Nel mio comune, Pontassieve in provincia di Firenze, con la sponsorizzazione dell'amministrazione comunale, è nato un sistema per sussidiare l'irresponsabilità riproduttiva dei pochi che non hanno capito che su questo pianeta, e anche in questo territorio comunale, siamo in troppi. Si chiama Family Card. Ne hanno parlato stasera al TG3 regionale con inusuale dispendio di tempo. Ma, per vie traverse che non sto a raccontarvi, io lo sapevo già! Non potevano chiamarla Carta Famiglia, faceva troppo catto-comunismo reale. Vuoi mettere Family Card? E' una carta sconto per chi ha tre figli o più utilizzabile nei negozi e nei servizi del territorio comunale.
Forse sarebbe d'uopo ricordare ai nostri amministratori che l'Impronta Ecologica è determinata da tre fattori:
la Popolazione, il Livello dei Consumi e il Livello Tecnologico. Con questo genere di iniziative si incoraggia l'aumento di un impronta ecologica umana già oltre ogni livello di guardia, con ben due contributi: quello demografico, e quello dei consumi.
Il tutto viene presentato come concreto aiuto alla famiglia dando per scontato che la famiglia numerosa sia un bene per tutti. Naturalmente destra e sinistra sono indistinguibili. Tutti tesi a ""rilanciare l'economia" e cioè il consumo e la crescita, non vedono, destra e sinistra, una spanna oltre il proprio naso. Impegnati a perpetuare il paradigma totalizzante della crescita economica.
Ma la cosa che duole di più, non è lo squallore quotidiano del nulla politico che si trova fra Storace e Ferrando (nessuno escluso), ma il fatto che l'unico partito politico che ha, in passato, dimostrato di capire l'entità del problema demografico, il Partito Radicale di Marco Pannella, abbia ormai rinunciato a dire alcunché sul tema. Incapace di ritrovare lo slancio delle grande battaglie anche il partito di Pannella, si è adagiato nel suo ruolo "accettabile" di promotore di diritti tanto sacrosanti quanto totalmente inutili nella convergenza dei fattori che determinano la catastrofe ecologica e sociale in atto.
Blog di Luca Pardi e Jacopo Simonetta sui limiti di questo pianeta.
sabato 30 aprile 2011
mercoledì 13 aprile 2011
Un mondo senza pesci.
Da piccolo e poi da giovane praticavo la pesca subacquea in apnea. Non ero un campione, ma ho preso anche delle belle prede. Poi una volta che uccisi un gronco di 4 Kg mi dispiacque così tanto di averlo fatto che smisi d'improvviso. Da allora ho sempre mangiato poco pesce perché quando si è abituati fin da piccoli a mangiare il pesce appena pescato ...... quello che si trova in città non è la stessa cosa.
Giorni fa ho preso questo film-documentario di Rupert Murray che consiglio a tutti. Si trova in libreria ed è sottotitolato in italiano.
Descrive e scava nel tema dell'ipersfruttamente delle popolazioni di pesci. Si dibatte se alcune popolazioni di tonni siano diminuite del 90 o del 70% in pochi decenni. Si viene a sapere che la capacità di pesca delle flotte pescherecce è molto superiore a quanto viene pescato realmente. Eppure già ora si pesca in modo forsennato. La condizione del tonno rosso è emblematica, gli scienziati che studiano la popolazione di questo animale consigliano di non pescare più di 15.000 tonnellate/anno (15 kilo t/a) nel mediterraneo per impedire il collasso della popolazione e di limitarsi a 10 kilo t/a se si vuole ripristinare la popolazione. La quota permessa dall'ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas) è di 29,5 kilo t/a, ma si stima che il risultato della pesca illegale raggiunga la quota di 60 kilo t/a. E molto di questo viene pescato proprio da pescatori illegali italiani nel silenzio del nostro governo. Fra la Tunisia e Lampedusa e oltre verso le coste libiche si verifica anche questo sterminio condotto con mezzi tecnologici efficacissimi, aerei (illigali) individuano i banchi di pesce e guidano i pescherecci alla cattura di massa.
