sabato 16 gennaio 2016

Demografia e migrazioni.

di Jacopo Simonetta

Esiste una ristretta nicchia di persone che ritengono che il sistema economico globale attuale stia entrando in collasso e che questo provocherà conseguenze terribili sul piano sociale e politico.   Non sono molti, ma il loro numero sale, ma mano che l’evidenza dei fatti smentisce le promesse e le previsioni di chi, viceversa, sostiene che la crescita economica tornerà presto a risolvere tutti i nostri problemi.
Ma se c’è una cosa difficile per i “picchisti” è applicare le proprie idee non solo a scenari globali relativamente astratti, ma anche alle singole situazioni che si pongono “qui ed ora”.   Specialmente quando queste esigono risposte pratiche con conseguenze reali che coinvolgono direttamente le persone.  
Per fare un esempio, un conto è analizzare i dati globali per dire che la Terra è pesantemente sovrappopolata in ogni suo più remoto anfratto.   Un altro è decidere della vita propria ed altrui.    Perché di questo si tratta quando si parla di politiche demografiche.    
Queste si articolano infatti su tre livelli: controllo della natalità, controllo della mortalità, controllo dei flussi migratori.

Non è un caso se solo il primo livello (la natalità) ha avuto e continua ad avere un minimo di attenzione, sia pure con difficoltà.   Si tratta infatti di decidere se eventualmente impedire a qualcuno che ancora non esiste di venire al mondo.   Non si chiede a nessuno di andarsene all'altro mondo per aiutare i suoi compatrioti terrestri a restare in questo. 
Gli altri due aspetti, la mortalità e le migrazioni, sono invece assolutamente tabù per la buona ragione che, anche solo a parlarne, evocano sofferenza e morte.   Due fatti che sappiamo (o dovremmo sapere) imprescindibili dalla vita, ma che la nostra cultura e la nostra paura ci portano ad ignorare.   Eppure, nel mondo contemporaneo, un eventuale controllo delle nascite sarebbe certamente utile in alcuni paesi, ma in moltissimi casi sarebbe invece secondario o addirittura trascurabile, rispetto al ruolo determinante che oramai rivestono la mortalità e le migrazioni.

Ben sapendo di rischiare di offendere qualcuno, vorrei qui cercare di parlare del più appariscente dei due fattori demografici sopra citati: le migrazioni.
Sono queste un fenomeno antico quanto la nostra specie.   Quando in una zona si raggiungono limiti di sovrappopolazione, un certo numero di giovani parte a cercare una migliore fortuna altrove.  Se lungo la strada incontra popoli più agguerriti di loro, vengono uccisi.    Se viceversa incontrano territori poco popolati o genti meno agguerrite, si fanno largo ammazzando o sottomettendo gli autoctoni.   E’ esattamente in questo modo che l'umanità ha popolato l'intero Pianeta.    Ed è in questo modo che, durante tutto il XIX secolo, la traboccante popolazione europea è dilagata nel mondo intero.
Verso la fine del XX secolo, la situazione si è però rovesciata, con un crescente flusso migratorio verso l’Europa.    Il caso italiano è quello che ci riguarda più da vicino.

Durante gli anni ’80, la popolazione italiana si era stabilizzata attorno ai cinquantasei milioni e mezzo.   Poi, dall’89 (collasso degli stati comunisti) ha ricominciato a crescere grazie ad un’immigrazione dapprima modesta, poi sempre più intensa.   Una brusca accelerazione avvenne nel 2002, anno di approvazione della leggendaria “legge Bossi-Fini” che, evidentemente, ha favorito e non ostacolato il fenomeno.   Solo nell'ultimo paio d’anni si è verificato un rallentamento, dovuto alla crisi economica che rende il nostro paese meno attraente.    Ma il precipitare delle situazioni ambientali e politiche in molti paesi ha portato proprio nel 2015 ad un nuovo picco di arrivi.
I dati aggiornati non sono molto chiari, ma siamo all'incirca sessantadue milioni, con un tasso di incremento di circa 300.000 persone all'anno (senza calcolare i clandestini che non figurano in alcuna statistica).

