venerdì 23 novembre 2012

La storia del PIL: capitalismo, crescita e benessere.

Spesso gli economisti insegnano che nell'Europa precapitalista non si stava meglio di ora.
Sembra un'affermazione convincente.
Si dovrebbe, come chiedeva Shumpeter agli studiosi di economia, studiare la storia economica. Magari dall'età della pietra in poi, un po' come fa Jared Diamond in "Armi, acciaio e malattie". Ma non importa tanto. Accontentiamoci degli ultimi 2000 anni, o anche meno, e prendiamo per buono il PIL (GDP) come misura del benessere. Lo studioso che per primo ha tentato la difficile ricostruzione storica del PIL di varie aree geografiche e singoli paesi è l'economista Angus Maddison. Questo grafico ricostruito dai dati di Maddison riportati da wikipedia presenta il PIL procapite dall'anno 1 (d.C.) al 2003 per varie zone geografiche del pianeta, in dollari internazionali, cioè a parità di potere d'acquisto.

Secondo l'economista Gregory Clark, però: una rappresentazione schematica della storia economica mondiale è sorprendentemente semplice e può essere vista come nella seguente Figura

Prima del 1800 il reddito pro capite -la disponibilità di cibo, vestiario, riscaldamento, illuminazone, e alloggiamento pro capite variano a seconda delle società e delle epoche. Ma non c'è tendenza alla crescita. Un semplice ma potente meccanismo [...], la trappola malthusiana, ha assicurato che a breve termine guadagni in termini di reddito grazie ai progressi tecnologici siano stati inevitabilmente persi attraverso la crescita della popolazione. [cit. "Farewell to Alms" di  G. Clark]

La ragione della divergenza secondo Clark, dipende da un fenomeno demografico e sociale che la Gran Bretagna "sperimenta" per prima . Nella popolazione britannica dei secoli precedenti alla rivoluzione industriale la mortalità colpisce duramente le classi più basse della società che si spopolano, per questo motivo i figli delle classi superiori vanno ad occupare posizioni più in basso nella scala sociale trasportando la minore tendenza alla violenza, la laboriosità, l'inventiva e l'istruzione propria delle classi superiori in tutta la popolazione. Questa mobilità sociale verso il basso è alla base della spiegazione del perché alcuni paesi sono rimasti poveri ed altri sono diventati ricchi.


Non sorprende che la tesi di Clark sia poi stata sposata dai Think Tank della destra economica e politica. Essa infatti apertamente scarica dalla politica dei paesi industrializzati la responsabilità della povertà del terzo e quarto mondo. Il primo mondo è geneticamente migliore come lo erano le classi dominanti dell'Inghilterra e dell'Europa al tempo della rivoluzione industriale. Tesi apertamente classista che si inserisce nel filone delle spiegazioni storiche, antropologiche, economiche e culturali e sociali sull'origine della Rivoluzione Industriale.

L'interesse che suscita a chi si occupa di sostenibilità è diverso. La trappola malthusiana è stata rimossa non da un fenomeno eugenetico involontario e di difficile dimostrazione empirica, ma da un fatto materiale unico e irripetibile: la scoperta del possibile uso dei combustibili fossili. Non dico semplicemente: la scoperta dei combustibili fossili, ma la scoperta del modo di usarli. Fatto che implica lo sviluppo di scienza e tecnologia nei modi e nei tempi che hanno caratterizzato la finestra storica che va dalla metà del XVIII secolo ad oggi. Con il solo flusso di energia solare l'umanità è rimasta nella trappola malthusiana, scoperto un gigantesco, ma finito, deposito di energia solare fossile e sviluppati i mezzi per sfruttarlo ha innalzato in modo drammatico la capacità di carico del pianeta e dunque aperto la trappola malthusiana nella quale come dice Clark:  a breve termine guadagni in termini di reddito grazie ai progressi tecnologici siano stati inevitabilmente persi attraverso la crescita della popolazione.

