venerdì 21 settembre 2012

Ciò che non può essere fatto.

Hanno detto:
Un paese come l'Italia non può rinunciare ad un polo siderurgico.
Non può non avere una grande azienda di produzione automobilistica.
Non può smettere di fare figli. Ma anche: non può fare a meno dell'immigrazione.
Non può rinunciare alle proprie risorse fossili, ergo: le deve sfruttare fino all'ultimo barile (petrolio), metrocubo (gas), tonnellata (Carbone?).
Non può smettere di costruire strade, case, ponti, porti, interporti, parcheggi, funivie, seggiovie, palazzi, palazzini, palazzoni. Capito? Un paese come l'Italia non può tutto questo, e anche altro!
Si domanda sommessamente: non può mai mai? Per i secoli dei secoli? O ad un certo punto potrà ... e dovrà?

14 commenti:

  1. Il problema è: che fare di tutti questi miliardi di uomini, come nutrirli, come occuparli perché non spacchino tutto? Bisogna fare qualcosa - ora! Quindi insistiamo con l'edilizia, l'automobile, il turismo, l'industria della salute (anche questo un bel business), le grandi opere ecc. Non c'è alternativa.
    I politici lottano giorno per giorno per sopravvivere. Adesso Monti deve convincere Marchionne a restare in Italia. Per fare che? Produrre più Fiat in Italia ovviamente. Se no gli operai s'incazzano e votano contro la prossima volta.
    Si va avanti a lume di naso. Nessuno sa bene come sarà il mondo nel 2050. "A ciascun giorno la sua pena", diceva Gesù. Perché preoccuparsi del domani? Gli uccelli non seminano eppure trovano da mangiare (certo che se si ragionasse davvero come consiglia Gesù non so dove andremmo a finire).
    Non c'è soluzione ormai. Solo un evento inatteso e di grandi proporzioni può interrompere questo andazzo. Che so, una guerra nucleare, un grosso asteroide, eruzioni vulcaniche spaventose che oscurino il cielo e facciano crollare i raccolti anche solo per un paio d'anni.
    Oppure dittature feroci che annullino ogni libertà. Sì, questa potrebbe essere la soluzione: l'uomo-termite o formica. Il formicaio funziona a meraviglia. Ma credo occorrerebbe anche qualche mutazione genetica (ormai fattibile anche questa).

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  2. L'alternativa di Sergio è deprimente, ma mi pare fondata.
    Personalmente, se proprio dovessi scegliere, temo che opterei per la dittatura che (la storia insegna) toglie la libertà, soprattutto quella di protestare, ma lascia comunque piccoli spiragli di vita (grama) a chi si fa i fatti suoi.
    Ma temo che dovremo vedercela con una catastrofe di tipo naturale, che finirebbe per portarci via tutto, forse anche la vita.

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  3. Senza commenti

    1ª parte

    L'INTERVISTA di GERALDINE SCHWARZ

    "Senza investimenti sugli under trenta
    rischia di esplodere una bomba sociale"

    Parla Alessandro Rosina, docente di demografia all'Università Cattolica di Milano: "Stiamo sprecando una risorsa essenziale per la nostra economia. L'Italia non è un Paese per giovani: sono pochi e non si punta su di loro". Unica salvezza la famiglia, l'ammortizzatore sociale per eccellenza, che però rischia di viziarli"I Neet, l'esercito di giovani senza, sono una bomba sociale che rischia di esploderci in mano. Finora i giovani hanno resistito e sono rimasti parcheggiati grazie all'aiuto delle famiglie di origine che sono state l'unico vero ammortizzatore sociale ma oggi la crisi ha indebolito molto anche la resistenza della famiglie e tra breve se non interveniamo con politiche attive e di sostegno serie e mirate, ci ritroveremo con un esercito di nuovi poveri, esclusi dalla società che andranno aiutati in qualche modo. E allora se non investiamo adesso, dovremo farlo domani con somme molto più ingenti". Lo dice senza mezzi termini, Alessandro Rosina, docente di demografia all'Università Cattolica di Milano e autore con Antonio Golini del recente "Il secolo degli anziani" (edito da il Mulino).

