lunedì 30 dicembre 2013

Il più grande esperimento.

Quella sotto è l'immagine di un capodoglio ucciso dalla plastica buttata e dispersa nell'ambiente da noi umani, che finisce in gran parte in mare. E' una storia vecchia, un fatto avvenuto sulle coste spagnore nel marzo scorso, ma l'ho notata oggi grazie al post facebook di Marco Affronte. Ed è un evento sempre più frequente.



Io capisco le polemiche sul caso di Caterina Simonsen e, in generalem sulla sperimentazione animale, apprezzo il comunicato dell'associazione antispecista Parte in Causa (di cui sono membro), vedo le difficoltà etiche del dibattito sulla questione della sperimentazione animale, ma vorrei che invece di scannarsi sui problemi più difficili da dirimere e quantitativamente meno rilevanti, si cominciasse a ragionare in modo civile sul grande esperimento che stiamo facendo ai danni di tutto l'ecosistema terrestre. Un esperimento che è totalmente fuori controllo e che non ha altro esito prevedibile che la più grande estinzione di massa della storia bio-geologica del pianeta. Una singola specie, Homo sapiens, guidata da una classe dirigente ignorante, ma avida, ha occupato e assoggettato il pianeta ai suoi interessi economici, e, schiavizzando tutti gli esseri viventi che sono proni alla domesticazione, sta cercando di eliminare tutti quelli che non lo sono. Il risultato è una rapida riduzione della biodiversità che riduce in modo catastrofico la stabilità degli ecosistemi. In questa situazione capisco con difficoltà i miei colleghi "scienziati" che continuano a coltivare il loro nulla specialistico (e, almeno alcuni, quelli inseriti nei circoli esclusivi dei fondi, la loro carriera accademica), fingendo di ignorare, o ignorando, che stiamo lasciando ai nostri figli un futuro invivibile. Non riesco a capire come non si riesca a fare un passo indietro e osservare con calma quello che sta succedendo, abbandonando, per un momento, la narrativa imperante della crescita materiale infinita di tutto ciò che è umano, e la riduzione definitiva di tutto quello che non lo è. Prendere atto che si tratta, in ultima analisi, di un suicidio per ingordigia, una Grande Abbuffata planetaria, oscena più che ridicola e ridicola più che tragica, anche se indubbiamente tragica ad un livello mai visto nella storia. E tragica, in particolare, perché nonostante i peana allo sviluppo sostenibile, le posizioni sognanti e anacronistiche degli analfabeti ecologici in tema di libero mercato e capitalismo, la retorica sullo sradicamento della fame e della povertà, il numero di poveri e affamati resta costante, dal momento che ogni punto di crescita materiale viene malthusianamente inghiottito da un corrispondente aumento della popolazione e ogni riduzione dei consumi da una parte si traduce in un aumento di consumi da un'altra. Ma di tutto questo cosa leggete sui giornali, cosa vedete in TV? Notizie frammentarie, parziali, senza collegamento, intermezzate dall'insulsa cronaca politica, da quella economica, monopolizzata dagli pseudo esperti del "mestiere", da quella nera dispensata ad un pubblico reso sempre più necrofilo, e poi dai mille sfavillanti inganni dell'informazione-spettacolo-intrattenimento, in un minestrone in cui nessuno può capire nulla. C'è bisogno di mobilitarsi, cercare di essere pronti per quando le cose diventeranno chiare a tutti attraverso la pedagogia delle catastrofi. Dovrà succedere ad un certo punto. Non c'è bisogno della sfera di cristallo per capirlo.

Auguri per il 2014 a tutti quelli che hanno voglia di mobilitarsi sulle cose che contano. Il tempo stringe.

giovedì 26 dicembre 2013

Preparare il rinascimento.

O rendere il medioevo in arrivo il più breve possibile.





Sono stato assente a lungo. Non avevo voglia di scrivere prima di aver capito un po' meglio, un certo numero di cose. Ho passato gli ultimi mesi a studiare. Prevalentemente economia. Ora sono altrettanto confuso di quanto lo ero prima, ma ad un livello superiore. C' è un corso elementare, ma molto chiaro sul sito della Kahn Academy. Qualcuno dirà: troppo elementare. Può darsi, ma ci fossero più economisti che si impegnano a seguire interamente un corso elementare di termodinamica. Poi in effetti, per elementare che sia, la parte di economia finanziaria, e in particolare la lunga sezione che spiega la dinamica della crisi finanziaria dal 2007 ad oggi, è dettagliata e chiarissima. L'autore, Salman Khan, è stato invitato anche sulla CNN e su altre major dell'informazione per spiegarla al grande pubblico. La storia di Salman Khan è di per se interessante, ma non è questo il momento di parlarne, la potete trovare in rete. Poi ho approfondito su un paio di testi di Economia Politica il che mi ha costretto a rinvigorire la mia cultura matematica che avevo colpevolmente lasciato indebolirsi. Ecco questo per dire perchè avevo poco tempo e voglia di scrivere.

Nelle ultime due settimane ho letto, riletto e meditato l'ultimo libro di Jeremy Legget
: The energy of nations: risk blindness and the road to renaissance. (L'energia delle nazioni: cecità al rischio e la strada per il rinascimento”). Ho scritto una recensione che dovrebbe uscire sul blog di ASPO-Italia nei prossimi giorni. Leggett è un tipo simpaticissimo e se non fosse tale probabilmente scatenerebbe la mia invidia. E' pragmatico e appassionato, senza quella tendenza all'autocompiacimento accademico che hanno molti esperti di questioni varie (fra cui energia, clima, ambiente, risorse ....), è un critico feroce dell'apparato dominante del capitalismo attuale fatto di grandi compagnie energetiche (fossili + nucleare), senza essere il tipico guru della sostenibilità ambientale o il profeta della palingenesi anticapitalista. Da uno come lui è facile digerire una frase come quella con cui conclude il libro: il capitalismo come oggi lo conosciamo deve essere interamente riprogettato e ristrutturato. E perché? Perché sta silurando il nostro benessere, distruggendo la nostre economie, e lasciando un pianeta invivibile per i nostri figli. La ristrutturazione passa ovviamente dallo sviluppo rapido e generalizzato delle rinnovabili letteralmente a discapito delle fossili e del nucleare e dei comportamenti di produzione e consumo sostenibili. Aggiungo io: anche dei comportamenti riproduttivi. Purtroppo Jeremy non lo dice. Chissà se lo pensa. Glielo chiederò. Un buon 2014 a tutti, in attesa che la realtà del contesto ci permetta di iniziare a lavorare fattivamente al rinascimento prossimo venturo. Intanto sembra che la fuori continuino a parlare d'altro, cioè di tutta quella congerie di epifenomeni che interessano la politica.

martedì 1 ottobre 2013

Cosa manca nei rapporti dell'IPCC

In un post segnalato da Ugo Bardi viene spiegata la natura dei feedback che possono far avanzare rapidamente il riscaldamento climatico e che non sono inclusi nei rapporti dell'IPCC il quale, dunque, per eccesso di prudenza degli scienziati, risulterebbe ottimista nella proiezione degli scenari futuri. Riporto la traduzione integrale della parte rilevante del post segnalato.



