domenica 17 marzo 2013

Commenti della Domenica #2

1. Rifiuti

Gli inceneritori sono una delle tante follie economicamente convenienti. I rifiuti diventano una risorsa, il che implica che più se ne producono meglio è. La retorica dei nostri amministratori nel propugnare la raccolta differenziata è evidente. Devono sapere, e bisogna ripeterglielo quotidianamente, che nessuno li perdonerà mai di aver messo a repentaglio la salute dei nostri figli e dell'ambiente per un pugno di dollari. Fortunatamente nei prossimi decenni la pressione per il riuso e la riparazione degli oggetti, il riciclo dei materiali, la riduzione del loro consumo, diventerà tale da rendere economicamente, socialmente e politicamente obsoleti gli inceneritori, perché tecnologicamente lo sono già, mentre ecologicamente sono una follia. Ma evitarne la costruzione significa anche evitare un ulteriore spreco di risorse.

Progetto del nuovo inceneritore di Selvapiana.

2. Gli scandali del Papa

Bufale, mezze bufale e assurdità. L'assurdità è quella di pretendere che un Papa diventi il paladino di battaglie laiche. Il problema non è la Chiesa che indica i peccati, ma la politica italiana, cioè quell'incrocio transpartitico di baciatori di pantofole, che a volte (ma alla fine dei conti senza neppure tanto successo vista la recente fine della legge 40) vorrebbe rendere quei peccati altrettanti reati. Ma, ora che si conferma nella scelta del nome di Francesco, l'adesione all'ideale di Chiesa di San Francesco d'Assisi, sarà interessante vedere in quali aspetti questa adesione si concretizzerà. In particolare sarà interessante vedere se questo Francesco parla davvero con gli animali, e magari, non solo con uccelli e lupi, visto che anche gli invertebrati che sembrano aver bisogno di pace. Cioè se si metterà in discussione l'antropocentrismo violento che contraddistingue molte religioni monoteiste ed è una delle basi dell'ecocidio in atto. Sarà anche interessante vedere se, e quando, probabilmente sotto la spinta dei fedeli e non certamente della gerarchia, la Chiesa, non certamente il Vaticano, arriverà a concepire una salutare fine (anche per il creato) della crescita demografica e smentirà la stupidissima apologia delle famiglie numerose, la cui ideologia conigliosamente riproduttivista necessita contrasto e non certamente tutela.



3. Grillo

Sto leggendo l'interessante libro di Piergiorgio Corbetta e Elisabetta Gualmini sul Movimento Cinque Stelle. Mi ha colpito un passaggio in cui si riportano le accuse contro Grillo per aver "infangato" la memoria di Biagi, quello della omonima legge sulla flessibilità ammazzato dalle Brigate Rosse. Si tratta dello stesso tipo di ragionamenti che ha portato alla santificazione di un vecchio arnere dell'Italia democristiana. Non è che se uno viene ammazzato deve per forza aver fatto tutto bene, e che tanto meno le sue azioni non debbano essere criticate, anche pesantemente. Si potrebbe rivoltare la frittata affermando che la violenza omicida (e stupidamente tale) delle Brigate Rosse ha fatto molti danni ai deboli e nessuno al potere. Colpiscine uno per aiutarne 100.

4. Continuano a crederci

Continua il programma di Public Relations delle compagnie petrolifere per dimostrare che le "nuove" tecnologie di estrazione, che tanto nuove non sono, ha definitivamente sbufalato la teoria del Picco del Petrolio. Con la consueta puntualità The Oil Drum (TOD) e Gail Tvenberg in particolare, spiegano come mai le nuove fonti petrolifere non sono come le vecchie in quanto per esistere hanno bisogno di quel prezzo alto del barile che ha messo in crisi il mondo industrializzato. Presto uscirà sul blog di ASPO-Italia la traduzione dell'articolo in cui Gail Tvenberg spiega le 10 ragioni per cui un alto prezzo del barile è un problema enorme (stay tuned).
Molto interessante l'articolo che su TOD descrive lo sviluppo delle nuove trivellazioni in Nord Dakota, quelle dell'idro-fracking. Secondo quanto dice l'autore (pseudonimo: Heading Out) le trivelle devono lavorare a tutta forza e moltiplicarsi continuamente per mantenere la produzione al livello raggiunto poco dopo l'inizio dello sfruttamento del sito, perché per ciascun pozzo la produzione sale rapidamente e, raggiunto un massimo, inizia a decrescere inesorabilmente. L'angosciosa immagine che usa Heading Out per descrivere la strategia del fracking in Nord Dakota, è quella della Regina di Cuori di Alice nel Paese delle Meraviglie:

