mercoledì 9 febbraio 2011

Wikileaks, il Picco e noi.

Oggi vi rimando ai nuovi commenti sulle rivelazioni di Wikileaks a proposito della capacità produttiva dell'Arabia Saudita che ha permesso per decenni di controllare il prezzo del barile. ASPO lo dice da anni, Matt Simmons ci ha scritto un libro "Twilight in the desert" (ridicolizzato da alcuni appena il prezzo del barile ha iniziato la discesa post crisi nel 2008). Non mi voglio dilungare, cito direttamente il commento di oggi del blog fratello Petrolio di Debora Billi.

 

Tanti saluti a tutti. Soprattutto a quelli che ridicolizzavano la nostra insistenza sul tema del picco del petrolio. Non c'era bisogno di Wikileaks, bastava leggere meno idiozie dalla cronachetta quotidiana fornita dal sistema dell'informazione- spettacolo, quella che sembra determinare l'agenda politica, e scavare un po' più a fondo nel mondo reale.

15 commenti:

  1. In effetti che le cifre sul petrolio possano essere (volutamente) falsificate per bassi motivi di convenienza è una cosa a cui non si pensa, perchè siamo troppo abituati a fidarci delle cifre sciorinate in giro.
    Ma, nel mondo del BAU, è perfettamente credibile che succeda ed anche, a ben pensarci, inevitabile.
    E così il muro della scarsità di petrolio si abbatterà sulle nostre nazioni (che ne dipendono quasi del tutto) molto prima di quando previsto e la gente non ne sarà assolutamente preparata.
    Sarà dura, ma proprio dura.

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  2. Sergio scrive:

    Ma perché questo silenzio generale, anche in occidente, sui pericoli dell’esplosione demografica? Si possono capire sia la Chiesa cattolica, che ormai campa solo di sesso e dell’indotto, sia gli islamici fondamentalisti che puntano sulla natalità per distruggerci (ma distruggeranno anche se stessi).

    Ma perché l’occidente, che pur ha ridotto la natalità, tace? Ormai siamo al redde rationem. Gli affamati, ma anche i sottoccupati – cioè gente senza lavoro e senza prospettive – si ribellano e ci minacciano. Il Foglio dell’impagabile Ferrara titolava qualche giorno fa: “Attenzione a quel miliardo di affamati”. Vero. Tunisia, Algeria e Egitto sono solo il preludio. Ma gli affamati, i sottonutriti, i disperati sono molti di più. Non solo: aumentano.
    Eppure tutti – a parte qualche mosca bianca: Rientrodolce, qualche radicale (non tutti), Sartori, De Marchi e Ronchey non ci sono più – tacciono.
    Perché? Qualcuno me lo sa spiegare? Cattiva coscienza, delicatezza dell'argomento (pretendere che gli altri riducano la natalità per poter continuare a gozzovigliare noi?

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  3. Quello demografico è forse il tabù più profondo e difficile da affrontare per gli esseri umani.
    Richard Dawkins ha spiegato molto bene nei suoi libri che gli esseri viventi (tutti quanti) non sono altro che macchine di riproduzione del proprio materiale genetico.
    Anche se la cultura può esserci di aiuto, noi uomini abbiamo dei condizionamenti biologici molto profondi, che rendono difficile vedere la riduzione delle nascite come un valore positivo.
    La stessa religione, a bene vedere, non è altro che lo specchio ritualizzato di questa esigenza ancestrale.

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  4. Al momento attuale è molto più facile immaginare che la diminuzione della capacità di carico legata a fattori come l'esaurimento delle risorse non rinnovabili -petrolio in primis- e il degrado ambientale sarà un vero crollo piuttosto che una comoda planata verso un livello di popolazione più ragionevole.
    Provo a dare una risposta anch'io alla domanda di Sergio: è cattiva coscienza, ma -la pointe- tanto cattiva quanto assurda.
    Se avessimo mantenuto fino ad oggi la nostra natalità su livelli come i loro, non avremmo neanche un filo del benessere per cui ci sentiamo in colpa. Sono poveri, sono in tanti: come può il borghesuccio medio vedere il nesso fra le 2 cose? Dare a ognuno la sua colpa è più di quanto possa fare, ha il suo bel complesso dell'asso-pigliatutto e con quello alimenta il silenzio generale.
    Non mi ritrovo invece nell'impostazione di Lumen perché mi sembrerebbe strano che questi condizionamenti biologici siano tanto profondi da non farci vedere come positivo quel calo delle nascite che abbiamo già realizzato.
    Tanto profondi da non farci vedere, e però così poco profondi da farsi sconfiggere nel nostro stesso modo di vivere, è ben più che vedere.
    Non liquet.
    Il problema non è biologico, è psicologico.
    Si tratta di correggere quella distorta visione generale esemplificata da Sergio per arrivare a una diversa conclusione: pretendere che gli altri riducano la natalità per poter continuare a vivere tutti.
    E' finito il tempo in cui ognuno può fare un po' come gli pare, 20 figli e via, senza rendere conto a nessuno.
    O perché l'umanità rinsavisce, e si ammette che la libertà in materia è diventata inammissibile, oppure si continua così e si lascia fare alla Terra.