Senza i feedback, potremmo continuare a bruciare combustibili fossili e a tagliare le foreste, e la temperatura media globale continuerebbe ad innalzarsi gradualmente, ma così lentamente che le parti più abitate del pianeta rimarrebbero vivibili per ancora lungo tempo.
Ma se "accendete" i feedback (cicli di retroazione) il sistema parte per la tangente.
 

I feedback sono le fonti naturali di riscaldamento che si attivano alzando la temperatura media globale di solo uno o due gradi Celsius. I principali sono tre.
 
1) Via via che il ghiaccio e la neve, che riflettono efficacemente la radiazione solare e che coprono la maggior parte delle regioni polari si sciogono, il tasso al quale il calore solare viene assorbito cresce rapidamente su gran parte del pianeta. Stiamo creando un nuovo motore di riscaldamento che non si può spegnere.

 
2) Il riscaldamento ai poli scioglie il terreno e i fondali costieri ghiacciati (permafrost) nella regione artica, i quali rilasciano enormi quantità di metano che provoca un ulteriore riscaldamento.

 
3) Gli oceani, via via che si scaldano, rilasciano una parte delle grandi quantità di biossido di carbonio hanno assorbito in passato, semplicemente perché l'acqua più calda può contenere meno gas disciolto.

 
Questi  sono i feedback assassini. Almeno cinque volte negli ultimi 500 milioni di anni  il pianeta ha deviato improvvisamente in un clima 5-6 gradi Celsius superiore al presente, e in ognuno dei casi questi feedback sono i primi indiziati.

 
Non abbiamo bisogno di costruire l'arma che ci uccide. Ci basta premere il grilletto. Ed è con il grilletto che stiamo giocando in questo momento.

venerdì 13 settembre 2013

La mano invisibile.

E' proprio vero che si dovrebbe sempre "andare ai testi originali". Ho trovato il passaggio in cui nel suo An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, Adam Smith definisce la famosa Mano Invisibile. Traduco il passaggio.

.. il fatturato annuo di ogni società è sempre esattamente uguale al valore di scambio dell'intero prodotto annuo della sua industria, anzi è proprio la stessa cosa di quel valore di scambio. Quindi siccome ogni individuo, si impegna più che può, sia per impiegare il suo capitale a sostegno dell'industria nazionale, sia per indirizzare tale settore affihché la sua produzione sia di grande valore, ogni individuo necessariamente sgobba per rendere il reddito annuo dell'intera società il più grande possibile. Egli generalmente, per la verità, intende promuovere l'interesse pubblico, sa quanto lo stia promuovendo. Preferendo supportare l'industria interna rispetto a quella estera, egli promuove solo la propria sicurezza, e indirizzando l'industria in modo che la sua produzione sia di grande valore, egli persegue solo il proprio guadagno, ed è in questo, come in molti altri casi, guidato da una mano invisibile a promuovere un fine che non era nelle sue intenzioni. Né è sempre il mal peggiore per la società che sia così. Perseguendo il proprio interesse, egli spesso promuove quello della società più efficacemente di quando intende realmente promuoverlo. Non ho mai visto molto il bene fatto da coloro che ostentano di fare affari per il bene pubblico. Si tratta di un vezzonon molto comune tra i commercianti, e bastano poche parole per dissuaderli da esso.

Ed ecco lo stesso testo in lingua originale per chi ama la semplice liquida chiarezza dell'inglese.

.. the annual revenue of every society is always precisely equal to the exchangeable value of the whole annual produce of its industry, or rather is precisely the same thing with that exchangeable value. As every individual, therefore, endeavors as much he can both to employ his capital in the support of domestic industry, and so to direct that industry that its produce may be of the greatest value; every individual necessarily labors to render the annual revenue of the society as great as he can. He generally, indeed, neither intends to promote the public interest, nor knows how much he is promoting it. By preferring the support of domestic to that of foreign industry, he intends only his own security; and by directing that industry in such a manner as its produce may be of the greatest value, he intends only his own gain, and he is in this, as in many other cases, led by an invisible hand to promote an end which was no part of his intention. Nor is it always the worse for the society that it was not part of it. By pursuing his own interest he frequently promotes that of the society more effectually than when he really intends to promote it. I have never known much good done by those who affected to trade for the public good. It is an affectation, indeed, not very common among merchants, and very few words need be employed in dissuading them from it.

In grassetto il passaggio più importante, sottolineato quello su cui vorrei attirare la vostra attenzione. Non è sempre il male peggiore che l'agente economico agisca liberamente seguendo il proprio interesse egoistico, spesso è un bene.

Non essendo un economista ho scoperto l'acqua calda. Ma l'ho trovata saporita.
Questo passaggio è diventato il totem a cui sacrificare ogni interesse pubblico. La base dell'ideologia del darwinismo di mercato. Quella dei cretini neocon o reaganiani e thatcheriani. Di quelli che parlavano di "privatizzare il chiaro di luna" e boiate simili.

E' diventato tale attraverso il passaggio accademico dei mercati perfetti della scuola di Losanna con Walras e Pareto, ma poi in modo parossistico con la scuola di Chicago, fino a diventare una religione.
Qualche decennio di trattamento supportato da questa ideologia distruttiva e il sistema è arrivato al collasso. I classici dell'economia politica borghese, fra cui Smith, avevano ben presente che non tutto può e deve essere mercato. Alcuni di loro avevano impostato una teoria del valore che includesse le risorse naturali e John Stuart Mill aveva perfino previsto la necessità del passaggio ad una economia stazionaria.

La comprensione del fatto che le libere transazioni fra un grande numero di agenti che perseguono il proprio fine egoistico possa condurre ad un esito positivo per la società in generale, intuizione in se corretta, è diventata, come dice John Cassidy (non propriamente un comunista combattente) in "Come crollano i mercati", una fede secolare da promuovere con fervore religioso.




Scriveva Karl Polanyi negli anni 40' del 900: La nostra tesi è che l'idea di un mercato autoregolato implicasse una grossa utopia. Un'istituzione del genere non poteva esistere per un qualunque periodo di tempo senza annullare la sostanza umana e naturale della società; essa avrebbe distrutto l'uomo fisicamente e avrebbe trasformato il suo ambiente in un deserto.

A dispetto dell'ottimismo di maniera di molti amici e conoscenti di formazione socio-economica, mi sembra che quel deserto sia sempre più esteso.

venerdì 30 agosto 2013

La narrativa al tempo del collasso.

Carissimi lettori e commentatori. Ho passato l'agosto senza curarmi del blog, ma ho visto che vi siete accapigliati non poco sul tema dell'ultimo post. Non ho nemmeno avuto il tempo di leggere tutto, perché oltre a non curarmi del blog non mi sono curato nemmeno delle varie mail list e avevo centinaia di messaggi arretrati, di cui molti interessanti, da leggere.

Visto che l'argomento "letterario" ha avuto successo, e visto che in vacanza non ce la faccio proprio a leggere saggistica e lavori scientifici vi parlerò di altri libri di narrativa letti in questo mese.