« Ora, in questo luogo, come puoi vedere, ci vuole tutta la velocità di cui si dispone se si vuole rimanere nello stesso posto ...»

Si tratta dello "scenario della Regina di Cuori" proposto in gennaio, sempre su TOD, da
Rune Likvern. Tutti articoli che dovrebbero essere tradotti per essere debitamente meditati da politici, giornalisti, divulgatori, strateghi ecc.



5. Crescita senza fine.

Intanto, infatti, il mito della crescita senza fine continua ad essere il paradigma di riferimento di ogni futurologia. A questo proposito consiglio l'ascolto delle due lezioni di storia dell'Africa, con considerazioni sul suo possibile futuro, del prof. Giampaolo Calchi Novati sulla webradio Oltreradio. A prescindere dal valore dell'iniziativa di Oltreradio (da seguire) le lezioni di Calchi Novati sono interne al paradigma corrente. Ad esempio non considera minimamente gli effetti che i cambiamenti climatici avranno nelle zone tropicali e subtropicali. E' sempre la solita storia: l'attesa che i paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, seguano il cammino percorso in passato dalle nazioni industriali, a prescindere dai limiti che gli ecosistemi pongono ad un simile tipo di sviluppo.

27 commenti:

  1. "Gli inceneritori sono una delle tante follie economicamente convenienti."

    Son convenienti perché ci sono gli aiuti di Stato.

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  2. Penso, romanticamente, che l'umanità arriva a questo punto di civiltà una volta ogni milione di anni. Al punto, cioè, in cui siamo costretti a trovare un modello sostenibile perché non è più possibile scatenare una guerra per giustificare la fine dei soldi nelle banche e una ricostruzione. L'errore è stato credere che gli anni 50-60-70 fossero la normalità e sento dire da tanti vecchietti "si stava meglio prima" (bella forza)! Bei tempi il colonialismo, il terzo mondo... e noi a fare debiti su debiti.
    La sfida è trovare questo modello sostenibile prima che il pianeta ci trovi insostenibili a noi.
    P.S. Scusa Luca, forse non c'entra nemmeno nulla con quello che hai detto tu.

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    1. @ Grazia P.
      Secondo me sei in tema, ma purtroppo non e' possibile consolarsi pensando che //l'umanità arriva a questo punto di civiltà una volta ogni milione di anni.//

      Se la civilta' attuale crollera' in modo completo senza mantenere i livelli raggiunti (non dico di consumismo, ma di civilta') neppure per un numero minimo di umani, e dunque se ci' sara' un regresso alla primitivita' per i pochi che sopravvivessero, i discendenti di costoro fra "un milione di anni" cioe' dopo che riprendessero a sviluppare la civilta', una volta sanati anche se in modo non dolce gli squilibri di sostenibilita', ed anzi restauratasi grazie ai tempi lunghi una buona situazione per beni natura (quali superfici agricole, topsoil fertile, foreste & legname, specie ittiche pescabili, riempimento bacini sotterranei di acqua dolce "fossile", ripresa della biodiversita', uscita da cambiamenti climatici violenti e concentrati nel tempo), ritengo comunque che la situazione non sarebbe favorevole ad una ripresa in grande stile della civilta', oltre i livelli agricoli pre-industriali: ritengo infatti che i nostri futuri discendenti non troverebbero piu' i mezzi che trovammo noi 300 anni fa. Infatti non troverebbero piu' vaste concentrazioni di energia Carbone ed Idrocarburi facilmente estraibili, e neppure facilita' di accedere a molte altre risorse minerali (metalli ecc).

