 osservando il proprio sperma, attraverso un dispositivo ottico da lui stesso inventato, scoprì gli spermatozoi. Lo stesso van Leeuwenhoek, chissà attraverso quali associazioni mentali, fu il primo a tentare di stimare la popolazione umana sbagliando largamente per eccesso (13 miliardi contro 500 milioni).

L'articolo continua rincuorando i lettori con la considerazione che delle molte "pofezie" di apocalisse demografica tutte sono state smentite dalla Storia.

Forse può essere di conforto sapere che gli uomini si preoccupano da molto tempo dell'aumento della popolazione. E fin dalle origini [...] la demografia si  è occupata della questione in termini apocalittici.

A questo punto, inevitabilmente, arriva Malthus con la sua teoria smentita dai fatti. Poi Paul Ehrlich con la sua Bomba Demografica e i successi di tecnologia, medicina e rivoluzione verde, che hanno smentito le profezie catastrofiche di Malthus e dei maltusiani. Qui arriva la presentazione della Teoria della Transizione Demografica: una tappa obbligata del progresso umano. Segue, inevitabilmente, la questione dell'invecchiamento delle società (e della sostenibilità dei sistemi pensionistici) che segue il calo della fertilità.

Calo della fertilità della cui rapidità gli scienziati sarebbero sorpresi.

"Non comprendiamo ancora perché il tasso di fertilità sia calato tanto velocemente in così tante culture e religioni (sic). E' un dato stupefacente", ammentte Hania Zlotnik, direttrice della divisione per la popolazione dell'ONU.

Dopo aver parlato delle differenze di comportamento riproduttivo in diverse parti dell'India, del caso cinese e del fatto che solo in Africa le donne hanno tassi di fertilità elevati ci sono alcune pagine di grafica, come sempre molto curata su NG, e poi si riprende dalle parole del demografo Henvé le Bras sul congresso annuale della Population Association of America (PAA) dove quest'anno si è parlato di esplosione demografica.

"il problema è un po' fuori moda", commenta Le Bras, [...] entro la seconda metà di questo secolo ci troveremo alla fine di un'era unica nella storia. l'esplosione demografica- ed entreremo in una nuova fase, durante la quale la popolazione diventerà stabile o diminuirà.
Ma non saremo già troppi? Al congresso ho scoperto che l'attuale popolazione del pianeta potebbe vivere tutta nel Texas, se il Texas avesse la stessa densità di popolazione di New York. A questo punto ho fatto un po' di calcoli come Leeuwenhoek. Se nel 2045 nove miliardi di persone vivranno nei sei continenti abitabili, la popolazione mondiale equivarrà a poco più della metà di quella della Francia di oggi. La Francia non è certo considerata un luogo infernale. Lo sarà il mondo nel 2045.

Ho riportato interamente questo lungo periodo, inclusi i virgolettati, perchè è centrale nel capire la mentalità con cui questi scienziati affrontano il problema per concludere che non sono i numeri il problema.

L'autore conviene che alcune regioni del pianeta potrebbero diventare infernali, altre lo sono già adesso. Cita Collasso di Jared Diamond e Lester Brown fondatore del World Watch Institute e direttore dell'Earth Policy Institute di Washington che ritiene che le crisi alimentari possano provocare il crollo della civiltà. Gli esseri umani stanno consumando il capitale naturale [...] "La pianificazione familiare è forse uno degli interventi a cui dare la priorità". Ma immediatamente dopo inizia la fase conclusiva dell'articolo che lascia la sensazione che sulla questione demografica o non ci sia più nulla da fare o che sia una questione secondaria rispetto alla modalità di consumo delle risorse.

Concentrarsi sui numeri non è il modo migliore per affrontare il futuro. I problemi da risolvere sono la povertà la mancanza di infrastrutture, non la sovrappopolazione. Dare ad ogni donna la possibilità di accedere a servizi di pianificazione familiare è una buona idea. Ma neppure il programma di controllo delle nascite più aggressivo può salvare il Bangladesh dall'innalzamento del livello del mare [...].

Brian O'Neill del National Center for Atmospheric Research calcola che, se nel 2050 la popolazione raggiungesse i 7,4 miliardi invece degli 8,9, le emissioni si ridurrebbero del 15 %. "Chi sostiene che il problema principale sia la sovrappopolazione si sbaglia" afferma Joel Cohen, "non è neppure il fattore dominante".

La conclusione è addirittura di tono quasi simoniano, anche se cita Malthus.

"Gli sforzi che gli uomini devono fare per sostenere se stessi e le loro famiglie spesso risvegliano facoltà che altrimenti rimarrebbero sopite, ed è stato spesso notato come le situazioni nuove e straordinarie creino menti capaci di affrontare le difficoltà che si presentano". [...] Speriamo che Malthus avesse ragione riguardo alla nostra ingegnosità.