Dopo Inferno di Dan Brown ho letto altri due libri: Black out di Mark Elsberg (definito il nuovo Schaetzing) e Muro di Fuoco di Henning Mankell. Vi risparmio le mie critiche stilistiche e letterarie e anche la descrizione della trama che trovate nei link e che forse preferite non conoscere. La cosa che accomuna i tre romanzi è il fatto che immaginano storie di nuove forme di terrorismo: quello biotecnologico, quello energetico e quello informatico. In un modo o nell'altro c'è una Spectre no-global ecologista, altermondialista che attacca il mondo globalizzato per provocarne il collasso. In particolare ovviamente quello occidentale. Ma quello che a me sembra significativo è che nelle pagine di questi romanzi le idee dei terroristi non sono considerate sbagliate in se, è sbagliato il metodo. In pratica sono "compagni che sbagliano".

La crescente coscienza collettiva dell'avvicinarsi del collasso sistemico si vede anche da queste manifestazioni culturali che però di fatto toccano un'elite. Il resto del mondo è sempre quello che si vede in questa vignetta.

La fine della civiltà come la conosciamo.

venerdì 19 luglio 2013

Inferno, ma non troppo.


Questa è la Battaglia di Marciano di Vasari che si trova nel Salone dei 500 a Palazzo Vecchio e che ha nel famoso "cerca trova" (evidenziato nella foto) uno dei numerosi indizi che il prof. Lagton segue nell'ultimo romanzo di Dan Brown, Inferno. Un triller demografico- ecologico che appare interessante per come la questione dell'esplosione demografica e dei suoi effetti ecologici possono entrare nella coscienza pubblica globale. Si era cimentato nel genere eco- narrativo anche Michael Crichton con il suo "Stato di paura" che piacque tanto ad alcuni negazionisti del cambiamento climatico come Maurizio Morabito, Carlo Stagnaro, Benedetto della Vedova. Dan Brown sembra seguire una logica diversa e, forse, più riflessiva. Il romanzo, una lettura di riposante tranquillità nonostante il tema, si dipana pagina dopo pagina nella ricerca del prodotto di un pazzo e geniale biotecnologo che, convinto della necessità di andare oltre le raccomandazioni onusiane sulla salute sessuale e riproduttiva, si debba cominciare a lavorare per ridurre la popolazione prima che l'uomo si estingua. Per tutto il romanzo, nel quale è ricorrente il tema della peste nera, uno si aspetta che il prodotto biotech di questo eco-terrorista sia un agente patogeno che sterminerà, come Yersinia pestis almeno metà della popolazione mondiale. Invece. Sorpresa. Il finale è quasi a lieto fine, non perché i nostri eroi trovino il maledetto patogeno che è chiuso in una qualche sacca nascosto nella cisterna di Istanbul, prima che si diffonda, ma perché quello che si diffonde è un virus di nuova concezione che rende sterili. Quando l'OMS fa le prime indagini l'umanità è stata contagiata e circa un terzo di essa è sterile. Tutto sommato, pensa uno come me, meglio dell'ipocrisia e delle pezzette umide della politica demografica onusiana. Per non parlare di quelli che si affidano alla divina provvidenza per sfamare una popolazione sempre crescente. Mi è quasi venuto da pensare che Dan Brown abbia scritto "per vedere di nascosto l'effetto che fa". In un certo senso, quantunque illegale da ogni possibile punto di vista, sarebbe un metodo più umano dello sterminio per fame, malattia o guerra, i cavalli dell'apocalisse maltusiani.

domenica 23 giugno 2013

La demografia è lo specchio della società.

L'autorevole (sono sempre così) opinionista Gianni Riotta oggi fa uso di questa bella frase per mettere a confronto i giovani Brasile e Turchia, pieni di fermenti e lanciati verso il futuro, con la vecchia Italia che difende i privilegi economici acquisiti negli anni 60-70. Può darsi benissimo che difendere quei privilegi sia addirittura un'assurdità impossibile, ma prima che i vecchi e pacifici italiani che danno vità alle manifestazioni sindacali che rattristano Riotta (e che in effetti sono un po' malinconiche) capiscano quanto tale difesa sia impossibile, Riotta, e quelli come lui che con saccenteria degna di miglior scienza ci suggeriscono i modi più intelligenti di intepretare il mondo, devono capire che una società per mantenersi giovane (gggiovane) deve essere in crescita demografica e una società non può essere in crescita demografica per sempre. Arriva il momento in cui invecchia anche se questo rattrista Riotta e i cantori dello Startuppismo. Non ci si può fare proprio nulla altro che organizzare una risposta che non può essere quella di rimettersi di nuovo a riprodursi come bestie per ringiovanire la società. L'invecchiamento della società è un transiente storico inevitabile e perfino positivo. Poi, quando avranno capito che la crescita demografica non è una virtù, ci potremo dedicare a spiegargli che nemmeno la crescita economica infinita è possibile. Ma questi sono veramente idioti o fanno da idioti?

venerdì 14 giugno 2013

Trashed.

L'altro ieri sera mi telefona un collega, chimico, e mi dice che sta tornando dalla Prima fiorentina di Trashed, il film documentario diretto da Candida Brady sui rifiuti e l'ambiente. Francesco, persona di cui ho grande stima, è particolarmente ... colpito e mi dice semplicemente: devi vederlo. Questo non è un fatto secondario. Oggi come oggi trovare scienziati e tecnici che si preoccupano di inquinamento, ambiente, e di tutti i problemi legati alla crescita economica non è così semplice. Ancora meno semplice è trovare scienziati che ci mettono un po' di passione ed intelligenza emotiva. Trovi molti tecnici ambientali, generalmente più realisti del Re. Trovi Esperti, Espertoni ed Espertissimi che si occupano di problemi "puntuali", cioè circoscritti, e regolarmente, oltre a pensare di studiare la cosa più importante del mondo, hanno la soluzione Tecnica in tasca. Purtroppo quella soluzione tecnica si rivelerà un nuovo problema. Ma intanto l'implementazione di quella soluzione tecnica ha ulteriormente devastato il territorio con nuove infrastrutture e nuove emissioni (Nota: l'inglesismo "implementazione", che fra tutti gli inglesismi è uno di quelli che maggiormente mi irrita, viene dall'ambiente ingegneristico che, naturalmente, eccelle per la produzione di soluzioni tecniche innovative, che aumentano la produttività e la competitività del paese, rilanciando la crescita. Amen).


Capita che ieri sera l'associazione Valdisieve e l'associazione Verso Rifiuti Zero organizzavano la proiezione di Trashed e quindi ci sono andato. Andatelo a vedere anche se penso che per i lettori di questo blog non avrà contenuti di cui sono ignari. Impressionante comunque.

Il problema dei rifiuti si risolve in un solo modo, riducendoli a zero.
-E' impossibile- dice il tecnico sapiente.
- Possibilissimo purché si voglia - dico io (e tutti quelli che si occupano del problema senza fare da agenti promotori dei gestori del ciclo dei rifiuti)
Il primo passaggio è interiorizzare e socializzare il concetto che i rifiuti non riciclabili naturalmente sono un problema e NON UNA RISORSA. Tipicamente le plastiche, di cui molto si parla nel film, e la cui accumulazione in forme diverse nei mari rappresenta una catastrofe già pienamente in atto.

