sabato 5 dicembre 2009

Gli elefanti di Jay Forrester.

Forrester, nato nel 1918, è il padre della dinamica dei sistemi e maestro del gruppo di giovani che, guidato da Donella Meadows, redasse nel 1970 il primo rapporto per il Club di Roma: I limiti dello sviluppo.

Oggi sulla mail list di ASPO è stato inoltrato un suo messaggio che per la semplicità e la forza con cui colpisce i tabù mai affrontati nel dibattito sul cambiamento climatico, mi ha commosso. Lo traduco e pubblico per intero, per chi preferisce l'originale inglese aggiungo anche quello.

Il cambiamento climatico

in questa discussione sul cambiamento climatico e sulla buona reputazione della scienza(1) vi sono due grossi elefanti nella stanza di cui molto pochi si occupano. E sono 1) la crescita della popolazione e 2) l'aumento della produzione industriale procapite. Il cambiamento climatico è solo un sintomo di queste due forze trainanti. La "gente" in Dinamica dei Sistemi (2) dovrebbe sapere che occuparsi dei sintomi è perdente. Tuttavia i sintomi sono più visibili ed è più facile chiamare a raccolta la gente a lottare contro i sintomi, e, in questa situazione, richiamare l'attenzione sulle reali cause sottostanti non è politically correct.Con le due potenti forze che causano la domanda eccessiva sull'ambiente, trascurate e fuori controllo, non c'è quasi speranza di poter annullare i sintomi. Inoltre, l'attenzione sui sintomi tipo il cambiamento climatico, la fame, la penuria di acqua, le guerre per il territorio, ecc, conduce erroneamente le persone a credere che ci stiamo occupando del futuro.

Una delle caratteristiche di un sistema complesso è quello di condurre le persone a combattere su scelte politiche che hanno scarsa influenza nel determinare un cambiamento. Cito alcune righe del mio articolo “Apprendere attraverso la dinamica dei sistemi come preparazione per il 21simo secolo”. Paragrafo 4.2: Politiche di basso-effetto. Azioni inefficaci.“I sistemi complessi differiscono dai sistemi semplici in un altro modo. Nei sistemi semplici le politiche per ottenere risultati migliori sono ovvie e funzionano. Per evitare di bruciarsi le dita su una stufa si tengono le mani lontane dalla stufa. Ma nei sistemi complessi le politiche apparentemente influenti hanno spesso effetti molto scarsi. Quando mi capita di parlare a gruppi di business executive chiedo quanti di loro hanno avuto l'esperienza di affrontare un problema serio, mettendo in atto azioni per correggere la situazione, per scoprire cinque anni dopo che non c'è stato alcun miglioramento. La maggior parte alza la mano.

Forse chi legge ha avuto la stessa esperienza nel settore educativo. La qualità dell'educazione è stata severamente criticata, molti insegnanti hanno cercato rimedi, e spesso poco è cambiato. Io credo che una percentuale molto alta, diciamo il 98%, delle politiche in un sistema (complesso NdT) hanno effetti molto scarsi nel determinare un cambiamento. Semplicemente non hanno peso. Ciononostante la maggior parte dei dibattiti in cui ci si accanisce all'interno delle comunità, delle aziende e dei governi sono intorno a politiche che non hanno alcun effetto. Tali dibattiti sono uno spreco di tempo e di energia. I dibattiti intorno a politiche scarsamente efficaci distolgono l'attenzione dalle poche azioni politiche che potrebbero produrre un miglioramento.”

Jay W. Forrester
Professor Emeritus of Management
Al Massachusset Institute of Technology.