Si verificano anche fenomeni di neo-colonialismo con la distruzione delle zone di pesca tradizionali dell'Africa occidentale da parte di flotte pescherecce ipertecnologiche provenienti dai paesi industrializzati.
Si apprende anche che la multinazione Mitsubishi controlla qualcosa come il 60% del commercio di tonno nel mondo. Non si occupa direttamente della pesca ma lo compra. Sembra che stiano creando delle riserve di tonno congelato da tirar fuori quando la pesca sarà esaurita.
Insomma immaginatevi se a qualcuno venisse in mente di industrializzare la caccia rastrellando boschi e cieli uccidendo ogni singolo animale. Ecco questo avviene lontano dai nostri occhi in tutti i mari del mondo. Immagino già alcuni che proporranno l'acquacultura, cioè l'allevamento dei pesci, come alternativa alla pesca indiscriminata. Purtroppo per loro non è così. Il caso del salmone è emblematico di questa situazione. Il salmone un tempo raro e costoso è diventato ormai un pollo di allevamento con grave detrimento della variabilità biologica della specie e altri squilibri come il fatto che per allevare pesci carnivori di grandi dimensioni si devono pescare (ci risiamo) altri pesci più piccoli per fare i mangimi.
L'assurdo della devastazione dei mari si verifica con il krill, principale cibo dei cetacei, che viene pescato in quantità industriali per due ragioni fondamentali: l'esoscheletro serve per fare prodotti cosmetici e le proteine per fare mangimi per gli animali domestici.
Tutto questo e molto altro si trova in questo documentario e nel libretto allegato e curato da slowfood. C'è una sola soluzione che non è molto tecnologica: ridurre il consumo di pesce e ridurre il numero di bocche.
Ambedue le cose potrebbero essere fatte in modo incruento con il semplice uso della ragione di cui Homo Sapiens Sapiens si vanta di essere l'unico depositario. Per ridurre il numero di bocche, in particolare .... beh si immagino che sappiate come si fa.
Giorni fa ho preso questo film-documentario di Rupert Murray che consiglio a tutti. Si trova in libreria ed è sottotitolato in italiano.
Descrive e scava nel tema dell'ipersfruttamente delle popolazioni di pesci. Si dibatte se alcune popolazioni di tonni siano diminuite del 90 o del 70% in pochi decenni. Si viene a sapere che la capacità di pesca delle flotte pescherecce è molto superiore a quanto viene pescato realmente. Eppure già ora si pesca in modo forsennato. La condizione del tonno rosso è emblematica, gli scienziati che studiano la popolazione di questo animale consigliano di non pescare più di 15.000 tonnellate/anno (15 kilo t/a) nel mediterraneo per impedire il collasso della popolazione e di limitarsi a 10 kilo t/a se si vuole ripristinare la popolazione. La quota permessa dall'ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas) è di 29,5 kilo t/a, ma si stima che il risultato della pesca illegale raggiunga la quota di 60 kilo t/a. E molto di questo viene pescato proprio da pescatori illegali italiani nel silenzio del nostro governo. Fra la Tunisia e Lampedusa e oltre verso le coste libiche si verifica anche questo sterminio condotto con mezzi tecnologici efficacissimi, aerei (illigali) individuano i banchi di pesce e guidano i pescherecci alla cattura di massa.
Si verificano anche fenomeni di neo-colonialismo con la distruzione delle zone di pesca tradizionali dell'Africa occidentale da parte di flotte pescherecce ipertecnologiche provenienti dai paesi industrializzati.
Si apprende anche che la multinazione Mitsubishi controlla qualcosa come il 60% del commercio di tonno nel mondo. Non si occupa direttamente della pesca ma lo compra. Sembra che stiano creando delle riserve di tonno congelato da tirar fuori quando la pesca sarà esaurita.
Insomma immaginatevi se a qualcuno venisse in mente di industrializzare la caccia rastrellando boschi e cieli uccidendo ogni singolo animale. Ecco questo avviene lontano dai nostri occhi in tutti i mari del mondo. Immagino già alcuni che proporranno l'acquacultura, cioè l'allevamento dei pesci, come alternativa alla pesca indiscriminata. Purtroppo per loro non è così. Il caso del salmone è emblematico di questa situazione. Il salmone un tempo raro e costoso è diventato ormai un pollo di allevamento con grave detrimento della variabilità biologica della specie e altri squilibri come il fatto che per allevare pesci carnivori di grandi dimensioni si devono pescare (ci risiamo) altri pesci più piccoli per fare i mangimi.