- Ci sarà sempre una parte che dovrà essere incenerita - Dice il tecnico competente.
- A parte il "sempre" (che non fa parte di questo mondo) posso convenire che negli anni a venire sarà necessario bruciare qualcosa- dico io - Ma questo servizio non deve essere fonte di profitto, deve essere gestito in perdita a carico della collettività in proporzione alla produzione di rifiuti di ciascuno.

Questa dovrebbe essere la risposta immediata (non la soluzione) politica al problema dei rifiuti.

venerdì 24 maggio 2013

Riassumendo.

Nella seconda metà del decennio scorso abbiamo raggiunto e superato il picco del petrolio convenzionale, cioè di quella forma di petrolio, relativamente facile da estrarre e a buon mercato, che ha alimentato il metabolismo sociale ed economico per più di un secolo, con un'accelerazione nel secondo dopoguerra; quello dietro il boom economico, la rivoluzione verde, l'esplosione demografica, il welfare, l'auto di massa, e poi la globalizzazione la quale, altro non è, che la tendenza di tutti i popoli di seguire il modello occidentale nella sua forma più consumista: il sogno americano.

La crisi finanziaria è un effetto del rallentamento economico che a sua volta è stato innescato dalla inesorabile stasi dell'offerta di combustibili su cui è fondata la nostra società. Robert Hirsh stima che fra 50mila e 100mila miliardi di dollari siano cristallizzati in macchine e infrastrutture disegnate per funzionare grazie ai prodotti petroliferi. La società non è quindi nè preparata nè in grado di affrontare una transizione rapida e indolore.

Per motivi energetici ed ecologici la transizione dovrà essere più rapida di quanto il sistema possa sopportare. Il problema è che le classi dirigenti non possono nè capire nè accettare, quello che il sistema non può sopportare. La capacità di sopravvivenza del sistema capitalistico si misurerà su questo terreno, non su quello ideologico dell'ipotesi socialista.

Il capitalismo che si è sviluppato in questi decenni è dipendente dalla crescita e la crescita dipende dalla disponibilità di energia a buon mercato e dalla libera licenza di inquinare. Con l'inizio del declino del petrolio convenzionale questo requisito è venuto meno e conseguentemente hanno iniziato a scorrere brividi di nervosismo nel tessuto della Civiltà Mondo. A volte questo nervosismo mostra aspetti prossimi al panico. E' il caso, ad esempio, del ricorso allo sfruttamento delle risorse fossili non convenzionali: shale gas e shale oil, deep water ecc. (tutti i termini in inglese, tradurli gli fa perdere comunicativa). Tali risorse sono una bolla finanziaria in senso stretto, che secondo il prof. Shiller di Yale si verifica ogni volta che si trattano sul mercato grandi volumi di merci o prodotti finanziari che hanno un valore monetario scollegato da quello reale, siano essi i bulbi dei garofani, le abitazioni di Cleveland, le azioni dot.com o i barili di petrolio.

Per inciso va detto che quando si parla di sfruttamento delle risorse fossili residue si fa sempre abbinandolo all'attributo "sostenibile", una continuazione della tradizione contemporanea dell'ossimoro ecologico.

Per quanto riguarda i barili di petrolio o i metri cubi di gas naturale oggi sappiamo che il contenuto energetico dei combustibili fossili non convenzionali, in termini di Energia Netta (cioè l'energia che resta dopo aver sottratto l'energia servita per estrarre quel barile o quel metro cubo di gas), è diverse volte inferiore a quella dei fossili convenzionali. Tuttavia il loro costo è superiore. Dunque siamo nelle tipiche condizioni della bolla.


Io non so se qualche forma di capitalismo e di democrazia sopravviverà alla crisi. Ma di una cosa sono sicuro: se lo farà dovrà adattarsi ad un ambiente in cui la crescita materiale, dei consumi e della popolazione non sarà più possibile, in cui il flusso di energia e materiali dalla natura sarà ridotto e in cui la popolazione umana inizierà il cammino verso una nuova sostenibilità.

La differenza fra collasso catastrofico, adattamento doloroso e transizione dolce, è tutto nella rapidità con cui questo cammino sarà compiuto.

mercoledì 15 maggio 2013

Il soffitto di vetro.

Continuando a seguire i seminari del simposio "Perspectives on Limits to Growth" sono arrivato a quello di Lester Brown. In questo si ha uno spaccato sintetico e completo dei problemi dell'agricoltura: 1) la crisi delle rese 2) la crisi della disponibilità di acqua dolce e 3) i problemi legati al cambiamento climatico. Sia per le rese per unità di superficie, sia per l'acqua, Lester Brown utilizza un'immagine efficace, stiamo toccando un soffitto di vetro (glass ceiling) che NON PUO ESSERE VISTO CHE QUANDO SI RAGGIUNGE. E' un'altro modo di vedere quello che dice Meadows sui limiti in generale e cioè che possono essere dimostrati solo a posteriori, prima vengono considerati dal main stream economico, politico e culturale come ipotesi non dimostrate. Il problema è capire quando si considererà l'evidenza sufficientemente evidente per cambiare politica. Il problema delle rese agricole è essenzialmente un problema tecnologico. Semplicemente, grazie alla disponibilità dei combustibili fossili, abbiamo messo in atto tutto le migliorie possibili per produrre cibo per la crescente popolazione (nemmeno tutta e nemmeno in modo equo) consumando quella particolare risorsa lentamente rinnovabile che è il suolo fertile.

Brown oppone il suo Piano B al Business As Usual. Tale piano B dovrebbe stanziare una spesa di 200 miliardi di dollari per anno per i prossimi anni, al fine di tagliare rapidamente le emissioni di carbonio, contenere la popolazione entro gli 8 miliardi attraverso l'eradicazione della povertà, l'universalizzazione del diritto alla pianificazione familiare (più di 200 milioni di donne vorrebbero farne uso, ma non possono per motivi economici, religiosi o di altra natura) e ripristinare la funzionalità degli ecosistemi terrestri: suolo, foreste, acquiferi, fauna, pascoli ecc.

La realizzazione del Piano B presuppone una vasta coscienza di quanto sta accadendo e questo contraddice sia quanto dice Meadows sia quanto sembra pensare Brown con il suo glass ceiling. Quanti avranno bisogno di spaccarsi la testa sul soffitto per convincersi che abbiamo bisogno di un piano di uscita dall'economia bulimica?

venerdì 3 maggio 2013

Un titolo sbagliato.

In questo seminario svoltosi nel 2012 all'interno di un simposio allo Smithsonian Institution intitolato: Perpectives on limits to growth, Dennis Meadows ricostruisce rapidamente la genesi del famoso primo rapporto per il Club di Roma sui dilemmi (predicament) dell'umanità intitolato "I Limiti dello Sviluppo" e fa un'affermazione interessante. La scelta del titolo fu sbagliata. Noi, infatti, non dimostravamo l'esistenza dei limiti sul pianeta, al contrario partivamo dall'ipotesi che tali limiti fossero un dato evidente e mostravamo come, con diverse assuzioni, la società globale si sarebbe evoluta nel futuro fino al 2100.