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  5. Roy scrive:

    "Pretendere che gli altri riducano la natalità per poter continuare a vivere tutti."

    Ecco: in questi termini possiamo porre la nostra richiesta al terzo mondo (riducete la natalità) senza doverci vergognare e avere una cattiva coscienza. Ne va della stessa esistenza di tutti.

    L'inevitabile corollario è però che dobbiamo in qualche modo "condividere" - senza la condivisione la richiesta sarebbe innanzi tutto immorale, e poi il terzo e quarto mondo non ci starebbero.

    Forse il primo mondo dovrebbe anche "restituire" qualcosa del maltolto: non dimentichiamo che l'Europa ha dominato e sfruttato il mondo a lungo, uccidendo e depredando.

    Del resto è ormai chiaro che i poveri del mondo hanno pieno diritto a una ragionevole crescita, mentre il primo mondo ha invece il problema inverso: darsi una regolata, ridurre i consumi. È assurdo che un terzo degli americani sia obeso, mentre altrove si fa la fame.

    Ora ridurre i consumi nel mondo industrializzato significa crisi acuta, disoccupazione, eventualmente disordini. Come uscire da questo dilemma?

    Adesso si parla di piano Marshall per i paesi mediterranei. Già domani si parlerà di piano Marshall per l'Africa. L'Europa dei disoccupati deve lanciare piani Marshall per il continente africano?

    Siccome le nostre economie si fondano sul petrolio bisognerebbe poi assegnare a tutti giuste quote dell'oro nero residuo. È possibile? Non so se Arabia Saudita e Russia sarebbero d'accordo.

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  6. In risposta a Lumen:

    È un fatto che il primo mondo, ma anche la Corea del Sud e l'Ile de la Réunion, hanno ridotto spontaneamente la natalità nel dopoguerra senza politiche "cinesi" e stanno economicamente abbastanza bene (non tutti ma una buona percentuale). La gente ha constatato che si vive meglio con meno figli. Dunque la spinta biologica a riprodursi può essere attenuata. Non per niente si dice che lo sviluppo economico è un fattore determinante per rallentare l'incremento demografico. Quando la gente sta meglio fa due conti e vede che non conviene mettere al mondo troppi figli.
    Ma forse è ormai troppo tardi.

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  7. No Sergio, quel corollario di cui parli non è inevitabile. Sono in disaccordo radicale col tuo commento in cui i buoni sentimenti hanno prevalso sulla logica (detto senz'offesa, credimi).
    Immorale è il caso drammatico di chi mette al mondo un mare di figli senza poter dare ad essi un futuro (condannandoli inevitabilmente alla povertà -se nasci povero in paese ad alta natalità, morirai povero, non ci sono santi- l'alta natalità si mangia qualsiasi possibilità di riscatto sociale).
    Immorale è il caso tragico di chi mette al mondo figli per farli poi morire di fame o malattie. Questa è vera cattiva coscienza, non le paranoie d'Occidente.
    Poi certo, siamo d'accordo che terzo e quarto mondo non ci starebbero; e però letto in controluce, il tuo giudizio svela la realtà. Questi paesi stanno mettendo in atto da decenni un ricatto morale e materiale contro i paesi ricchi, usando proprio il loro sterminato carico demografico, è immorale non voler cedere al ricatto? Lo sarebbe cedervi.
    La riduzione della popolazione non può pretendere nulla in cambio, ne va del pianeta.
    Tre mesi fa su questo blog abbiamo visto una tabella contenente i dati dello State of World del 2010. Per un livello di consumo di 5100 dollari annui procapite (GNI 2008) il livello massimo di popolazione era indicato a 6,7 mld, un limite che abbiamo già superato.
    Sono 300 euro mensili, cosa vuoi condividere, la miseria, io direi.
    Condivisione, crescita ragionevole sono parole che suscitano sempre un facile consenso, io stesso vorrei aderirvi; però non reggono alla prova dei fatti.
    L'unica regolata che il mondo si deve dare è ridurre le nascite, alcuni lo hanno fatto, altri non vogliono saperne. E di questa follia fanno motivo di ricatto.
    Le differenze sociali sono derivate primariamente da questa differenza di comportamenti demografici, in ogni caso.
    E comunque a me importa sopra ogni cosa evitare l'estinzione, tutto il resto è secondario.

