domenica 10 gennaio 2016

Un tabù che ha bisogno di continue conferme.



Il fatto che la popolazione umana su questo pianeta sia ingombrante è un fatto che a me sembra evidente. Si possono fare tutti i distinguo e le raffinate analisi sociologiche ed economiche che si vuole. Resta il fatto che Homo sapiens e le sue specie alleate, animali e vegetali, stanno imponendo all'intera biosfera un'estinzione che ha già le caratteristiche delle altre cinque accertate nel passato. Se si crede nel messaggio che ci da la misura dell'impronta ecologica si può affiancare al numero di umani i loro consumi pro-capite e, argomentare (correttamente) sul fatto che il 90% della popolazione è meno influente del 10% più ricco. Se ne può trarre conclusioni politiche importante e, spesso, condivisibili, sulla necessità della redistribuzione. Benissimo. Ma questo non toglie che il tema della sovrappopolazione non possa essere messo in un angolo e dimenticato. Nemmeno se a farlo cerca di convincerci la rivista scientifica Nature con un articolo in cui mette fra i miti scientifici anche quello della sovrappopolazione. Bisogna far ricorso a tutte le doti di pazienza disponibili per non sbottare di fronte alla caterva di banalità con cui la giornalista scientifica Megan Scudellari affronta il tema della popolazione. Il principale argomento è che in realtà la crescita demografica non è più esponenziale. Come se notare questo dato di fatto fosse una prova che il problema della popolazione non esiste più. Come se, inoltre, ci fosse qualcuno di serio che lo nega. Una crescita esponenziale, come quella demografica della prima parte del secolo scorso, non può reggere in eterno e il fatto che ad un certo punto inizi a rallentare è un segno che qualcosa la sta ostacolando. Noi abbiamo qualche idea su cosa sia questo qualcosa: il raggiungimento dei limiti fisici del pianeta. Insomma l'articolo di Scudellari non è altro che un poutpourrì di quanto orecchiato dalla demografia ufficiale, quella accademica che aveva dato già prova di se anni fa sull'altra rivista scientifica di massimo grido: Science.

Questo eterno ritorno dello "sfatamento del mito della sovrappopolazione" è sempre ben accolto in almeno tre ambienti culturali e politici: l'insieme dei religiosi (da noi prevalentemente i cattolici di destra e di sinistra quasi senza distinzione), gli economicisti delle due scuole principali, keynesiani e liberisti, perché l'invecchiamento della popolazione è il loro incubo peggiore, e i social- comunisti che pensano che potremmo anche essere 10-20 miliardi purché fossimo tutti santi nella società liberata dalle classi e, finalmente, diventata il paradiso in terra. Una bella alleanza non c'è che dire per combattere la quale ci vuole tanta più cocciutaggine in quanto ci si scontra con un avversario molto più potente. Per questo, ritornando al vecchio nome che evocava il rev. Robert Thomas Malthus, ripartiamo con questo blog un po' provocatorio, ma altrettanto sentito da chi lo scrive.

10 commenti:

  1. Bentornato Luca, sentivamo la mancanza del tuo blog.

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  2. Grazie Lumen.E' vero sono stato lontano anche troppo.

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  3. In effetti mi aveva telefonato il reverendo Malthus, un poco preoccupato. :-)
    Io ci ho provato, nel frattempo, a postare qualcosa sul mio piccolo blog, ma non posso certo competere con il "capostipite". :-)

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  4. Beh ma se hai la linea diretta con il vero capostipite puoi competere con chi vuoi. :-)

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  5. Lieto del ritorno in attività di questo blog e del recupero del riferimento diretto a Malthus, autentica "bète noir" degli integralisti economico-politico-religiosi di ogni dove...

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  6. Tu quoque, con la storia della redistribuzione:)
    Bentornato anche da parte mia.

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  7. Che siamo in tanti è evidente. Ma trovo questa esposizione catastrofista. Non sono neoliberista ne credente in alcuna religione, ma solo una preparazione in demografia e matematica. Come ogni fenomeno naturale lo sviluppo della popolazione segue sempre una particolare curva, la logistica che è l'integrale della normale. Significa che dopo una crescita a razzo, sembra esponenziale, declina e diventa asintotica verso un limite, in pratica si ferma. Quindi è inutile agitarsi a favore o contro la sovrapopolazione. Si regola da sola. l limite verso cui va a cozzare la curva può modificarsi. Ad esempio con la modifica del clima o simili oppure con una ipotetica conquista dello spazio che porterebbe a nuove discussioni sul ragionare silla razza umana o sugli umani sulla terra.

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    1. Cinicamente ed astrattamente perfetto il suo commento, Anonimo 12 gennaio 2016 11.36!
      Peccato che il regolarsi da sè delle popolazioni umane non é esattamente impersonale come il famoso meccanismo di Watt applicato al motore a vapore od il galleggiante dello sciaquone del cesso.

      Marco Sclarandis

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  8. Complimenti per l'iniziativa di sensibilizzazione.

    Pronto a dare una mano con suggerimenti... e soprattutto tante condivisioni!

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  9. Sentivamo la tua mancanza, Luca. Complimenti per l'articolo, grintoso come sempre.

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