      Poi sono d'accordo con la affermazione
      //"L'errore è stato credere che gli anni 50-60-70 fossero la normalità e sento dire da tanti vecchietti "si stava meglio prima" (bella forza)!//
      Invece non mi pare corretto il prosieguo della stessa:
      //Bei tempi il colonialismo, il terzo mondo... e noi a fare debiti su debiti.//

      In realta' il "colonialismo" non era piu' il sistema degli anni 50, 60, 70. Anzi a partire dagli anni quaranta con Siria Libano Giordania, Irak, Etiopia, India, Pakistan, Birmania Filippine, gia' si vide l'inizio della decolonizzazione.
      Il terzo mondo non ci finanziava, ne' arretratezze secolari o millenarie erano state prodotte dal primo mondo (anzi erano quelli gli anni in cui dal terzo mondo uscirono decisamente numerosi paesi che adottarono, come ben spiegava Luigi De Marchi, insieme ragionevoli dosi di capitalismo e di limitazione delle nascite come il Giappone e le tigri asiatiche, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Singapore, Malaysia, e neppure erano quelli i tempi in cui il debito ando' fuori controllo.
      Insomma se e' verissimo che i tempi felici DELLO SVILUPPO GALOPPANTE erano dipesi dalla energia a buon mercato (prima CARBONE, eppoi IDROCARBURI piu' l'idroelettrico piu' accessibile )anche la fine della cuccagna e' dipesa dalla fine delle risorse facili, in condizione in cui non ci siamo resi conto di quanto dipendevamo da esse e siamo andati avanti con incoscenza nella esplosione demografica e nel consumismo esagerato.
      Il supposto debito degli anni 50- 60 - proprio non c'entra.


      Cordiali saluti a tutti i liberi e laici. Marcus Prometheus.

      L'alto reddito goduto da miliardi di umani oggi e' sostenibile nel tempo? E' reddito vero? Oppure, e' prodotto dalla vendita / distruzione / consumo una tantum di beni patrimonio naturale? Quanto di quel che definiamo crescita, è entrata derivante dalla distruzione del capitale naturale non rinnovabile e quanto e' vero reddito da lavoro? Carburanti fossili, Acqua fossile, Foreste, Specie pescabili, Metalli rari, Superfici coltivabili, Topsoil fertile, Spazio pro-capite, Bellezze naturali, Biodiversita' non son consumati per sempre? http://www.rientrodolce.org/

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    2. Grazie delle tue giustissime correzioni a una esposizione un po' superficiale da parte mia.

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  3. Michela Murgia nell'articolo in difesa del papa che hai linkato non mi sembra molto convincente quando liquida Horacio Verbitsky senza minimamente entrare nel merito delle sue accuse al papa, di cui si parla ad esempio qua:

    http://www.huffingtonpost.it/2013/03/17/papa-bergoglio-horacio-verbitsky_n_2895534.html

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  4. Grazia P. mi sembra che quello che dici sia perfettamente in tema, ma anche se non lo fosse lo sarebbe. :-)

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  5. Mildareveno, immagino che cosa sia controversa, cerco si partire senza pregiudizi contando sul fatto che il tempo è gentiluomo.

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  6. Errata corrige: che LA cosa sia controversa

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  7. Anche io parto da un atteggiamento di curiosità; potrebbe rivelarsi un ottimo papa anche se Verbitsky ha ragione, e un pessimo papa anche se Verbitsky ha torto.