Dunque se non è la genetica, si conclude che: 
1) le responsabilità dei paesi sviluppati ci sono ancora tutte. Alla responsabilità viene richiesto non pentimento e contrizione, autoflagellazione e vergogna, ma AZIONE. La prima azione dei paesi sviluppati è prendere coscienza del fatto che la crescita del reddito procapite oltre un certo limite non corrisponde ad un aumento del benessere. Che smettano questi politici robottizati di ripetere a macchinetta come fossero i pater noster del rosario: crescita, crescita, crescita. Provino a connettersi con la realtà studiando un po' di più e chiacchierando un po' di meno.
2) Che la parte di mondo che è rimasta nella trappola malthusiana deve uscirci. E per uscirci ha bisogno di smettere di crescere demograficamente e approfittare di questo per aumentare il reddito procapite che fino ad un certo livello corrisponde ad un aumento del benessere.
3) Che per tutto questo un movimento politico che voglia occuparsi di sostenibilità ecologica, economica e sociale, non può che PENSARE GLOBALMENTE E AGIRE GLOBALMENTE. Localmente agiamo già ogni singolo giorno e farlo in modo sostenibile, promuovere i comportamenti ecologicamente virtuosi come le filiere corte, le reti sociali, combattendo il consumo di territorio e rispettando la natura è importante, ma non easustivo. Secondo me!

8 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordissimo che la genetica non c'entri niente, ma stabilito questo, anche alla luce del pensiero di Diamond, e di De Marchi, non vedo assolutamente come da questo discenderebbe che vi sia stata una responsabilita' specifica dell'occidente per il sottosviluppo contemporaneo (post seconda Guerra mondiale) di quella parte del resto del mondo che si dedica a bruciare tutti i progressi provvisti dalla evoluzione della tecnica (ancora soprattutto made in Occidente) sia in aumento della popolazione (spesso con valenza anche di sciovinismo e delirio di potenza nazionalistico o religioso) sia in lotte tribali statali o genocidi politici o razziali ed esperimenti rivoluzionari vari invece di preoccuparsi del proprio possibile sviluppo.
    Mezzo ex terzo mondo quando ha rinunciato a codeste ubbie e follie si e' ben sviluppato, e sempre partecipando alla divisione mondiale del lavoro o commercio mondiale che dir si voglia.

    Cordiali saluti a tutti i liberi e laici
    Marcus Prometheus.

    Penso che tutte le grandi religioni del mondo: ...
    ... cristianesimo, islamismo e comunismo,
    siano, a un tempo false e dannose. Bertrand Russell


    Accogliere solo i profughi laici dall'Islamismo Espellere tutti gli islamisti.
    Combattere il masochismo antioccidentale, che mina liberta' e democrazia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Russell non si elevava più di tanto dalle fedi religiose o politiche, che anche lui aveva la sua: il pragmatismo. Ognuno sceglie una verità su cui costruire la propria esistenza, ma se non fa attenzione la sua vita diventa una merdata. Seneca docet.

      Elimina
  3. << a breve termine guadagni in termini di reddito grazie ai progressi tecnologici siano stati inevitabilmente persi attraverso la crescita della popolazione. >>

    Caro Luca, temo che a questa tendenza non vi sia rimedio, in quanto geneticamente forzata (è il famoso gene egoista, che spinge la massima riproduzione possibile, a scapito del benessere individuale).
    Poi magari si fa la fine dei lemmings, che non è proprio l'ideale.
    Speriamo che la nostra specie si fermi un po' prima.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma significa che non c'è niente da fare, che il gene egoista ci frega? Ma allora è tutto inutile, tanto vale rassegnarsi al peggio sperando che almeno noi ce la caviamo.

      Effettivamente si direbbe che quasi nessuno ne vuole sapere di "darsi una calmata", di moderarsi. Ieri era la natura che ci impediva di espanderci all'infinito. Oggi abbiamo fregato la natura grazie all'energia fossile.
      Certo temo anch'io che rinsaviremo - volenti o nolenti - soltanto dopo esseri andati a sbattere contro qualche ostacolo.