E’ un bene od un male?     
A mio avviso, una simile discussione può avere senso solo partendo da pochi, ma importanti capisaldi:

1 – Chi lascia il suo paese, normalmente, lo fa perché costretto dalla miseria, o peggio.   Perciò non bisogna nascondersi dietro un dito ed essere ben coscienti del fatto che negare l’ingresso a qualcuno significa danneggiarlo, spesso in modo molto grave.

2 – Le migrazioni di massa sono appena cominciate, nei prossimi anni e decenni non potranno che aumentare.   Non bisogna illudersi
che il fenomeno si esaurisca da solo; ben al contrario si aggraverà.
3 – L’Italia, come tutta l’Europa, gode di un alto tenore di vita grazie ad una serie di vicende storiche e meccanismi di mercato che finora ci hanno permesso di appropriarci di risorse estere e distribuire globalmente i nostri rifiuti.    Ma il sistema economico sta rapidamente cambiando ed almeno in parte implodendo.   La crisi economica in Italia peggiorerà ed il nostro tenore di vita subirà una drastico ridimensionamento.   Disoccupazione e povertà stanno diventando la nuova normalità per un numero di persone che non potrà che crescere, anche se non possiamo sapere quanto e quando.

4 - Al contrario di quanto avvenuto in passato, questo flusso migratorio avviene in maniera del tutto disorganizzata ed inerme.    Almeno per il momento, non esiste quindi il rischio di un'invasione, bensì quello di un rapido incremento di popolazione in territori già ampiamente sovrappopolati con conseguente aumento degli stress sociali ed ambientali relativi. 

5 – La stragrande maggioranza degli immigrati non arriva fortunosamente in barca, bensì tranquillamente in aereo.   L’enfasi sugli sbarchi è quindi in buona parte una strategia di marketing politico.   Sia da parte di coloro che sono favorevoli, sia di coloro che sono contrari all'accoglienza.

Di fronte ad un fenomeno di questa portata e durata, le autorità pubbliche e le forze politiche non hanno trovato di meglio che applicare la ben nota “San Gennaro Help Me Procedure”.    Che consiste nel far entrare quasi tutti e lasciare che poi si arrangino senza dare troppo nell'occhio. 
Nel caso di persone giunte con mezzi di fortuna, come i famigerati “barconi”, per decenni chi riusciva ad approdare da qualche parte veniva parcheggiato da qualche parte.   Quindi si aspettava che si stufasse di aspettare non si sa che e si desse alla macchia, togliendo l’incomodo.   Fine del problema.
Non è polemica.   A livello accademico internazionale, si parla apertamente di un “modello Mediterraneo” descritto esattamente in questi termini.
Poco dopo che Francesco è asceso al Soglio Pontificio (combinazione?) la prima parte di questa procedura è stata però modificata.    Le autorità non si limitano più ad aspettare la gente per parcheggiarla da qualche parte, bensì la vanno a cercare per mare, mobilitando a tal fine imponenti mezzi, fra cui i rimasugli della Marina Militare.   Ovviamente, ciò ha contribuito a favorire un brusco aumento delle partenze e, quindi, anche dei naufragi.

Ora mi domando:   Visto che il governo ha deciso di facilitare in ogni modo possibile l’arrivo di migranti, per quale motivo continuare a finanziare la malavita organizzata ed attivare un costoso sistema di soccorso in alto mare?   Un sistema che, fra l’altro, riduce, ma certo non elimina i naufragi?

Molto più semplice, economico ed efficace sarebbe istituire linee regolari di traghetti.   Per i migranti rappresenterebbe una vera sicurezza ed un risparmio; per noi un considerevole risparmio di denaro pubblico ed un incremento di lavoro.   Per la malavita organizzata la fine di un’attività redditizia.
Why not? 