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  8. Caro Roy,

    vediamo un po'. Hai ragioni da vendere, certo. Però su qualche punto dissento.
    Intanto chiudevo il mio discorsetto con una nota molto pessimista: probabilmente è troppo tardi per rimediare. Ricordo sempre lo studioso dell'arte Gombrich che diceva: "Quello che in ogni modo mi sembra caratterizzi il Novecento è la terribile moltiplicazione della popolazione del mondo. Una catastrofe, una sciagura. Tanto che adesso non si sa più cosa fare." Quando Gombrich faceva queste affermazioni eravamo circa tre miliardi ... Adesso siamo 7 mld, fra dieci anni saremo 8 mld ecc.
    Difficile credere o sperare di uscire da questa spirale senza grossi drammi.
    Però non so se davvero tutto il terzo mondo ci ricatti con la natalità. Si ricordano le parole di Boumedienne che ci minacciava appunto con la demografia. Sappiamo poi che a Gaza, sovrappopolata in modo pazzesco, una donna che abortisce rischia la morte. Poi c'è un certo rifiuto generalizzato di stabilizzare la popolazione o forse più che un rifiuto l'incremento è una fatalità: si continua ad avere figli come in passato, ma in passato ci pensava la natura a rimediare, a contrastare l'incremento. Il progetto di stabilizzazione demografica in India è fallito. Praticamente solo la Cina ha avuto un certo successo, con le buone e con le cattive (in occidente invece, specie in Italia, con tutto che ospita la sede di una Chiesa ferma al crescete e moltiplicatevi, l'incremento demografico si è arrestato spontaneamente grazie a pillola e boom economico).

    Ma direi che l'incremento demografico nel terzo mondo aumenta a dismisura piuttosto per i progressi della medicina. Non c'è una volontà esplicita di ricatto. Continuano ad avere tanti figli perché così è sempre stato. Una volta i figli morivano come le mosche (anche in Europa), oggi non più. È per questo che l'Africa è passata dai 200 mln alla fine della guerra al miliardo circa attuale e veleggia verso i due mld, stima per il 2050.

    Ho parlato è vero di condivisione ma sinceramente non vedo come possa essere attuata. Noi dovremmo ridurre i consumi, è vero, nel nostro stesso interesse (iperconsumismo assurdo, obesità, distruzione dell'ambiente ecc.).
    Anche la restituzione di almeno parte di quello che abbiamo depredato è presto detta, ma che cosa o quanto dovremmo restituire? Probabilmente la cosa migliore sarebbe un piano di aiuti perché questi paesi possano raggiungere almeno una certa autonomia alimentare. Ma tutti i piani Marshall immaginabili saranno vanificati da un ulteriore incremento demografico senza sbocchi. La gente deve mangiare, ma anche lavorare. Lavorare è una necessità per la salute psicofisica. L'ideale sarebbe ovviamente un lavoro utile e non massacrante, un lavoro che dia qualche soddisfazione.
    Ma non c'è lavoro per tutti, perciò il Nordafrica è in subbuglio. Consiglierei anche di leggere quell'articolo raccomandato da qualcuno (credo Lumen) con la teoria del professore Gunnar Heinsohn (fra parentesi questo testo è stato tradotto da me). Siamo davvero tanti, troppi. Non ce n'è per tutti, almeno non ci sono posti buoni per tutti.

    È comunque difficile pretendere dal terzo mondo la riduzione della natalità. Dovrebbero arrivarci da soli, nel proprio interesse. Se lo richiediamo noi subito ci danno o del razzista o dell'egoista, con in testa il Vaticano.

