martedì 21 febbraio 2012

La Terra e la mela. (dedicato all'amico e compagno Gianni Colacione)



Questa è la Terra: superficie 510 milioni di Km quadrati (Kmq), di cui due terzi occupati dai mari, restano circa 150 milioni di Kmq di terre emerse. Tolti i deserti caldi e freddi le zone impervie, quelle urbanizzate ecc restano circa 50 milioni di Kmq di terreni agricoli per crescere il grano e il resto del cibo necessario per sfamare 7 miliardi di individui e allevare gli animali domestici.

Cerchiamo di essere più convincenti.

Questa è una mela:





Facciamo finta che questa mela sia la Terra.

Prendiamone un terzo (1/3):


La buccia di questo spicchio corrisponde a quella delle terre emerse su cui vivono 7 miliardi di uomini.
Dividiamo in tre questo terzo:


e sbucciamone solo una fetta.


Ecco, quella frazione di buccia (1/9 del totale cioè poco più del 10%) più o meno, è la superficie utilizzabile per produrre cibo.

Quindi il problema non è tanto DOVE METTERE LE PERSONE, ma DOVE PRODURRE IL CIBO per tenerle in vita.

18 commenti:

  1. Ecco perchè gruppi di potere acquisiscono terreni fertili senza sfruttarli subito. Aspettano come i condor...

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  2. Ciao Luca. Ti ho messo sul mio blog roll, sperando che molti leggano le tue sintetiche ma precisissime parole di ATTENZIONE! PERICOLO.
    Questo post qui lo trasmetterei in TV al posto delle previsioni del tempo, tanto l'unica cosa che sanno fare in tv, è dire SOLE BEL TEMPO, PIOGGIA CATTIVO TEMPO. Basta un disclaimer con la freccia...

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  3. "Quindi il problema non è tanto DOVE METTERE LE PERSONE, ma DOVE PRODURRE IL CIBO per tenerle in vita."

    Be', io direi che c'è anche il problema di dove metterle perché non si pestino i calli e sviluppino una pericolosa aggressività. E anche perché, come diceva un tale, "non di solo pane vive l'uomo".

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  4. meraviglioso!!!!!!!!
    2 stupide (ed inutili) modifiche:
    - invece di "La superficie di questo spicchio corrisponde..." userei la frase "La superficie esterna di questo spicchio corrisponde..." oppure "La buccia di questo spicchio corrisponde..."
    - invece di "Dividiamo in tre questo terzo e sbucciamolo" userei "Dividiamo in tre questo terzo e sbucciamone solo una fetta"
    e 1 integrazione
    - "Ecco: quella frazione di buccia (1/9 del totale cioè poco più del 10%) più o meno, è tutto il volume di suolo utile (inteso quindi sia la superficie sia la profondità) che l'umanità ha a disposizione per produrre cibo
    CIAU

    @salviamoilpaesaggio

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    1. Ho accolto le modifiche, ma non l'integrazione perché dal punto di vista delle risorse minerarie è vero quello che dici, ma allora si applica a tutta la buccia del terzo emerso e possibilmente anche ai due terzi sommersi, ma qui volevo parlare solo dei suoli agricoli, quelli che servono per produrre cibo.

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    2. peccato. in testa avevo questo pensiero: i suoli agricoli, ovvero quelli che servono per produrre cibo, ovvero il suolo agrario utilizzabile (SAU) non corrisponde alle terre emerse (nè tantomeno a quelle sommerse) ed è nel migliore dei casi profondo 50cm (ad essere notevolmente generosi).
      mi piace molto, e rende perfettamente l'idea, mostrare lo spicchio di mela sbucciata, o forse meglio proprio solo la buccia!!! per sottolineare quanto sia esiguo il volume (e quindi non solo la superficie) di suoli su cui si fonda (e su cui si può solo e necessariamente fondare) la fotosintesi clorofilliana gestita dall'uomo, che è l'unico mezzo, insieme all'utilizzo di animali/vegetali non allevati/coltivati, attraverso cui l'uomo riesce ad organicare il carbonio
      ergo che ci permette di vivere
      per finire, ci tengo a ribadire il concetto con cui ho esordito:
      MERAVIGLIOSO!!!!