30 commenti:

  1. Molto interessante ed esatto quello che scrivi, Jacopo. Tuttavia dal contesto del discorso che porti avanti il fenomeno migratorio rimane nella ambiguità: costituisce un rischio per un territorio già sovrappopolato e contribuisce al degrado ambientale, tuttavia va facilitato. Qui qualcosa non quadra

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  2. Immagino che Jacopo volesse fare dell'ironia quando parlava di facilitare l'immigrazione.
    Almeno spero...

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  3. Sono d'accordo con la maggior parte di questa analisi, dico solo qualche parola sul resto.

    Anzitutto la consapevolezza del fare danno ai migranti: sì, deve esserci, ma al momento il problema è quello opposto, ancora in molti non sanno che questi danneggiano noi e il nostro ambiente. Con le attuali possibilità di forzare la capacità di carico, succede per forza così quando un territorio non può sostenere tutti, il danno è inevitabile. Questo andrebbe ricordato soprattutto ai moderni figli dei fiori, che considerano l'avversione all'immigrazione un fatto meramente ideologico mentre invece ha precise e reali motivazioni. Personalmente, che arrivino in barcone o aereo, io li leverei dal mondo. Per cui sì, sono consapevole che farei loro un danno e che così facendo, farei bene, restando sempre ben lontano da quell'illusione cui ti riferivi.

    Altra cosa, le dimensioni sono quelle di un'invasione e la mancanza di organizzazione non la esclude, non sono (ancora) armati, ma che bisogno hanno di armarsi? Senza armi, nondimeno è un'invasione, non vengono in pace. Non sono qui per sondare il terreno, di sicuro non accettano un rifiuto.

    Quanto alla tua domanda finale, avevi già esposto in precedenza i motivi per i quali qui non dovrebbe entrare da fuori neanche uno spillo per restarci.

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  4. Il grafico presentato nel post (di)mostra in maniera chiara ed esauriente che le reiterate geremiadi clerico-nazional-turbocapitaliste sul calo della natalità in Italia sono (a dir poco) GROTTESCHE!
    Quanto all'immigrazione di massa, fenomeno indubbiamente complicato e con radici lontane, ritengo che debba essere "governato" con la maggiore ragionevolezza/saggezza possibile, evitando da una parte l'edificazione (letterale e/o metaforica) di "muri" destinati alla totale inutilità e dall'altra un'accoglienza entusiasticamente illimitata e del tutto insostenibile per uno dei territori già sottoposti alla maggiore pressione antropica a livello europeo/mondiale. In tale ottica, un deciso rafforzamento dell'unità politica europea garantirebbe finalmente una re-distribuzione dei migranti più equilibrata tra tutti gli Stati afferenti all'UE, ma temo che invece si stia procedendo verso lo smantellamento di quel poco di UE finora faticosamente realizzato...

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  5. << In tale ottica, un deciso rafforzamento dell'unità politica europea garantirebbe finalmente una re-distribuzione dei migranti più equilibrata tra tutti gli Stati afferenti all'UE >>

    Caro C.P. temo che la tua speranza sia davvero mal riposta, essendo basata su una immagine molto distorta dell'europa unita, quella di una coalizione di stati tutti dediti all'aiuto reciproco, che i media di regime ci hanno artatamente trasmesso.

    Perchè sino ad oggi le decisioni ed i comportamenti della UE hanno avuto solo l'apparenza del bene comune, rappresentando in realtà il trionfo dgli interessi nazionali, camuffati da alti ideali.

    Mi rendo conto che sto andando un po' off topic, ma dall'UE gli italiani non si devono aspettare nessun vero aiuto in futuro, in nessun campo, così come nessun vero aiuto hanno mai ricevuto in passato (anzi !).

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  6. Caro Lumen, proprio per i motivi che tu/lei segnali/a (e in partic.re x 'bypassare' una buona volta l'ormai anacronistico dogma idealistico-romantico della sovranità assoluta degli Stati nazionali) credo fermamente occorra tendere agli Stati Uniti d'Europa (cfr. le aspirazioni di Cattaneo & altri), ma i segnali di questi ultimi tempi sfortunatamente sembrano andare nella direzione opposta...