    Forse condivisione non è la soluzione giusta, ma un aiuto dobbiamo darlo, altrimenti ci invaderanno come hanno già cominciato a fare o ci saranno sempre tensioni che sfociano poi in conflitti aperti.

    Ho posto poi una domanda chiave: cosa faremo, come faremo senza petrolio? Il petrolio è la linfa vitale del nostro mondo. Ne resta poco, sia che il picco sia già stato raggiunto o venga raggiunto a breve. Senza questa linfa non ci può essere benessere planetario stile Stati Uniti o EU.
    Che fare? Chi si beccherà il petrolio che resta?

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  9. Sono perfettamente d'accordo con la tua ricostruzione della transizione demografica nel terzo mondo, e non c è dubbio che sia stata questa a portarci al punto in cui siamo.
    Il punto è che la tua è una spiegazione causale, mentre la mia affermazione attiene agli effetti prodotti.
    La bomba demografica, innescata nei termini da te descritti, è stata usata poi dalle classi dirigenti di quei paesi come arma di ricatto. E poiché l'uso afferisce ai rapporti politico-diplomatici, il ricatto non poteva essere formalizzato. Però c è stato e c è ancora, eccome se c è. Quando ancora adesso rinviano e subordinano l'abbassamento del livello di natalità al conseguimento dello sviluppo, è chiara la natura ricattatoria della vertenza.
    Sugli aiuti non sono proprio d'accordo sulla base di un pregresso lampante, le centinaia di miliardi di dollari concessi all'Africa in aiuti e che non serviti per risollevare le loro economie disastrate. Ricordo la proposta del Mortadella sul piano Marshall per l'Africa, è pura fantascienza, quello è un pozzo senza fondo. Come tu stesso osservavi, l'Africa arriverà a 2mld al 2050 (e sempre che la voragine Subsahariana trovi un certo freno, cosa ancora da vedere). Questo ulteriore aumento è più di un'ipoteca, è un verdetto senza appello. Paesi come la Nigeria o l'Etiopia sono senza speranza. Ci invaderanno -a meno delle cannonate- certo che ci invaderanno.
    Alla tua domanda posso rispondere solo come ho fatto all'inizio, commentando l'articolo di Luca: senza petrolio il pianeta non sarà più in grado di sostentare la popolazione attuale. Il guaio è che proprio questo modello petrolcentrico di sviluppo ha causato l'immane degrado ambientale che sta rendendo la Terra sempre più invivibile. E quindi anche se il petrolio fosse infinito, il pianeta non sarà comunque in grado di sopportarci tutti. Siamo in troppi, comunque la si voglia mettere.
    La Terra è un malato grave e la cura dovrebbe passare attraverso un taglio drastico del consumo di combustibili fossili che lo avvelena; e invece il carico demografico assurdo che ci portiamo dietro ci costringe a preoccuparci di cosa faremo quando non saremo più in grado come adesso di avvelenare l'ecosistema.
    Il petrolio che resta se lo terranno i paesi che attualmente lo esportano (credo, in linea di principio. Le guerre mi sembrano più probabili per l'acqua, ma certo non escludo niente).
    Sergio se mi fai avere il link all'articolo, lo leggerei molto volentieri.
    Ti ringrazio, ciao.

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  10. Trovi l'articolo segnalato da Lumen al seguente indirizzo:

    http://ilfenotipoconsapevole.blogspot.com/2010/10/youth-bulge.html

    È un articolo pubblicato cinque anni fa dal quotidiano di Zurigo e che ho tradotto io in italiano.
    La teoria di Heinsohn è suggestiva e qualcosa di vero c'è sicuramente, anche se non mi convince del tutto. Le sollevazioni in corso in Africa - tanti giovani senza lavoro e senza prospettive - avvalorano la tesi di Heinsohn.
    Quanto al ricatto non hai tutti i torti. È chiaro che i paesi africani sono interessati a sbarazzarsi del loro surplus demografico con l'emigrazione. Si rifiutano anche di riprendersi i loro connazionali (ma i razzisti siamo noi!).
    La Svizzera ha ora firmato un accordo con la Nigeria sulle migrazioni. In base all'accordo la Nigeria è disposta a riprendersi i nigeriani che hanno chiesto e non ottenuto lo status di rifugiati in Svizzera, naturalmente con qualche contropartita economica da parte della Svizzera (aiuto allo sviluppo e altro).

