giovedì 23 settembre 2010

La formula IPAT.

Ho ascoltato, e riascoltato, il dibattito sull'ambiente tenuto nella terza giornata della Scuola Luca Coscioni. Il titolo del dibattito è Ambientalismo, demografia e libertà. Intervengono il nostro amico Andrea Furcht e l'economista Edoardo Croci. Ne nasce un balletto di contenuto lomborghiano solo in parte corretto dalle domande del pubblico che mostra maggior maturità dei relatori in materia di popolazione, risorse e ambiente.
Molto deludente.
In particolare da segnalare l'errore persistente del demografo Furcht che cerca di spiegare che nella formula IPAT,

            I = P*A*T
Impatto ecologico = Popolazione x Affluence x Tecnologia

T, cioè la tecnologia sarebbe "al contrario" cioè più tecnologia usiamo meno impatto sull'ambiente si causa. Questa è una cosa che Furcht dice da diverso tempo senza che nessuno gli dica nulla, a parte quando sono presente io. Ora se colui che ha proposto la formula IPAT avesse voluto dire quello che dice Furcht avrebbe scritto la formula diversamente:

              I = P*A/T

Cioè con la T a dividere. Non l'ha fatto perché non è vero. Più tecnologia significa maggiore impatto ambientale. Basta confrontare l'impatto dell'aratura con i buoi e quella con i macchinari moderni. Quindi quello che dovrebbe dire Furcht è che siccome ogni tecnologia è impattante si dovrebbe sempre scegliere quella che lo è meno, è più efficiente, inquina meno ha un amggiore Ritorno sulle Risorse Investite per crearla rispetto a tecnologie omologhe ecc ecc.
Qui si viene dunque al tema delle tecnologie appropriate che è un vecchio cavallo di battaglia ambientalista. Ma resta il fatto che PIU' TECNOLOGIA = MAGGIORE IMPATTO AMBIENTALE e la T può stare tranquillamente a moltiplicare e non a dividere.

P.S. Paul Elrich e Joh Holdren proposero la formula nel 1971.

1 commento:

  1. Caro Luca, leggo solo ora. Guarda che l'impatto della tecnologia va calcolato per unità prodotta.
    Non è difficile rendersene conto, basta scomporre così:
    I = P x (Y/P) x (I/Y)
    ove Y è il prodotto (o il consumo) totale, P la popolazione, I l'impatto ambientale; quindi popolazione per consumo pro-capite per impatto ambientale richiesto da ogni unità di prodotto (l'unità di misura del prodotto siamo liberi di sceglierla come preferiamo).
    Normalmente la tecnologia inquina perché si produce di più, non perché consumi di più per unità prodotta: tende infatti a limitare l'apporto degli altri fattori produttivi (se vuoi considerarla tale, come nella classica funzione di produzione tipo Cobb-Douglas). Questo è evidente per quanto riguarda l'inquinamento nelle tecnologie automobilistiche imposte per legge (e anche per sensibilità civile): Euro0,1,2,3 etc.; certo, qui il discorso diviene più vago per quanto riguarda il passato.
    Se invece consideriamo la produttività di ogni unità di risorsa penso non possa esserci dubbio che il progresso abbassa T, anziché alzarlo.
    In senso molto lato potresti magari dire che la tecnologia permette maggiore ricchezza e maggiore popolazione e quindi indirettamente aumenta anche I: ma è qualcosa che va argomentato in termini meno rozzi e non rientra nello spirito originale dell'Ipat.

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