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    3. @ Fabio Panicco sul volume hai ragione. Se fai il rapporto fra raggio (diciamo 4 cm) della mela e spessore della buccia (1 mm) hai gia un valore molto maggiore che se fai quello fra raggio terrestre (6300 Km) e crosta (5-70 Km. Se prendi nel mezzo 30 Km fa 200 circa)
      Se si volesse prendere lo spessore di buccia di mela corrispondente al suolo agricolo (diciamo 1 m per essere generosi) saremmo nel range dei nanometri cioè di qualche strato molecolare.

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  5. Vedi, Luca resta da capire perchè moltissime persone, pure ricche, colte e intelligenti non riescano ad accettare una verità che si può esporre con la semplicità e chiarezza come tu hai fatto in questo post.
    Non esiste una sola spiegazione esauriente, ma di sicuro è successo qualcosa quattro secoli fa, quando il metodo scientifico inaugurato da gente come Galileo, Torricelli, Newton, Bacone e in seguito proseguito da altri come Lavoisier e innumerevoli altri, ha pian piano spodestato il pensiero magico e religioso.

    Religione e magia avevano, pur nelle loro fantasticherie inverosimili, dei confini concettuali che portavano gli adepti e i credenti a rispettare dei limiti.

    Il metodo scientifico, paradossalmente, perchè si fonda sul calcolo e sulla dimostrazione dell'esattezza o meno del calcolo, ha invece prodotto una fede illimitata nell'applicazione del metodo stesso, ovvero la tecnologia.

    Troppe persone non capiscono la scienza poichè essa è un'arte difficile da praticare, tanto quanto le arti comunemente intese, ma a differenza di queste, nell'arte della scienza occorre un tipo di ragionamento specifico, quello matematico.
    E l'arte matematica è ancora più ardua da praticare e necessita di un talento non comune.
    Quindi, quelli in buona fede, credono che risolveremo tutti i problemi in qualche maniera, e se non ci penserà qualche divinità ci penseranno gli scienziati e i tecnocrati.
    Quelli in malafede, sanno perfettamente a quali scenari catastrofici andiamo incontro, ma s'illudono di salvarsi la ghirba in virtù del loro potere, che sia dovuto al loro denaro o alle loro amicizie, poco importa.
    Bisognerebbe domandare alla gente per strada:
    "Quante persone potrebbero vivere contemporaneamente oggi sulla Terra?
    E a quali condizioni?
    E tu a quali condizioni accetteresti di vivere anche solo vent'anni?".
    Non occorre essere nè scienziati da premio Nobel, nè matematici da medaglia Fields
    per rispondere.
    Basta saper "far di conto" come si usava dire una volta.
    E pure sul retro di una busta.
    Ma questo, dalle sore televisore generaliste, dai rotocalchi da sale d'attesa, verrà solo chiesto e detto, in modo che la risposta non conti praticamente nulla.

    Marco Sclarandis

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  6. Molto chiaro il concetto, ma una domanda mi sorge: COSA POSSIAMO FARE CIASCUNO DI NOI PRESI SINGOLARMENTE PER RIDURRE LA POPOLAZIONE MONDIALE ?
    Destinare il 5 per mille ad una assiacione che pratica vasectomie gratuitamente nei paesi del terzo mondo ?
    Ho seguito molti interventi pubblicati su Youtube ma NESSUNO di questi indica una soluzione concreta, mi sembrano tutti molto ma tanto matematicamente precisi che non indicano cosa FARE CONCRETAMENTE.
    Che ne dite della mia proposta ? Fondiamo una ONLUS per le vasectomie gratuite (ovviamente VOLONTARIE) in India ed Africa ?
    Così ci facciamo dare il 5 per mille delle nostre tasse dallo stato italiano e li usiamo per ridurre l'impatto antropico.
    Salti
    Marco

