mercoledì 30 maggio 2012

Alle radici del consumismo.





La nostra economia con la sua enorme produttività chiede che si faccia del consumo il nostro modo di vita, che si converta l'acquisto e l'uso dei beni in altrettanti riti, che si cerchi la nostra soddisfazione spirituale e la soddisfazione del nostro ego nel consumo. Abbiamo bisogno che sempre più cose siano consumate, bruciate, rimpiazzate e rottamate ad una velocità sempre crescente. (Lebow 1955)

Non è chiaro se Victor Lebow volesse il consumo sfrenato o lo criticasse. Letta oggi sembra in effetti più la descrizione di un'evoluzione mostruosa che l'espressione di un progetto di società. Il fatto è che nel mezzo secolo che ci separa dalla sua formulazione è diventata la realtà corrente, nascosta appena dalla retorica della sostenibilità.

6 commenti:

  1. la sostenibilità nel consumo non esiste. Non è retorica, è impossibile. Solo il risparmio è sostenibile, non nel senso di fare auto più leggere, ma di non farne più o quasi, per fare un esempio, ma si può estendere a ogni cosa o situazione. C'è sempre un comportamento virtuoso da adottare, che, però, porta a consumi inferiori e ciò è malissimo per quasi tutti, cosicchè le virtù sono viste da quasi tutti come cose da aborrire.

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  2. Il consumismo occidentale è, in effetti, la negazione del "consumo sostenibile".
    Questo concetto però esiste, eccome, e consiste semplicemente nel limitare il consumo delle risarse naturali entro il tasso natuale di rinnovazione.
    Smettere di consumare, per l'essere vivente, vuol dire smettere di vivere e la morte non può essere una soluzione accettabile.
    Lo è invece il controllo della popolazione e del consumo pro-capite.
    Ed è proprio questo che una specie davvero saggia (sapiens sapiens ?) dovrebbe fare.

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  3. Come dice Lumen il consumo è vita. Tutti gli organismi consumano, e gli angeli (molto probabilmente) non esistono. L'economia degli organismi viventi è essenzialmente economia maltusiana. Sto preparando un post sull'argomento, ne riparliamo.

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  4. Informo che la nostra associazione ambientalista svizzera, Ecopop, ha distribuito in parlamento il seguente volantino:


    2012: La Svizzera ha 8 milioni di abitanti: che futuro vogliamo?

    Appello alle Consigliere e ai Consiglieri agli Stati e nazionali
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    * Questa estate (2012) la popolazione in Svizzera arriverà a 8 milioni. È un fatto incontestabile

    * Considerando che l’incremento demografico è di 88'000 persone all’anno (media degli anni 2007 – 2011, anche questo è un fatto incontestabile) nel 2035 saremo 10 milioni. Si tratta tuttavia di una estrapolazione perché il futuro riserva sempre incognite e sorprese.

    * Quale Svizzera vogliamo consegnare alle generazioni future? Un bambino che nasce nel 2012 può campare fino al 2100, è una realtà.

    * Una crescita illimitata è semplicemente assurda. Né l’uomo, né l’ambiente, né la Svizzera e nemmeno il pianeta possono crescere o espandersi all’infinito: anche questo è un fatto incontestabile.

    * Noi auspichiamo per la Svizzera uno sviluppo sostenibile nell’interesse della società, dell’ambiente e dell’economia. La politica è chiamata a sostenere un tale sviluppo come è precisato nell’Art. 73 della Costituzione federale.

    * È perciò necessario stabilizzare la popolazione. Un tetto massimo il più possibile basso è nell’interesse dell’ambiente e della qualità della vita.

    * È questo l’obiettivo dell’iniziativa popolare di ECOPOP «Stop alla sovrappopolazione – sì alla conservazione delle basi naturali della vita» -

    * È possibile tendere oggi a un tetto massimo di 8.3 milioni di abitanti applicando misure che rispettino i principi democratici e la dignità umana. In Germania si è registrato un decremento demografico dal 2005 al 2011: la popolazione è calata da 82.5 milioni a 81.8 milioni. È un fatto.

    * L’economia, la formazione, la previdenza per la vecchiaia ecc. devono essere in funzione di una popolazione stabile: non abbiamo altra scelta. Questo è un compito che riguarda tutti, anche Lei.

    Perciò, onorevoli Consigliere e Consiglieri nazionali e agli Stati, non mettete le sorti della nostra qualità della vita unicamente nelle mani dell'economia. È compito vostro creare le condizioni generali per uno sviluppo sostenibile in Svizzera affinché anche le future generazioni possano vivere in un ambiente vivibile e gradevole.

    P.S. La grafica non appare. Vi sono indicate due vie possibili: crescita fino a 10 milioni nel 2035 oppure stabilizzazione a 8,3 milioni per la stessa data.
    Considerato che siamo già 8 milioni - probabilmente di più con i clandestini o sans-papiers, i richiedenti asilo, il corpo diplomatico ecc. - l'obiettivo minimo di 8,3 milioni è già superato adesso.

    Purtroppo la raccolta di firme per la nostra iniziativa popolare non procede bene: siamo a 60'000 e ne occorrono ancora almeno altre 40'000 entro il 3 novembre.

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  5. Complimenti a Sergio ed ai suoi amici svizzeri per questa bella iniziativa, anche se le difficoltà saranno tante. E' bello vedere che da qualche parte, finalmente, qualcosa si muove. A quando qualcosa di simile anche in Italia ?

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  6. Segnalo un interessante articolo nel Manifesto di oggi domenica 9 giugno che - a parer mio - contrasta con l'ideologia del giornale stesso e di tanta sinistra che invoca a squarciagola più lavoro più crescita più consumi più stato sociale più benessere (e magari anche la vincita al lotto).

    Cito qui un passaggio che a me piace e può magari invogliare qualcuno a leggersi tutto l'articolo.

    «Cos'è che non va, allora? The end of growth è il titolo di un libro di Richard Heinberg. Ma ci sono anche altri pensatori che la vedono allo stesso modo. Per esempio, Chris Marthenson, un analista finanziario che ha venduto tutto e che sul suo sito consiglia di comprare terra e metalli preziosi.
    La loro analisi si basa sulla convinzione che il Pianeta, allo stato delle tecnologie disponibili oggi e nei prossimi vent'anni, non è in grado di fornire sufficienti materie prime per fronteggiare l'impatto dell'aumento demografico e della moltiplicazione dei consumi. «Il problema non è solo il picco del petrolio, ma il picco di tutto il resto» per usare un'espressione dell'analista finanziario Jeremy Grantham.»

    http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/7725/

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