      Elimina
    2. Caro Sergio, certamente la nostra specie qualche possibilità in più dei lemmings ce l'ha, grazie alla cultura ed alla consapevolezza.
      Quindi la speranza di fermarsi un poco prima del baratro mi pare fondata.
      L'ideale però sarebbe di incominciare a rallentare MOLTO prima del baratro, in modo da fare un stop dolce, ma temo che questo beneficio (per quanto detto sopra) finisca per esserci precluso.

      Elimina
  4. Beh caro Marcus se non ti piace vedere le responsabilità euro-americane perché ce l'hai con l'Islam, francamente, non mi interessa nemmeno molto dibattere con te. Te l'ho già detto in altre occasioni. Non sono proprio il tipo di antioccidentale, anticapitalista, antidemocratico e antiliberale che ti piacerebbe che io fossi in modo da etichettarmi allegramente.

    RispondiElimina
  5. Caro Luca, io non ti ho per niente etichettato in nessun modo, anzi mi compiaccio che tu perfino in assenza di etichette mie (od altrui) rifiuti quelle categorie. Ho apprezzato e lodato pubblicamente e molto sentitamente il tuo messaggio (ed in generale il tuo blog, ed altri tuoi scritti) e dunque tutto o quasi tutto il tuo pensiero. Non mi sento un tuo contestatore generale se mi limito a voler dibattere punti nei quali non mi convinci. Invece di "etichettare" preferisco criticare singole affermazioni che secondo me possano essere non documentate o illogiche o insostenibili o simili, e comunque chiedere lumi su di esse, se ve ne sono. Magari coteste affermazioni tue diverranno convincenti anche per me se integrate da ulteriori spiegazioni tue o di altri. Condivido apprezzo e lodo di cuore il tuo messaggio in generale, continuo solo ad sostenere che da tutto quello che ho letto di tuo o di riportato da te (nonche' da quello che so io in generale) non vedo per niente dimostrata una responsabilita' specifica dell'occidente per il sottosviluppo contemporaneo (post seconda Guerra mondiale) di quella parte del resto del mondo che si dedica a bruciare tutti i progressi provvisti dalla evoluzione della tecnica sia in aumento della popolazione (spesso con valenza anche di sciovinismo e delirio di potenza nazionalistico o religioso) sia in lotte tribali statali o genocidi politici o razziali ed esperimenti rivoluzionari vari invece di preoccupazioni e lavoro per il proprio possibile sviluppo.
    Astraendoci dalla eco - economia (ossia problemi ecologici, picco di tutto ecc. che imporrebbero riduzione di popolazione e di consumi), se restiamo solo alla economia della seconda meta' del secolo scorso io sono d'accordo con De Marchi che c'e' stato un grande sviluppo per i paesi che hanno adottato insieme controllo delle nascite e capitalismo privato, vedasi Giappone prima eppoi tigri asiatiche HK, Macao Formosa CoreaSud, Singapore, fino alla Cina nell'ultimo ventennio. E che i paesi piu' poveri erano solo quelli dove non c'e' stata la partecipazione al commercio mondiale con il rifiuto ideologico dello sviluppo capitalistico, o della limitazione delle nascite. Insomma (astraendoci per un momento dai problemi della limitatezza e dell'ecologia) con De Marchi mi pare che la storia della seconda meta' del secolo scorso dimostri che il cosiddetto sfruttamento capitalistico ha liberato di piu' (ovvero fatto progredire economicamente le masse) maggiormante rispetto dell'ideologismo dell'anti sfruttamento (marxismo antioccidentalismo e simili).
    Poi certo ci sono da introdurre i fattori dei limiti della crescita, ed a questo punto i nostri modi di pensare possono cominciare a ri-confluire.
    Ma visto che ottimamente tu stesso ti dichiari non essere "proprio il tipo di antioccidentale, anticapitalista, antidemocratico e antiliberale" non vedo perche' non potremmo chiarirci meglio reciprocamente, anche la valutazione della fase precedente.

    RispondiElimina