L'assurdo della devastazione dei mari si verifica con il krill, principale cibo dei cetacei, che viene pescato in quantità industriali per due ragioni fondamentali: l'esoscheletro serve per fare prodotti cosmetici e le proteine per fare mangimi per gli animali domestici.
Tutto questo e molto altro si trova in questo documentario e nel libretto allegato e curato da slowfood. C'è una sola soluzione che non è molto tecnologica: ridurre il consumo di pesce e ridurre il numero di bocche.
Ambedue le cose potrebbero essere fatte in modo incruento con il semplice uso della ragione di cui Homo Sapiens Sapiens si vanta di essere l'unico depositario. Per ridurre il numero di bocche, in particolare .... beh si immagino che sappiate come si fa.
lunedì 11 aprile 2011
Non esistono catastrofi naturali.
....ma esiste la stupidità umana amplificata dalla boria tecno-religiosa che ha preso il sopravvento sulla saggezza.
Riprendo la foto seguente e la didascalia da questo articolo.
In questa foto del 31 marzo, 2011 foto, una lastra di pietra vecchia di secoli avverte del pericolo di tsunami. Essa si trova nella frazione di Aneyoshi, della Prefettura di Iwate, nel nord del Giappone. Centinaia di tali marcatori punteggiano la costa, alcuni di essi da più di 600 anni. Nel loro insieme, formano un sistema di allarme per il Giappone, la cui linea di costa, che si estende lungo linee di faglia principali ne hanno fatto un bersaglio di ripetuti terremoti e maremoti nel corso dei secoli. (AP Photo / Vincent Yu)
Riprendo la foto seguente e la didascalia da questo articolo.
L'iscrizione dice: "Ricorda la calamità dei grandi tsunami. Non costruire nessuna casa al di sotto di questo punto."
In questa foto del 31 marzo, 2011 foto, una lastra di pietra vecchia di secoli avverte del pericolo di tsunami. Essa si trova nella frazione di Aneyoshi, della Prefettura di Iwate, nel nord del Giappone. Centinaia di tali marcatori punteggiano la costa, alcuni di essi da più di 600 anni. Nel loro insieme, formano un sistema di allarme per il Giappone, la cui linea di costa, che si estende lungo linee di faglia principali ne hanno fatto un bersaglio di ripetuti terremoti e maremoti nel corso dei secoli. (AP Photo / Vincent Yu)
martedì 5 aprile 2011
Cambio titolo al mio blog.
Cambio titolo, tanto non istituiremo mai un Malthus day. Malthus non osano nominarlo nemmeno quelli che ci danno ragione, a noi di Rientrodolce, sulla questione demografica. Questioni di opportunità. Troppo scomodo il vecchio reverendo Malthus. Comunque se qualcuno avrà voglia di riprendere la bandiera è libero di farlo, festeggerò ogni suo successo.
Anche il rientro dolce suona ormai come una canzonatura beffarda di fronte a quello che sta succedendo. Non c'è più spazio per un rientro dolce, è iniziato il rientro amaro. La politica è definitivamente inservibile allo scopo che ci prefiggevamo. Al massimo riesce, quando ci riesce, a gestire gli eventi contingenti. Quando riesce a gestirne due di fila, perdendo il controllo di altri mille, afferma di avere una strategia. Inservibile ad ogni livello, ma a quelli più alti è perfino peggio.