    Che cosa succede con questi Neet, perché siamo arrivati a questo?
    "I Neet sono la punta di un iceberg. L'Italia ha un triste primato europeo in questa categoria, seconda solo a qualche paese dell'est e inoltre, rispetto ad altri paesi dell'Unione, abbiamo anche pochi giovani. Quindi il danno è doppio, abbiamo pochi giovani rispetto ai nostri vicini europei e li stiamo sprecando. Questo si traduce in vero e proprio spreco economico e di capacità di crescita. Un paese che non investe sui giovani non può crescere e la situazione è sottostimata da tutti, se diventa cronica per il paese è finita. Sulla base delle ricerche fatte in tema di giovani e di comparazione europea, in Italia si è arrivati a questo perché vista la dispersione scolastica e la difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro i giovani si poggiano sulla famiglia e non forzano abbastanza il mercato. Ci sono tre tipi di cecità che hanno originato il fenomeno e che lo stanno facendo crescere. Una cecità da parte delle politiche dello Stato che non aiutano i giovani ad emanciparsi, ad abitare da soli ad avere dei sussidi se perdono il lavoro e ad orientarsi per ritrovarlo. Poi c'è la cecità delle famiglie che in una logica di assistenzialismo non capiscono che mantenendoli e tenendoli in casa, stanno facendo il male dei loro figli e infine c'è la cecità dei giovani stessi che si accontentano del poco, si accomodano su quello che possono dargli le famiglie senza capire che stanno diventando i futuri poveri del paese perché più a lungo si è neet e più difficile è uscirne".

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  4. 2ª parte dell'intervista


    Cosa fare per far ripartire questa generazione senza?
    "Potenziare subito tutti gli investimenti per valorizzare il ruolo dei giovani nel mercato del lavoro. Devono diventare la risorsa maggiore del paese perché già lo sono e noi li stiamo sprecando, non si può crescere senza investire negli under 30, sono il nostro futuro, il nostro oggi. E quindi, prendiamo esempio dagli altri paesi europei, investiamo in ricerca e sviluppo che sono i settori che aprono nuovi settori che possono creare nuovi posti di lavoro adatti alle loro nuove competenze. E poi investiamo in politiche attive, di aiuto se si perde il lavoro, di incentivazione a ritrovarlo anche con formazione e strumenti per emanciparsi dalle famiglie. E' un fatto, ce lo dicono le ricerche che abbiamo fatto che i paesi che applicano questi modelli, la Svezia, l'Olanda, la Germania, la Danimarca sono paesi che stanno crescendo. Quello che pensiamo di risparmiare oggi non investendo in queste aree, lo pagheremo domani in mancata crescita e assistenzialismo alla povertà che rischia di esplodere. Ad oggi il 50% degli under 30 dipende economicamente dai genitori e questo è un indicatore insano".

    L'Italia è un paese per giovani?
    "No, assolutamente, ci ho anche scritto un libro su questo tema "Non è un paese per giovani" (edito da Marsilio). Ma questa generazione di under 30 ha il dovere di forzare il cambiamento, di spezzare questo circolo vizioso, anche ribellandosi, anche pretendendo non può assolutamente concedersi il lusso di non fare nulla, altrimenti andremo incontro ad un lento ed inesorabile declino, nella migliore delle ipotesi".

    25 settembre 2012

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  5. Lo stesso un commento all'intervista

    Una situazione davvero deprimente e temo senza vie d'uscita. Cosa significa investire nella ricerca e lo sviluppo? Facile a dirsi. Ma quanti posti di lavoro potranno essere creati con la ricerca e lo sviluppo? Nessuno lo sa. Ma il problema è ora, che fare ora.
    Che cosa deve crescere? Il parco auto mondiale, le costruzioni?

    Si può assicurare il livello di consumi del ceto medio europeo o americano a tutti i miliardi di uomini viventi e ai prossimi miliardi in arrivo? Non c'è da mangiare e non c'è acqua. Se cominciassimo dalla sovranità alimentare?

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  6. << Che cosa deve crescere? Il parco auto mondiale, le costruzioni? >>

    Certamente no.
    Forse dovrebbe crescere la consapevolezza di quello che ci aspetta.
    Ma - temo - non crescerà.
    E quando, inevitabilmente, mancherà l'acqua e il cibo, allora potrebbe crescere un'altra pessima cosa: la violenza.

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  7. Proeiezioni demografiche effettuate in Cina