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  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. Leggo su Wiki che Papa Luciani manifestò "una certa morbidezza nei confronti della questione degli anticoncezionali e della contraccezione, anzi una qualche apertura per l'argomento dopo un convegno delle Nazioni Unite sul tema della sovrappopolazione" ma purtroppo fu "oggetto di una censura da parte dell'Osservatore Romano, che non pubblicò i commenti papali. Già dai tempi del Concilio Vaticano II (al quale partecipò come membro della commissione allargata sui problemi della famiglia e del controllo delle nascite), infatti, Luciani aveva mostrato idee piuttosto progressiste, parlando di “maternità responsabile” e appoggiando a determinate condizioni l'uso degli anticoncezionali.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Giovanni_Paolo_I

    Se il cammino per smontare l' "ideologia conigliosamente riproduttivista" fosse iniziato allora chissà che oggi le cose non andrebbero diversamente.

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    1. Si, anche il buon vecchio De Marchi parlava di una certa apertura al dialogo sul 'controllo delle nascite' da parte di Giovanni Paolo I, il quale però (com'è noto) scomparve prematuramente...
      L'abituale scetticismo mi impedisce di nutrire particolare fiducia rig.do al rapporto tra nuovo Pontefice e ideologia popolazionista (del resto comune a pressochè tutte le principali ideologie politico-religiose autoritarie), pericoloso retaggio di remote epoche in cui gli abitanti (umani) del Pianeta erano inferiori al miliardo e dovevano tamponare un'elevata mortalità infantile, tuttavia parleranno soprattutto i fatti; certo è che il proto-ecologismo riferibile a Francesco d'Assisi, senza un riequilibrio del(l'attualmente disastroso) rapporto tra tasso di fecondità & risorse disponibili (con particolare riferimento ai Paesi africani, asiatici & latino-americani) è destinato a restare del tutto sterile...

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  10. E' anche vero che sinora a sfruttare i territori e le risorse è stata solo una parte di mondo. Per par conditio bisognerebbe che adesso Africa e America Latina raggiungessero i nostri livelli di benessere e noi rimanessimo per qualche secolo senz'acqua senza luce senza case. E' un peccato che il problema si chiami ecologia quando tocca a noi, per non parlare di quanto ci serviva il blocco sovietico e di quanto ci servano le guerre di tutto il mondo. Occhio al nostro stile, a una possibile ipocrisia.

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  11. Oppure occhio al nostro possibile terzomondismo di ritorno.
    Sono molto in disaccordo con l'idea che lo sfruttamento delle risorse sia stato fatto da una sola parte; la Cina consuma da sola un'ira di Dio, emette più gas serra degli US da 7 anni almeno, l'India non è molto da meno e sta sfruttando selvaggiamente le sue acque freatiche (voglio vedere come faranno, un bel giorno). Insieme i 2 grandi compari si sono messi di traverso in occasione del summit di Copenhagen quando si trattava di decidere sui tagli delle emissioni, per non parlare del land grabbing. Solo per quanto attiene a questi 2 paesi. Fino a qualche decennio fà avresti avuto ragione, ora non più.
    Da 50 anni a questa parte la crescita demografica è stata concentrata quasi del tutto nel sud povero del mondo. Prima ci regalano 4 mld di inutili e infestanti esseri umani e poi dovrebbero godere della par condicio? No.
    Se non volessi dividere niente con loro dopo aver fatto anch'io i miei 5 figli, allora sì, sarei un ipocrita. Ma non devo rimproverarmene neanche uno.
    Se Africa, Asia e America latina raggiungono il nostro livello di benessere, possiamo anche andarcene su un altro pianeta, perché loro, da soli, bastano e avanzano per mandare a picco questo.