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    1. Non siamo riusciti a tendere nemmeno verso gli "Stati Uniti d'Italia". Del resto, prima servirebbe un senso, un significato. Alla sopravvivenza sa provvedere meglio di noi anche l'ultimo dei parameci.

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  7. Caro C.P., gli Stati Uniti d'Europa sono, in teoria, un'idea bellissima, ma - anche lasciando da parte i tanti conti in sospeso del nostro passato nazionalista - avrebbero bisogno come prima, primissima cosa, di una lingua comune.
    E di un percorso in questa direzione non vedo nessuna traccia.

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    1. In effetti quello della lingua comune è uno dei nodi fondamentali: probab.te esistono solo le segg.ti tre (possibili) "vie di uscita":
      1) impiegare x le comunicazioni ufficiali/fondamentali comunitarie una sorta di 'inglese primario' (che ormai la maggior parte dei cittadini europei più o meno "mastica") e continuare ad usare le varie lingue nazionali come dialetti macro-regionali;
      2) utilizzare a livello comunitario "au pair" tutte quante le lingue più diffuse nell'UE (inglese-francese-tedesco-italiano-spagnolo e forse qualcun'altra ancora), un pò come avviene nella saggia Confed.ne elvetica, potenziando il + possibile le strutture atte alla traduzione negli idiomi dei Paesi "minori";
      3) ricorrere a/diffondere una lingua 'artificiale' tipo il buon vecchio Esperanto del Dr. Zamenhof, esperimento generoso anche se indubbiamente finora mai davvero decollato.
      Mi rendo conto di avere appena sfiorato un problema di vasta portata...

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    2. Tutto sommato, ritengo che la soluzione migliore (o meno peggio) sia ancora la prima, in quanto, sostanzialmente, la più semplice.
      Inoltre l'Inglese è una lingua utile in tutto il mondo e, per altro verso, non darebbe un'egemonia culturale a nessuno dei paesi dell'Europa continentale.

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    3. Primo ufficio e' identificazione, cioe' differenziazione, non uniformazione. La lingua, tolta la comunicazione, serve piu' al primo scopo che al secondo, temo.
      Per quanto riguarda l'esperanto, suppongo siano gia' abbastanza artificiali e false le lingue correnti.

      "Se mai ho posseduto tali doti in una qualsiasi forma vi­va, da molto tempo esse sono morte soffocate sotto una quantità di parole. Le parole, come ben si sa, sono le grandi nemiche del reale. Da molti anni io faccio l'insegnante di lingue. È un'occupazione che alla lunga diventa fatale per l'immaginazione, la capacità d'osservazione, l'in­tuito, qualunque ne sia l'entità che una persona comune può avere avuto in sorte. Per l'insegnante di lingue giunge un momento in cui il mondo non è che un luogo di molte parole, e l'uomo appare semplicemente come un animale parlante poco più mirabile d'un pappagallo."
      (Conrad, Sotto gli occhi dell'occidente.)

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  8. "Ma se c’è una cosa difficile per i “picchisti” è applicare le proprie idee non solo a scenari globali relativamente astratti, ma anche alle singole situazioni che si pongono “qui ed ora”."

    Cerco di rdare il mio contributo relativamente a quanto sopra, essendo a conoscenza diretta di come funziona il meccanismo sotto esposto:

    Senza l'arrivo degli extracomunitari le nostre periferie si sarebbero spopolate, sarebbe pieno di invenduto e sfitto, che con le tasse attuali avrebbe provocato la (ulteriore) catastrofe economica per i proprietari (fra le tasse ci sono le tariffe comunali, l'immondizia nel mio comune si paga lo stesso e anche maggiorata se l'appartamento e' disabitato/sfitto). Spopolandosi le periferie, ci sarebbe stato il collasso, ma quello vero, dei valori immobiliari. Con lo spopolarsi e il collasso dei valori immobiliari e della richiesta i servizi comunali/statali annessi, sarebbe precipitato l'introito fiscale-tariffario dell'erario pubblico, e a sua volta sarebbe collassato il pletoricissimo apparato dei servizi pubblici (acqua luce gas trasporti scuole immondizia strade costano complessivamente quasi lo stesso che vengano usati o no, dato che la maggior parte dei costi e' per la struttura e il pletorico personale, percio' ad un calo dei consumi deve per forza corrispondere un aumento delle tariffe).