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  7. Quante volte sarà capitato nel corso dei millenni che l'uomo si trovasse di fronte a domande così, da civiltà evoluta? Finora guerre, carestie, epidemie hanno tenuto sotto controllo la nostra esplosione che adesso, grazie allo stop rappresentato dalle armi nucleari, ha invece agito indisturbata. Ho paura che purtroppo, quando arriveremo al dunque, ci sarà chi provocherà una guerra e che le grandi potenze si stiano già allenando a delle epidemie pilotate, quindi... tenetevi pure i vostri testicoli, l'impatto antropico sarà molto bellico!

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  8. @Marco. Guarda le proposte del Population Media Center, e quelle dell'Optimum Population Trust. Io credo che si sia in grave ritardo, ma non si può mai dire cosa ci riserva il futuro. Un giorno o l'altro tutti vedranno gli elefanti nella stanza e smetteranno di occuparsi della cura dei sintomi.

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  9. @Marco Sclarandis. Concordo quasi al 100% con la tua opinione su Scienza e Tecnologia e sulla nuova fede in esse che non è meglio di quelle vecchie, soprattutto perché è stata sostenuta da un flusso di energia quasi_gratis che sembrava inarrestabile.

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  10. @Grazia. E' capitato molte volte, infatti c'è un intero florilegio di citazioni di antichi e meno antichi che si preoccupano della sovrappopolazione e delle sue conseguenze. Una volta pubblicherò anche questa antologia, non ricordo più dove sia, ma la ritrovo. L'esistenza di questo costante è spesso usata dai nostri detrattori per "dimostrare" che questi allarmi(smi) sono sempre esistiti e che ogni volta ne siamo usciti. Le affermazioni sono ambedue vere e probabilmente, questa è la mia tesi, dimostrano che l'uomo tende a vivere in ciascun ambiente al limite o appena sopra alla capacità di carico. Generalmente poi il collasso susseguente viene attribuito a fattori diversi da quello ecologico. Solo in tempi recenti studiosi come Tainter e Diamond hanno affrontato il tema del collasso ecologico delle società. Ovviamente è vero anche che ogni volta ne usciamo in qualche modo. Dipende dal modo. L'idea di vivere un'epoca di collasso della civiltà non è di quelle più allettanti e non è molto consolante sapere che forse non ci estingueremo e che fra 1000 o 2000 anni qualcuno parlerà di questo periodo come la caduta dell'Impero Americano :-))

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  11. Come sicuramente ricordi Luca, ho detto sul tuo blog che potremmo anche pensare ad un doppio raddoppio dell'attuale popolazione che ci porterebbe ad essere ventotto miliardi di umani sulla Terra.
    Dico pensare, perchè se ci pensassimo seiamente ci renderemmo conto di come sarebbe difficilissimo mantenere una simile società umana a lungo,quand'anche fosse possibile arrivarci.
    Già diventa difficile credere che possa durare anche solo fino alla fine di questo secolo quella attuale.
    Comunque resta il fatto incontrovertibile che qualunque specie cerca di moltiplicarsi il più possibile e noi non facciamo eccezione.
    Il fatto che esista un limite per la popolazione di ogni specie è un segreto che conosciamo ancora solo negli aspetti principali.
    Noi umani ci siamo inventati il "Crescete e moltiplicatevi" che nel paleolitico e fino al tempo in cui questo invito o imperativo è sorto nelle nostre menti in modo consapevole, era assolutamente sensato.
    Ho detto tutto questo perchè credo che qualsiasi tentativo di limitare consapevolmente la nostra presenza sul pianeta deve iniziare dall'esame di questo nodo gordiano tra psiche, mito e Storia.
    Jared Diamond ha scritto quell'ottimo saggio che dovrebbe essere letto da molti rappresentanti della classe dirigente, anche quella ecclesiastica.
    Raramente un libro influenza l'umanità intera, ma quando accade la sua potenza può diventare incalcolabile.
    Abbiamo bisogno di un libro che racconti una storia nuova.
    Quella di una specie che non riusciva a vivere reclusa per cento anni in una minuscola celletta di un universo grandioso.
    Ma non si accorgeva che l'universo grandioso era già dentro di lei.
    E a nulla sarebbe servito impadronirsi del carcere e devastarlo, per uscirne.