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  12. Vedo che la discussione si è sviluppata. Personalmente tendo a collocarmi in mezzo fra Francesco e Grazia, abbastanza vicino a Marcus. La colonizzazione non è una cosa iniziata nel XVI secolo e finita nel XX, continua ancora oggi, ma, come dice efficacemente Loretta Napoleoni in Democrazia Vendesi è diventata colonizzazione interna, il capitalismo divora se stesso. Non mi convince (anche se a volte mi piacerebbe farmi convincere) il filo occidentalismo un po' Magdiallamiano :-) di Francesco, non mi convince perché comunque USA e UE, cioè 1 miliardo di persone, consumano ancora una fetta enorme delle risorse energetiche e minerali, i BRIC sono in realtà le nuove fabbriche dell'occidente consumista, il carbonio emesso la è in parte imputabile a "noi". I due elefanti nella stanza sono i soliti e vanno insieme, inscindibili, se si cerca di trattarli separatamente si casca inevitabilmente in qualche semplificazione: l'output industriale (e il suo complemento: il consumo) e il numero di consumatori. La crisi economica (sotto la quale agisce secondo me la crisi ecologica attraverso diverse cinghie di trasmissione: la rarefazione delle risorse, la legge dei ritorni decrescenti della tecnologia, l'inquinamento) agisce sul primo fattore rallentando la produzione industriale, ma lentamente agirà anche sul secondo con un aumento della mortalità. In Grecia si vede già. Ad un certo punto si spera che ci sarà un risveglio e invece di combattere le guerre delle risorse gli uomini si metteranno a cooperare per superare l'inevitabile crisi/collasso sistemico. Quello che mi fa ridere è che, nel frattempo, nel bel mezzo della più grande crisi del capitalismo, molti di quelli che una ventina di anni fa si dicevano comunisti sono diventati i più strenui difensori del mercato, della concorrenza, della produttività, dei fattori di crescita .... un tempismo invidiabile!

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    1. Per quel che può valere, sono sostanzialmente d'accordo: bomba demografica terzomondiale & iper-consumismo occid.le costituiscono due facce della medesima medaglia: contenere efficacemente una sola delle due sarebbe condizione necessaria ma NON sufficiente per (cercare di) governare gli attuali gravi problemi ecologici & economico-sociali ... con la precisazione che, nel frattempo, c'è da augurarsi che gli abitanti dei Paesi emergenti NON adottino il medesimo modello di sviluppo iper-consumista occid.le, bensì "lifestyles" più sobri (anche se sinceramente mi sembra poco probabile che ciò accada)!
      In tale complicato scenario, un ruolo fondamentale potrebbe essere svolto dall'ONU, ad es. riprendendo i Forum decennali su 'Popolazione & Sviluppo' interrotti nel 2004 su input islamo-vaticano...

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  13. E' vero. Un po' come vedere la finanza diventare buona dopo aver ghettizzato i "diversi".

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  14. Riconosciuta senz'altro la mia simpatia per Allam:), mi sentirei di sollevare un'eccezione sul rapporto circa i 2 elefanti: inscindibile sì, però non esattamente paritario. Il fattore demografico resta quello prioritario, più siamo e più consumiamo cibo ed energia, più produciamo rifiuti, inquinamento e così via (solo per chiarire questa priorità in senso generale, non certo per spiegarla a te che puoi spiegarla a me).
    Noto in quel "cioè 1 miliardo di persone" un intento minimizzante, immagino sia: appena 1 mld sui 7 e passa esistenti. Però il fatto è che anche solo 50 anni fà il rapporto era sensibilmente diverso, UE ed US contavano molto di più, in proporzione. E se oggi contano demograficamente tanto di meno, sappiamo il perché. In pratica il tuo vicino di casa, tale "Sud povero" si mette a fare una decina di figli e poi rinfaccia a te, Nord ricco, di dare al tuo unico figlio molto di più di quello che lui riesce a dare ai suoi. Però non è venuto da te prima di farli nascere, non ti ha chiesto una rinuncia preventiva ad una parte di ciò che hai, cosicchè lui potesse fare quel mare di figli che gli servivano per vivere -nel senso più squallido del termine, per servirsi di loro. Li ha fatti, e basta. Mi ricorda Africa Addio di Prosperi & Jacopetti sulle proprietà di certi tenutari bianchi in Kenia: i neri prima le ammiravano, poi presero a desiderarle, poi a pretenderle (evviva la decolonizzazione).
    Siamo portati a vedere il rovescio del tappeto, è l'enormità dell'incremento demografico del terzo mondo a farci vedere nel confronto con loro in perenne moltiplicazione i nostri consumi come enormi.
    Neanche a me piacciono le solite tiritere sulla necessità infinita di crescere, però, molto sinceramente, chiunque si presenti alle elezioni chiedendomi di consumare di meno *e basta*, il mio voto non può averlo. Quando sento auspicare una nostra decrescita non è per dare sollievo all'ecosistema, ma perché this time for Africa (e per gli altri, ovvio). Ma se come dice Grazia -a cui, so bene, più o meno chiunque sarebbe portato a dare ragione- ora tocca a loro, a questi-quasi 6 mld, allora è finita per davvero. La tanto auspicata redistribuzione può solo far salire l'impronta globale. L'ingiustizia ihmo sta nella bomba demografica, non nelle grandi sperequazioni mondiali. Nessuno ha portato via a questi topi di immensa prolificità il cibo mentre si congiungevano carnalmente, la loro credenza era già vuota ex ante (perché lo fosse è un'altra storia). Ed è proprio perché era vuota che adesso siamo 7 mld. Combattere la povertà materiale con la ricchezza in fatto di prole facendo poi apparire gli altri come egoisti depredatori. Sì, lo siamo stati e lo siamo di certo, l'Italia ha il suo bel debito ecologico, ma la reazione ricattatoria della bomba demografica le batte tutte. Il povero deve guardare in casa sua, se veramente vuol sapere perché è povero.
    Hai perfettamente ragione sulla nostra responsabilità circa l'aumento delle emissioni in quei paesi; però certo non ne abbiamo fatto le nostre nuove fabbriche contro il loro volere, né loro non ci guadagnano. Qui siamo più o meno sullo stesso piano.
    C'è solo una cosa in cui siamo veramente più virtuosi: abbiamo smesso di moltiplicarci. E in un mondo con 200.000 nuovi arrivi al giorno,questa è l'unica differenza che conta davvero.