    In sostanza sarebbe gia' collassato lo Stato.

    Io se lavorassi nei servizi di un'amministrazione pubblica e fossi consapevole di cio', farei di tutto per incoraggiare l'immigrazione, pena la perdita del posto di lavoro a breve termine (e a medio lungo termine chissenefrega, senza superare il breve termine al medio-lungo termine non ci si arriva proprio, e' solo un esercizio teorico per sfaccendati).

    Sono piccole banalita' che, come dice Jacopo, gli esperti dei massimi sistemi considerano irrilevanti, e invece con la somma delle loro innumerevoli piccole ma insopprimibili spinte determinano completamente l'andazzo.

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    1. In altre parole rispetto alla mia giovinezza-infanzia, ora esiste una pesantissima "poll-tax", cioe' un insieme di tasse pesanti che bisogna pagare per il solo fatto di esistere, allo scopo di tenere in piedi la sempre piu' pletorica e costosa struttura di "servizi obbligatori" "democraticamente imposti" con la forza ad ognuno di noi. la nostra organizzazione statale e' ormai nella situazione della barzelletta in cui il boy scout obbliga la vecchietta ad atraversare la strada, e purtroppo non c'e' piu' niente da ridere.

      Questo rende impossibile tornare indietro, non e' solo "colpa del capitalismo", la struttura dei servizi pubblici funziona allo stesso modo se non peggio, devono incrementarsi sempre per loro necessita' intrinseca, l'alternativa e' il collasso dello Stato.

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    2. Scusate per gli errori di ortografia dovuti in parte a lettere che restano nella vecchia tastiera e in parte a correzioni successive non complete, cercate di correggere leggendo, almeno dove il senso altrimenti diviene difficile da comprendere. :)

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    3. pensate al canone rai, una piccolezza nell'insieme, ma che testimonia perfettamente l'andazzo generale: in teoria e' un prezzo per un servizio liberamente scelto, in pratica perfino nelle statistiche da cui calcolano l'evasione danno per scontato che TUTTI abbiano Tv e guardino Rai, e TUTTI debbano pagare, anche chi aborre e si farebbe ammazzare piuttosto che contribuire economicamente a sostenere quella porcheria immonda. Per gli altri servizi e' spesso esattamente la stessa cosa, oltretutto con cifre ben piu' importanti.

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    4. Comunque un'ulteriore ironia della situazione e' che una volta si facevano figli, almeno tendenzialmente, per lasciare loro un patrimonio, ora si fanno perche' paghino i debiti pregressi (senza alcuna speranza di riuscirci, peraltro) :)

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    5. Il motivo per cui la gerarchia politica di qualunque genere spinge in questa direzione forse e' solo per quanto detto sopra.

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    6. Il debito privato si estingue con la morte del debitore, quello pubblico NO!

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    7. Il debito pubblico si estingue con l'utilizzo sapiente (e prolungato) dell'inflazione.

      Ed infatti l'U.E., che ha deciso di bloccare l'inflazione (per altri e magari anche nobili motivi) non sa più come fare per gestire i crescenti debiti sovrani.

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    8. E allora come mai proprio noi ne siamo cosi' ricchi, di debito pubblico?

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    9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    10. Perchè quando potevamo non ne abbiamo fatto un uso sapiente (dell'inflazione, intendo) e adesso, anche volendo, non possiamo più.
      La faccenda è esplosa con l'euro, ma era iniziata anche prima, con il cosiddetto SME.
      (ma qui siamo finiti off topic).