E' un fatto che esistono persone, convinte per qualche ragione che questi limiti non esistano. Tali persone possono leggere i Limiti, e tutto quello che è seguito (perfino i post di questo blog) e restare del tutto tranquilli. Varie sono le tipologie di persone di questo tipo: chi ha fiducia nelle virtù della mano invisibile del mercato, chi nella capacità della tecnologia di farci superare i problemi da essa stessa creati, e chi ha fede nell'intervento divino. Ci sono anche quelli che si appoggiano a più di uno di questi fattori per sostenere e credere che il futuro sarà un'estensione del presente, ma sempre migliore. A volte si autodefiniscono progressisti.

Ne ho una vasta esperienza. L'incontro con la mentalità determinata dalla fede economico- tecnico- scientifica è quella più frequente. E' il pensiero conforme più diffuso sui media, nei discorsi politici e delle classi dirigenti in genere e al bar. Beninteso esiste anche un pensiero conforme antimoderno, oscurantista e antiscientifico che pensa di confrontarsi col primo attraverso la forma della guerra di religione o del pensiero magico.

Ma quello che mi ha colpito è quanto mi è capitato una volta, quando sono stato intervistato sulla questione della produzione petrolifera, da un bravo giornalista di un mezzo di comunicazione legato al Vaticano. Una persona capace e competente, gentile e umile al punto giusto da fare domande ingenue per far capire ai suoi ascoltatori. Fuori dall'intervista gli chiesi come mai la Chiesa non si occupasse del problema della sovrappopolazione e lui candidamente mi rispose che in effetti per loro c'era sempre la Divina Provvidenza che avrebbe aiutato.

Non riporto questo episodio con spirito polemico, ma proprio perché capire il punto di vista altrui è una delle cose più difficili, essendo anche la più importante.

martedì 16 aprile 2013

La retorica del FARE.

Provavo una certa irritazione di fronte allo slogan di Giannino & C: "fare per fermare il declino" e cercavo di capire perché. Marianella Sclavi nel suo libro "Arte di ascoltare e mondi possibili" suggerisce sette regole del buon ascoltatore, in questo contesto la regola numero 6 mi è sembrata la più rilevante:

I segnali più importanti sono quelli che si presentano (alla coscienza) come trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti al tempo stesso, perché non in linea con le proprie certezze.

Dunque cosa mi irritava del gianninismo? Quali sono le mie certezze che mette in crisi?
E' vero che l'ecologismo politico appare, o è apparso, spesso come opposizione al tipo di fare della nostra politica e, mi voglio allargare, perfino della nostra civiltà occidentale industrializzata che ha ormai conquistato, con la sua ideologia economica, il mondo intero. No al nucleare, no agli inceneritori, no ai rigassificatori, no al consumo di suolo e di territorio, no agli ogm, no all'alta velocità, no ai progetti di grandi infrastrutture siano essere del trasporto o di altro tipo, no alle devastazioni imposte dai grandi eventi, le olimpiadi invernali, l'Expo, i mondiali di calcio, no alle trivellazioni petrolifere in mare (e magari anche in terra), una serie infinita di no! Su questa immagine si è formata una vera e propria retorica del fare di cui avete una splendida galleria nella raccolta di articoli dell'osservatorio Costi del Non Fare (CNF) (sottotitolo: quanto costano al paese gli ostacoli che bloccano impianti e infrastrutture). Allora tutto diventa più semplice. Irritante è la retorica stessa che assume che NON FARE QUELLO CHE LORO RITENGONO INDISPENSABILE, corrisponda al NON FARE IN ASSOLUTO. Non è così. Se non da sempre l'ecologismo politico ha anche indicato altrettanti "si" contrapposti ai "no".

No al nucleare e ad un ulteriore sviluppo delle fossili. Si alle rinnovabili e al risparmio.
No agli inceneritori. Si all'applicazione generalizzata della politica Rifiuti Zero.
No agli ogm. Si ad un'agricoltura ecosostenibile produttrice di cibo salubre.
No al consumo di territorio. Si alla manutenzione del territorio.
No all'alta velocità. Si alla manutenzione e allo sviluppo del trasporto sostenibile.
Ciascun si ha un suo bilancio economico fatto di lavoro, reddito, benessere (non solo umano).

Sono due diversi modi di "fare", contrapposti e al momento inconciliabili. Da una parte c'è la continuazione di un fare che ha ormai raggiunto e superato ogni limite possibile causando danni irreparabili agli ecosistemi terrestri: non solo i cambiamenti climatici dovuti all'interferenza del metabolismo sociale ed economico con il ciclo del carbonio, ma anche all'avvicinamento e (in alcuni casi) al superamento dei confini di sicurezza degli altri cicli biogeochimici: quelli dell'azoto, del fosforo e dell'acqua, la distruzione della parte vivente del suolo diventato con l'agricoltura industriale un mero substrato su cui far crescere esclusivamente le piante ritenute utili all'uomo, la costrizione tendenziale di ogni altra specie vivente ad un ruolo marginale o la sua riduzione in schiavitù al servizio dei bisogni umani. Dall'altra c'è il tentativo di sviluppare un metabolismo rispettoso dei cicli naturali necessari per lo stesso benessere umani.

Può darsi che il secondo "fare", il nostro, sia in conflitto con il potere straripante delle forze trainanti attuali del sistema economico globalizzato: il finanzcapitalismo. Ma questo non ci dovrebbe preoccupare più di tanto. Nel secolo XIV gli interessi delle classi artigianali e commerciali cittadine erano certamente in conflitto con i poteri del feudalesimo e da quel conflitto è nata la modernità. Ora si deve di nuovo girar pagina e quelli che si attardano nell'industrialismo distruttivo si atteggiano a grandi innovatori semplicemente perché vogliono applicare una ricetta che è stata applicata per qualche secolo portandoci alla catastrofe attuale.

Noi, come quelli che vissero la crisi del trecento, non sappiamo cosa verrà dopo (e sinceramente sospetto di faciloneria quelli che hanno visioni troppo dettagliate su cosa avverrà dopo richiamandosi, magari, a famosi pensatori di due secoli fa). Ma quello che sappiamo è che questo pianeta non sopporterà un'altro secolo di aumento della popolazione e dei suoi consumi materiali umani. Il nostro "fare" tende a sviluppare le condizioni affinhé la transizione non sia un bagno di sangue. Nessuno è ancora riuscito a smontare questa certezza e questo perché, temo, è una certezza con solidi fondamenti. Sempre pronto ad ascoltare controdeduzioni. Ma per favore non le solite sparate retoriche.

sabato 13 aprile 2013

A proposito di gravidanze indesiderate.

Plan B- One step è il nome commerciale della pillola del giorno dopo negli Stati Uniti.