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  15. SONO PERFETTAMENTE ALLINEATO su quanto ha scritto Francesco. Anzi, Applausi!
    Aggiungerei solo qualcosa alla terz'ultima frase "Qui siamo piu' o meno allineati" a proposito delle spiegazioni precedenti "sulla nostra responsabilità circa l'aumento delle emissioni in quei paesi": Francesco giustamente ha scritto: "però certo non abbiamo fatto le nostre nuove fabbriche [in Cina eccetera] contro il loro volere, né loro non ci guadagnano. D'accordo che siamo tutti corresponsabili TUTTAVIA noi ci rimettiamo enormemente in posti di lavoro gia' per rispettare solo la ipocrisia ecologica con lo spostamento delle lavorazioni in luoghi meno regolamentati(invece che l'ecologia vera della riduzione dell'inquinamento climatico da CO2 e dall'inquinamento in genere). Oltre a questo che e' gia' disastroso, socialmente politicamente economicamente e per il clima, cosi' fragilizziamo in modo estremo il sitema economico produttivo con la globalizzazione spinta con produzioni fondamentali tutte all'estero e il sistema Just in time (riduzione a quasi zero degli stock di materie prime e semilavorati in deposito in attesa di lavorazioni ulteriori, assemblaggio ecc.
    Con la crisi della zona produttiva di Fukushima dopo lo tsunami, in fondo in fondo UNA CRISI da NULLA se misurata SU SCALA GLOBALE PER I DANNI IN LOCO in quanto e' stato direttamente danneggiato un centesimo del territorio del Giappone ovvero un centomillesimo della superficie del globo, abbiamo avuto blocchi produttivi in industrie automobilistiche eccetera dal Brasile agli Usa alla Germania.
    Allora domandiamoci: che cosa potra' avvenire' al resto del mondo se venisse bloccato lo stretto di Hormuz da cui passa mi pare quasi la meta' del petrolio esportato al mondo? Oppure se esplodesse una centrale nucleare verso Shanghai?
    Il mondo secondo me e' 100 o mille vlte piu' fragile rispetto al tempo della seconda guerra mondiale quando gia' il Regno Unito in parte dipendeva dal commercio transatlantico.
    Senza immensi rifornimenti alimentari energetici e di semilavorati e prodotti finiti oggi salta tutto. Il sistema just in time permette di diminuire le spese di finanziamento del "magazzino" delle singole ditte, ma e' una bomba a tempo per le nazioni. Peggio con la globalizzazione spinta all'eccesso e la relativa deindustrializzazione dell'ex primo mondo. Io sono favorevolissimo tendenzialmente al libero scambio, ma non si possono abolire tariffe da un giorno all'altro e sfasciare interi sistemi economici. La riduzione delle tariffe con grandi paesi del terzo mondo sottosviluppati ma con potenzialita' industriali avrebbe dovuto essere CONTRATTATA e GRADUALE per mantenere i lavori possibili in patria, assicurando vantaggi reciproci, e non vantaggi quasi solo a chi si industrializza. Quando fu costituita la Unione Europea, prima MEC eppoi CEE, si agi' con gradualita' e necessaria lentezza e tutti gli stati europei ne beneficiarono. Poi e' arrivato il momento di aprirsi un po' anche con altri paesi del terzo mondo ed i nostri (s)governanti hanno calato improvvisamente le brache, ma non le loro, sibbene quelle di tutti i lavoratori, e di tutti noi! Suicidio, masochismo, follia!
    Stessissima cosa per l'apertura ad una immigrazione antagonista non filtrata. Ed ora abbiamo una trafficante di immigrati e parassita internazionale come presidente della Camera!
    Goditi popolo il tuo funerale!

