mercoledì 13 aprile 2011

Un mondo senza pesci.

Da piccolo e poi da giovane praticavo la pesca subacquea in apnea. Non ero un campione, ma ho preso anche delle belle prede. Poi una volta che uccisi un gronco di 4 Kg mi dispiacque così tanto di averlo fatto che smisi d'improvviso. Da allora ho sempre mangiato poco pesce perché quando si è abituati fin da piccoli a mangiare il pesce appena pescato ...... quello che si trova in città non è la stessa cosa.

Giorni fa ho preso questo film-documentario di Rupert Murray che consiglio a tutti. Si trova in libreria ed è sottotitolato in italiano.



Descrive e scava nel tema dell'ipersfruttamente delle popolazioni di pesci. Si dibatte se alcune popolazioni di tonni siano diminuite del 90 o del 70% in pochi decenni. Si viene a sapere che la capacità di pesca delle flotte pescherecce è molto superiore a quanto viene pescato realmente. Eppure già ora si pesca in modo forsennato. La condizione del tonno rosso è emblematica, gli scienziati che studiano la popolazione di questo animale consigliano di non pescare più di 15.000 tonnellate/anno (15 kilo t/a) nel mediterraneo per impedire il collasso della popolazione e di limitarsi a 10 kilo t/a se si vuole ripristinare la popolazione. La quota permessa dall'ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas) è di 29,5 kilo t/a, ma si stima che il risultato della pesca illegale raggiunga la quota di 60 kilo t/a. E molto di questo viene pescato proprio da pescatori illegali italiani nel silenzio del nostro governo. Fra la Tunisia e Lampedusa e oltre verso le coste libiche si verifica anche questo sterminio condotto con mezzi tecnologici efficacissimi, aerei (illigali) individuano i banchi di pesce e guidano i pescherecci alla cattura di massa.
Si verificano anche fenomeni di neo-colonialismo con la distruzione delle zone di pesca tradizionali dell'Africa occidentale da parte di flotte pescherecce ipertecnologiche provenienti dai paesi industrializzati.
Si apprende anche che la multinazione Mitsubishi controlla qualcosa come il 60% del commercio di tonno nel mondo. Non si occupa direttamente della pesca ma lo compra. Sembra che stiano creando delle riserve di tonno congelato da tirar fuori quando la pesca sarà esaurita.
Insomma immaginatevi se a qualcuno venisse in mente di industrializzare la caccia rastrellando boschi e cieli uccidendo ogni singolo animale. Ecco questo avviene lontano dai nostri occhi in tutti i mari del mondo. Immagino già alcuni che proporranno l'acquacultura, cioè l'allevamento dei pesci, come alternativa alla pesca indiscriminata. Purtroppo per loro non è così. Il caso del salmone è emblematico di questa situazione. Il salmone un tempo raro e costoso è diventato ormai un pollo di allevamento con grave detrimento della variabilità biologica della specie e altri squilibri come il fatto che per allevare pesci carnivori di grandi dimensioni si devono pescare (ci risiamo) altri pesci più piccoli per fare i mangimi.
L'assurdo della devastazione dei mari si verifica con il krill, principale cibo dei cetacei, che viene pescato in quantità industriali per due ragioni fondamentali: l'esoscheletro serve per fare prodotti cosmetici e le proteine per fare mangimi per gli animali domestici.
Tutto questo e molto altro si trova in questo documentario e nel libretto allegato e curato da slowfood. C'è una sola soluzione che non è molto tecnologica: ridurre il consumo di pesce e ridurre il numero di bocche.
Ambedue le cose potrebbero essere fatte in modo incruento con il semplice uso della ragione di cui Homo Sapiens Sapiens si vanta di essere l'unico depositario. Per ridurre il numero di bocche, in particolare .... beh si immagino che sappiate come si fa.

6 commenti:

  1. Pensa, io ho cominciato a ragionare di Transizione quando un mio cliente, una multinazionale della pesca, mi raccontava che il nuovo packaging che avevamo progettato (faccio il pubblicitario) andava alla grande, ma che non trovavano più pesce nel mare. È successo circa 3 anni fa...

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  2. Ho visto questo documentario l'anno scorso, facendo arrivare una copia direttamente dalla Gran Bretagna (in Italia non era ancora disponibile), sono contento che Feltrinelli abbia cominciato a distribuirlo. È molto interessante anche se forse la trattazione potrebbe essere più enfatizzata sui rischi che corriamo. Quello che non dice è che l'assorbimento di CO2 da parte degli oceani, riducendone l'alcalinità, renderà sempre più difficile la vita al krill con conseguente rischio per tutta la catena alimentare. Ad ogni modo ho smesso di mangiare anche quel pochissimo pesce (sgombri e sardine) che ancora mi permettevo.

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  3. conosco il problema, ma la gente quando dici che i pesci nel mare stanno finendo per tutti i motivi elencati da Luca nell' articolo che fa riferimento a Murray ti guardano come fossi uno zombie e pensano: il solito catastrofista. però non me la sento di rinunciare al pesce nella mia dieta, e allora in pescheria in italia compro solamente pesce azzurro, e quando posso vado a pesca subacquea (adesso vivo a cuba) e cerco di prendere qualcosa che mi cucino nel giro di 24 ore. non congelo mai, solo i polpi perché diventano più teneri, e sopratutto insegno ai miei figli tutto questo.

    paolods

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  4. Per quel che può valere, condivido contenuti e impostazione del post: spec.te la necessità di ridurre CONTEMPORANEAMENTE e nella maniera più "soft" possibile il numero delle bocche da sfamare e il consumo di pesce.
    Aggiungo solamente di non avere (purtroppo) mai sentito da esponenti del pur sicuramente interessante movimento di 'Slowfood' una sillaba sulla prima delle due esigenze appena menzionate, ovvero sul problema dell'attuale crescita demografica umana...

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  5. No in effetti non siamo molti a porre l'accento sulla questione demografica che invece è centrale, se non preminente rispetto a tutte le altre. E' un problema diffuso. Tutto il mondo ecologista ha abbandonato questa battaglia accettando, probabilmente per opportunismo, il tabù demografico. Questo è il maggior rimprovero che rivolgo all'ecologismo politico.

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  6. È morto ieri a 94 anni il fisico Giuliano Toraldo di Francia. Non so se lo conoscevate e apprezzavate. Io sì, anche se di fisica non capisco molto, o meglio un accidente. Però ho letto vari suoi libri tra cui trent'anni fa il divertente "L'imbroglio ecologico". Era uno scienziato, ma anche un umanista, grande ammiratore dei romanzieri russi dell'Ottocento che leggeva nell'originale. E preoccupatissimo per lo sviluppo demografico ("Ma quale diritto alla vita" [di spermatozoi e affini] !). Perciò lo ricordo con simpatia ora che ho appreso la notizia da televideo.

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