sabato 15 gennaio 2011

7 miliardi. Seconda puntata.


National Geographic (NG) entra in scena nel dibattito demografico con un numero dal titolo di copertina: 7 miliardi, il futuro in un mondo affollato. Il numero di NG inizia a parlare di popolazione con uno dei tipici voli di fantasia che mi fa andare su tutte le furie. Una pagina grafica è dedicata ad un esperimento ideale in cui si pensa di convocare una festa danzante per tutti i 7 miliardi di abitanti della Terra concedendo ad ogni individuo una certa area per ballare si conclude che per accogliere tutti basterebbe la provincia di Siena. Lo dico subito; questo tipo di esempi, usati già in passato da Lomborg e altri, non danno alcuna indicazione riguardante la sostenibilità ecologica di una popolazione. Sono semplicemente un trucco per far sentire tranquilli coloro che non hanno voglia di mettere in discussione il paradigma della crescita infinita.

Nel seguito del numero si rimanda all'articolo dell'editor ed esperto per le questioni ambientali Robert Kunzig. Questi non esprime testualmente l'opinione riportata recentemente da Joe Bish sul gruppo facebook del Global Population Speak Out e citata da me ieri su questo blog:

 "Siamo intelligenti. Possiamo fare ancora meglio, e non credo che nemmeno con una popolazione umana di nove miliardi saremo prossimi ai limiti biologici per sopravvivere sulla Terra. Non è questo il problema, secondo me."

Questa frase virgolettata è stata detta, secondo Bish, ai microfoni di National Public Radio nel programma Talk to the Nation il 6 gennaio scorso. Non vogliamo impiccare il senior editor di NG alle parole da lui usate in una trasmissione radiofonica. Quindi andiamo ad analizzare il suo articolo nell'edizione italiana di NG.
Nel seguito le parti di testo riportate in corsivo sono citazioni letterali dalla rivista.


L'articolo debutta descrivendo il coito interrotto del mercante di Delft (Paesi Bassi) Antoni van Leeuwenhoek che nel 1677 osservando il proprio sperma, attraverso un dispositivo ottico da lui stesso inventato, scoprì gli spermatozoi. Lo stesso van Leeuwenhoek, chissà attraverso quali associazioni mentali, fu il primo a tentare di stimare la popolazione umana sbagliando largamente per eccesso (13 miliardi contro 500 milioni).

L'articolo continua rincuorando i lettori con la considerazione che delle molte "pofezie" di apocalisse demografica tutte sono state smentite dalla Storia.

Forse può essere di conforto sapere che gli uomini si preoccupano da molto tempo dell'aumento della popolazione. E fin dalle origini [...] la demografia si  è occupata della questione in termini apocalittici.

A questo punto, inevitabilmente, arriva Malthus con la sua teoria smentita dai fatti. Poi Paul Ehrlich con la sua Bomba Demografica e i successi di tecnologia, medicina e rivoluzione verde, che hanno smentito le profezie catastrofiche di Malthus e dei maltusiani. Qui arriva la presentazione della Teoria della Transizione Demografica: una tappa obbligata del progresso umano. Segue, inevitabilmente, la questione dell'invecchiamento delle società (e della sostenibilità dei sistemi pensionistici) che segue il calo della fertilità.

Calo della fertilità della cui rapidità gli scienziati sarebbero sorpresi.

"Non comprendiamo ancora perché il tasso di fertilità sia calato tanto velocemente in così tante culture e religioni (sic). E' un dato stupefacente", ammentte Hania Zlotnik, direttrice della divisione per la popolazione dell'ONU.

Dopo aver parlato delle differenze di comportamento riproduttivo in diverse parti dell'India, del caso cinese e del fatto che solo in Africa le donne hanno tassi di fertilità elevati ci sono alcune pagine di grafica, come sempre molto curata su NG, e poi si riprende dalle parole del demografo Henvé le Bras sul congresso annuale della Population Association of America (PAA) dove quest'anno si è parlato di esplosione demografica.

"il problema è un po' fuori moda", commenta Le Bras, [...] entro la seconda metà di questo secolo ci troveremo alla fine di un'era unica nella storia. l'esplosione demografica- ed entreremo in una nuova fase, durante la quale la popolazione diventerà stabile o diminuirà.
Ma non saremo già troppi? Al congresso ho scoperto che l'attuale popolazione del pianeta potebbe vivere tutta nel Texas, se il Texas avesse la stessa densità di popolazione di New York. A questo punto ho fatto un po' di calcoli come Leeuwenhoek. Se nel 2045 nove miliardi di persone vivranno nei sei continenti abitabili, la popolazione mondiale equivarrà a poco più della metà di quella della Francia di oggi. La Francia non è certo considerata un luogo infernale. Lo sarà il mondo nel 2045.

Ho riportato interamente questo lungo periodo, inclusi i virgolettati, perchè è centrale nel capire la mentalità con cui questi scienziati affrontano il problema per concludere che non sono i numeri il problema.

L'autore conviene che alcune regioni del pianeta potrebbero diventare infernali, altre lo sono già adesso. Cita Collasso di Jared Diamond e Lester Brown fondatore del World Watch Institute e direttore dell'Earth Policy Institute di Washington che ritiene che le crisi alimentari possano provocare il crollo della civiltà. Gli esseri umani stanno consumando il capitale naturale [...] "La pianificazione familiare è forse uno degli interventi a cui dare la priorità". Ma immediatamente dopo inizia la fase conclusiva dell'articolo che lascia la sensazione che sulla questione demografica o non ci sia più nulla da fare o che sia una questione secondaria rispetto alla modalità di consumo delle risorse.