Il nuovo titolo me lo ha suggerito un politico amico mio che alle critiche a proposito delle posizioni, sue e del suo partito, in merito alla questione libica, e di tutto il mondo arabo, risponde che faccio, appunto, commenti dalla collina. Fare commenti dalla collina significa, credo, guardare da fuori senza fare nulla. Loro invece sono attivissimi nel dare il loro contributo a rimpiazzare il tagliagole di turno con altri tagliagole in nome della democrazia e della libertà. Loro sono sempre portatori di valori superiori. E questo attivismo gli da la sicurezza di chi fa. In questo momento la cosa più saggia da fare è sparire, dileguarsi, ritirarsi, abbandonare il campo, rinunciare .... lasciare che l'Impero collassi come deve.... Al massimo, finché c'è elettricità per tener su il computer e la rete, fare, ogni tanto, senza eccessivi sforzi, qualche commento dalla collina.
Finalmente mi libero del dovere di essere ottimista e di fare qualcosa per dimostrarlo. Mi sento già meglio.
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the end
giovedì 24 marzo 2011
Lettera di ASPO-Italia agli amministratori per salvare le rinnovabili.
Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio
Sezione Italiana di ASPO InternationalAlla Cortese Attenzione
· SINDACI DEI COMUNI D’ITALIA
· PRESIDENTI DEI CONSIGLI COMUNALI D’ITALIA
· PRESIDENTI DELLE UNIONI COMUNALI
· PRESIDENTI DELLE COMUNITA’ MONTANE
Oggetto: Proposta di MOZIONE per rilanciare le fonti energetiche rinnovabili e la strategia energetica nazionale
Egregi Signori,
Il Decreto Legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri il 3 marzo u.s. rappresenta una gravissima battuta d’arresto nel virtuoso sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia, tanto più pesante in quanto il settore che colpisce vanta ormai decine di migliaia di occupati diretti e centinaia di migliaia nell’indotto, nonché alla luce dell’esigenza di ripensare l’intero sistema di approvvigionamento energetico emersa in tutta la sua portata in seguito agli eventi del Nord Africa e al gravissimo incidente nucleare in Giappone, che aggravano un quadro preesistente di declino delle fonti fossili convenzionali.
E’ necessario far sentire quanto più possibile la voce dei territori e delle comunità, per questo ci permettiamo di sottoporre alla Vostra importante considerazione una “Mozione”, allegata alla presente, che il Vostro Consiglio potrà decidere di approvare al fine di indurre il Governo e il Parlamento a ripensare profondamente la strategia energetica del nostro Paese.
Con Ossequio,
ASPO ITALIA
ASSOCIAZIONE PER LO STUDIO DEL PICCO DEL PETROLIO
Presidente Ugo Bardi | Vicepresidente Luca Pardi |
Segretario Toufic El Asmar Consultant - Seed Communication and Information United Nations - Food and Agriculture Organization UNFAO - Roma (Italy) | Tesoriere Marco Bressan Facoltà di Ingegneria dell’Università di Padova |
Membri del Comitato Scientifico e Soci ASPO
Pietro Cambi Geologo, esperto indipendente | Giuseppe Grazzini | Emilio Martines |
Domenico Coiante | Renato Guseo | Francesco Meneguzzo |
Gianni Comoretto Istituto Nazionale di Astrofisica | Leonardo Libero Giornalista, Torino | Luca Mercalli RaiTre “Che Tempo Che Fa” |
Massimo De Carlo EVCG - Electric Vehicles Consultant Group, Firenze/Padova | Luca Lombroso Dip.Ing.dei Mat.e Ambiente Univ. Di Modena e Reggio E. | Giorgio Nebbia |
Claudio Della Volpe Ricercatore di Chimica Fisica Applicata Università di Trento | Terenzio Longobardi Ingegnere esperto indipendente, Pisa | Mirco Rossi Divulgatore, studioso indipendente, Venezia |
Alberto Di Fazio Istituto Nazionale di Astrofisica | Pierangela Magioncalda | Massimiliano Varriale |
Andrea Fanelli Ingegnere esperto indipendente, Forlì | | |
MOZIONE
“RIPRENDIAMOCI IL SOLE”
IL CONSIGLIO ___________________ DI _____________________
PREMESSO CHE:
· Il Decreto Legislativo approvato il 3 marzo 2011 (schema di decreto legislativo recante attuazione della Direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE), a firma del Ministro Romani e di fatto redatto dai settori più arretrati dell’industria energetica monopolistica nazionale del petrolio, del gas, del carbone e, più recentemente, del nucleare, persegue di fatto l’unico obiettivo di azzerare ex lege il settore nazionale delle energie rinnovabili e in particolare della fonte fotovoltaica;
· Il settore industriale, economico e finanziario connesso alle energie rinnovabili, prima tra tutte il fotovoltaico è ormai cresciuto, anche nella consapevolezza, come hanno dimostrato all’incontro pubblico del 10 marzo u.s. le migliaia di persone, tra imprenditori, lavoratori, rappresentanti di istituti di credito e fondi d'investimento, associazioni di categoria e ambientaliste e semplici cittadini che hanno affollato il Teatro Quirino di Roma e le strade circostanti, nonché le decine di migliaia di persone che hanno seguito in diretta per via telematica l'intero evento, trasmettendo video, messaggi, segnalazioni di ogni tipo;