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  16. A proposito di decrescita (felice o non felice) trovo nel blog di Alberto Bagnai questa equazione per me strana o sorprendente:

    decrescita + reddito di cittadinanza = fregatura

    Non so cosa pensare di Bagnai. Sembra persona ferratissima nella sua materia, l'economia, e in più è anche persona colta e spiritosa, ma francamente ogni volta che visito il suo sito mi vengono i complessi. Ci capisco ben poco. L'unica cosa che ho capito è che non ama l'euro, che è un morto che cammina (e a cui ha anzi già fatto il funerale).
    Parlare di decrescita agli Italiani e ai cittadini dell'UE in sofferenza è forse atroce, ma certo non possiamo continuare a consumare come dannati (e senza nemmeno grosse soddisfazioni). Se il termine decrescita non piace e anzi deprime potremmo forse parlare di stabilizzazione dei consumi (ma a che livello? americano o europeo?). E il reddito di cittadinanza - che già esiste in qualche forma, per es. in Germania - sarà una necessità visto che di lavoro non ce n'è e ce ne sarà sempre meno.
    Bagnai poi non sembra minimamente preoccuparsi dell'incremento demografico.
    Insomma, che cacchio vuole costui? So che Lumen lo apprezza (è stato anzi lui a segnalarmi il suo blog), ma io non ci capisco quasi niente (e Bagnai irride e sfotte un po' tutti quelli che non la pensano come lui).

    Un economista svizzero, il prof. Eichelberger, sostiene che la crescita è possibile ed è una cosa positiva (maggiori disponibilità sono di per sé una bella cosa), ma a condizione che non ci sia crescita demografica (eccessiva). Eichelberger ha calcolato che oggi un individuo riceve più di quello che rende (non ci sono solo i vecchiacci che non si decidono a morire che pesano sul bilancio, anche i giovani mangiano a sbafo, anche fino a trent'anni).

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  17. Ragazzi, lo so che la legge del più forte è dura. Guarda con quanto piacere schiacciamo le zanzare d'estate che, in fondo, vogliono solo vivere pure loro. Ma se le zanzare si moltiplicano e ci divorano gridiamo all'ingiustizia. Facciamo una cosa: dei bei confini e ognuno stia a casa sua, ma in tutti i sensi, lasciamo il petrolio a chi ce l'ha, il rame ai cileni, i diamanti agli africani e OGNUNO VIVA CON SOLO QUELLO CHE IL SUO PAESE PRODUCE. I poveri si sono moltiplicati e vengono a mangiarti in casa? Sculo Maria! Ad essere schiacciati adesso tocca a noi.