Sesso non protetto? Mancato funzionamento del sistema anticoncezionale? So esattamente cosa prendere: PLAN B ONE_STEP. Aiuta a prevenire la gravidanza prima che si verifichi.
 
La scorsa settimana il giudice federale del dipartimento orientale di New York, Edward Korman, ha ordinato alla FDA (Food and Drug Administration) di renderla disponibile senza prescrizione medica per ogni donna a prescindere dall'età, cioè anche per le minori di 17 anni per le quali . Nel 2011 una funzionaria della FDA stava procendendo su questa strada, ma era stata bloccata dal ministro della sanità del governo USA, la signora Kathleen Sebelius con argomenti che adesso il giudice considera: "politicamente motivati, scientificamente ingiustificati e contrari alla prassi dell'agenzia (cioè della FDA). 

Nel bloccare la procedura di facilitazione all'accesso alla pillola da parte della FDA, la Sebelius, appoggiata al tempo dal presidente Obama, aveva argomentato che esiste un 10% di bambine di 11 anni che possono essere feconde e dunque avrebbero potuto richiedere ed essere messe in pericolo dall'uso del farmaco. L'argomento è tanto pretestuoso che il giudice aggiunge che la posizione del ministro "non è tanto relativa al potenziale cattivo uso del farmaco da parte di bambine di 11 anni [...], ma una scusa per privare la stragrande maggioranza delle donne del loro diritto ad accedere ai contraccettivi senza gravose e ingiustificate restrizioni". 

I soli effetti secondari conosciuti di questa pillola sono un po' di nausea e ritardi nel ciclo mestruale mentre un undicenne è libero di comprare a prezzo molto più basso e senza restrizioni di sorta, una dose letale di paracetamolo.

Le restrizioni sono particolarmente invadenti perché il tempo è essenziale nell'uso del farmaco: prima si prende la pillola dopo il rapporto sessuale e più probabile è il successo nella prevenzione della gravidanza. La necessità di trovare una farmacia aperta e fornire la prova della maggiore età non è banale, soprattutto per i più poveri, soprattutto per le donne più giovani e meno istruite - per non parlare delle difficoltà di procurarsi la prescrizione medica per le minori di 17 anni.

(Fonte: Nature vol. 496. Numero 7444, 11 Aprile 2013)

    

lunedì 8 aprile 2013

Commenti della domenica # 4

Bonino. Fra tutti i nomi che ho sentito è quella che preferisco. Come presidente della repubblica sarebbe impeccabile, cioè farebbe quello che la costituzione detta dunque quello che generalmente non hanno fatto i presidenti della repubblica da Pertini in poi. Ho condiviso con Emma Bonino la militanza radicale per dieci anni (non molti e non molto rilevanti, i miei, rispetto ai suoi). Ma per un caso la conobbi nel ristorante di Villa Ambra sulla Giannella (Orbetello) nei primi anni 2000. Allora non ero ancora iscritto, e anzi Radicali Italiani non esisteva nemmeno, ma mi consideravo Liberale, Liberista e Libertario e per me fu un piacere parlare un po' con lei. L'incontro con il tema del Picco del Petrolio nel 2003 ha modificato non poco il mio punto di vista di allora, ma non tanto da non farmi sentire ancora oggi liberale e libertario. Sul liberismo, per quello che significa, sono più prudente. E infatti sulla questione del picco e dei limiti della crescita nei dieci anni di militanza radicale, ho avuto infiniti scontri con diverse componenti del partito, alcune delle quali molto vicine alla Bonino. Credo che Emma abbia citato il tema del picco una sola volta (anche se mi deve averne sentito parlare almeno una cinquantina di volte fra congressi, convegni, radio e comitato), per dire che era "ideologico". Non ho mai capito bene cosa volesse dire. C'è un gruppetto di liberali che sono rimasti tali a dispetto delle pressioni esterne che li vorrebbero omologare nell'ecologismo verde-rosso, in quelle rosso-verde, nell'altermondialismo, o nel no-globalismo. Questo gruppetto, che fa capo all'associazione radicale Rientrodolce, può non aver molta visibilità, ma ha il pregio di aver continuato ad esistere con il suo focus principale: la questione demografica. Senza però scinderla dalle altre componenti della crisi ecologica in atto. Emma Bonino non ci è stata amica. Troppo impegnata per avere il tempo di approfondire. Fa parte di quei politici che devono necessariamente avere qualcuno che pensa per loro. Sulle questioni ecologico-ambientali l'alter ego era Rosa Filippini e gli Amici della Terra. Un'associazione vecchia da ogni possibile punto di vista, ma indubbiamente ben radicata nel potere economico nazionale (basta vedere i loro convegni). Ma Emma Bonino ha avuto il coraggio di dire che questo continuo richiamo alla crescita comincia a diventare un mantra grottesco. Ogni tanto delle piccole luci si accendono. In ogni caso meglio una Bonino impeccabile al Quirinale che una Bonino, altrettanto formalmente impeccabile, ma discutibile nel merito ad un ministero economico.

Mercato. C'è un simpatico (quando lo incontri di persona), ma internettianamente intemperante collega e amico, Claudio della Volpe, che non può perdonarmi di essere aspista e non essere marxista. Lui è contro il mercato. Io sono leggermente meno anti-mercato di lui. Dovremmo cercare di capirci. Il mercato, inteso come luogo dove, per mezzo della moneta, ci si scambiano le merci prodotte è una bella invenzione (forse l'invenzione è la moneta che permette di superare il baratto), ed è originariamente l'istituzione umana meno rigida e più democratica. E' comunque un'invenzione che, come il fuoco e la ruota, ha radici antichissime e ignote. Sia il fuoco che la ruota hanno controindicazioni si pensi all'effetto serra e ai cingoli del carriarmato. Il mercato certamente ne ha specialmente quando è controllato da entità sconosciute che ne manipolano le dinamiche. Ma da qui ad abolirlo il passo è lungo. Secondo me.

Realtà. Sabato scorso ho parlato di problemi energetici per cinque ore (con interruzione per un pranzo conviviale) in un incontro/dibattito organizzato da Decrescita Felice Firenze e altre associazioni,  una platea piccola, ma attenta, viva e interattiva. Una bella esperienza. Poi nella seconda parte del pomeriggio sono andato in centro a Firenze. E ho visto la realtà negli occhi. Centinaia di migliaia di persone che sciamano fra negozi e monumenti, shopping post-crisi (camminare molto, desiderare molto, comprare poco = frustrazione), turismo non sostenibile. Mandrie di ragazzini omologati dalla messa in piega e dal tatuaggio (sarò retrò, ma preferivo l'omologazione da eschimo, almeno era più frugale). E ho pensato: Via dalla pazza folla.

Carbone. Oggi sul blog di Ugo Bardi è uscito un nuovo post sul carbone, interessante e ben fatto come sempre. A proposito di carbone volevo condividere con voi questo grafico che ho usato nel seminario di ieri. Il consumo/produzione della Cina, lo trovo impressionantee trovo notevole il fatto che la produzione tenga testa ad un consumo che cresce in modo quasi lineare (quindi a tasso decrescente) da dieci anni.