· Le conseguenze immediate del decreto sono spaventose: esso mette infatti letteralmente subito sulla strada decine di migliaia di lavoratori di età media straordinariamente bassa e in gran parte localizzati al sud e al centro Italia, fa chiudere migliaia di aziende, espone le banche e gli investitori italiani ed esteri per decine di miliardi di euro, provoca un danno economico immediato e diretto quantificabile al minimo nel 1% del PIL e un danno diretto all'erario, quindi alle casse dello Stato, per quasi 20 miliardi di euro, oltre ai costi della cassa integrazione e dei sussidi di disoccupazione, impedisce ai Comuni di ricevere centinaia di milioni di euro all'anno in "compensazioni ambientali", tanto attese nella corrente penuria di trasferimenti statali, preclude al nostro Paese anche solo di avvicinare i pur modesti obiettivi europei previsti al 2020;
· Lo stesso decreto legislativo espone il sistema Italia a essere considerato dall'estero come un sistema inaffidabile e privo anche della minima certezza del diritto necessaria per intraprendere iniziative imprenditoriali e industriali di qualche rilievo, come è stato sottolineato per esempio dall’Associazione delle Banche Estere.
CONSIDERATO CHE:
· Se sono grandi lo sconforto e la delusione, non meno salda è la volontà del settore fotovoltaico di controbattere e rilanciare immediatamente, forte di un consenso straordinario e crescente nel Paese;
· L’energia fotovoltaica non pesa sulle bollette elettriche degli utenti italiani le cifre iperboliche addotte dal Ministro Romani e dai settori più retrogradi di Confindustria, ma soltanto un modestissimo 1,5%, molto meno di quanto ancora oggi pesano le illegittime incentivazioni all’energia derivata dagli scarti di raffineria e dai rifiuti non biodegradabili (Delibera CIP n. 6/1992);
· Entro il mese di giugno del corrente anno, le installazioni fotovoltaiche italiane erogheranno tanta energia quanto una centrale nucleare; anche soltanto alla metà del trend delle installazioni tenuto finora, l’energia erogata per mezzo del sole, in Italia nell’anno 2020, sarebbe stata pari o probabilmente superiore a quella che le quattro ipotetiche centrali nucleari previste dal Governo potranno fornire non prima di quell’anno, se non oltre;
· E’ quindi un fatto che l’energia solare in meno di quattro anni ha dimostrato di poter rimpiazzare e spiazzare l’energia nucleare, che a questo punto non trova più alcuna giustificazione se non quella di distribuire in pochissime tasche i soldi prelevati dalle incentivazioni al fotovoltaico, oltre ad aver dimostrato di iniziare a rendere meno dipendente l’approvvigionamento elettrico nazionale dalle stesse centrali termoelettriche convenzionali;
· Anche in seguito ai drammatici eventi in Giappone, è evidente che, quale misura minima di salvaguardia delle popolazioni rispetto alle installazioni elettronucleari, nessuno potrà risiedere entro 20 km da alcuna centrale, ed entro la medesima distanza dovrà essere abbandonata qualsiasi attività agricola e zootecnica, questo comportando un aumento vertiginoso dei costi, a questo punto stimabili – inclusa la costosissima dismissione delle centrali – in quasi 100 miliardi di Euro per quattro centrali, somma stratosferica, molto superiore a quella necessaria a sostenere il fotovoltaico e, come si verifica in tutto il mondo, a carico della collettività nazionale in forma di sovvenzioni, incentivazioni e garanzie assicurative e fideiussiorie;
· L’instabilità politica, le rivolte e infine le guerre in numerosi Paesi produttori di petrolio e di gas naturale si sommano al declino strutturale delle medesime risorse, in un combinato di eventi che rende gravemente incerto e sicuramente sempre più costoso l’approvvigionamento delle materie prime energetiche convenzionali ai Paesi, come il nostro, che ne sono sostanzialmente sprovvisti;
· Un programma di incentivazioni al fotovoltaico, decrescenti nel tempo, come quello approvato nell’agosto 2010 ed entrato in vigore appena all’inizio del 2011, dallo stesso Governo che ora tenta di cancellare le energie rinnovabili, avrebbe consentito, grazie allo straordinario miglioramento dell’efficienza e alla rapidissima diminuzione dei prezzi, di disporre tra pochi anni di energia solare, così come di energia eolica, allo stesso costo di quella convenzionale, garantendo all’Italia un futuro di energia tutta rinnovabile e a costi contenuti e stabili nel tempo.