    Marco Sclarandis

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  12. Marco:

    «Comunque resta il fatto incontrovertibile che qualunque specie cerca di moltiplicarsi il più possibile e noi non facciamo eccezione.»

    E se invece facessimo eccezione? Perché siamo anche l'unica specie in grado di gettare uno sguardo sulpassato e sul possibile futuro. Con tutto il rispetto e affetto per i nostri amici a quattro zampe la natura ci ha dotato di questo bel cervello che è in grado di immaginare il futuro (ma l'uomo di Neandertal aveva un cervello di massa, ma forse non di complessità, superiore al nostro). Quindi, senza alcun merito ovviamente, siamo qualcosa di speciale (ma non nel senso che dicono Bagnasco, Bertone, Ravasi e Ruini).

    Siamo l'unica specie capace d'immaginare la propria estinzione o un degrado dell'ambiente che renderebbe la vita poco piacevole o addirittura invivibile. Nonostante le capacità intellettive di cui ci ha dotato la natura siamo rimasti per altro verso ... animaleschi (predatori, egoisti, istintivi, miopi).

    Che cosa potrebbe fermare l'incontrastata - a parer nostro nefasta - propagazione della specie? Tutte le altre specie sono fermate nella loro espansione dai limiti naturali (ambiente, altre specie, scarsità di cibo, catastrofi ecc.). Grazie al petrolio abbiamo messo la natura sotto scacco: non ci sono apparentemente più limiti. Che invece - lo sentiamo - ci sono (la colonizzazione di Marte, patrocinata persino da Margherita Hack, è oggi come oggi pura utopia). La natura è sotto scacco, ma è ancora "onnipossente" (vero Buccio *?) e probabilmente sarà lei a darci un giorno scacco matto. Quando e come non lo sappiamo, forse prima di quanto immaginiamo (potrebbe bastare la fine del petrolio in questo secolo per innescare ecatombi paurose).

    Sappiamo e non sappiamo. In questa situazione gioverebbe applicare il principio di cautela: o ci poniamo noi un limite o prima o poi andremo quasi sicuramente a sbattere.
    Purtroppo le forze avverse al principio di cautela sono oggi sovrastanti: la superstizione religiosa ha ripreso inopinatamente vigore, l'economia di rapina crede ancora che ci sia spazio per altre avventure, l'istinto animalesco ancora presente in noi non vuole sentire ragioni.

    Sì, siamo davvero speciali. Potevamo infatti star meglio e invece abbiamo deciso di suicidarci (altro che sapiens sapiens).

    * Leopardi (che in famiglia chiamavano con il diminutivo Buccio < Jacobus)

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  13. Luca, idea geniale di suddividere la mela! Complimenti

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  14. Si può dire che, proprio in questi decenni, stiamo assistendo ad una lotta senza quartiere (la madre di tutte le battaglie ?) tra le spinte genetiche (il gene replicatore che cerca solo la riproduzione, costi quel che costi) e le spinte culturali che, grazie alla scienza, ci rendono consapevoli del nostro destino prossimo e quindi (teoricamente) capaci di modiicarlo.
    Chi vincerà ?
    Secondo me, il 'gene' è più forte della cultura ed alla fine vince sempre lui.
    Ma spero tanto di sbagliarmi.

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  15. Una "comunicazione di servizio":
    mercoledi' scorso brillante Conferenza ligure di L.Mercalli, all'inizio della quale il noto meteorologo ha riportato l'esempio della buccia della mela presentato in questo post (citando correttamente la fonte) e fatto ampio riferimento ad A.Peccei & ai libri prodotti dal Club di Roma/M.I.T. sui limiti dello sviluppo/della crescita...

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