Ma ancora più impressionante è il confronto con i consumi di carbone di vari paesi pubblicato su visual.


lunedì 1 aprile 2013

Commenti della domenica (di Pasqua) #3

Animalisti 1. Qualche giorno fà i radicali sono andati a manifestare davanti al carcere di Pistoia. 
Con un piccolo sforzo potevano andare anche allo zoo di Pistoia dove avrebbero trovato detenuti a vita che non hanno subito un processo perché non sono accusati di nulla, schiavi che servono, dicono, all'educazione dei nostri bambini che non vedono più animali (io li ho visti, senza poterli toccare e inseguire e separati da vetri e reti, i bambini presto perdono interesse). Ergastolani senza processo, senza GIP, GUP, difesa e accusa, appello e cassazione. Senza speranza.

 
Animalisti 2.  In un mondo che abbiamo modificato incessantemente disperdendo prodotti chimici artificiali ai quali i nostri corpi non sono, necessariamente, abituati ci chiedono di aderire alla grande impresa filantropica della Scienza per scovare sempre nuove cure per le malattie che noi stessi ci siamo causati, il tutto anche attraverso la sperimentazione animale. L'uso della retorica e dei ricatti morali per perseguire questo progetto sono un fatto quotidiano. Io credo che si debba semplicemente rifiutare la logica stessa di questo ragionamento. La più grande innovazione che Scienza e Tecnologia dovrebbero e potrebbero perseguire è la rinuncia di Homo sapiens al dominio distruttivo del pianeta.

Animali. Andrea Nurcis ha segnalato in facebook questo filmato e lo consiglio a tutti.

Crisi. Una crisi senza fine della civiltà industriale. Sembrava che raccontassimo di favole 10 anni fa quando cominciammo, con Rientrodolce, a parlare dei legami fra sovrappopolazione, esaurimento delle fonti fossili di energia, rarefazione delle risorse minerali, distruzione degli ecosistemi e modifica dei principali cicli biogeochimici terrestri. Qualcuno ci accusava di mettere insieme dati casuali e scorrelati per creare un quadro coerente. Altri continuavano a far finta di non capire appellandosi all'intelligenza umana che, attraverso la tecnologia, ha creato tutto quello che ha creato. Continuano, ma devono cominciare a spiegare perché questa volta il coniglio tecnologico tarda così tanto ad uscire dal cappello. Non crederanno che siano la fratturazione idraulica e il petrolio estratto da acque profonde a risolvere il problema, vero?

Politica italiana. Qualche commento l'avrei avuto, ma poi questo argomento avrebbe offuscato gli altri che mi interessano molto di più.


sabato 23 marzo 2013

Un e-book e un'intervista.

Ieri è uscito in rete, sul sito di bookrepublic un instant book (un e-book, in effetti) gratuito, con una serie di interviste di analisi del voto, in chiave ecologista. Elezioni 2013. Sconfitto l'ambientalismo politico, quale ecologia in Parlamento. Le analisi dalla rete.


Nel libretto c'è anche l'intervista al sottoscritto, condotta da Andrea Fontana; intervista che si discosta un po' dal punto di vista espresso nel titolo del libro. Per me, e per come conosco, anche personalmente, i militanti e gli eletti del Movimento Cinque Stelle, l'ecologismo è entrato in parlamento, forse per la prima volta con uno slancio tale, che potrebbe anche forzare la sinistra a fare il suo mestiere che, un tempo, era la critica del modo di produzione capitalistico e oggi, in mezzo alla più grande crisi sistemica dell'industrialismo globalizzato, sembra attardarsi a fare da supporto alle oligarchie finanzcapitaliste che vivono dell'insostenibilità ecologica, economica e sociale. Scaricare il libro non è difficile, basta andare sul sito di bookrepublic, registrarsi e passare per la cassa anche se il costo è 0 euro.


Di seguito vi passo la mia intervista (sperando di non violare troppo il Copyright). Le note evidenziate fra parentesi le ho aggiunte io.

Lasciate parlare gli sprovveduti!



di Andrea Fontana


Luca Pardi, presidente di Aspo Italia, la sezione nazionale dell'associazione scientifica che studia il Picco del Petrolio e le sue gravi conseguenze sui sistemi ecologici, economici e sociali, è moderatamente ottimista alla luce dei risultati elettorali.


«Essere ottimisti dopo queste elezioni è veramente difficile, ma il segnale dell’affermazione del Movimento 5 Stelle, dal punto di vista delle questioni riguardanti energia e ambiente, è incoraggiante. Tantissima gente è venuta a contatto con un punto di vista non convenzionale, non veicolato attraverso i mezzi di comunicazione tradizionali.

Non mi considero un raffinato analista politico, ma mi aspetto che si torni a votare molto presto, magari entro un anno. Nel frattempo, mi auguro che il PD riesca a mettere in piedi un governo con un programma formato da punti che possano essere approvati dai 5 Stelle. Alcuni potrebbero riguardare provvedimenti di qualità sul piano energetico. Parlo di eliminare la follia delle nuove trivellazioni nel mare di Sicilia, per esempio. (Per le nuove trivellazioni si veda qui e qui) Una maggiore attenzione per la transizione verso le rinnovabili potrebbe, poi, scatenare un meccanismo virtuoso per un cambio di paradigma che significa una differente elettrificazione delle città e nuovi modelli di trasporto. La sinistra potrebbe essere costretta a fare la sinistra, a considerare le istanze favorevoli alla società nel suo complesso, senza mettere sul piatto della bilancia gli interessi delle grandi oligarchie e delle corporation che hanno governato incontrastate gli ultimi 25 anni. Non si può negare che un certo industrialismo di sinistra è stato complice di questo stato delle cose.
La situazione del pianeta è drammatica. L’economia dovrebbe passare per l’ecologia, bisogna che qualcuno lo capisca in fretta, altriment i sarà la natura a spiegarcelo. Abbiamo una finestra di tempo abbastanza limitata per dare il nostro contributo affinché nel nuovo parlamento siedano persone con una visione realistica del panorama energetico e ambientale. La prima cosa da fare sarebbe riformare profondamente la SEN (Strategia Energetica Nazionale: posizione di ASPO, posizione del chimico Vincenzo Balzani), almeno per il capitolo trivellazioni. Ho la sensazione che le nuove concessioni siano state date dal governo tuttora in carica ai soliti gruppi di potere in cambio di qualcosa che non ci hanno raccontato. Altrimenti non ci sarebbe ragione di andare a scomodare i pochi milioni di tonnellate di petrolio custoditi nel nostro sottosuolo.
Confindustria giocherà un ruolo importante (e il sindacato e il sistema bancario ...). Le recenti polemiche, riproposte da Chicco Testa, sui contributi concessi al fotovoltaico non sono casuali. Hanno costruito una capacità elettrica, basata sul turbogas, superiore a quella necessaria perché è stata pensata prima del calo dei consumi, dovuto alla crisi, e senza considerare l’esatto apporto delle energie rinnovabili al fabbisogno energetico del Paese. Ci sono varie entità che, periodicamente, ci sottraggono un pezzo di sovranità con la scusa che ce lo chiede l’Europa, o lo chiedono i mercati. Non abbiamo più il controllo su come produrre l’energia che ci serve, sul cibo che mangiamo, sull’acqua che beviamo, sulla moneta che usiamo (Per gli aspetti di politica economica si vedano gli eccellenti contributi di Lidia Undiemi, Alberto Bagnai e Loretta Napoleoni). Francamente ci hanno rotto i coglioni.
L’affermazione del M5S credo si possa leggere come una manifestazione di volontà popolare. Magari saranno un po’ naive, magari sprovveduti su alcune questioni, ma determinati a capire come stanno le cose. Sono cittadini come noi, stanchi di delegare le scelte a segreterie di partito che ragionano sulla base di documenti calati dall’alto (la troika = Fondo Monetario Internazionale + BCE + Commissione Europea). Cittadini che vorrebbero riacquistare voce in capitolo e vengono bollati come sprovveduti. Occorre rispondere: “Siccome siete provveduti voi, e si è visto cosa avete fatto, lasciate parlare gli sprovveduti”. Non sono iscritto al Movimento 5 Stelle, ma quando la gente inizia a fare domande e a proporre qualche risposta, le cose non possono che migliorare».