PRESO ATTO CHE:
· Sono state avviate presso i Ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e delle Politiche Agricole sessioni di incontri con le organizzazioni di categoria, le banche e le associazioni, auspicabilmente finalizzate alla definizione di misure atte ad attenuare le conseguenze disastrose del decreto legislativo, nonché a delineare un quadro certo e affidabile di incentivazioni e semplificazioni normative a vantaggio dello sviluppo sostenibile delle fonti rinnovabili.
CHIEDE ALLA GIUNTA ___________
DI IMPEGNARSI TEMPESTIVAMENTE E IN TUTTE LE SEDI PER:
· Chiedere ai Ministri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e delle Politiche Agricole, nonché a tutti gli altri soggetti istituzionali interessati e al Parlamento stesso, di predisporre urgentemente un nuovo Decreto Legislativo che recepisca le istanze delle organizzazioni di categoria e delle associazioni con specifico riferimento al settore delle energie rinnovabili, delle banche, delle associazioni e delle parti sociali, così da assicurare la fattibilità e la stabilità finanziaria dei progetti autorizzati e in corso e di salvaguardare l’occupazione;
· Chiedere ai Ministri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e delle Politiche Agricole, nonché a tutti gli altri soggetti istituzionali interessati e al Parlamento stesso di finalizzare i tavoli di confronto attivati con i rappresentanti del settore delle energie rinnovabili, delle banche, delle associazioni e delle parti sociali alla definizione di un quadro di incentivazioni stabile e di lungo termine, evitando qualsiasi misura retroattiva e inutilmente punitiva, nonché in grado di assicurare lo sviluppo armonioso e coerente di fonti, come il fotovoltaico e l’eolico, che hanno dimostrato la maggiore efficienza e capacità di diffusione ed espansione;
· Chiedere al Governo e al Parlamento di esprimersi chiaramente e definitivamente, anche per mezzo di una opportuna attività legislativa d’urgenza, in merito alla strategia energetica del nostro Paese nel senso dello sviluppo sostenuto di medio e lungo periodo delle fonti rinnovabili fino alla copertura, per mezzo di queste, della maggior parte del fabbisogno energetico nazionale, nonché nel senso dell’abbandono definitivo dell’opzione nucleare.
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martedì 22 marzo 2011
La paterna mano di Dio.
Dopo essere rimasto senza parole per molto tempo a seguito della catastrofe giapponese. Ritrovo
la parola per commentare le dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche Roberto De Mattei.
Rimasto stravolto dalle dichiarazioni di questo faro di scienza che riprende commenta e approfondisce le parole dell'arcivescovo di Rossano Calabro, ho deciso di scrivere una lettera al presidente del CNR, prof. Luciano Maiano sperando che da lui venga una presa di distanza da posizioni a-scientifiche che mettono in ridicolo il lavoro di migliaia di ricercatori del CNR.
Gentile Presidente,
ho letto con stupore le dichiarazioni del vice-presidente del CNR Roberto De Mattei a proposito
delle catastrofi naturali e, in particolare, in relazione allo tsunami che ha colpito il Giappone.
