giovedì 12 marzo 2009

Malthus non aveva previsto la finestra energetica fornita dai combustibili fossili altrimenti avrebbe avuto ragione.

Faccio un copia/incolla con piccole modifiche da un mio vecchio intervento sul forum di radicali italiani.

Malthus nel suo Saggio sul principio della popolazione (1789), afferma che le risorse alimentari aumentano nel migliore dei casi in modo lineare (progressione aritmetica: 1,2,3,4 .....) mentre la popolazione cresce secondo una progressione geometrica (1,2,4,8 ....). E’ ovvio che l’aspetto meramente matematico del problema popolazione/ risorse è superato. Ma Malthus è stato il primo a contestare il concetto di crescita infinita (influenzando Ricardo) Quindi spesso coloro che si contrappongono polemicamente ai fautori della crescita infinita si definiscono neo- malthusiani anche se oggi, in particolare nel campo della dinamica delle popolazioni in rapporto alle risorse ecologiche, gli strumenti matematici sono molto più raffinati di quelli di cui disponeva Malthus alla fine del ‘700.

La totalità del neo-malthusiani che conosco, incluso me stesso, rifiutano interamente l’odiosa dottrina sociale di Malthus. Alcuni di essi sostituirebbero volentieri all’idea di Malthus di un controllo della crescita demografica attraverso vizio, malattia, fame e astinenza, l’idea di un rientro attraverso: salute alimentare e salute riproduttiva con la coltivazione di qualche vizio ricreativo e conviviale con un generoso ed informato uso dei mezzi contraccettivi.

Finestra fossile. Ciò che Malthus non aveva previsto nel suo saggio era la scoperta dell’uso dei combustibili fossili che ha aumentato la possibilità di crescita dei mezzi di sostentamento rispetto alla popolazione. E a causa di questo fatto che quasi tutte le risorse sono in realtà aumentate negli ultimi due secoli e mezzo, corrispondenti all’industrializzazione. Se questo ha bisogno di una dimostrazione basti dire che per ogni caloria che oggi ingeriamo in alimenti che vengono dall’agricoltura industriale, 10 calorie sono state spese in petrolio sotto forma di combustibili per i macchinari, fertilizzanti (prodotti dagli idrocarburi), pesticidi, energia necessaria per pompare l’acqua nei campi, immagazzinamento lavorazione e refrigerazione dei cibi, distribuzione. Perchè si parla di finestra? Perchè i combustibili fossili sono il prodotto di milioni di anni di energia solare immagazzinata dalle piante in tempi lontani centinaia di milioni di anni, e noi li stiamo sfruttando in un tempo che si misura al massimo in secoli, ma che si è accellerato negli ultimi decenni. Si tratta di una finestra temporale limitata nel tempo. Oggi possiamo dire che dall’inizio dell’era del petrolio all’inizio del ‘900, abbiamo consumato la metà circa del petrolio esistente nel sottosuolo. Questo è ciò che ha permesso la crescita favolosa di popolazione ed economia. Ovviamente ha anche permesso quel progresso tecnologico di cui siamo tutti coscienti e che tutte le persone con un minimo di cervello, considerano l’unica speranza dell’umanità. Il punto su cui ci si divide è che alcuni vedono la tecnologia come una sorta di divinità in grado di risolvere, insieme alla legge di mercato, qualsiasi problema pratico di limitatezza delle risorse, mentre i neo- malthusiani pensano che questo non sia dato, e che sia quindi prudente pensare ad un rientro dolce della popolazione e del metabolismo socio- economico nei limiti concessi dalla capacità di carico del pianeta. Questo è quello che si chiama adattamento. E sarebbe la risposta intelligente al cambiamento in corso, la risposta stupida essendo il Business as Usual.

La capacità di carico è un concetto ben definito nello studio della dinamica delle popolazioni in ecologia ed ha numerose, osservazioni sperimentali che ne confermano la validità, anche se neglette dai nostri economisti. In particolare si è osservato (cfr Imhoff et al Nature 2004) che la popolazione della singola specie Homo Sapiens si appropria globalmente di almeno il 25% di quanto le piante producono sul pianeta in un anno. Da questo punto di vista si deve osservare che la specie umana rappresenta meno dell’1% della biomassa animale, (che beninteso non è poco) e una frazione infima della biomassa totale. Questa appropriazione raggiunge in alcune aree, generalmente quelle economicamente ricche o in rapido sviluppo, livelli catastrofici che possono essere sostenuti solo dall’uso generalizzato di energia fossile nella particolare forma dei combustibili liquidi, cioè di energia presa da un serbatoio, creatosi in particolari condizioni centinaia di milioni di anni fa, che si sta rapidamente (anche su scala storica) esaurendo. Malthus è quindi da me preso a simbolo di una posizione che riconosce i limiti fisici del pianeta.

5 commenti:

  1. Luca Pardi ha scritto:

    "La totalità del neo-malthusiani che conosco, incluso me stesso, rifiutano interamente l’odiosa dottrina sociale di Malthus"

    Credevo anche io che Malthus avesse scritto cose atroci, ma non mi sembra sia così. Il capitolo IV del libro III dell'edizione accresciuta dell'opera è intitolato "Dell'unico modo efficace per migliorare le condizioni dei poveri". In esso Malthus proponeva di prevenire la crescita della popolazione attraverso la castità e il rinvio del matrimonio. Insomma, l'unica atrocità era la contrarietà alla contraccezione, atrocità di cui sono colpevoli anche coloro considerano Malthus un mostro.

    Le citazioni di Malthus che circolano in cui sembra auspichi la riduzione della popolazione per fame e/o malattia traggono in inganno perché sono decontestualizzate.

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  2. Qua si parla delle citazioni decontestualizzate usate per screditare Malthus:

    http://it.groups.yahoo.com/group/rientrodolce/message/16276

    http://it.groups.yahoo.com/group/rientrodolce/message/16277

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  3. Sono caduto nella stessa trappola delle citazioni decontestualizzate di cui sono un aspro avversario. Uno dei culmini dell'uso di tali citazioni è stato raggiunto nell'opera di discredito del rapporto per il Club di Roma: I Limiti dello Sviluppo. Tutte le citazioni riportano infatto la bufala secondo cui il rapporto avrebbe affermato che il petrolio sarebbe finito nel 1992 o giù di lì. In realtà la data è estratta da una tabella presente nel libro, ma non ha il significato attribuitogli e solo una lettura del testo (neppure particolarmente attenta) spiega il significato di tale data. Grazie Alberto per la segnalazione.

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  4. Prego, Luca. Mi devo però correggere: capitolo III del libro IV.

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