(1) Si fa riferimento al recente scambio di mail fra studiosi del clima hackerati da un sito universitario inglese pubblicati su vari blog e siti internet , che dimostrerebbero la malafede dei climatologi implicati sui dati relativi al riscaldamento globale e sulla loro interpretazione (NdT).
(2) Il messaggio originale è uscito su una mail list di specialisti di dinamica dei sistemi.(NdT)

Climate Change

In this discussion of climate change and the reputation of science,there are two big elephants in the room that very few are addressing.These are population growth and the increase in industrial output percapita. Climate change is only a symptom of the two big driving forces. People in system dynamics should know that addressing symptoms is a losing game. However, the symptoms are more visible; itis easier to rally people behind fighting symptoms; and, in this situation, calling attention to the real underlying causes is politically incorrect. With the two powerful forces that are causing the excessive demands on the environment unaddressed and unrestrained, there is almost no chance of suppressing the symptoms. Furthermore, the focus on symptoms like climate change, hunger, water shortages, wars over land,and many others, misleads people into believing that the future is being addressed. One of the characteristics of a complex system is that it draws people into arguing over policies that have little leverage for causing change. I quote some lines from my paper, D-4895-1, "Learning through System Dynamics as Preparation for the 21st Century." "4.2. Low-Leverage Policies: Ineffective Actions "Complex systems differ from simple systems in another way. In simple systems, the policies to yield better results are obvious and they work. To avoid burning your fingers on a hot stove, you keep away from the stove. But in complex systems, the apparently influential policies often have very little effect. "When I talk to a group of business executives I ask how many have ever had the experience of facing a serious problem, devising policies to correct the situation, and five years later find there has been no improvement. Most will hold up their hands. Perhaps you have experienced the same in education. The quality of education has been severely criticized, many educators have tried remedies, and often there is little change. ......." I believe that a very high percentage, say 98%, of the policies in a system have very little leverage to create change. They do not matter. However, most of the heated debates in communities, companies, and governments are about policies that are not influential. Such debates are a waste of time and energy. Debates about low-leverage policies divert attention from the few policiesthat could lead to improvement. "

Jay W. Forrester
Professor Emeritus of ManagementSloan School, MIT

Grazie professor Forrester!!!

6 commenti:

  1. Caro Luca, ho partecipato all'incontro-dibattito dal titolo "Il clima sta cambiando - Efficienza e rinnovabili, città e stili di vita sostenibili, imprese innovative. Raccogliamo la sfida a Milano e in Lombardia"

    A parte che il dialogo era a senso unico, non erano registrati gli interventi o comunque non sono resi disponibili, come invece avviene per noi con RR, a un certo punto, dopo una serie di pistolotti sul risparmio in lombardia e analisi sui massimi sistemi risolti scondo loro con :case a costo zero , un pò di fotovoltaico sui tetti e eolico tradizionale per fare un 20-20-20 di buona memoria, e ancora dopo l'apologia dell' efficienza eletta a soluzione, come una scheggia impazzita ho chiesto se fosse possibile fare domande in modo molto energico e dopo un sì di cortesia ho detto , bene ne ho subito tre io.

    domanda 1 ) Come é possibile parlare di clima e soluzioni evitando accuratamente la variabile demografica ?
    domanda 2 ) Come é possibile parlare di efficienza e di risparmio quando col nostro sitema economico e del PIL attuale, si dice che il mercato va bene quando la gente comincia ri-consumare energia a go-go
    domanda 3 ) ( rivolta in particolare a Pasquale pistorio che era seduto lì ) : voi ch eparlate di eolico tradizionale siete al corrente dell' esistenza del grande giacimento rinnovabile costituito dall' eolico troposferico, e ancora conoscete il progetto kite gen che non riceve una briciola dei soldi usati per finanziare il resto?

    A quel punto la conduttrice, oltre che lamentare che avessi preso tempo ( in realtà il microfono funzionava poco e ho dovuto ripetere più volte le domande ), ha subito detto che non era obbligatorio rispondere , ah ah ma ti rendi conto.
    Morale della favola: una coppia davanti a me si é segnata nome e riferimenti per il kite gen, uno dei due era un professore di fisica dell' università, poi a un certo punto, dopo che il dibattito aveva ripreso stancamente l'elenco dei vari prodottini da piazzare per fare BAU e business proto verde ... un militante anziano alza la mano e dice: "ma perché non rispondete alla domanda più interessante fatta da quel ragazzo ( porto bene gli anni :-) ) , lo ha detto anche un premio nobel che senza la variabile demografica non si può fare nessuno studio serio sull' ambiente" , e poi ha citato malthus e poi dietro le quinte mi ha fatto i complimenti e ha detto che nel PD non si può parlare di demografia perché c'é il tabù della componente cattolica ..
    ah ah

    ma ti rendi conto ?