Le dichiarazioni, pur portate a titolo personale su Radio Maria, sono state variamente
commentate, per ora solo in internet, coivolgendo con De Mattei il nome del Consiglio Nazionale
delle Ricerche. Mentre nei giorni scorsi si sono ascoltate interviste a colleghi del CNR
su complessi temi come la sismologia e il funzionamento degli impianti nucleari, interventi che hanno certamente messo in ottima luce l'ente grazie all'alto livello di competenza scientifica mostrato dagli interessati. Le dichiarazioni di De Mattei sviliscono e mettono in ridicolo il nome del CNR e necessitano, secondo il mio
parere, una presa di posizione chiarificatrice al più alto livello, che sottolinei il carattere strettamente
personale e quantomeno extra-scientifico, delle dichiarazioni dello stesso.
Cordiali saluti,
Luca Pardi
mercoledì 2 marzo 2011
Ecologia umana I
Mi sono sempre chiesto come mai la politica si disinteressi delle conoscenze accumulate dall'Ecologia. Inizio oggi una serie di post sull'ecologia umana che qualcuno può trovare interessanti mentre altri le troveranno abominevoli, la prova che la Scienza è al servizio di qualche potere oscuro alla ricerca del controllo globale dell'umanità. Citerò ampiamente il libro di Eugene P. Odum "Principi di Ecologia".
Ecologia Umana Applicata.
La biodiversità (diversità di specie) è una necessità, non solo un aspetto piacevole della vita.
Il concetto di riciclo deve diventare il fine più importante della società.
Aver capito che le risorse naturali e lo spazio vitale non sono illimitati, ma in uno stretto rapporto di mutua limitazione, ha portato ad una storica "rivoluzione di idee" che potrebbe significare che l'uomo è finalmente disposto ad applicare su vasta scala i principi del controllo ecologico. (questo Odum lo diceva all'inizio degli anni 70', oggi sarebbe molto meno ottimista. NdR)
Da solo la tecnologia non può risolvere il problema del sovrappopolamento e dell'inquinamento, devono diventare effettive le esigenze morali, economiche e legali che nascono dalla comprensione, da parte di tutti, che l'uomo e il suo ambiente sono un'unica cosa.
La Terra può tenere in vita più "corpi caldi" mantenuti come animali domestici in pascoli inquinati (che includono gli allevamenti intensivi. NdR) che esseri umani degni di essere chiamati uomini, aventi il diritto ad un ambiente sano, alla libertà personale e alla ricerca della propria felicità.
Questi brani (scelti dal citato libro di Odum) portano alla stessa conclusione: è arrivato il momento di controllare la popolazione umana e il consumo delle risorse da cui l'uomo dipende.
Ecologia Umana Applicata.
La biodiversità (diversità di specie) è una necessità, non solo un aspetto piacevole della vita.
Il concetto di riciclo deve diventare il fine più importante della società.
Aver capito che le risorse naturali e lo spazio vitale non sono illimitati, ma in uno stretto rapporto di mutua limitazione, ha portato ad una storica "rivoluzione di idee" che potrebbe significare che l'uomo è finalmente disposto ad applicare su vasta scala i principi del controllo ecologico. (questo Odum lo diceva all'inizio degli anni 70', oggi sarebbe molto meno ottimista. NdR)
Da solo la tecnologia non può risolvere il problema del sovrappopolamento e dell'inquinamento, devono diventare effettive le esigenze morali, economiche e legali che nascono dalla comprensione, da parte di tutti, che l'uomo e il suo ambiente sono un'unica cosa.
La Terra può tenere in vita più "corpi caldi" mantenuti come animali domestici in pascoli inquinati (che includono gli allevamenti intensivi. NdR) che esseri umani degni di essere chiamati uomini, aventi il diritto ad un ambiente sano, alla libertà personale e alla ricerca della propria felicità.
Questi brani (scelti dal citato libro di Odum) portano alla stessa conclusione: è arrivato il momento di controllare la popolazione umana e il consumo delle risorse da cui l'uomo dipende.
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