Concentrarsi sui numeri non è il modo migliore per affrontare il futuro. I problemi da risolvere sono la povertà la mancanza di infrastrutture, non la sovrappopolazione. Dare ad ogni donna la possibilità di accedere a servizi di pianificazione familiare è una buona idea. Ma neppure il programma di controllo delle nascite più aggressivo può salvare il Bangladesh dall'innalzamento del livello del mare [...].

Brian O'Neill del National Center for Atmospheric Research calcola che, se nel 2050 la popolazione raggiungesse i 7,4 miliardi invece degli 8,9, le emissioni si ridurrebbero del 15 %. "Chi sostiene che il problema principale sia la sovrappopolazione si sbaglia" afferma Joel Cohen, "non è neppure il fattore dominante".

La conclusione è addirittura di tono quasi simoniano, anche se cita Malthus.

"Gli sforzi che gli uomini devono fare per sostenere se stessi e le loro famiglie spesso risvegliano facoltà che altrimenti rimarrebbero sopite, ed è stato spesso notato come le situazioni nuove e straordinarie creino menti capaci di affrontare le difficoltà che si presentano". [...] Speriamo che Malthus avesse ragione riguardo alla nostra ingegnosità.


Seguiranno nei prossimi mesi articoli dedicati alla sostenibilità.

Quello che segue è il mio commento, che si tradurrà in una lettera alla rivista.

 Come ho già detto all'inizio l'esempio della festa danzante per 7 miliardi di persone è fuorviante e insensato in una discussione sulla sostenibilità di una popolazione.
Analoghe considerazioni valgono per commentare le parole dell'ineffabile demografo Le Bras che ha scoperto quest'anno che tutta la popolazione umana potrebbe stare in Texas e che se saremo 9 miliardi saremo a metà della densità della Francia. Ed ha fatto anche due calcoletti. Questi sono non-argomenti. Il signor Le Bras potrebbe scoprire, magari l'anno prossimo, che in un capannone di 10 m di lunghezza ci possono stare decine di migliaia di polli di allevamento felicissimi (si fa per dire!) di ricevere ogni giorno il mangime che viene prodotto coltivando ettari di terreno fertile. Sono gli ettari di terreno fertile necessario per sostentare una popolazione non l'area, o il volume che essa occupa. Se volesse proprio pensare alle dimensioni della popolazione umana in termini metrici, e facendo un ulteriore passetto, il dott. Le Bras potrebbe scoprire, fra un paio di anni ancora, che la biomassa della specie umana e dei suoi animali domestici ha ormai raggiunto il 97% della biomassa di tutti i vertebrati terrestri. Fatto che di per se significa che l'uomo ha occupato e fatto suo ogni possibile ecosistema terrestre.

L'articolo di Kunzig è migliore delle dichiarazioni che l'hanno preceduto, ma non privo di gravi difetti.
Come spesso accade nel dibattito sulla sostenibilità globale si danno per scontati fatti che non lo sono affatto. Ad esempio il fatto che Malthus fosse nel torto. Ho detto più volte che Malthus, scrivendo alla fine del XVIII secolo non poteva immaginare quanto l'apporto dei combustibili fossile avrebbe spostato in alto la capacità di carico del pianeta. La finestra fossile, che si sta chiudendo, ha semplicemente rimandato la resa dei conti maltusiana con i limiti della crescita. A questo proposito è singolare, e positivo, che almeno sul NG si sia evitato di inserire il Club di Roma fra i maltusiani in errore.
La questione del flusso di energia e delle dimensioni della popolazione deve essere continuamente ricordato. Non si tratta di affermare semplicisticamente che la causa dell'esplosione demografica è la scoperta dei combustibili fossili, piuttosto la scoperta dei combustibili fossili e il fatto che l'uomo abbia imparato ad usarli ha innescato un tipico ciclo di retroazione positiva in cui l'accresciuta disponibilità di energia si traduce in uno spostamento verso l'alto della capacità di carico, annullato dalla crescita della popolazione che innesca un'ulteriore spinta alla produzione di energia ecc. Tale ciclo come tutti i cicli di retroazione positiva ha un punto di rottura. Forse lo stupore della signora Zlotnik potrebbe trovare una risposta proprio nella rottura del ciclo di cui sto parlando e che non è iniziata con il 2004, ma molto prima. I segnali di raggiungimento dei limiti ecologici del pianeta siano essi materiali che culturali sono arrivati e le persone sentono meno il bisogno di mettere al mondo, a questo mondo, dei figli.

Il fatto che sono secoli che qualcuno lancia allarmi apocalittici potrebbe significare soltanto, e probabilmente è proprio così, che l'uomo tende a vivere ai limiti della capacità di carico degli ecosistemi che lo sostengono. Questo si riconcilia con la teoria di Diamond sul collasso delle civiltà.

Aspettiamo i prossimi numeri di NG.

3 commenti:

  1. Perfetto il commento, alla fine dei conti Kunzig non sembra più neanche il peggiore.
    Terribile Le Bras.

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  2. No non è dei peggiori. Diciamo che anche lui avrà dei vincoli, in fondo NG è un magazine patinato per consumisti turistici di livello medio-alto, mica una rivista ambientalista.

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  3. Quello che mi lascia davvero perplesso, nel modo di ragionare di questi signori ("va tutto bene, madama la marchesa") è che ritengono quasi che l'aumento della popolazione globale SIA UN BENE e che quindi, una volta accertato (?!?) che la tecnologia ci darà quello che ci serve, sia un obbiettivo desiderabile.
    Ma perchè ?
    Quand'anche NON fosse un problema, perchè mai l'aumento della popolazione dovrebbe essere un fatto positivo ?
    Ecco qui (e scusate se insisto) il gene egoista di Darwin e Dawkins che ci tiene al guinzaglio e ci fa andare dove vuole lui.
    Massimo

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