domenica 17 marzo 2013

Commenti della Domenica #2

1. Rifiuti

Gli inceneritori sono una delle tante follie economicamente convenienti. I rifiuti diventano una risorsa, il che implica che più se ne producono meglio è. La retorica dei nostri amministratori nel propugnare la raccolta differenziata è evidente. Devono sapere, e bisogna ripeterglielo quotidianamente, che nessuno li perdonerà mai di aver messo a repentaglio la salute dei nostri figli e dell'ambiente per un pugno di dollari. Fortunatamente nei prossimi decenni la pressione per il riuso e la riparazione degli oggetti, il riciclo dei materiali, la riduzione del loro consumo, diventerà tale da rendere economicamente, socialmente e politicamente obsoleti gli inceneritori, perché tecnologicamente lo sono già, mentre ecologicamente sono una follia. Ma evitarne la costruzione significa anche evitare un ulteriore spreco di risorse.

Progetto del nuovo inceneritore di Selvapiana.

2. Gli scandali del Papa

Bufale, mezze bufale e assurdità. L'assurdità è quella di pretendere che un Papa diventi il paladino di battaglie laiche. Il problema non è la Chiesa che indica i peccati, ma la politica italiana, cioè quell'incrocio transpartitico di baciatori di pantofole, che a volte (ma alla fine dei conti senza neppure tanto successo vista la recente fine della legge 40) vorrebbe rendere quei peccati altrettanti reati. Ma, ora che si conferma nella scelta del nome di Francesco, l'adesione all'ideale di Chiesa di San Francesco d'Assisi, sarà interessante vedere in quali aspetti questa adesione si concretizzerà. In particolare sarà interessante vedere se questo Francesco parla davvero con gli animali, e magari, non solo con uccelli e lupi, visto che anche gli invertebrati che sembrano aver bisogno di pace. Cioè se si metterà in discussione l'antropocentrismo violento che contraddistingue molte religioni monoteiste ed è una delle basi dell'ecocidio in atto. Sarà anche interessante vedere se, e quando, probabilmente sotto la spinta dei fedeli e non certamente della gerarchia, la Chiesa, non certamente il Vaticano, arriverà a concepire una salutare fine (anche per il creato) della crescita demografica e smentirà la stupidissima apologia delle famiglie numerose, la cui ideologia conigliosamente riproduttivista necessita contrasto e non certamente tutela.



3. Grillo

Sto leggendo l'interessante libro di Piergiorgio Corbetta e Elisabetta Gualmini sul Movimento Cinque Stelle. Mi ha colpito un passaggio in cui si riportano le accuse contro Grillo per aver "infangato" la memoria di Biagi, quello della omonima legge sulla flessibilità ammazzato dalle Brigate Rosse. Si tratta dello stesso tipo di ragionamenti che ha portato alla santificazione di un vecchio arnere dell'Italia democristiana. Non è che se uno viene ammazzato deve per forza aver fatto tutto bene, e che tanto meno le sue azioni non debbano essere criticate, anche pesantemente. Si potrebbe rivoltare la frittata affermando che la violenza omicida (e stupidamente tale) delle Brigate Rosse ha fatto molti danni ai deboli e nessuno al potere. Colpiscine uno per aiutarne 100.

4. Continuano a crederci

Continua il programma di Public Relations delle compagnie petrolifere per dimostrare che le "nuove" tecnologie di estrazione, che tanto nuove non sono, ha definitivamente sbufalato la teoria del Picco del Petrolio. Con la consueta puntualità The Oil Drum (TOD) e Gail Tvenberg in particolare, spiegano come mai le nuove fonti petrolifere non sono come le vecchie in quanto per esistere hanno bisogno di quel prezzo alto del barile che ha messo in crisi il mondo industrializzato. Presto uscirà sul blog di ASPO-Italia la traduzione dell'articolo in cui Gail Tvenberg spiega le 10 ragioni per cui un alto prezzo del barile è un problema enorme (stay tuned).
Molto interessante l'articolo che su TOD descrive lo sviluppo delle nuove trivellazioni in Nord Dakota, quelle dell'idro-fracking. Secondo quanto dice l'autore (pseudonimo: Heading Out) le trivelle devono lavorare a tutta forza e moltiplicarsi continuamente per mantenere la produzione al livello raggiunto poco dopo l'inizio dello sfruttamento del sito, perché per ciascun pozzo la produzione sale rapidamente e, raggiunto un massimo, inizia a decrescere inesorabilmente. L'angosciosa immagine che usa Heading Out per descrivere la strategia del fracking in Nord Dakota, è quella della Regina di Cuori di Alice nel Paese delle Meraviglie:

« Ora, in questo luogo, come puoi vedere, ci vuole tutta la velocità di cui si dispone se si vuole rimanere nello stesso posto ...»

Si tratta dello "scenario della Regina di Cuori" proposto in gennaio, sempre su TOD, da
Rune Likvern. Tutti articoli che dovrebbero essere tradotti per essere debitamente meditati da politici, giornalisti, divulgatori, strateghi ecc.



5. Crescita senza fine.

Intanto, infatti, il mito della crescita senza fine continua ad essere il paradigma di riferimento di ogni futurologia. A questo proposito consiglio l'ascolto delle due lezioni di storia dell'Africa, con considerazioni sul suo possibile futuro, del prof. Giampaolo Calchi Novati sulla webradio Oltreradio. A prescindere dal valore dell'iniziativa di Oltreradio (da seguire) le lezioni di Calchi Novati sono interne al paradigma corrente. Ad esempio non considera minimamente gli effetti che i cambiamenti climatici avranno nelle zone tropicali e subtropicali. E' sempre la solita storia: l'attesa che i paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, seguano il cammino percorso in passato dalle nazioni industriali, a prescindere dai limiti che gli ecosistemi pongono ad un simile tipo di sviluppo.