    2000 2080

    3 bambini 1414 mln 4260 mln

    2 bambini 1217 mln 1472 mln

    1,5 bambini 1125 mln 777 mln

    1 bambino (dal 1985) 1054 mln 370 mln

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  8. Nel ventaglio delle possibilità, la ferocia della dittatura rimane comunque l'alternativa più indolore - a parte, ovviamente, un intelligente ravvedimento che l'immensa stupidità umana media esclude proprio. E che per l'appunto Sergio non considera, non esistendo neanche come remota possibilità.
    Per rispondere più nel dettaglio al τί δράσω in questione:occorre fare guerra alle nascite, primissima e vitale esigenza, perché nel medio futuro c è qualche altra agghiacciante miliardata di uomini-termiti in arrivo.
    Questo la democrazia liberale non può farlo. Neanche il vincolo reciproco ipotizzato da Hardin, di cui pure sono un strenuo partigiano. Troppo ottimismo.
    Ma vi rendete conto che la canea urlante dei catto-destrorsi-sinistrorsi si è scatenata per notizie di aborti o sterilizzazioni forzate giunte dall'Asia quest'anno, standosene sempre in religioso silenzio di fronte all'onda d'urto della bomba demografica? Sono gli stessi che hanno gridato ai quattro venti "benvenuta Nargis!" anziché presentarle un messaggio di scuse per il mondo in cui è nata.
    Basta assecondare il "naturale" desiderio di paternità/maternità per mandare il mondo intero al cimitero, basta lasciare andare l'inerzia della transizione attuale.
    Così come basta un po' di benessere a far perdere allo stupidotto qualsiasi contatto con la realtà. Poi si lamentano di Alba Dorata.

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  9. Mah, anche quella dittatoriale mi pare una soluzione poco probabile, in quanto presuppone una ben precisa VOLONTA' di affrontare e risolvere il problema demografico, cosa che in genere manca ai nostri meccanismi mentali.

    La storia insegna che, salvo rarissime e meritorie eccezioni, è sempre la stata la natura, con i suoi metodi indifferenti e crudeli (guerre, carestie, malattie, catastrofi) a ripristinare l'equilibrio necessario tra territorio e popolazione.

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    1. «La storia insegna che, salvo rarissime e meritorie eccezioni, è sempre la stata la natura, con i suoi metodi indifferenti e crudeli (guerre, carestie, malattie, catastrofi) a ripristinare l'equilibrio necessario tra territorio e popolazione.»

      Dunque non c'è niente da fare e dobbiamo rassegnarci al peggio. Al massimo possiamo - o almeno i consapevoli possono «prepararsi» ad affrontare l'inevitabile, magari seguendo le istruzioni di Luca Mercalli?

      Se così fosse allora tanto vale farsi pensieri: ci penserà la natura a sistemare le cose. Nel frattempo chi vuol esser lieto sia, del diman non c'è certezza?

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  10. @Lumen: infatti dicevo sarebbe la soluzione più indolore, non la più probabile (l'avvento di regimi dittatoriali laddove oggi ci sono le democrazie liberali è comunque inevitabile. Non per venire a capo dell'eccessiva presenza umana sulla Terra, ma soltanto come sua conseguenza).

    @Sergio: direi, in aggiunta, che occorrerebbe sforzarsi di essere lieti adesso,
    perché l'unica certezza di questo domani è che lieto non sarà, per per nulla. Credo che nessuno si augurerebbe mai -con cognizione di causa- di nascere in pianeta ultra-devastato quale sarà il nostro fra 50 anni o giù di lì.

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  11. Sono d'accordo con Francesco.
    La democrazia, come la conosciamo oggi, presuppone un livello minimo di benssere e, soprattutto, la percezione di un futuro migliore, cosa che non avremo più.
    La dittatura sarà quindi una conseguenza inevitabile, per gestire in qualche modo una convivenza civile degradata.

    Non resta che il carpe diem, al quale mi associo volentieri.

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  12. Sempre più spesso penso anch'io che la soluzione sia una dittatura. E' un vero peccato, anzi è una tragedia, perché il mondo è pieno di esseri umani che meriterebbero sorte migliore. Purtroppo verranno coinvolti anche loro in questa miseria.
    Mi viene in mente il Breviario del Caos di Albert Caraco:

    "Il secolo vorrebbe scegliere tutto, ed è per questo che non abbiamo stile, il secolo vorrebbe capire tutto, ed è la ragione per cui non esce più dal labirinto, il secolo vorrebbe perfino umanizzare la massa di perdizione in quanto massa, ed è per questo che andiamo verso la carneficina planetaria.
    Vogliamo l'impossibile e tra poco non avremo neanche l'ombra del possibile, sbarcheremo sulla luna e quaggiù berremo le nostre deiezioni, domani i nostri figli mangeranno cose ritenute immonde, la vita che ci attende è talmente assurda e talmente orribile che i migliori preferiranno la morte e la follia e il caos all'ordine, un ordine per la morte seconda e la follia perpetua e il caos organizzato.
    L'ordine futuro sarà di gran lunga il più disumano che mai si sia visto,il più bravo a mentirci e il più infallibile ad ingannarci, un mostro tiepido e metodicamente informe,misterioso e piatto, sfuggente e dispotico, che divora lentamente e in continuazione senza cessare di essere inafferrabile ... "

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  13. @ Massimo Villivà

    Non conosco Albert Caraco, per cui ti faccio una domanda.
    Le sue nere profezie vengono da una consapevolezza ecologista come la nostra (entropia & co.) oppure da altre motivazioni ?

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