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  2. Anch'io avrei due domande secche:
    1- come si fa a considerare la "fame" un sintomo della sovrappopolazione se:
    a) il "sintomo", la fame, era presente anche prima che avvenisse la malattia (alias quando eravamo due miliardi, o anche uno): ovvero come si spiega che l'effetto preceda temporalmente la causa?
    b) non c'e' alcuna correlazione diretta (vedi Amartya Senn e altri) tra densita' di popolazione di una zona / continente / paese e il tasso di poverta' o di malnutrizione.

    Mi limito a sottolineare che a volte, e non so se questo e' il caso perche' non conosco Jay Forrester, l'esperto farebbe bene a parlare delle cose di cui e' davvero esperto. O noi a considerarlo esperto nel suo campo.

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  3. La seconda domanda:

    Posto che:
    - il cambiamento climatico possa essere proporzionale al prodotto tra la popolazione e la produzione industriale procapite (come sembra proporre Forrester),
    - la popolazione mondiale non sembra un fattore facilmente modificabile nel breve periodo,

    e tenendo conto che
    "il 98%, delle politiche in un sistema (complesso NdT) hanno effetti molto scarsi nel determinare un cambiamento"

    quali proposte concrete possiamo immaginare per ridurre la produzione industriale procapite e quindi il cambiamento climatico?

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  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  5. Al primo commento di Tommaso rispondo: La fame sistematica (= non come momento di carestia straordinaria) significa che a quel livello di tecnologia e risorse naturali, in quel luogo c'e' sovrappopolazione rispetto alle possibilita', e questo puo' avvenire indifferentemente dal numero di persone per km quadrato di quella zona, altissimo o bassissimo che sia. In altre parole: E' normalissimo che il Sahara o il Sahel siano da considerare sovrappopolati a livelli di popolazione che per la pianura padana non lo sarebbero, e cosi' e' normale che diversissime cifre di abitanti per km quadrato in epoche diverse e con tecnologie diverse, possano rappresentare situazioni di sovrappopolazione o in altri casi di NON sovrappopolazione.

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  6. Al secondo intervento - domanda di Tommaso, Cosa sia possibile fare oggi, rispondo su piu' livelli:
    1) ZOMBIES" Temo che siamo dei morti che camminano e che non se ne sono ancora accorti.
    Come fa nei cartoni animati Wile Coyote, siamo gia' sospesi sul vuoto, ma non ci siamo ancora accorti che precipitiamo. https://www.youtube.com/watch?v=LoCOOQKu9Ss
    Il momento di agire alla grande sulla limitazione delle nascite era quando usci' Limits of Growth
    Quattro decenni fa ed a 4 miliardi di popolazione in meno. Ma cristianisti ed islamisti non vollero (ed anche comunisti si accodarono, sperando nel tanto peggio tanto meglio e tanto prima la mitica rivoluzione mondiale risolutiva di tutto).

    2) Eliminare drasticamente le emissioni di gas serra per esempio diminuendole del 10 % annuo.
    Comporterebbe milioni di morti nei paesi piu' dipendenti dal carbone, a cominciare dalla Cina, ma anche nei paesi piu' dipendenti da idrocarburi petroli e gas. Si tratterebbe di quantita' di morti di almeno un ordine numerico inferiore, ma inizierebbero a morire di fame e di servizi tagliati prima che si muoia a milionate per cambiamento climatico per cui e' una soluzione che nessun politico potra' mai adottare.
    3) soluzioni tecnologiche per esempio sparare polveri in atmosfera per diminuire la radiazione solare al suolo.
    A questo punto, per quanto fantascientifiche e dubbie mi sembrano RELATIVAMENTE alle altre le speranze e le possibilita' meno assurde rimaste, in quanto le sole capaci forse di ottenere sostegno politico.
    Certo servirebbe comunque anche iniziare prontamente un drastico piano di limitazione delle nascite e diminuzione dei consumi e sprechi individuali.
    4) Ma piu' probabilmente saranno le guerre per le risorse che cominceranno a ridurre i numeri, poi le carestie e le epidemie. Insomma i soliti Cavalieri dell' Apocalisse faranno il lavoro sporco del riequilibrio visto che la ragione umana da 40 anni latita.

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