Seguiranno nei prossimi mesi articoli dedicati alla sostenibilità.

Quello che segue è il mio commento, che si tradurrà in una lettera alla rivista.

 Come ho già detto all'inizio l'esempio della festa danzante per 7 miliardi di persone è fuorviante e insensato in una discussione sulla sostenibilità di una popolazione.
Analoghe considerazioni valgono per commentare le parole dell'ineffabile demografo Le Bras che ha scoperto quest'anno che tutta la popolazione umana potrebbe stare in Texas e che se saremo 9 miliardi saremo a metà della densità della Francia. Ed ha fatto anche due calcoletti. Questi sono non-argomenti. Il signor Le Bras potrebbe scoprire, magari l'anno prossimo, che in un capannone di 10 m di lunghezza ci possono stare decine di migliaia di polli di allevamento felicissimi (si fa per dire!) di ricevere ogni giorno il mangime che viene prodotto coltivando ettari di terreno fertile. Sono gli ettari di terreno fertile necessario per sostentare una popolazione non l'area, o il volume che essa occupa. Se volesse proprio pensare alle dimensioni della popolazione umana in termini metrici, e facendo un ulteriore passetto, il dott. Le Bras potrebbe scoprire, fra un paio di anni ancora, che la biomassa della specie umana e dei suoi animali domestici ha ormai raggiunto il 97% della biomassa di tutti i vertebrati terrestri. Fatto che di per se significa che l'uomo ha occupato e fatto suo ogni possibile ecosistema terrestre.

L'articolo di Kunzig è migliore delle dichiarazioni che l'hanno preceduto, ma non privo di gravi difetti.
Come spesso accade nel dibattito sulla sostenibilità globale si danno per scontati fatti che non lo sono affatto. Ad esempio il fatto che Malthus fosse nel torto. Ho detto più volte che Malthus, scrivendo alla fine del XVIII secolo non poteva immaginare quanto l'apporto dei combustibili fossile avrebbe spostato in alto la capacità di carico del pianeta. La finestra fossile, che si sta chiudendo, ha semplicemente rimandato la resa dei conti maltusiana con i limiti della crescita. A questo proposito è singolare, e positivo, che almeno sul NG si sia evitato di inserire il Club di Roma fra i maltusiani in errore.
La questione del flusso di energia e delle dimensioni della popolazione deve essere continuamente ricordato. Non si tratta di affermare semplicisticamente che la causa dell'esplosione demografica è la scoperta dei combustibili fossili, piuttosto la scoperta dei combustibili fossili e il fatto che l'uomo abbia imparato ad usarli ha innescato un tipico ciclo di retroazione positiva in cui l'accresciuta disponibilità di energia si traduce in uno spostamento verso l'alto della capacità di carico, annullato dalla crescita della popolazione che innesca un'ulteriore spinta alla produzione di energia ecc. Tale ciclo come tutti i cicli di retroazione positiva ha un punto di rottura. Forse lo stupore della signora Zlotnik potrebbe trovare una risposta proprio nella rottura del ciclo di cui sto parlando e che non è iniziata con il 2004, ma molto prima. I segnali di raggiungimento dei limiti ecologici del pianeta siano essi materiali che culturali sono arrivati e le persone sentono meno il bisogno di mettere al mondo, a questo mondo, dei figli.

Il fatto che sono secoli che qualcuno lancia allarmi apocalittici potrebbe significare soltanto, e probabilmente è proprio così, che l'uomo tende a vivere ai limiti della capacità di carico degli ecosistemi che lo sostengono. Questo si riconcilia con la teoria di Diamond sul collasso delle civiltà.

Aspettiamo i prossimi numeri di NG.

venerdì 14 gennaio 2011

7 miliardi.

Il 2011 sarà l'anno in cui la popolazione mondiale toccherà i 7 miliardi, dodici anni dopo il superamento dei sei miliardi. Una popolazione 7 volte superiore a quella di 200 anni fa. Il National Geographic dedica il primo numero dell'anno a questo evento. Ieri il Telegiornale delle 20 di Sky ha proposto un'intervista al direttore di NG Italia Guglielmo Pepe, ha parlato di molte cose, ma non ha parlato di contenimento della riproduzione.

L'editor dell'edizione in lingua inglese, Mr. Kunzig, alcuni giorni fa aveva rilasciato un'intervista in cui affermava a proposito dell'uomo:

"Siamo intelligenti. Possiamo fare ancora meglio, e non credo che nemmeno con una popolazione umana di nove miliardi saremo prossimi ai limiti biologici per sopravvivere sulla Terra. Non è questo il problema, secondo me."

Gasp! A sentire lui proprio tanto intelligenti non siamo! E questo è il problema, secondo me.
Anche se forse la chiave del suo discorso è in quel: sopravvivere.
Testualmente. I do not believe that even at nine billion we are anywhere near the biological limit of humans surviving on Earth.