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  11. Faccio i complimenti a Sergio che deve essere sicuramente un esperto in materia, visto che ha tradotto in italiano l'articolo da me citato.
    Se tu potessi indicarmi qualche libro (o articolo) in italiano sull'argomento, mi faresti una grossa cortesia.

    Entrando nel merito dell'argomento, sono molto pessimista sulla capacità del mondo occidentale di difendersi da una immigrazione incontrollata.
    Abbiamo la capacità tecnologica per farlo, ma non ne abbiamo più la determinazione, anche perchè farlo con la forza andrebbe contro ai principi fondanti della nostra attuale civiltà.
    Quindi me la vedo brutta, ma proprio brutta.

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  12. @ Lumen

    Trovi una lunga e ottima recensione al libro di Heinsohn "Söhne und Weltmacht" (Figli e potere mondiale) al seguente indirizzo:

    http://www.sitosophia.org/2008/11/sohne-und-weltmacht-di-gunnar-heinsohn/

    L'autore è un certo Antonio Trovato. Più ci penso però e meno mi convince la tesi di Heinsohn. In fondo il problema è semplicemente la sovrappopolazione. È chiaro che se c'è incremento demografico ci sarà anche un'eccedenza di maschi, esseri apparentemente carrieristi, irascibili e bellicosi.

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  13. Ringrazio Sergio per la segnalazione del link, di cui ho subito approfittato.
    Chiara ed interessante la recensione del libro, che fa venire voglia di leggere tutto il volume.
    Temo però che il testo non sia mai stato tradotto in italiano.
    Peccato, perchè a me invece la tesi del prof. Heinson sembra davvero MOLTO convincente.

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  14. Heinsohn ha fatto delle ricerche accurate che sembrano dargli ragione: youth buldge e guai sicuri per i troppi maschi. Ma Heinsohn non trae nessuna conclusione dalle sue ricerche (per es. tipo "occorre stabilizzare la popolazione", "occorre ridurre la natalità"). Niente, lui si limita ad esporre la sua tesi più o meno credibile. Secondo lui le cose si arrangiano da sole non appena si sgonfia il fenomeno dei troppi maschi in cerca di buoni posti, come è successo - secondo lui - in Algeria, Libano e anche in Germania. Per il mondo islamico Heinsohn vede semplicemente nero: il youth buldge è pazzesco, Dio gliela - e ce la - mandi buona. Un po' deludente. Mi sarei aspettato altre conclusioni, per lo meno la necessità di una stabilizzazione della popolazione.

    Non ne sono sicuro, ma non penso che il libro sia stato tradotto in italiano (un giretto su BOL dovrebbe confermarlo). Non è certo un libro che possa interessare molta gente.

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  15. @ Lumen

    In calce alla recensione di Antonio Trovato sul libro di Heinsohn trovo queste sorprendenti per non dire incredibili dichiarazioni dello stesso Trovato (in risposta a qualcuno).

    «Giusto per dilungarmi ancora un po' e fornirvi qualche ulteriore informazione sul testo, sappiate che il paese messo peggio da questo punto di vista ci riguarda da vicino: si tratta della Romania, unica nazione al mondo con più pensionati che lavoratori. Naturalmente una cura per tutto questo ci sarebbe: le politiche di incentivazione al concepimento, oltre che, per i paesi più ricchi, una massiccia immigrazione di giovani del terzo mondo. Per farvi capire le proporzioni del problema, la Germania, vale a dire un paese con un tasso di natalità pressocchè uguale al nostro, avrebbe bisogno di 500000 immigrati all'anno fino al 2050 per compensare la scarsa natalità.»

    Incentivazione al concempimento? O "importazione" di mezzo milione di africani e asiatici ALL'ANNO fino al 2050 ?
    Ma qui non si capisce veramente più niente! È chiaro che l'invecchiamento della popolazione crea problemi e squilibri, ma saranno sempre minori di un aumento pazzesco della popolazione. Oltretutto mi sembra che si esageri con l'invecchiamento. L'innalzamento dell'età pensionabile mi sembra un buon rimedio in tutti i sensi: oggi un 65enne non è più un rottame e può lavorare tranquillamente per qualche altro anno (e gli farebbe pure bene).

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