sabato 12 gennaio 2013

La fine del mondo e la ricerca dei colpevoli.

Prendo una citazione dal blog di Antonio Turiel The Oil Crash
che si oppone in modo chiaro ad una delle derive estremistiche più comuni dell'ambientalismo. Anche in questo caso come per tutte le derive estremistiche è utile rifletterci per evitarla.



Questo è il passaggio:

Non è utile nè vantaggioso dedicare tutte le proprie energie a cercare i colpevoli (il che non vuol dire che c'è chi ha responsabilità che non dovrebbe eludere) trascurando ciò di cui abbiamo oggi più bisogno, che è quello di trovare soluzioni. Soluzioni che contribuiscano, prima di tutto, a ridefinire un sistema malato che cerca e determina inconsapevolmente la sua propria auto-distruzione.


5 commenti:

  1. Caro Luca, certamente il problema più pressante è quello di trovare urgentemente delle soluzioni.
    Ma prima dobbiamo essere tutti consapevoli dell'esistenza del problema, anzi dei problemi.
    E non mi sembra che su questo punto si siano fatti progressi adeguati.
    Forse la gente incomincia ad essere sensibile al riscaldamento globale e all'inquinamento, ma sul picco dell'energia fossile, sul controllo demografico e su tanti altri aspetti siamo ancora all'asilo.

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  2. Verissimo, in effetti su questo punto specifico della riproduzione umana abbiamo uno scotoma culturale (o genetico?) che impedisce di vedere il problema anche alle persone più accorte.

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  3. La crisi ha aperto un po' gli occhi, ma a parte le incazzature tutta questa consapevolezza non la vedo ancora. Ci vuole una scossa forte speriamo bene
    Fabio

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  4. Un aspetto molto importante e che non sembra ancora essere percepito è che non ci sarà mai lavoro ovvero piena occupazione per gli eserciti di disoccupati IN EUROPA. Non parliamo poi del resto del mondo. La piena occupazione è una chimera, siamo in troppi. Si parla di "nuove politiche industriali" per creare occupazione. Ma chi la deve creare? Lo Stato o i liberi imprenditori? Tutti parlano di crescita, di nuove politiche industriali, ma non ho ancora sentito niente di concreto in proposito. Investire nella formazione, nella sanità, non risolverà il problema. L'industria automobilistica è in crisi perché c'è una crisi diffusa in Europa e ovviamente meno soldi. Di per sé è un bene - cosa volete: sette miliardi di automobilisti? Ma l'auto piange, Marchionne pure e anche Monti - anche questo algido signore vorrebbe più automobili.

    Si parla sempre più spesso - e penso che alla fine ci si arriverà - del "reddito di cittadinanza" (basic income) proprio perché si sta capendo che non ci può essere "piena occupazione" (otto ore al giorno, quaranta la settimana) per tutti, ma tutti hanno diritto a un "minimo di sussistenza". Ma questo minimo - anche se ragguardevole come in Germania e Svezia - sarà sempre modesto o sarà persino considerato un'elemosina, e comunque dovuto, per così dire "naturale".
    Ma il reddito, consistente o modesto, non basta.

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  5. Credo che la crisi ecologica che ci aspetta rivoluzionerà totalmente il mondo del lavoro e delle tutele sociali a cui siamo abituati e che, in fondo, è anch'esso figlio del petrolio a buon mercato.
    Così, per esempio, potrebbe esserci il tramonto del lavoro dipendente come forma normale di occupazione.
    E, per altro verso, potrebbero non esserci nemmeno più le risorse per pensare ad un reddito di cittadinanza.
    Certo, sarebbe meglio pensare per tempo a questi scenari, senza aspettare di esserne travolti.

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