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    11. "(ma qui siamo finiti off topic)"

      Non e' detto: forse semplicemente il nostro paese ha anticipato proprio cio' di cui si occupa questo blog (e quelli similari), per cui ridurre i problemi dello Stato all'impossibilita' di produrre inflazione e quindi finanziarsi tramite l'emissione a volonta' di moneta-debito e' del tutto in contrasto con le istanze critiche verso la crescita infinita.

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    12. Può darsi.
      Credo però che la crescita più pericolosa per l'equilibrio ambientale (quella che tanto ci preoccupa) sia soprattutto la crescita della produzione fisica di beni, e non quella della carta (denaro e strumenti finanziari).
      Ma posso sbagliare.
      Bisognerebbe sentire il blogmaster, cosa ne pensa.

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    13. Si' ma produrre denaro significa produrre debito, dato che ad ogni credito (denaro=credito) corrisponde un debito.
      E quando c'e' un debito, c'e' uno sforzo per tentare di ripagarlo, producendo qualcosa, qualsiasi cosa, che possa servire allo scopo.
      E' solo per questo che le economie basate sul debito/credito sono state cosi' efficienti: perche' ci hanno costretto a correre sempre piu' forte dentro alla ruota del criceto, per pagare un debito che non si sarebbe estinto MAI, in quanto mantenuto almeno costante essendo funzionale alla crescita.
      Credo serva solo davvero un minimo di autoanalisi per verificarlo: chi contrae un debito conta sul fatto che in futuro potra' ripagarlo, e quando quel debito e' a interesse positivo, significa che l'ammontare totale di cio' che si intende per ricchezza aumentera' nel futuro, o meglio DOVRA' aumentare.
      Le teorie della crescita che contano sull'economia del debito (cioe' quelle keynesiane) sono piu' che vere, sono tautologiche, come puo' esserlo una religione, in cui il bene e il male sono le due facce della stessa medaglia, non possono esistere una senza l'altra: se producano uno o l'altro effetto dipende solo da dove si sofferma l'attenzione dell'osservatore (che di solito e' interessata), e da cosa questo intenda per bene, e male.

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  9. malavita, organizzazioni no profit religiose e non, sfruttamenti vari. E chi li ferma quelli lì. Solo la bomba atomica. Il progetto di trasformare un popolo di cicale in una massa di diseredati continua imperterrito. Non si tratta di portare il progresso nel terzo mondo, ma di portare il terzo mondo da noi. D'altra parte l'energia fossile non basterà ancora molti anni e servirà appunto a riportare i cosiddetti paesi sviluppati al livello voluto. Tempi previsti? Non molti anni e più dura questa agonia e peggio sarà, ma i giochi sono già fatti e non ci possiamo fare nulla.

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    1. "Il progetto di trasformare un popolo di cicale in una massa di diseredati continua imperterrito."

      Suppongo che non sia necessario alcun progetto.

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  10. L'ondata migratoria che sta irrompendo in Europa e' frutto delle
    decisioni di un ristrettissimo vertice (non piu di 5 dirigenti tecnici per l'Italia, non piu di 10, ancor piu selezionati, per l'Europa comunitaria)
    Presumibilmente queste decisioni sono state prese tra il 1999 e
    (al piu tardi) il 2001
    Lo studio che fornisce una motivazione razionale alle decisioni di cui sopra si trova qui.

    "http://www.un.org/esa/population/publications/migration/execsum.pdf"

    Giovanni Maria Boffi guruni@inwind.it

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    1. Devono essere stati davvero bravi se sono riusciti a prosciugare i pozzi sia di petrolio che di acqua, in Siria, facendo contemporaneamente quintuplicare la popolazione. Dei geni del male, tecnicamente onnipotenti. Dei veri diavoli.

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  11. Per aumentare le visualizzazioni, dovete calcare di piu' la mano nel promettere catastrofi e collassi, attaccando personalmente qualcuno di molto litigioso, altrimenti non vi si fila nessuno :)

    Inoltre, dovete dare la colpa a qualche complotto sotterraneo di organizzazioni di banchieri, nessuno e' interessato a sentirsi dire che la colpa e' sua. Se non lo fate, siete parte del complotto anche voi. ;)

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