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  18. Credo che quello che dice Grazia, che ci piaccia o no, sarà proprio quello che succederà nel prossimo futuro (quanto futuro non lo so).
    Sarà una specie di ritorno al passato, quando i viaggi ed i trasporti erano difficili, costosi e complicati.
    Il grande problema, per chi vive in una terra fertile ed accolgiente, sarà di tenere fuori i flussi migratori, che potrebbero anche essere meno pacifici di ora.

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  19. Marcus ha perfettamente ragione sulla delicatezza estrema del sistema mondiale creato. Siamo in un mastodonte dai piedi d'argilla, pieno zeppo di punti più o meno nevralgici e basta che si presenti un problema in capo ad uno di essi per avere ripercussioni a cascata. Eppure quante volte si sente la vulgata benpensante di questa globalizzazione che "è una risorsa"; per chi? Lo stesso per l'immigrazione, siamo più di 60 mln nel nostro stivale-strapuntino, e nonostante questo -nonostante siamo già troppi noi, senza immigrati- ancora altre "risorse" in arrivo. Tutto ridotto ad ideologia, bastasse definire ogni problemone come risorsa, per renderlo davvero tale.
    Come come Marcus, non ti unisci al coro delle messe cantate per la nuova fiammeggiante terza carica dello stato? Eretico, iconoclasta!:)
    Parlare tanto di solidarietà può solo rende bene, anche politicamente a quanto pare. Gentile omaggio di Gargamella.
    @Lumen: oddio quanto al ci piaccia o no, la risposta l'hai data tu implicitamente, essere meno pacifici noi per non farci schiacciare. Certo non mi sogno di gridare all'ingiustizia se le zanzare si moltiplicano.

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  20. Fra le varie cose rispondo per primo a Sergio. Il blog di Bagnai non è un granché in quanto a chiarezza, tutto diverso il suo libro "il tramonto dell'euro" che è molto chiaro, ma si limita ad analizzare le ragioni per cui la crisi del 2007-2008 ha colpito tanto duramente la UE e di quanto questo fosse prevedibile e previsto. Non analizza le cause della crisi finanziaria come hanno fatto altri e non considera per nulla i problemi dei limiti della crescita. Sembra che, a parte generici riferimenti alla sostenibilità/non sostenibilità del capitalismo consumista, sia pienamente all'interno del paradigma economico, anche se contro l'euroburocrazia. Fatto, quest'ultimo, che lo rende simpatico. Direi che sulla questione dell'euro, del significato del debito pubblico e dei surplus commerciali spiega la macroeconomia meglio di molti altri (ad esempio è molto più chiaro di Loretta Napoleoni).

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  21. ...se mi guardo nel mio piccolo, cioè nella clase di mio figlio, ci sono almeno tre coppie con tre figli, ma ne conosco anche altre, non straniere ma italianissime. Abbiamo davvero smesso di moltiplicarci? (Franceco 19 mazo). E appartengono alle più diverse aree politiche.
    Certamente molto c'è da fare in queta direzione e moltissimo c'è da fare nei paesi più poveri. Certo quando, avrete sentito anche voi, le donne egiziane dichiarano di essere "a servizio dell'uomo" e di voler fare tanti figli, io perdo la speranza e mi monta anche tanta rabbia.

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  22. Obiettivamente sì, abbiamo smesso di moltiplicarci, il tradizionale primo mondo. Canada e Stati Uniti, UE e Russia, Giappone, Australia e qualcos'altro ancora non fanno più aumentare la popolazione mondiale.
    Poi naturalmente sì, ci sono ancora quelli coi 3 figli o oltre, e neanche così rari in effetti (anche qui dalle mie parti, non sono pochissimi...) però mai come era un tempo.
    Ti dico solo che l'Istat indicava per il 2012 un tasso di natalità per l'Italia di 1,42 (e senze le donne straniere, sarebbe stato ancora più basso), magari la Nigeria, il Pakistan o lo stesso Egitto fossero su questi livelli.

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  23. Ho l impressione che in molti paesi del primo mondo sia aumentata di molto l infertilita' maschile.

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