Comunque oggi vado in edicola a regalare un po' di soldi a NG e poi riferirò sulla qualità dei servizi non fotografici.

mercoledì 12 gennaio 2011

Sessuofobia vaticana.

Ho fatto passare più di due giorni per riportare la rabbia entro i livelli di guardia necessari a sviluppare un ragionamento razionale. Quando si è arrabbiati infatti, prende il sopravvento la parte più primitiva del nostro cervello che attraverso il balletto dei neurotramettitori ci prepara allo scontro fisico (o verbale), mettendo in un cantuccio la corteccia, cioè la parte del cervello adibita al pensiero razionale.

La rabbia è scaturita dalle parole del Papa che, di fronte alla rappresentanza diplomatica accreditata in Vaticano, ha accumunato educazione sessuale e bombe islamiche fra le minacce alla libertà religiosa.

Ecco le sue parole virgolettate prese da un quotidiano:

“Proseguendo la mia riflessione non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”.

Per fare il diplomatico (e particolarmente in Vaticano) ci deve volere una dose notevolissima di servilismo e ipocrisia, tale che nessuna di quelle mummie vestite di nero ha avuto il coraggio nemmeno di fare una smorfia di disapprovazione.

In seguito nessuno ha ricordato al Papa che quando nel 2000 a Roma si svolse la Giornata Mondiale della Gioventù, all'interno dei festeggiamenti per il giubileo, i prati del parco di Tor Vergata, che aveva ospitato le tende dei ragazzi di mezzo mondo per alcune notti, fiorirono di preservativi usati. Segno che l'educazione sessuale ha convinto anche molti giovani credenti che una sessualità responsabile è meglio di quella sessuofobia con la quale le gerarchie cattoliche (e non solo loro) affrontano il tema, salvo poi scoprire che gli impulsi sessuali, lasciati all'ignoranza e al senso di colpa, inducono comportamenti criminali.

Si può sempre criticare l'impostazione dell'educazione sessuale scolastica, in particolare di quella rivolta ai giovani. Luigi De Marchi lo faceva spesso dai microfoni di Radio Radicale ricordando che la sessualità, avendo profonde implicazioni nella sfera emotiva, non doveva e non poteva essere trattata come la funzione digestiva. Sul tema Luigi ha scritto un libro: "Poesia del desiderio. Introduzione ad una cultura umanistica della sessualità", che personalmente considero il miglior regalo da fare ad una ragazza o ad un ragazzo nell'età delle prime esperienze sessuali. Molto meglio di mille lezioni di anatomia.


Ma che questo prete sessuofobo venga a spiegarci che informare i giovani sull'esistenza di metodi anticoncezionali e di difesa dalle malattie veneree (io le chiamo ancora così perché la locuzione "sessualmente trasmesse" la trovo poco umanistica), è una minaccia alla libertà religiosa è veramente il colmo, e ancora peggio è che il massimo delle reazioni negative sembra che si limiti alle dichiarazioni di Massimo Cacciari che su la Repubblica di ieri, a proposito di questo discorso del Papa, si dichiarava deluso. Personalmente non essendomi mai illuso sulla possibilità delle gerarchie cattoliche di affrontare i temi legati a sessualità, riproduzione e contraccezione, in un modo coerente e improntato alla "retta ragione", non sono deluso, ma semplicemente indignato che è cosa diversa da un'arrabbiatura.

domenica 9 gennaio 2011

I limiti dello sviluppo 30 anni dopo.

Limits to growth. 30 years update. Donella e Dennis Meadows, Jorgen Randers.
Tradotto in italiano e pubblicato da Mondadori col titolo "I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta
nel terzo millennio". In realtà non si spinge molto in la nel terzo millennio si limita a stimare la sostenibilità degli andamenti attuali e le possibili strategie per conseguire la sostenibilità globale, usano i metodi della dinamica dei sistemi.

La figura e il periodo che seguono sono tratti da questo libro pubblicato nel 2006, e descrivono quello che gli autori definiscono Scenario Standard.

Scenario Standard. Il modello segue l'evoluzione di cique variabili a livello globale. Popolazione, cibo, produzione industriale, inquinamento e risorse, le stesse variabili considerate nel lavoro del 1972.

La società globale continua a procedere in modo tradizionale senza deviazioni essenziali dalle politiche perseguite nel XX secolo. La popolazione e la produzione continuano ad aumentare finché la crescita si arresta a causa della crescente difficoltà di accedere alle risorse non rinnovabili. Un sempre crescente livello di investimenti è necessario per mantenere il flusso di risorse costante. Alla fine la mancanza di ricchezza da reinvestire negli altri settori dell'economia determina un declino della produzione industriale di beni e servizi. A questo declino segue e si somma un declino nei servizi di produzione di cibo e alla salute si riduce la speranza di vita e cresce il tasso di mortalità medio.